Barolo Riserva Gran Bussia ’99 Aldo Conterno Vs Taurasi Riserva Centotrenta ’99 Mastroberardino

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Giusto una settimana fa  (leggi qui) coglievamo l’occasione di un confronto nato così per caso per spendere due parole sull’aglianico, il nebbiolo e l’importanza di una giusta interpretazione che tenda a valorizzarne – nel tempo, non solo sull’immediato – i profili organolettici piuttosto che le velleità commerciali. Sempre per caso, è venuta fuori una quasi seconda puntata delle serie con altri due bei protagonisti…

Monforte d’Alba, località Bussia Soprana, nel bel mezzo del Barolo docg. Alla conta dei numeri Poderi Aldo Conterno mette in campo 25 ettari di vigna, una decina di vini prodotti, i classici langaroli ed una storica profonda attenzione al Re dei vini, alle sue riserve in particolar modo. Gran Bussia nasce nelle vigne Romirasco, Cicala e Colonnello – per la precisione, salvo annate particolari che ne raccomandino una diversa interpretazione, 70% della prima e il restante 30% perfettamente suddiviso tra le altre due -, dove è piantato tutto nebbiolo delle varietà michet e lampia, particolarmente adatte, si dice, al terreno di queste vigne, essenzialmente costituito da strati di sabbia più o meno compatta, di colore grigio-bruno, alternato da marne calcaree bianche e bluastre.

La vinificazione è quella classica, avviene tutta in acciaio, a temperatura controllata con macerazione delle bucce fino a 25-30 giorni, sino a fine fermentazione alcolica. Poi rovere di Slavonia, botti grandi quindi, per almeno 40 mesi. Anche qui non manca l’uso di barriques, ma solo per gli altri vini prodotti, non per i Barolo. Il Riserva Gran Bussia quindi, quando esce, per inciso, è la summa dei migliori nebbiolo raccolti in azienda. Insomma, non uno qualsiasi ma un signor Barolo.

E nei fatti ci godiamo un rosso dal bel colore granato piuttosto vivo, solo sull’unghia del vino nel bicchiere cominciano appena ad intravedersi lievi spunti aranciati. Il primo naso è un manifesto, già intriso di sentori balsamici, di sottobosco, cuoio, humus, chiede tempo soprattutto per smarcarsi da un sentore simil-vinilico, di insistente ceralacca un tantino fastidiosi; il ventaglio olfattivo però sa solo migliorare, non certo in verticale, ma riconoscimenti di pepe, di noce moscata e tabacco confermano, alla fine e nel complesso, un bagaglio varietale di tutto rispetto. Il sorso è asciutto e teso, ancora nerboruto, sapido, manca solo, forse, di quella freschezza capace di fartelo apprezzare a pieno, di quella spinta decisiva a decretarne una definitiva completezza degustativa. Nonostante gli anni. Sì perché una dozzina di anni, per un signor Barolo, non possono già essere troppi.

Centotrenta nasce per celebrare i primi 130 anni di vita commerciale della Mastroberardino; è una riserva, decisamente in linea con lo stile sobrio storicamente riconosciuto ai Taurasi di Mastroberardino, mai sopra le righe, e che raccoglie, tra l’altro, l’occasione di un’ottima annata, la ‘99, severa, acida e senz’altro di buona prospettiva, un riferimento importante per tutta l’Irpinia. Questo Taurasi prende vita dalle vigne della Tenuta di Pastanella in Montemarano, laddove da qualche anno si concentrano molti sforzi economici della storica azienda di Atripalda, e dove si stanno conducendo, proprio sull’aglianico, diverse ricerche e sperimentazioni volte a cogliere tutte le strade percorribili con questo vitigno, non da ultimo vinificazioni di “vendemmie tardive” e addirittura rossi maturi con uve in parte o del tutto botrytizzate.

Come è noto, Montemarano è tra i comuni della docg collocati più in alto, nel Versante Sud – Alta Valle della denominazione, più o meno intorno ai 500 metri, con vigne caratterizzate da terreni tendenzialmente argilloso-calcarei, lapilli vulcanici ed un ambiente pedoclimatico, nell’insieme, particolarmente vocato per l’aglianico. Tant’è, ritornando alle peculiarità del Taurasi Riserva Centotrenta, val la pena prendere nota della vinificazione con prolungata macerazione delle bucce, a temperatura controllata, e l’affinamento speso in questo caso tra barriques di rovere francese e botti, sempre di rovere ma di Slavonia, per un periodo complessivo di almeno 30 mesi. Poi solo bottiglia.

Il colore è di un bel rosso rubino, ancora integro, anche abbastanza vivace, con appena nuances granata. Il naso è lento a venir fuori, ma già dalle prime battute si colgono chiaramente sentori di viola passita, amarena e frutti di bosco in confettura, una sciorinata di soave franchezza che si arricchisce, pur lentamente, di ulteriori interessanti sfumature, note di tabacco e rimandi balsamici anzitutto. Il sorso è asciutto, attacca il palato con precisione, il tannino è ben fuso, affatto persistente, conferma infatti una certa sobrietà degustativa, senza spigolature eccessive, e una trama assai fine e piacevolmente sapida. Il finale di bocca chiude lievemente amaro. A voler cercare “il pelo nell’uovo”, anche qui manca quello slancio emozionale che ti faccia scordare del tempo passato che, nonostante alla cieca appaiano molti di meno, sono lo stesso più di dodici anni suonati.

E’ un gioco e spero si capisca, e sinceramente non so nemmeno quanto possa essere rilevante, ma diciamo che a voler tirare fuori un risultato, chiaro, in questa occasione è bene sottolineare che nessuno dei due “contendenti” ha la meglio sull’altro; quindi, per dirla con un telecronista sportivo, un bel pareggio ci sta tutto. Poi però qualcuno si domanderà del prezzo, dell’uno e dell’altro, e così tocca fare pure i conti con quanto costi, pur piccola, un’emozione (nel primo caso non proprio bruscolini).

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3 Risposte to “Barolo Riserva Gran Bussia ’99 Aldo Conterno Vs Taurasi Riserva Centotrenta ’99 Mastroberardino”

  1. Alessandro Manna Says:

    E’ vero quanto costano?
    E anche, quanto costavano al momento dell’uscita sul mercato?
    Una (approssimativa in quanto soggettiva) certa proporzionalità (almeno minima) tra valore e costo, non in assoluto, ma confrontando 2-3-4 bottiglie è un ragionamento da servetta?

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  2. Angelo Di Costanzo Says:

    Alessandro, il rapporto (strettamente economico) è di 1 a 4 franco cantina, laddove l’uno è Aldo Conterno naturalmente e la proporzione dice che una di Barolo costa quanto 4 di Taurasi. Il valore percepito in entrambi i casi è senz’altro alto, quello di merito però non so se così esplicito, ma più per il Barolo che per il Taurasi, che si dimostra, ancora una volta, in credito morale col mondo del vino.

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  3. Alessandro Manna Says:

    Era più o meno quello che intendevo…
    (anche se forse in Langa si sopravvaluta alquanto e da noi si sottovaluta un po’)
    Per una questione economicamente paritetica dobbiamo provare a confrontare un Clerico, o un Paolo Scavino, con un Quintodecimo e vedere – a parità di “carocchia” – se il Taurasi regge come serbevolezza-gusto-piacevolezza.
    Che ne dici? Oppure ci aggiungiamo (come terzo) anche un supertuscan?

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