Rilancio volentieri un post scritto stamattina da Daniele Cernilli qui¤ su Doctor Wine, un pezzo che tocca argomenti da sempre a me cari e più di una volta affrontati anche qua su queste pagine.
Quella del ‘todos sommelieros’ è ormai realtà conclamata, un rischio a lungo sottovalutato (o poco attenzionato) negli ultimi anni perché alle prese in larga parte a fare i conti con la cassa anziché con un mercato del lavoro sempre più in crisi e alla ricerca di figure specializzate e, soprattutto, disposte a lavorare e crescere seriamente in ambito professionale e non soltanto per un servizio o due la settimana come dopolavoro (molto ben retribuito in seno al Gruppo Servizi dell’Associazione).
Per essere chiaro: è curioso come gente che fa altro per campare, lavora in banca, fa l’assicuratore, talvolta c’ha addirittura il posto fisso fa regolarmente il ‘sommelier’ quando nei ristoranti si grida¤ da tempo alla mancanza di personale qualificato. Certo nulla in contrario che ciò possa accadere ma se continuiamo solo in questa direzione cosa ne sarà della professione? Manco a farlo apposta, proprio questa questione è stata al centro di un piacevole quanto accorato confronto avuto mercoledì scorso a Milano con il presidente dell’Ais Maietta.
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Tag: ais, aspi, daniele cernilli, doctor wine, fisar, professione sommelier, sommelier, todos caballeros, wsa
16 giugno 2014 alle 09:28 |
[…] a se stessi e buoni giusto per riempire le pareti di casa e qualche curricula. Insomma, titolifici¤ lontani anni luce dal mondo del […]
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