Il successo del succoso Fiorduva di Andrea e Marisa ha pochi eguali in Campania, tra l’altro ormai universalmente riconosciuto tra i grandi bianchi italiani ogni anno sempre più applaudito.
Un riconoscimento che si fa ancor più grande se si pensa a quei luoghi, a quelle vigne strappate letteralmente alla montagna che ricadono a strapiombo sul mare, visione questa di una suggestione unica e rara che ha pochi equivalenti. Sono gli stessi luoghi dove nasce pure quest’altro piccolo capolavoro di falanghina e biancolella che, opinione del tutto personale, sempre più spesso mi viene addirittura naturale mettere davanti al Fiorduva stesso.
Possiede una straordinaria franchezza espressiva il Furore bianco 2012, lo cogli sin dal primo approccio, appena ci metti il naso nel bicchiere, non appena ti bagni le labbra. Passeremmo ore a discutere davanti ad una vecchia bottiglia di fiano di Avellino di Vadiaperti o di Lacryma Christi bianco di Villa Dora, magari dello stesso Fiorduva se ne trovassimo qualcuna in giro ben conservata.
Sono bianchi questi ultimi capaci di sovvertire luoghi comuni e convinzioni vetuste: profondità, larghezza, spessore sarebbero le parole più gettonate, ne sono convinto, come infinite ritornerebbero le disquisizioni emozionali dinanzi a bottiglie sorprendenti finalmente proiettate nel tempo con la stessa apertura di credito riconosciuta sino a pochi anni fa solo a certune d’oltralpe (Borgogna, Alsazia ecc…).
Talvolta, certe volte, c’è però bisogno di altro: di un sospiro, un piacere, una voluttà immediatamente leggibile, non necessariamente ancestrale, bensì immediata, da stappare al volo e da godere adesso, subito. E’ pure di questo che si ha bisogno, no? Cogliere l’attimo, quel glicine appena in fiore, la mela appena matura, un respiro a ‘pieni polmoni’ affacciati su una terrazza qualsiasi di Furore, ‘il paese dipinto’; la macchia mediterranea, il sale appena accennato, il sole là appena al tramonto. Una goccia in mezzo al mare sì, ma sempre più unica!
Tag: bacco, bianclella, costa d'amalfi, falanghina, fiorduva, furore 2012, luigi moio, marisa cuomo, marisa cuomo gran furore divina costiera, terrazza
6 Maggio 2013 alle 10:48 |
Pienamente d’accordo su tutto:buono subito ,ma ,voglio aggiungere,anche capace di affinarsi in bottiglia.PS.Parlare di Andrea e Marisa è un po’ come dire:ti piace vincere facile,ma bisogna riconoscere che sono veramente bravi coi loro bianchi anche se ,vado a memoria ,il loro ultimo rosso mi ha piacevolmente impressionato.Fm.
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6 Maggio 2013 alle 12:23 |
Il Fiord’uva è il bianco più sopravvalutato in Campania. Buono è buono ma che dire allora di certi fiano? 🙂
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8 Maggio 2013 alle 15:48 |
Condivido Lume, come detto su FB ad Angelo.
Il base di Marisa Cuomo da grandissima soddisfazione ed è un vino che si beve subito e bene anche dopo un anno mentre il Fiorduva ha molta complessità ma non sempre una bevibilità grintosa e appagante e poi non costa poco!!!
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