Il Vulture secondo Elena Fucci, in verticale

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la Familgia Fucci al completo, Elena in primo piano con il suo aglianico tra le mani.

L’occasione era di quelle da non perdere, una delle prime e delle poche uscite di Elena Fucci qui nei Campi Flegrei, il luogo che le ha splancato la porta dandogli il benvenuto è l’accogliente Osteria di Nando Salemme, Abraxas; Sono convenuti molti amici, anche produttori per assistere a quella che si è poi rilevata una bella e piacevole serata in compagnia di buoni piatti e di questo interessante aglianico del vulture, bevuto in verticale, sgraziato ed avvincente da millesimo a millesimo. Ecco com’è andata la verticale:

Aglianico del Vulture Titolo 2005 L’aggettivo che meglio esprime questo vino è sicuramente “ammaliante”, con tutto quello che può rappresentare nella sua ampia interpretazione. “Delle tre ultime annate prodotte, 2006, 2005, 2004 – dice Elena – non abbiamo registrato variazioni climatiche particolarmente incidenti sulla definizione complessiva del nostro Aglianico”, io le credo senz’altro, ma nel bicchiere mi ritrovo comunque un vino da raccontare con un tono diverso. Il colore è rosso rubino, poco trasparente e manifesta nel calice buona concentrazione glicerica. Il primo naso è intenso e avvolgente su note di piccoli frutti rossi surmaturi, poi vengono fuori note speziate (pepe) e sensazioni terziarie molto interessanti, cuoio e smalto in primis. In bocca si pone intenso ed abbastanza persistente, il frutto diviene quasi masticabile, di buon corpo; Si può tranquillamente affermare di stare bevendo un vino con un’ impronta più godibile, immediata, ma senz’altro poco calzante alle aspettative di chi si aspetta un Aglianico più austero.

Aglianico del Vulture Titolo 2004 La prima annata condotta personalmente da Elena Fucci, con i consigli in vigna del nonno e con tutto il suo personale amore ed estro tra vasche e barriques, quest’ultime scelte dopo alcuni anni di ricerca e sperimentazione con l’azienda francese Boutes di Bordeaux. Il colore riprende note cromatiche molto affascinanti, rosso rubino con lievi sfumature granata, abbastanza trasparente e di buona consistenza nel bicchiere. Il primo naso è assai intenso su note evolute, con un approccio balsamico e con una evoluzione in spezie, cuoio, liquirizia. In bocca è asciutto, intenso e di buona persistenza, sorretto da una buona acidità, con un tannino levigato ma ancora presente e tangibile, mai invadente per tutta la beva. Un gran bel vino, da goderne adesso e certamente per chi ne avrà la possibilità da non perdere di vista nei prossimi anni.

Aglianico del Vulture Titolo 2003 Della vendemmia in questione si è parlato tanto e forse troppo, dei numerosi problemi che ha causato la calura estiva e dei trampolini che molti viticoltori hanno dovuto usare per rimanere attaccati al mercato. Adesso però che si iniziano ad aprire le bottiglie, dopo un lapalissiano tempo di attesa si hanno piacevoli scoperte. Nel Vulture la sensazione catastrofica dell’annata per la verità non la si è avuta sin dall’inizio e – come dice Elena Fucci – “prima ci hanno detto che correvamo il rischio di buttare tutto via, poi l’anno dopo si sono distribuiti alla 2003 premi a destra e a manca”. Si sono dimenticati però di premiare questo bellissimo vino, aggiungo io, curato sino all’estrema ratio da Sergio Paternoster: di colore rubino carico, poco trasparente, consistente. Un naso eccelso, pulito, con un approccio elegante e fine su note aromatiche che vanno dal floreale passito, al fruttato in confettura, allo speziato al sentore animale di pelliccia. In bocca è secco, austero alla vecchia maniera, sorretto da una acidità masticabile e da un tannino che proprio non ne vuole sapere di assopirsi. Carattere da vendere.

Qui un bell’articolo di Monica Piscitelli che è stata a trovare Elena in azienda.

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