Come per i ”Comfort Foods” ovvero quei cibi a cui ricorriamo talvolta per soddisfare un bisogno emotivo alla ricerca di sapori consolatori, stimolanti e spesso nostalgici, così vi sono i ”Comfort Wines”, vale a dire bottiglie sicure, di solito appaganti, vini che continuano ad essere tra i più venduti sul mercato e consumati in Osterie, Wine Bar, Ristoranti e ultimamente finanche in Pizzerie, con grande successo soprattutto al calice.
Non vi è dubbio che pochi vini possono vantare un successo commerciale pari al Falerno del Massico Primitivo di Michele Moio, un’affermazione vasta e capillare anzitutto sul mercato del vino campano. Di questi, se ci si riferisce ai soli vini rossi, in regione, se ne conterebbero addirittura sulle dita di una mano.
E’ per molti il vino della domenica, quello che metti volentieri in tavola, o che se te lo porti dietro a pranzo a casa di un amico non sbagli mai. Ma è anche tra quei rossi più diffusi “al bicchiere” in quei locali che fanno della mescita il loro punto di forza. E’ un vino che piace a tanti, immediatamente leggibile, tipico e di spessore, morbido ma non senza un certo carattere, vieppiù con una lunga tradizione famigliare alle spalle e di forte caratterizzazione territoriale, diciamo pure con ben oltre duemila anni di storia eppure sempre tremendamente moderno.
Invero la d.o.c. Falerno del Massico, nata nel 1989, abbraccia cinque comuni tutti in provincia di Caserta: Sessa Aurunca, Cellole, Carinola, Falciano del Massico e, appunto, Mondragone; sono previste sia una tipologia bianco, a base falanghina e due rossi. Da disciplinare, per la tipologia Falerno del Massico rosso sono previsti quattro vitigni, l’aglianico (al 60-80%), il piedirosso (20-40%), il primitivo e la barbera (max 20 %) con una gradazione alcolica minima richiesta in percentuale del 12,50% in volume ed un invecchiamento minimo di 1 anno; la produzione massima ammessa è di 100 qli/Ha. Il Falerno del Massico rosso, se invecchiato per tre anni, di cui uno in botte, può riportare in etichetta la dicitura Riserva.
Per la tipologia Falerno del Massico Primitivo invece viene richiesto l’85% minimo del vitigno citato in etichetta con possibilità di aggiunta di aglianico, piedirosso e/o barbera al massimo del 15%. La gradazione alcolica minima richiesta in questo caso è del 13% in volume mentre l’invecchiamento minimo richiesto è di 1 anno; la produzione per ettaro ammessa non prevede differenze dalla precedente. Con un invecchiamento minimo di due anni, di cui uno in botte, il Falerno del Massico Primitivo può riportare in etichetta la dicitura Riserva oppure, come appariva in passato proprio sulle bottiglie dello storico produttore Michele Moio, Vecchio.
Ci siamo imbattuti in un duemilasedici particolarmente invitante e ampio, dal sorso nerboruto e morbido, avvolgente e sferzante al tempo stesso. I vini di Moio sono sempre particolarmente ricchi, anche in questo caso il colore è purpureo, il naso ciliegioso e intriso di spezie dolci e polvere di cacao, il sapore secco e calorico, con un lungo finale di bocca caldo ed avvolgente. Insomma, al solito si è rivelato un gran bel vino, piacevole ed originale, diretto e privo di inutili sovrastrutture, proprio come la gente di questa parte dell’Ager Falernus. Con Bistecca ai ferri e funghi porcini alla piastra.
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Tag: cantine moio, Comfort Wines, falerno del massico, moio modragone, primitivo, vini moio
30 gennaio 2020 alle 09:04 |
[…] ha lasciati oggi, all’età di 91 anni, Michele Moio¤. Con la sua storia, i suoi vini, è stato un riferimento assoluto del vino campano, per tutti il […]
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