Croix et délice, croce e delizia, così mi appare questo rosso sanguigno borgognone di Bernard Hudelot. Abbiamo bevuto, qualche settimana fa con l’amica Cathy Stockermans un 2002 davvero giù di corda, dal colore gradevolmente brillante ma poco espressivo al naso, sottilissimo, fermo, e al palato aggressivo sino all’imbarazzo. Un frutto troppo amaro per continuare a sperare nel divenire. Ci ho riprovato l’altra sera, con il 2005, servito alla cieca ad un gruppo di Amici di Bevute. Il risultato? Niente a che vedere con l’esperienza precedente ma ciononostante lontano dagli standards manifesti della piccola azienda di Villars Fontaine e dalle aspettative trasferitemi dalla stessa amica blogger ed aspirante sommelier Cathy.
L’azienda è stata creata da Bernard Hudelot che l’ha ereditata dal padre Ferdinand e riportata in vita dopo la parziale devastazione subita durante la seconda guerra mondiale. E’ il 1971 quando, dopo diversi anni di duro lavoro di consolidamento si iniziano ad innestare le prime nuove vigne di Pinot Noir e Chardonnay tra i vari climat della tenuta a seconda della specifica vocazione, nel Domaine di Montmain, a Les Jiromée ed intorno allo Chateau Villars Fontaine propriamente detto. Siamo nell’haute cote de Nuits, appena ad un palmo dal cuore della Borgogna più nobile, qui intorno infatti si levano al mondo i sospiri di alcuni dei migliori Pinot Noir in circolazione distesi sui terreni di Gevrey Chambertin, Aloxe Corton, Nuits Saint Georges e chi più ne ha più ne metta; il terreno ha una conformazione scheletrica profonda, a tratti rocciosa e spesso scosceso ed il clima è certamente più rigido rispetto ai paesi limitrofi, elementi che non hanno certamente reso vita facile, negli anni, al lavoro della famiglia Hudelot. Condizioni pedoclimatiche particolari, dicevamo, comunque buone per i bianchi a base Chardonnay, sempre ricchi di note aromatiche intense e complesse e con un gusto deciso e profondo, in certi millesimi avvicinabili ai migliori Mersault, la faccenda diviene un po più complicata per il Pinot Nero, quantomeno riflettendo sui tratti dipinti nel calice proprio qui nella mia mano, con un naso abbastanza pronunciato ma un palato sempre troppo duro da digerire con nonchalance. L’haute cote 2005 si presenta con un colore rosso rubino vivace, abbastanza trasparente e di media consistenza. Il primo naso è molto piacevole, invitante, note fruttate dolci ed ampio respiro ai sentori di origine secondaria e terziaria: ai primi riconoscimenti di mora di rovo e mirtillo si aggiungono subito dopo una netta sensazione di gomma e di leggero goudron, sottili ma abbastanza intense e persistenti, nel complesso abbastanza fini. In bocca l’inversione di tendenza, le note olfattive “ammiccanti” e comunque avvolgenti si trasformano in un gusto arcigno, duro, per niente levigato dal tempo, più che tannino appare acidità elevata alla massima espressione, insistente, permanente, oltemodo invadente. Sia ben chiaro, un vino certamente integro e a tratti, dopo una lunga ossigenazione, interessante, ma sempre troppo scostante, distante da un equilibrio gustativo pur necessario per poterne godere al meglio del frutto. Da rivedere tra qualche tempo, indagandone nel frattempo, il dna produttivo.
Tag: borgogna, francia, haute cote de nuits, pinot noir, villars fontaine
14 gennaio 2010 alle 19:54 |
We’re big fans of this winery and wine – the whites are phenomenal!
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15 gennaio 2010 alle 10:18 |
La denominazione Hautes-Côtes de Nuits è attribuita ai vigneti, compresi tra i 300 ed 400 metri, si sviluppa sull’altopiano che sovrasta i comuni di Nuits-Sait-Georges e Vosne-Romané.
Sulle cime il clima è meno clemente (temperature, venti. esposizioni, …)
e le uve raggiungono la maturazione con maggiore difficoltà. I vini sono poco omogenei e solo nelle migliori annate le versioni dei più validi produttori riescono a garantire soddisfazione.
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15 gennaio 2010 alle 10:23 |
It’s in my cellar, ready to be drinked…
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15 gennaio 2010 alle 10:33 |
Thanks Ste.
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16 gennaio 2010 alle 13:31 |
Angelo,
Ho appena letto il tuo blog su Villars Fontaine…hai fatto la tua ricerca…bravo…Bernard se stesso ti direbbe che i suoi rossi sono per l’invecchiamento e da bere in 15 anni.. assaggeremo un’altra bottiglia fra qualche anni per vedere se si migliorano. Grazie…a presto.
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16 gennaio 2010 alle 15:42 |
Allora aspettiamo ancora una decina d’anni, per il rosso. Tra un po’ però provo anche lo chardonnay.
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