Mi passa davanti un fotogramma, immagino la vendemmia a Quintodecimo¤ nel 2001: Laura e Luigi, vestiti di tutto punto intenti a pestare coi piedi l’aglianico atto a divenire nettare con il quale brindare all’inizio della nuova avventura di Mirabella Eclano.
Ebbene si, sono passati già quasi dieci anni, e pensare che in molti si ostinano a rincorrere modelli preconfezionati pur di non faticare, spesso non hanno nemmeno un metro quadrato di vigna, a volte nemmeno un indirizzo, nella migliore delle ipotesi una buona cantina nelle vicinanze di casa dove comprano o si fanno fare il vino, imbottigliato e già etichettato, rivendicando poi – che faccia tosta! – di essere proprio loro “autentici”, i loro vini quelli “veri” o come capita sempre più spesso negli ultimi tempi – ahinoi la peggiore delle ipotesi – dei rivoluzionari.
Per Quintodecimo è andata diversamente e chi oggi arriva lì in cantina¤ lo respira appena messi i piedi per terra, non appena varcata la soglia del giardino, appena Moio, con la sua disarmante dialettica, sale in cattedra: è questo il secondo fotogramma a cui mi rifaccio, Luigi¤ ama raccontarsi e raccontare mentre è affacciato sulla terrazza che dà direttamente sulla vigna; spende parole chiare, racconta di esperienze professionali fondamentali, di ricerche, microvinificazioni, zonazione (?), di emozioni reali che riesce a trasmettere con forza e precisione, ha tra le mani, le stesse che mentre parla muove nell’aria quasi ad accarezzarla, la storia dell’enologia campana e la porge con la stessa generosità con la quale l’ha immaginata, studiata, vissuta profondamente, lui sì rivoluzionata, prima di consegnarla oggi ai suoi numerosi posteri allievi.
Il Vigna Cerzito 2001 è stato il primo vino prodotto qui a Mirabella Eclano nonchè l’ultimo dall’omonima vigna¤, di oltre trent’anni, che proprio successivamente alla raccolta è stata completamente espiantata per far posto al nuovo sesto d’impianto secondo i precetti del professore. All’epoca l’idea di metterlo in bottiglia, dopo due anni di legni nuovi, nasceva dalla necessità di lasciare una traccia dell’inizio di tutto, non certamente dall’esigenza di fare vino, fattostà che queste bottiglie non hanno mai visto la porta della cantina, al massimo la tavola della cucina di Laura, che è solita offrire solo agli amici più cari. Un vino quindi mai commercializzato, nemmeno denominato, di cui però è bene, credo, lasciare traccia per piacere di cronaca, e perché se molti si rifanno a questo modello di aglianico, austero, asciutto, tannico, vigoroso, sia utile scrivere che proprio Moio sembra averlo superato, a Quintodecimo, da più o meno una decina di anni.
Il colore è maturo, l’unghia ha già ben espressa una chiara nuances aranciata, rimane però cristallino e di buona vivacità. Il naso è decisamente volto a note terziarie, cioè caratterizzato da sensazioni odorose – foglie secche, mallo di noce, terra bagnata, caffè tostato – dovute innanzitutto al lungo invecchiamento passato tra legno e bottiglia; all’assaggio è asciutto, austero, il tannino ancora recalcitrante ma avviato lentamente alla dissoluzione (chissà il nerbo della prima ora?), la beva è generosa ma fluida, marcata da una acidità sottile ma ancora percettibile, appena lievemente amarognolo sul finale di bocca.
Tant’é, pur non esprimendo la verticalità a cui si può fare tranquillamente affidamento nelle più recenti interpretazioni di Luigi, il Riserva Quintodecimo¤ 2004 ne è sintesi disarmante, la complessità, qui compressa da uno start up certamente non facile per una primissima vendemmia, offre una palese dimostrazione di come, pur partendo da una materia prima non di primissimo pelo, Moio sia capace, attraverso una sana ed ineccepibile interpretazione tecnica, la così tanta vituperata ma indispensabile mano dell’uomo, dare voce e lunga vita all’aglianico: eh già, quasi come in un film, professore di nome e di fatto!
Tag: aglianico, angelo di costanzo, exultet, giallo d'arles, irpinia, laura di marzio, luigi moio, mirabella eclano, quintodecimo, riserva quintodecimo, sommelier, taurasi, terra d'eclano, vigna cerzito
4 ottobre 2010 alle 12:08 |
Buongiorno, ho letto con attenzione il post e mi sono ricordato di aver bevuto un bianco (mi pare falanghina) del professore moio di quintodecimo a casa di un amico. Il vino mi è piaciuto molto, devo dire ha conquistato tutti quella sera però il mio amico mi diceva che costano un botto. Ho fatto una ricerca su internet e ho trovato prezzi variabili dai 30 ai 200 euro per il loro Taurasi.
Non lo so, sono prezzi ragionevoli in un momento in cui la crisi spadroneggia? ciao a tutti, silvano
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4 ottobre 2010 alle 13:15 |
A Roma il Fiano va via che è una bellezza, la qualità ha un costo, non tutti se lo possono permettere? pazienza, mi incazzerei di più se il vino fosse scadente, ma la qualità c’è e come.
Io una boccia la piazzo pure a 60 euri, mica male!
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4 ottobre 2010 alle 14:09 |
Sinceramente cari…
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5 ottobre 2010 alle 09:45 |
E’ innegabile che il posizionamento piuttosto alto (fortemente voluto) sul mercato abbia in qualche modo creato non poche diatribe sul fattore prezzo in merito ai vini di Quintodecimo.
In prima istanza c’è da definire subito un punto che poi in realtà è decisivo per qualsiasi ulteriore discussione in merito: più che di caro io inizierei a parlare di “costoso”, una differenza piuttosto sostanziale.
E’ caro ciò che è sopravvalutato, è costoso ciò che esprime un valore indiscutibilmente superiore.
Poi ci sono tutta una serie di altri fattori che concorrono, secondo me, a fare di Quintodecimo un’azienda comunque da tenere sempre in considerazione; Visitarla è davvero suggestivo, è stata sognata, pensata e creata proprio come te l’aspetti ed i i vini hanno decisamente una marcia in più, checchè se ne dica, ma rispecchiano appieno la filosofia aziendale e sono fedelissima interpretazione dell’ideale enologico di Moio e proprio come Moio in continua evoluzione stilistica.
Ho bevuto e letto di vini, quelli sì carissimi, nati per intuizione, buisness, provocazione, non mi lascerei andare a futili considerazioni in presenza di vini nati dopo trent’anni di studio e ricerca…
😉
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5 ottobre 2010 alle 15:40 |
Ho avuto la fortuna ed il privilegio di bere il vino pestato con i piedi da Laura e Luigi, e seguo con vivo interesse l’evoluzione di Quintodecimo nel tempo, un progetto nato nella mente di Luigi sui banchi di scuola dell’Istituto Enologico di Avellino. C’è tanta passione e studio nella realizzazione dei vini. Sono daccordo con Angelo quando specifica la differenza tra caro e costoso, i vini di Laura e Luigi sono di valore superiore.
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9 ottobre 2010 alle 15:08 |
Angelo sono uno dei pochi fortunati ad aver avuto in dono una bottiglia di Vigna Cerzito la custodisco gelosamente ed e proprio per questo che vorrei aprirla con te Gerardo e Alessandro Schiavone…. Fammi sapere quando……?
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9 ottobre 2010 alle 15:36 |
Bene, bisogna organizzare allora…
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6 aprile 2011 alle 09:53 |
[…] è azzardato definire il matrimonio con questa stupenda Falanghina Via del Campo 2008 di Luigi Moio perfettamente calzante. I tratti essenziali del piatto vanno esaltandosi ad ogni boccone con […]
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23 febbraio 2013 alle 16:33 |
[…] novità: una è l’arrivo ormai imminente del secondo cru di Taurasi Riserva, il Grande Cerzito¤ 2009 in uscita si pensa il prossimo novembre 2013, di cui però, come sugli altri rossi, scriverò […]
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1 luglio 2014 alle 16:42 |
[…] suo debutto dopo dieci lunghi anni di maniacale selezione e ricerca in vigna e in cantina (leggi qui¤). E’ il Taurasi Riserva di Quintodecimo¤ premiato al World Wine Awards 2014 della rivista […]
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21 ottobre 2016 alle 12:37 |
[…] Vigna Cerzito 2001 o della primissima vendemmia a Quintodecimo¤. […]
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21 ottobre 2016 alle 12:39 |
[…] Vigna Cerzito 2001 o della primissima vendemmia a Quintodecimo¤. […]
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5 aprile 2019 alle 21:59 |
[…] Leggi anche E’ del 2001 la prima vendemmia a Quintodecimo Qui. […]
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12 luglio 2019 alle 19:48 |
[…] a Mirabella Eclano, dove Laura e Luigi Moio hanno avviato questo straordinario progetto nel 2001¤. E’ necessaria una grande materia prima ed una profonda conoscenza del territorio e del […]
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2 ottobre 2019 alle 07:02 |
[…] di autenticità, anche artigianali, che sono diventate negli ultimi anni ad esempio Quintodecimo¤ o certe uscite dei vini di Perillo¤, come già per Caggiano¤ e […]
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5 gennaio 2020 alle 17:56 |
[…] Conserviamo su queste pagine profonda memoria delle decine di degustazioni dei vini di Quintodecimo, la suggestiva azienda-chateau di Mirabella Eclano di Laura e Luigi Moio che abbiamo avuto la fortuna di raccontare sin dai loro primi passi del lontano 2001¤. […]
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