London has never been particularly suitable market for ‘our wines’, guides are full of medals and commendations for our local wines then outclassed by sales of banal cabernet, but maybe globalization can serve us a good opportunity? Worth a try …
Qualche tempo fa, un caro amico, compagno di lunghe camminate in vigna e oggi wine consultant professionista a Londra mi segnalava, con grande piacere, il crescente interesse degli avventori anglosassoni per certe tipologie di vino, in particolare i rossi, finalmente lontani dagli stereotipi degli anni ’90. Tra questi, in forte recupero, molti italiani spesso considerati poco come gli autoctoni, con buone chance quindi anche per il nostro amato piedirosso¤.
A tal proposito, a dirla tutta, non sanno proprio bene di cosa si stratta, però sembra piaccia molto la franchezza espressiva – non artificiosa – e soprattutto la facilità di beva coinvolgente e disimpegnata. Diciamo che terroir¤, vigne a piede franco e recupero delle ruralità metropolitane non è che siano argomenti proprio centrali ma lavorando su concetti come l’attenzione alla riduzione di solforosa, la suggestione di alcuni territori vista mare e un price point azzeccato pare si possa attaccare bottone e veicolare l’interesse al bicchiere di un buon piedirosso anziché uno shiraz (ma esiste ancora?).
Londra non è mai stato un mercato particolarmente fiorente per i nostri vini, gli annali sono pieni di medaglie e menzioni rese a vini campani e flegrei poi surclassati dalle vendite da banalissimi cabernet, magari la globalizzazione può servirci una buona opportunità? Vale la pena provarci…
© L’Arcante – riproduzione riservata
Tag: brit award, campi flegrei, london, londra, piedirosso, rumors, vini del sud
Rispondi