Il Desiderio è uno stato di affezione dell’io, consistente in un impulso volitivo diretto a un oggetto esterno, di cui si desidera la contemplazione oppure, più facilmente, il possesso. La condizione propria al desiderio comporta per l’io sensazioni che possono essere dolorose o piacevoli, a seconda della soddisfazione o meno del desiderio stesso.
Il dolore morale subentra con la consapevolezza dell’impossibilità di soddisfarlo, e quanto più forte è il desiderio disatteso – per esempio la mancanza della persona amata o un oggetto o ancora una condizione di cui si ha assolutamente bisogno -, tanto più forte è la delusione, quindi, la decadenza del desiderio stesso. Chi ne è capace però, per una rinnovata opportunità, per innata forza di carattere, o più semplicemente per un reiterato amor del vero, può riprovarci, talvolta con spirito rinnovato, anche solo per quella sottile quanto forte e coinvolgente sensazione di poter presto rivivere la stessa attesa, quel desiderio appunto, che la mente riesce a rievocare, e rinnovare, in modi più o meno evanescenti e/o realistici nonostante le percezioni dell’esperienza effettivamente vissuta.
Questo Margaux, classificato come 3eme cru classè, è di sovente prodotto con un uvaggio composto al 40% da cabernet sauvignon, 30% merlot, 20% cabernet franc e circa il 10% di petit verdot; un classico bordolese insomma. Più o meno. Al primo vino dello Chateau Kirwan, questo per l’appunto, viene destinato circa il 65% della raccolta, pertanto è lecito pensare che vi sia una gran cura nello scegliere solo i grappoli migliori per la sua produzione. Il duemilasei in questione è rimasto in legno – un terzo dei quali nuovi – per circa diciotto mesi; non tantissimi, ma nemmeno pochini.
Nel bicchiere mi son ritrovato un vino piuttosto vivo, non c’è che dire, sia nel colore rubino, bello concentrato, che nel frutto, certamente piacevole al naso – ampio e composito delle più classiche sfumature e sensazioni olfattive -, nonché concentrato ed abbastanza fresco al palato; il sorso però, tra l’altro nemmeno così persistente, non è proprio invitante, sinuoso e rotondo come le aspettative spesso lasciano intendere; appare materico e voluttuoso ma l’incidenza speziata, in particolar modo, risulta decisamente debordante sino a conferirgli, nel finale di bocca, sensazioni di amarezza e scompostezza eccessive. Da quel che ricordo, il duemilaquattro non mi dispiacque affatto, però dicono di questo ’06 che sia un Margaux di maggiore carattere, spigoloso quanto basta e con una bella struttura: “eccellenza in divenire”. Beh, in verità vi dico che no, ad oggi non ci siamo proprio. Io da certi vini voglio decisamente di più. E subito!
Tag: 3eme cru classé, cabernet franc, cabernet sauvignon, chateau kirwan, classificazione Bordeaux, francia, margaux, merlot, petit verdot, troisieme cru classé, vini bordolesi
28 luglio 2011 alle 12:35 |
Non ricordo se c’e’ ancora M.Rolland alla guida, per il momento (e anche in futuro) ne possiamo fare a meno e bere altro.
"Mi piace""Mi piace"
28 luglio 2011 alle 12:43 |
🙂
Però peccato…
"Mi piace""Mi piace"
29 luglio 2011 alle 18:15 |
Hai proprio ragione,
ma e’ un peccato sopratutto per chi acquista questi vini, solo per la loro provenienza, sperando di bere un gran vino.
Del resto i francesi sulla
commercializzazione e marketing hanno qualche secolo di vantaggio,e su questo magari miglioreremo anche noi.
"Mi piace""Mi piace"
30 luglio 2011 alle 09:49 |
Infatti, è un mondo così complesso quello dei vini francesi che certe dinamiche, ormai ben oliate da oltre cento anni, saranno sempre troppo poco conosciute (e comprensibili) ai meno appassionati; le grandi bufale sono sempre dietro l’angolo, e, come dici, il prezzo spesso non è di per se sinonimo di garanzia di qualità. Kirwan una bufala non lo è, ma questo ’06 si esprime in maniera un tantino troppo eversiva. Mettiamola così! 🙂
Saluti Alberto.
"Mi piace""Mi piace"