Gladius 2003 vs Gladius 2006, storie di cappa e di Spada

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La terra, l’uva, l’ambiente, l’uomo, di vigna, e l’enologo che gioca in cantina, l’uvaggio, l’invecchiamento, l’affinamento, la conservazione. Una serie di elementi che giungono ad una conclusione quasi mai scontata. Puoi avere la terra più importante del mondo ed il winemaker più illustre del momento, ma se non hai tra le mani uva vera hai voglia di perdere tempo e sbattere la testa. C’è chi crede che le cantine servono a fare il vino e chi invece giura che se ne può tranquillamente fare a meno, c’è il fan delle barriques ed il melanconico del cemento, c’è di tutto e di più, c’è chi gioca a fare il piccolo scout e chi alla fine, ma proprio alla fine di tutto si rende conto (ma và!) che oltre l’80% di una bottiglia di vino è composta perlopiù da acqua. E allora, a chi la vogliamo dare a bere?

Esistono però storie che spesso fanno da legante tra tutti questi elementi, storie di persone e storie di una terra, cronaca di passioni e di caparbia ricerca della sua esaltazione, del successo che fanno di un vino qualcosa in più di un liquido vivificante, un timbro, un marchio in rilievo tangibile e duraturo. Storie comuni a tante persone in Campania che strenuamente hanno maturato la propria ricerca personale affrancandosi da subito da stereotipi puramente “commerciali” e sommessamente, passo dopo passo, anche dopo riconoscimenti importanti non hanno mai smarrito la propria origine, mai perso di vista quel timbro, quel marchio originario con il quale sono nati e per il quale vivono.

Un vino, un nome, una terra: sintesi perfetta del Gladius di Ernesto e Vincenzo Spada made in Roccamonfina. Un nome da sobillatore che gioca il ruolo delle parti fino in fondo, un vino didattico da scoprire se si vuole capire sino in fondo cosa è capace di donare l’areale di Roccamonfina ma soprattutto due millesimi che come lame stagliano profili organolettici paralleli ma alla continua ricerca di una simmetria organolettica. Si pone come l’inchiostro il 2003, ricco, impenetrabile, consistente, quasi eccessivo; E’ decisamente più elegante la scorrevolezza del 2006, mediamente intenso, di buona concentrazione ma non sovraestratto: figlio di una vendemmia strenue il primo, sfoggio di materia di prim’ordine il secondo. Il primo naso del 2003 è surmaturo, intenso e persistente di piccoli frutti rossi, mirtillo e ribes neri, poi note balsamiche, ancora lignite. Di gradevole equilibrio il naso del 2006, dapprima austero, aglianico e piedirosso fusi magistralmente a contendersi le prime sensazioni olfattive: fiori secchi, amarena sottospirito, pepe nero, un po’ dell’uno qualcosa dell’altro. Velluto rosso la beva del primo, intenso e rotondo il frutto, quasi masticabile, sospinto da una carica glicerica importante, a tratti sovrastante. Ispido il 2006, intenso il nerbo tannico ma equilibrato e sostenuto da un frutto ricco e ben maturo, quasi materico, in combutta con una buona e sana acidità, profondo, corroborante. Fine di un viaggio, mi verrebbe da dire, apice di una evoluzione, godibile ma non inossidabile per il 2003; Di carattere, invitante, voluttuoso e generoso il 2006, equilibrato e dalle spalle larghe, il tempo ci svelerà tutta la sua anima. Nera l’etichetta del primo, bianca del secondo, un grappolo quasi metallico a rappresentare il 2003, una pennellata astratta per il 2006. Non è forse un caso che Gladius, la spada, avesse due lame affilatissime a cui erano affidate la storia ed il destino dei soldati che la impugnavano, fieri della propria storia, delle proprie origini e del proprio nome.

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2 Risposte to “Gladius 2003 vs Gladius 2006, storie di cappa e di Spada”

  1. Sant’Agata de’Goti, il Gotico 2007 di Ciervo « L’ A r c a n t e Says:

    […] di 4 euro e 50. Negli assaggi di dell’ultimo scorcio del 2009, solo il Gallicius Aglianico di Adolfo Spada mi ha colpito così piacevolmente tra i vini rossi di questa fascia di prezzo, sempre più un […]

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  2. Falanghina, dieci etichette sulla bocca di tutti ovvero da non far mancare nella vostra cantina..! « L’ A r c a n t e Says:

    […] pallino familiare, il desiderio del papà Adolfo di fare a Galluccio un grande vino, ed il Gladius se ancora non lo è poco gli manca. Il Fiorflòres invece è appena sbocciato, un passo avanti – […]

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