Torniamo come ogni fine anno a fare i conti con quanto di (più) buono è passato su questo blog. Inutile sottolineare che diviene oggettivamente sempre più difficile, per nostra fortuna. Prendete però questi dieci vini per quelli che sono, secondo noi: alcuni tra i migliori in evidenza tra le decine e decine di buone bottiglie passateci per mano quest’anno, ma anche e soprattutto appunti di viaggio per ricordare luoghi e belle bevute tra amici, vigne che abbiamo camminato e tante belle persone che abbiamo incrociato. Tra questi, ecco quelli che (forse) riteniamo i nostri migliori assaggi dell’anno!

Irpinia Coda di Volpe del Nonno 2018 Cantine dell’Angelo. Rappresenta certamente un risultato molto incoraggiante per l’areale, cosa ne sarà potrà dirlo solo il tempo, con le prossime vendemmie , frattanto ci è sembrato un bianco che viaggia assolutamente parallelo agli altri due bianchi di Cantine dell’Angelo¤, i Greco di Tufo Miniere e Torrefavale. Se il primo rappresenta appieno l’idea di Greco di Angelo Muto, voluminoso e concreto, mentre Torrefavale resta un viaggio nel tempo tutto da affrontare, questa etichetta qui sembra volerci consegnare il gusto del momento, quel sapore dei vini immediati di una volta, non a caso dedicato al nonno. Il colore è paglia oro, abbastanza luminoso, il naso è sobrio ma fine, qualche lieve nota floreale e agrumata, sa di fiori gialli e bergamotto, della frutta a polpa gialla, di nespola. Il sorso è notevolmente fluido, gratificante, morbido, sapido.
Paestum Fiano Tresinus 2018 Agricola San Giovanni¤. C’è tanta strada e sacrificio alle spalle di Ida Budetta e Mario Corrado, un duro lavoro che rende i loro vini ancor più autentici e territoriali, provenienti da uno degli areali più suggestivi della Campania, il Cilento; ci arriva nel bicchiere un vino dal bellissimo colore paglia oro, luminoso, con un corredo aromatico merlettato: vi si colgono note di agrumi, fiori gialli, erbette aromatiche, odore di salsedine, balsami. Il sorso mostra subito consistenza e stoffa, finissima tessitura, persistenza gustativa, misurata sapidità, è certamente uno di quei bianchi da bere con piacere già oggi ma che anticipa una certa capacità di maturare ed evolvere in bottiglia, di quelli che verrebbe voglia addirittura di incorniciare.
Campania bianco Cupo 2013 di Pietracupa. Un vino a dir poco emozionante, di rara complessità, venuto fuori da un’annata fresca e tardiva, ben inteso tra le migliori dell’ultimo ventennio in Irpinia, di impronta classica, con vini destinati a grande longevità e una progressiva evoluzione in bottiglia tutta da scoprire. Non a caso il Cupo¤ duemilatredici è un vino bianco ricco, dal colore intenso e avvenente, con un naso portentoso, ampio e complesso, puro e fine, al palato morbido ma pieno di stoffa pulsante, intessuto di freschezza e mineralità. Si fanno largo sentori tostati, finanche fumé che fanno da corollario ad un quadro olfattivo tratteggiato da frutta a polpa bianca e da erbette balsamiche (menta, timo, salvia), con un sorso pieno di sostanza, vigoroso, un finale di bocca lungamente sapido.
Fiano di Avellino Tognano 2016 Rocca del Principe. E’ una splendida lettura varietale questo Tognano¤ duemilasedici, Cru suggestivo e ricco di stoffa. Il colore è splendido, paglia oro, il naso regala frutta a polpa bianca, anche esotica, fiori gialli, erbe aromatiche, spezie, balsami, richiami salmastri. Ha però forma e sostanza, si conferma un millesimo riuscitissimo da queste parti, l’annata della gioia come abbiamo già avuto modo di dire qualche recensione più in là, annata che ha regalato vini di gran frutto e spalla acida, trame finissime ordite con manico intelligente. Vini consegnati nelle mani del tempo, certamente capaci di evolvere, mutare, superando i tratti più immediati del varietale per lasciare spazio al carattere minerale più complesso e identitario che lo lega indissolubilmente a questo straordinario territorio.
Greco di Tufo Giallo d’Arles 2018 Quintodecimo. Questo è un vero e proprio Cru prodotto con le uve provenienti dalla Tenuta del Giallo d’Arles¤ di Tufo, 12 ettari tutti a Greco, a conduzione biologica, allevati a Guyot, da dove ci sembra venire fuori, con questo duemiladiciotto, una delle versioni più autentiche di Greco degli ultimi anni; un vino dal colore luminoso e invitante, che sa di pesca gialla e pompelmo, di caprifoglio e citronella, dove emergono perentorie il frutto e il territorio, proprio grazie alle abilità tecniche, la profonda conoscenza del territorio e del varietale, l’uso intelligente e misurato del legno, che consentono a Moio di portare in bottiglia tutta l’anima e l’energia di questo pezzo d’Irpinia, intessuti, potremmo dire, senza più puntini, niente più tratteggi, nessuna sovrastruttura ma solo grande armonia.
Piedirosso Campi Flegrei Colle Rotondella 2019 Cantine Astroni. Piccolo grande gioiello! E’ un rosso decisamente contemporaneo quello che ci arriva nel bicchiere, capace di regalare un piacevolissimo gioco dei sensi a chi si avvicina alla tipologia per la prima volta, con quel colore rubino dalle vivaci sfumature quasi porpora; è decisamente un piccolo fuoriclasse, possiede un ventaglio olfattivo estremamente varietale, è vinoso, floreale di gerani e di piccoli frutti rossi e neri maturi. Un corredo aromatico arricchito da lievi sfumature officinali e da una fresca tessitura gustativa, abilmente tenute assieme dal manico esperto di Gerardo Vernazzaro¤, proprio grazie alla sua lunga esperienza di studio del territorio e del varietale. Il sorso è secco e morbido, infonde piacere di beva e grazia ricevuta, una sorsata ne richiama subito un’altra, sfrontata, agile, calda e avvolgente.
Piedirosso Campi Flegrei Terrazze Romane 2018 Cantine del Mare. Ancora una chicca, ancora un Piedirosso, si tratta di una manciata di bottiglie che testimoniano appieno la qualità del grande lavoro in vigna e in cantina di questi ultimi anni portato avanti da Gennaro Schiano¤; il colore è splendido, rubino vivace, luminoso come sacro fuoco, il naso è un portento, fitto, ampio, finissimo, pieno di rimandi a frutta rossa polposa, sa di ciliegia e melagrana, floreale di rosa, peonia e gerani, con appena un accenno di balsami e macchia mediterranea. Il sorso è rotondo, sottile e disteso, si fa poi largo e si allunga ad ogni assaggio, abbastanza morbido, ricco di tanto frutto polposo, teso il giusto, dissetante. E’ un piccolo manifesto questo vino, oggi pronto a bersi con soddisfazione ma siamo certi anche capace di maturare e sorprendere nel tempo.
Falerno del Massico rosso Falé 2015 Torelle. “Falé” duemilaquindici è il Falerno di Torelle¤, il sogno di Emanuele Guardascione. E’ un Falerno rosso con Aglianico al 99% che fa un lunghissimo affinamento in acciaio, legni e bottiglia, ben 60 mesi, anche per questo ha un sapore assolutamente ancestrale, dal colore rubino vivace e un naso sfrontato e guascone, con quel timbro vinoso, floreale, fruttato e speziato e un sorso sottile, fresco, polposo e saporito, finanche sgraziato nel suo incedere gustativo ma pienamente autentico. Una bella novità in terra di Falerno che merita assolutamente di essere conosciuta, l’azienda è a Cascano di Sessa Aurunca, nel cuore dell’Ager Falernus, con il vulcano spento di Roccamonfina a nord-est e il Monte Massico a Sud-ovest.
Irpinia Campi Taurasini Cretarossa 2012 I Favati. Siamo tornati a cercare un Irpinia Campi Taurasini che fosse (finalmente) capace di farci ritornare a bere con piacere questo rosso Irpino di carattere ma audace e sbarazzino; ci siamo così ritrovati davanti a questo splendido vino, il Cretarossa¤ duemiladodici di Rosanna, Giancarlo e Piersabino Favati. Un rosso, manco a dirlo dopo 8 anni, con ancora tanta strada da fare, dal colore esemplare, rubino appena granato sull’unghia del vino nel bicchiere, fruttato, certamente balsamico, speziato ma pienamente succoso, nerboruto, pieno di stoffa, il buon rosso che ci aspettavamo insomma, dall’Aglianico, da quel territorio di provenienza, qui siamo a Montemarano e Venticano, dalla passione e dal manico di chi li ha governati.
Feudi Studi Taurasi Candriano 2015 Feudi di San Gregorio. ”Pezzo da 90” del progetto Feudi Studi¤, prodotto con le sole uve provenienti dall’areale di contrada Baiano, nel comune di Castelfranci, da vigne di età media di 20 anni, Candriano rappresenta una delle migliori espressioni di Taurasi in circolazione provenienti dal Versante Sud-Alta Valle della denominazione, dove il vigneto ad Aglianico assume una quota di rilevanza notevole, in alcuni punti sino a 700 mt s.l.m., vigneto distribuito nei comuni di Castelvetere sul Calore, Montemarano, Paternopoli e, appunto, Castelfranci. Ci arriva nel bicchiere un grande rosso, dall’impronta netta, con un bellissimo colore rubino e un naso subito coinvolgente, con profumi di viola, ciliegia, cacao, lievi nuances fumé; il sorso è pieno e avvolgente, possiede tannini finissimi, chiude vigoroso con un finale di bocca caldo e gratificante.
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