
Approccio, con nonchalance.
Di là: “Buongiorno. Salve, è possibile..?” Di qua: “Ma certo: ha qualche preferenza? Cosa preferisce assaggiare…” Di là: “Guardi personalmente vi seguo da sempre, mi piace da impazzire il vostro bianco di punta…” Di qua: “Grazie, grazie. Cosa dice, vuole provare anche qualcos’altro o le servo direttamente quello?” Di là: “Guardi, va bene, proviamoli. Ma solo i bianchi. Sa, sto facendo il giro dei bianchi adesso, ho appena finito con le bollicine. Non vorrei appesantire il palato.”Preamboli, con determinazione.
Di qua: “Bene, ecco questo è il nostro vino base. Lei già ci conosce quindi, è mai stato dalle nostre parti?” Di là: “Mmm, si, si, m…mm. Beh no, proprio dalle vostre parti no, però conosco bene il territorio. Sa, ai corsi l’abbiamo studiato per bene.” Di qua: “Ah, perché lei è sommelier?” Di là: “Eh si, secondo livello Ais. A Roma, ha presente?” Di qua: “(Caspita!) Cosa ne pensa? Non perché sia mio, ma sa, io a questo vino ci sono proprio affezionata, lo trovo molto fine, fresco e di gran lunga sapido. Magari avrà letto, ha avuto un sacco di buone recensioni.” Di là: “Beh, ecco, in effetti c’ha ragione: fine è abbastanza fine. Abbastanza fresco. E lo trovo anch’io abbastanza minerale!” “Ma fa legno grande, tonneau?” Di qua: “No, no. Questo fa solo acciaio. Preferiamo esaltare la freschezza.” Di là: “Ah, strano. Mi pareva avere qualcosa, una certa nota, un sentore di…” Di qua: “Eh si, è vero, ce lo dicono in molti, ma quello è il varietale; lì da noi è molto espressivo!” Di là: “Complimenti! Non lo facevo così complesso…”.Approfondimenti.
Di qua: “Grazie. Qui invece facciamo un lavoro diverso, adesso sentirà: vendemmiamo un po’ più tardi, sgrondando acino su acino e il vino fa fermentazione…”. Di là: “Legno piccolo immagino, barriques. In effetti c’ha proprio un bel naso, qui si sente proprio che c’ha un marcia in più.” Di qua: “Non per sottolinearlo, ma quello che facciamo noi in zona non lo fa nessuno. Anche perché nessuno ha le vigne come le nostre. Come lei saprà da noi è tutto naturale. Poi noi usciamo dopo quasi due anni con questa etichetta. Non sa che sacrificio, nessun’ altro lo fa! Non le dico certe recensioni, i giornalisti sono impazziti per questo vino.” Di là: “Immagino. Anche qui c’è una bella mineralità. Sarà il terreno che è proprio minerale da quelle parti? E poi la barriques… Io lo sento proprio armonico.” Di qua: “Beh, sì. E pensi che questo deve ancora finire in bottiglia. Il nostro enologo poi è molto bravo. Lui sa bene come fare a preservarla. Conosce molto bene il territorio.” Di là: “Ah bene”.Ebbrezza.
Di qua: “Questo qui invece è…” Di là: “Non me lo dica: e lui?” Di qua: “Eh sì, è proprio lui: ci sta dando grosse soddisfazioni. L’hanno premiato persino a Berlino e in Canada. Qui cerchiamo davvero di esaltare al meglio le caratteristiche del vitigno, del territorio, della tradizione.” Di là: “E’ lui, è lui. Gran bouquet e… m..mm. Che mineralità, che armonia! Qua sempre legno grande vero?” Di qua: “Come lei ben saprà parte in acciaio e parte in barriques, di media tostatura e di secondo passaggio.” Di là: “Ma certo, certo. Era che, quasi mi confondevo. L’ho detto, è il mio preferito.”Distacco, esalazioni, promesse.
Di qua: “Bene. Che dice, le faccio assaggiare anche altro? Vuole provare i nostri due rossi?” Di là: “No guardi, lascio spazio agli altri. Tornerò più tardi. Sa, non vorrei appesantire il palato. Complimenti davvero, bella linea di prodotti!” Di qua: “Ma si figuri. E se viene giù dalle nostre parti ci venga a trovare…” Di là: “Senz’altro.” Di qua: “Ci conto.”Tag: ais roma, assaggi in fiera, banalità sul vino, big picture, conversazioni semiserie sul vino, espositori vinitaly 2012, produttori vino, roma, sommlier, stress da fiera, vinitaly 2012
19 marzo 2012 alle 13:27 |
di là: pincopallinodeinoialtri che già arriva con il naso all’insù, si guarda intorno, scruta le bottiglie ne prende una in mano e guarda la retro etichetta e “mublè mublè”, – non vi conoscevo.
di qua: bene è questo il momento per farlo piacere sono Felicia Brini dell’azienda Masseria Felicia.
di là: mhhh (riflette) non si presenta, al massimo allunga la mano con un bigliettino stampato in casa – e che cosa possiamo assaggiare.
di qua: quello che preferisce, abbiamo….ect ect
di là: mhhh ma io bevo solo …. poi un volta ho letto …. no perchè credo che quest’altro sia superiore… – e poi dov’è il titolare di qua: sarei io
di là: eh vabbè mica lavori in vigna? mica stai in cantina? (domanda non sempre fatta opzione per i più simpatici) – con aria superiore, quasi a farti un favore.
di là: vabbè, assaggiamo il vostro Top (?????)- però – lo gira rigira lo guarda, lo beve, …. silenzio di riflessione …. si guarda intorno poi due strade: 1) trova un conoscente e scappa via senza salutare, 2) troppo giovane, troppo tannico, troppo tutto, fa legno vero? non fa legno vero? e che legno? ma che sono queste le cinque raganelle, e questo premio? i tre piccioni? uuu anche in inglese e che sono questi 95… però ripensandoci è davvero buono. sai io scrivo potrei far un articolo, e poi sto organizzando una degustazione a Portadibellanouva, potrebbe inviarmi 12 bottiglie, sà tutta gente di un certo livello… ti faccio un pò di pubblicità e magari lo faccio assaggiare a qualche amico.”
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19 marzo 2012 alle 16:19 |
Beh che dire, questo è proprio un fenomeno. Se gli fossi capitato di fianco sarebbe stato uno sballo incredibile reggergli il gioco…
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19 marzo 2012 alle 13:56 |
Preghiera a padre Bacco.
Padre nostro che sei in cantina
Sia sempre lodata la tua medicina,
Venga a noi il tuo buon vino
Purche’ sia sano e genuino,
Sia fatta la tua volonta’
Nel goderne in quantità’,
Dacci oggi la nostra dose quotidiana
E riempi a noi i bicchieri
Come noi li riempiamo ai nostri bevitori
Non c’indurre all’astemia
Ma liberaci dall’acqua e così sia.
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19 marzo 2012 alle 13:57 |
comunque al di là del tono giocoso, che però descrive situazioni “topiche” io solo una cosa non sopporto…
LA PRESUNZIONE da entrambi i lati della barricata. il vino è complicità, lo scambio dei calici è piacere (almeno si spera e così dovrebbe essere) il “so tutto io” di là e “lo faccio meglio io” di qua è odioso!
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19 marzo 2012 alle 16:25 |
Ho avuto la fortuna di essere molto spesso di qua e di là del banchetto. E onestamente ho sempre pensato che alla fine fosse bene prenderla come un gran divertimento raccontare e raccogliere le impressioni. Poi vabbé, di tizi come quelli che racconto – o che racconta Maria Felicia – non mancano mai (per fortuna o per digrazia!).
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19 marzo 2012 alle 14:21 |
Personalmente conservo un buon ricordo dei miei assaggi agli stand delle fiere. Certo che non sarà facile stare dietro a centianaia di persone che chi più chi meno dice la sua. Non sempre a ragione. Una sola volta con un produttore di nero d’avola dove mi sono trovato ad avere un osservazione da fare ma lui con tanta tranquillità mi disse “pazienza vedrà che troverà sicuramente più avanti qualcosa che le piacerà”…
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19 marzo 2012 alle 18:24 |
Ma perchè???? quello della falanghina rossa??? che si è offeso perchè non gliela volevo versare???? che l’aveva assaggiata e non era possibile che non esistesse??? e che io dicevo che non esisteva perchè non la producevo…. alla fine con una gran sorriso io e fabrizio (eravamo al merano) gli abbiamo detto di passare agli altri stand della Campania e di chiederla… gli ho suggerito Cantine Astroni 🙂
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19 marzo 2012 alle 23:00 |
Uuh, ‘starda! 🙂
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