Conosco Raffaele Moccia da oltre un decennio, ho camminato a lungo con lui ogni palmo della sua vigna ad Agnano, alle pendici del cratere spento degli Astroni; esperienza per certi versi cruda, per la fatica che impieghi a farlo ma soprattutto per il rammarico nel constatare come molti altri non hanno saputo, come lui, conservare la vigna preferendogli invece cemento e lamiere come se piovessero dal cielo.
Dai declivi dei terrazzamenti ti accorgi quanto duro lavoro serva qui per portare avanti la vite, in un lembo di terra letteralmente strappato alla periferia napoletana e chissà a quale scempio condonabile; ogni due passi nel risalire la collina sono più o meno un metro netto regalato alla natura, un gesto del tutto estraneo al contesto che gli scorre velocemente sotto il naso. I rumori assordanti di uno dei quartieri più popolosi di Napoli sono ad un tiro di schioppo, ma risalendo la china, una volta arrivati qui, appaiono quasi del tutto assorbiti dal moto lento che la natura stessa esige ed impone.
Tre ettari e mezzo strappati alla città dicevamo, piantati perlopiù a piedirosso – qui per tradizione detto per e’palummo – e falanghina per la parte che interessa la produzione vinicola di Agnanum; ma, qua e là tra i filari, alcuni dei quali ultra centenari, non mancano altre varietà a bacca bianca tradizionalmente presenti, in maniera certamente minore, su tutto il territorio flegreo, come la catalanesca, la biancolella e la gesummina, utilizzate però in questo caso dal papà di Raffaele per suo ludico diletto. E poi l’immancabile marsigliese, vitigno a bacca rossa dalle origini certamente francesi (si paventa una somiglianza col Tannat), di sovente utilizzata altrove come “varietà tintoria”. La stessa, recentemente, pur in maniera solo ufficiosa, è stata fortemente valorizzata dal buon lavoro della famiglia Di Meo de La Sibilla della vicina Bacoli, che ne ha fatto, con il suo cru Marsiliano, un gran bel vino, rilanciando la prospettiva di un modo nuovo per leggere i Campi Flegrei con una scrittura pur estranea alla doc locale.
Il per e’palummo 2009 di Raffaele, giuro, sarà un vino sorprendente per molti, a patto però di armarsi di una santa pazienza certosina. Eh si, perché i vini di Agnanum, pur caratterizzati da una bevibilità unica, vanno aspettati a lungo, lasciati respirare, “aprirsi”, concedendogli cioè il giusto tempo di ossigenazione, a conferma di una storia agricola pregnante, un millesimo, questo 2009, particolarmente interessante in terra flegrea ed una artigianalità espressa al massimo dai particolari, con il piedirosso più della falanghina. Un vino dal colore purpureo, vivo, caratterizzato da buona concentrazione; il primo naso va lasciato sfumare, le prime note di evidente riduzione possono rappresentare in molti casi una caratteristica peculiare del varietale, ma già dopo qualche minuto si riescono ad apprezzare un susseguirsi di sfumature piuttosto invitanti, a tratti atipiche, che dopo poco tempo vanno evidenziando un frutto sì polposo ma soprattutto note speziate e terrose molto particolari, direi quasi ficcanti.
Mentre il naso va maturando una sua linearità a tempo debito, il palato non ha bisogno di lancette per lasciare traccia della sua essenza: è subito intenso, fresco, asciutto quanto basta, un vino avvincente ed avvolgente pur mantenendosi leggiadro e godibilissimo dal primo all’ultimo sorso, offrendo alle papille gustative un costante esercizio ricognitivo di un frutto integro e sempre in primo piano. Raffaè, a dire che buono è buono, anzi direi eccellente, ma niente niente ti sono scappati due o tre grappoli di marsigliese in questo piedirosso?
Tag: agnanum, angelo di costanzo, bacoli, campi flegrei, di meo, gesummina, la sibilla, marsigliese, marsiliano, maurizio de simone, napoli, piedirosso, raffaele moccia, vigne di città
3 novembre 2010 alle 14:22 |
Dott. Di Costanzo,
metta una buona parola affinché possa avere il piacere di degustare i vini di Raffaele Moccia. Come lei sa la linea editoriale di Lavinium propende per le realtà rappresentative di un territorio e gestite da chi il vino lo fa e non lo fa preparare dall’enologo di grido del momento nella speranza di questo o quel premio.
Per eventuali spedizioni http://www.lavinium.com/italiano/produtt.shtml
La ringrazio anticipatamente per quanto potrà fare.
"Mi piace""Mi piace"
3 novembre 2010 alle 17:56 |
Egregio, la ringrazio per il dott., ma non certo per voler prendere distanza, non lo sono. 🙂
Scusa Robbè, e se invece te li portassi a bere da lui? 😉
"Mi piace""Mi piace"
4 novembre 2010 alle 10:17 |
meglio ancora, sempre che si riesca a trovare il tempo, accidenti!
"Mi piace""Mi piace"
4 novembre 2010 alle 10:41 |
Volere è potere, vediamo di combinare appena dopo Terre di Vite…
"Mi piace""Mi piace"
22 dicembre 2010 alle 13:27 |
[…] Piedirosso dei Campi Flegrei Agnanum 2009 Viticoltore Moccia, bere i vini di Raffaele Moccia è come succhiare dal seno di una mamma, dove il vino sta al latte e il seno per i Campi Flegrei. Non poteva chiudersi altrimenti questa carrellata dedicata a “bere il territorio flegreo”, un invito che ci sentiamo di fare, oggi più che mai, con la consapevolezza che questa terra sia veramente capace di stupire i suoi avventori, anche i palati più esigenti, con vini – questi vini – straordinariamente evocativi e di qualità indubbiamente superiore. Il per e’palummo di Raffaele è un vino delizioso, che offre un colore purpureo, vivo, caratterizzato da buona concentrazione; Al naso, superate le prime note di evidente riduzione, in molti casi una caratteristica peculiare del varietale, dei vini di Raffaele in particolare, già dopo qualche minuto si riescono ad apprezzare un susseguirsi di sfumature piuttosto invitanti che evidenziano un frutto polposo e speziato, quasi terroso. In bocca è fresco, asciutto, avvincente ed avvolgente pur rimanendo sempre leggiadro e godibilissimo dal primo all’ultimo sorso. Una scoperta per taluni, la storia per altri. € 10,00 […]
"Mi piace""Mi piace"
7 giugno 2011 alle 13:52 |
[…] di questi ci sono alcuni piedirosso, nomi e cognomi alla mano, La Sibilla, Contrada Salandra, Agnanum, dei quali godere appieno, e nessuno di questi caratterizzato, pur rappresentati come espressioni […]
"Mi piace""Mi piace"
2 agosto 2011 alle 09:37 |
[…] sul sito di Pignataro, si parla della Falanghina dei Campi Flegrei Agnanum ’10 di Raffaele Moccia, del Coste di Cuma 2009 di Grotta del Sole, della Falanghina Grande Farnia ’10 di Antonio […]
"Mi piace""Mi piace"
21 novembre 2011 alle 09:31 |
[…] di quattro chiacchiere distintive con Raffaele Moccia. Un assaggio può evocare tante belle sensazioni, soprattutto quando condiviso con una persona […]
"Mi piace""Mi piace"
29 luglio 2013 alle 00:01 |
[…] il racconto di ognuna delle realtà che Luigi e Vincenzo Di Meo, Raffaele Moccia¤, Gerardo Vernazzaro e Francesco Jr Martusciello rappresentano, di cui trovate su queste pagine già […]
"Mi piace""Mi piace"
28 novembre 2013 alle 18:03 |
[…] n’è abbastanza di letteratura su questo blog che racconta di Raffaele Moccia¤ e della sua piccola cantina dal potermi ritenere sin dai suoi primi passi un suo grande fan. […]
"Mi piace""Mi piace"
12 agosto 2015 alle 09:01 |
[…] in tal senso non mancano, dai piccolissimi Raffaele Moccia¤ e Giuseppe Fortunato¤ per molti appassionati divenuti vere icone pop, a Cantine del Mare¤ e ai […]
"Mi piace""Mi piace"
3 settembre 2015 alle 00:12 |
[…] nasconde una biodiversità unica, tra le altre, oltre alla falanghina¤ a al pér ‘e palummo¤ vi sono piantate uve praticamente sconosciute ai più, tipo la gesummina (bianca) o la […]
"Mi piace""Mi piace"