Mi guardo intorno, ricordo il sole, sento l’acqua di mare asciugarsi sulla pelle arrossata, il chiarore delle acque confondersi con la sabbia e le pietre bianche di Stintino.
Guardo le facce che sbucano dagli stands e rivedo quelle stesse facce che ho imparato ad ammirare durante la lunga cavalcata per le terre sarde di qualche anno fa. Appena venti giorni, a rincorrere le migliori bevute tra Arzachena ed Alghero, tra Jerzu e Bosa ma speciali e necessari a scoprire quei Vermentino, Cannonau e Malvasia entrati poi prepotentemente nel mio immaginario come essenze, di un salino appagamento i primi, di terragna possenza i secondi e di dolce perdizione i vini e le acquaviti prodotti a Bosa, nelle piccole vigne subito a ridosso della piccola insenatura della costa algherese: profumi e sapori poco replicabili altrove.
Sono quindi di nuovo in Sardegna, al Vinitaly, a dire il vero solo di passaggio, un giorno solo, ma non per questo spocchioso ne tantomeno svogliato, tutt’altro; Ho salutato alcuni amici, mi sono guardato un po’ in giro ed ho bevuto diverse cose interessanti, alcune proprio notevoli. Nonostante molti tendano a sottolineare di preferire volgere lo sguardo altrove, la kermesse veronese riesce comunque, ancora, a proporre cose interessanti, basta, secondo me, venirci preparati, a lavorare e non a fare passerella.
Mi accoglie Salvator Paolo Isoni, ci sediamo e gli chiediamo di poter assaggiare quanto di buono ha da proporci. Intorno è un via vai di persone, il padiglione è affollato e questo è un bel segnale per una terra che ha offerto sempre grandi vini pur rimanendo sempre una misconosciuta sulla scena mediatica. Il geometra Isoni – geometra, non esita a sottolinearlo – inizia a raccontarci della Gallura e delle sue terre, delle origini e delle prospettive: “assaggiare i vini è un momento di memoria di luoghi ed uomini, ascoltare la loro storia può rivelarne la presenza”.
Pedra Majore è nel cuore della Gallura, sulla “via delle Conche”, a pochi chilometri dal mare e dall’aeroporto di Olbia, “noi Isoni (Hysony) camminiamo la nostra terra da tre generazioni e produciamo uve e vino di qualità da sempre”. “Mio padre Giovanni Battista è stato il fondatore e colui che ha dato grande impulso all’attività aziendale con il suo carisma e la sua rettitudine sin dagli anni ’70 e ’80, oggi certi principi, come per esempio la coltura biologica e le micro vinificazioni non sono altro che la continuazione dei suoi dettami”.
Mi racconta dei terreni, del granito (“le conche”, appunto), della vegetazione, ricca di sugherete e macchia mediterranea e della vicinanza del mare, aspetti questi che ritrovo sintetizzati in maniera disarmante nel calice che ho di fronte, e siamo solo al primo vino della batteria. Il “Le Conche” è un vino da amare appassionatamente, per bere bene, anche un bicchiere in più, spendere poco e ricordare tutto quello che si è mangiato. Spesso certi vini, anche bianchi, talvolta pure isolani, sanno essere belli e prestanti ma egoisti e protagonisti. Questo Vermentino di Gallura è cristallino, di colore paglierino scarico, quasi verde. Il naso è molto intenso, invitante, minerale, granitico appunto, poi fruttato e balsamico; Note di pesco e frutti tropicali molto eleganti, macchia mediterranea. In bocca è secco, abbastanza caldo, arriva appena ai tredici gradi e possiede acidità da vendere, freschezza strisciante, sapidità appagante. Che vino, appena 8 euro in enoteca!
Tag: gallura, hysony, isoni, pedra majore, sardegna, vermentino di gallura, vini binachi
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