“Antonelli San Marco è un’azienda vitivinicola di 170 ettari in un corpus unico al centro della zona Docg Montefalco con una grande storia alle spalle, una grande passione tramandata per questo territorio e una grande cura della qualità dei prodotti”.
Così recitano le tre righe di presentazione dell’azienda sul loro sito istituzionale, aggiungendo che “da anni la Antonelli San Marco ha intrapreso un percorso di ricerca e miglioramento continuo dalla vite fino alla bottiglia secondo uno stile che è volto alla tipicità e all’equilibrio, alla bevibilità e all’eleganza, più che alla potenza, con estrazioni delicate e un uso moderato del legno”. Al di là dell’uso compulsivo della parola “grande” (ripetuta per ben tre volte) non si può certo negare all’azienda di Montefalco il grande lavoro di qualità riscontrabile nei suoi vini, su tutti il Chiusa di Pannone, che rimane – per me – uno dei migliori sagrantino mai saggiati negli ultimi anni.
Prendendola alla larga, c’è da dire che il trebbiano è un vitigno che mi ha sempre affascinato tanto; povero lui, ne ha vissute e subite tante, ogni dove, e se non fosse stato per quei pochi, pochissimi exploit abruzzesi, in verità giusto Valetini e qualcun altro lì intorno, hai voglia che vitigno minore e dimenticato da Dio! Pertanto ben venga chi lavora – in questo caso però in Umbria – per rivalutarne le sorti, offrendone magari una visione/versione altrettanto interessante e meritevole di attenzione.
Negli ultimi tempi poi mi sono ancor di più appassionato alla faccenda leggendo Jacopo Cossater, qua e la , a proposito della necessità di guardare con occhi nuovi al trebbiano, a quello spoletino in particolare, tornando più volte sull’argomento offrendo tra l’altro sempre maggiore chiarezza; così mi sono chiesto se non mi corresse l’obbligo di fare anch’io un passaggio sul tema. Da neofita. Ho quindi pensato di inserire in carta, ormai già da qualche settimana, il Trebium duemilanove di Antonelli San Marco, giusto per vedere l’effetto che fa.
Ebbene, riprendendo una citazione dello stesso Jacopo, il quale definisce il trebbiano spoletino“un vino davvero dritto”, mi sento a ragion veduta di avallarne a mani basse la definizione; vi aggiungerei, solo, che trattasi di una bella sorpresa! Si offre vestito di un bel paglierino intenso, cristallino e discretamente consistente nel bicchiere. Il primo naso è vivace, virtuoso, sottile su note floreali quanto più ampio su quelle fruttate e minerali: vira da nitidi riconoscimenti di biancospino a precisi sentori di mango e frutto della passione, e, sul finale, un sospiro di bergamotto e lievi aromi speziati. In bocca è asciutto, verrebbe quasi da dire drastico, possiede una trama acida di spessore ed ampiezza gustativa incontenibile, non è certo un vino di facile beva, ovvero uno di quei bianchi raccomandabili a palati assuefatti a burro e caramello; chi ama invece le durezze, chi ricerca nei bianchi, soprattutto in estate, la freschezza, saprà come goderne appieno! Un primo (p)assaggio decisamente convincente.
Tag: acidità, antonelli san marco, enoiche illusioni, jacopo cossater, trebbiano spoletino, trebium 2009 antonelli san marco, umbria, vini bianchi freschi
20 giugno 2011 alle 10:42 |
Bello! Sono contento sia vino che è anche nelle tue corde (e certo, che piaccia anche al ristorante). Che poi se dovessi spiegare lo spoletino a qualcuno che non lo conosce direi: “struttura e bevibilità”, esattamente come questo di Antonelli, un piccolo paradigma.
A presto.
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20 giugno 2011 alle 10:59 |
Direi… buona la prima! Il problema di certi vini, caro Jacopo è la reperibilità (in senso proprio di distribuzione sul mercato) più che altro. Ad inizio stagione l’avevo inserito tra “le cose da fare” pur se non necessariamente Antonelli per dare sostenzo ai bianchi umbri in carta; vediamo un po’ cosa succede… 🙂
Segue (Inutile ribadirti i complimenti per le tue dritte e per i tuoi scritti)…
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1 luglio 2011 alle 10:07 |
[…] un paio di settimane fa, riprendendo il filo tessuto dal buon Jacopo Cossater, ho scritto del Trebbiano Spoletino Trebium 2009, proprio di Antonelli San Marco; una vera sorpresa per me, e a quanto pare per tutti gli […]
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