Sbuca dalla porta delle scale come farebbe un bambino per sorprendere gli amichetti intenti a nascondersi prima dello scoccare del fatidico “dieci”: “Scusatemi per il ritardo, sono qua!” Non si può non aspettare Renzo Cotarella, soprattutto se è in anticipo di cinque minuti, soprattutto se appena di ritorno da Udine ed in partenza per Firenze, ma va bene così, la giornata non poteva chiudersi meglio se non con quattro chiacchiere, distintive come sempre, con colui che il Castello della Sala l’ha vissuto e lo vive più di tutti e con una profondità pari a nessun altro se non, forse, al compagno di viaggio di sempre, tal Franco, capo cantiniere storico, che ha lasciato qualche tempo fa per raggiunti limiti di età “ solcando qui al Castello un abisso umano più che un vuoto professionale”.
Renzo Cotarella entra in Antinori, a Castello della Sala nel 1977, non si sa quanta più incoscienza dell’uno o dell’altro, ma il marchese Piero Antinori pare rimanere folgorato dal suo talento e dalla sua intraprendenza, tradotti poi nel tempo, in duro lavoro e notti insonne lungo quel cammino di affermazione mondiale che ha condotto ad oggi le tenute della storica famiglia fiorentina a rappresentare senza ombra di dubbio un modello vitivinicolo tra i più apprezzati ed ambiti del mondo.
Renzo Cotarella è un “modello professionale” per molti, qual è il segreto? Se la passione, l’impegno, lo studio, la dedizione, la disponibilità, l’analisi critica sono modelli a cui rifarsi, non è necessario guardare a Renzo Cotarella, ci sono tanti esempi del genere, basta valorizzarli.
Come ha fatto il marchese Piero Antinori con lei? Beh, 33 anni fa ero certamente in una posizione diversa da quella di oggi, eppure c’è stato qualcuno che ha creduto fortemente in me, la mia vita, umana e professionale è indissolubilmente legata alla famiglia Antinori.
Come cerca di fare lei oggi; A quanto ne so, in giro per le tenute tanti giovani agronomi ed enologi. Senza dubbio. La storia viticola non si può ascrivere ad un solo uomo, non basta nemmeno una generazione per vederne raccogliere i buoni frutti. I giovani, il rinnovamento sono indispensabili per dare continuità al moto della vite. In campagna, in vigna come in cantina, o nelle bottiglie, non esistono segreti da difendere, da celare, ma solo tanti da scoprirne, e solo il tempo può concedere questa opportunità, tempo che ad un solo uomo non basta mai.
Il vino del cuore? Non un vino, una terra. Ci hai camminato le vigne questa mattina, io lo faccio da trent’anni. Circa 25 anni fa eravamo con il marchese Piero in giro per la Borgogna. A cena, una sera, ordiniamo uno Corton-Charlemagne, più o meno vecchio di una decina d’anni. Ne rimasi profondamente conquistato, il marchese mi sussurrò all’orecchio, quasi in maniera disarmante, dell’impossibilità di ripetere un tale risultato dalle nostre parti. Oggi il Cervaro della Sala è il risultato della sfida raccolta quella sera, il moto perpetuo per il quale continuare la nostra strada, con lo stesso entusiasmo di allora.
Giocando fuori casa? Eravamo nella seconda metà degli anni ottanta, mi è rimasto impresso un La Tache 1978 di Romanee Conti bevuto una sera, tra amici, a Roma: una verticalità ed una profondità mai più ritrovata in nessun vino bevuto di lì in poi.
Qual è il futuro del vino secondo Renzo Cotarella, qual è la strada da seguire? Originalità, qualità espressiva. Un vino va “sentito”, non si possono tralasciare le emozioni del momento e nemmeno si possono scordare. Certi vini rimangono un puro esercizio meccanico, non hanno certo vita lunga, e senz’altro davvero poco da dire.
Banale chiederle un modello ideale a cui rifarsi, ma sottolieamolo, quale? In Antinori si è perseguito una via faticosissima ma necessaria. Oggi ogni tenuta, ogni azienda ha una propria anima, una propria cantina, un proprio staff che la vive profondamente, ne raccoglie i sentimenti e ne traduce le sensazioni. E non posso negare di pensare che sia stato un processo iniziato tardi, nonostante prima di molti altri, avremmo dovuto incamminarci, su questa strada, molto tempo prima. Ma va bene così.
L’obiettivo prossimo in Antinori? L’evoluzione stilistica. Chi ha bevuto i vini di Antinori (Tignanello, Solaia, Guado al Tasso, ndr) antecedenti al 2004 rimarrà sorpreso di ritrovare nei millesimi successivi vini di maggiore e straordinaria personalità, riconoscibilità, autenticità.
Adesso le muovo una critica, fuori dai denti: perché il Pinot Nero a Castello della Sala? Ad oggi i risultati non hanno certo fatto sgranare gli occhi e conquistato palati? Qualcuno direbbe ostinazione, altri distrazione, io so che rincorro un modello ancora lungo da venire, ma nel ’90 tirammo fuori un vino straordinario. Negli anni a venire nella tenuta del Castello abbiamo lavorato particolarmente per i bianchi, da qualche tempo abbiamo ripreso le redini anche del Pinot Nero, vediamo un po’ cosa mi dirai tra tre-quattro anni.
Ci concediamo con un caloroso abbraccio, abbiamo speso tante altre parole sulla Franciacorta, su Prunotto, sull’Orvieto, l’origine certa di cui sopra che Renzo Cotarella non ha mai trascurato lungo la sua strada, tanto che oggi, il San Giovanni del Castello della Sala è certamente uno dei migliori mai bevuti prima. Tanti buoni ragionamenti, analisi critiche, osservazioni, con la convinzione, tra una domanda e l’altra, di avergli estorto e bevuto una bottiglia del più grande vino bianco italiano di sempre, tal Cervaro della Sala 1987. Annata sicuramente minore!
Tag: antinori, castello della sala, chiacchiere distintive, renzo cotarella, solaia, tignanello, umbria
21 febbraio 2010 alle 01:01 |
Ciao Angelo complimenti x la descrizione e per il tuo modo lineare e comprensibile a parlare di vino, persone e luoghi
Ciao e qualke volta vienimi a trovare ke mi fa piacere
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21 febbraio 2010 alle 08:01 |
Ciao Agostino, grazie. E’ stata proprio una bella uscita tra amici. Confido in un clima più clemente, così vengo con le mie donne. Comunque non mancherò.
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21 febbraio 2010 alle 09:42 |
[…] verità, diciamola tutta, una vera e propria estorsione mossa nei confronti di Renzo Cotarella; Le chiacchiere distintive che mi ha generosamente concesso non potevano non terminare con l’alzata nei calici di uno […]
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15 aprile 2010 alle 15:54 |
[…] illustre Renzo Cotarella ( qui una mia intervista allo storico direttore generale di Antinori dello scorso febbraio) che […]
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30 aprile 2010 alle 20:04 |
[…] mito”, dagli straordinari vini che ne nascono al loro artefice più illustre, tal Renzo Cotarella che non è voluto mancare a questo appuntamento con la storia di una delle più piacevoli ed […]
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27 Maggio 2010 alle 16:02 |
[…] ospiti saranno accolti nella cantina storica “La Dolce Vite” dove Renzo Cotarella gli presenterà quella che senza dubbio è la sua azienda del cuore, tra le più preziose che […]
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17 settembre 2012 alle 00:15 |
[…] Renzo Cotarella va affermando da tempo che il Tignanello, come il Solaia, dalle vendemmie 2007 e ancor più con il 2008, dopo la piena maturità delle vigne reimpiantate tra il 2000 e il 2001, avrebbero cominciato un nuovo percorso verso l’eccellenza, del tutto diverso dai loro primi anni di vita. Un timbro, il loro, di nuova forgia che nasce soprattutto dopo la lunga analisi negli anni di ogni singolo aspetto del terroir lì in tenuta. Una caratterizzazione che gli consentirà così di sfidare il tempo alla stessa maniera dei grandi chateaux di Bordeaux. Vedremo. […]
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