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The End

11 dicembre 2013

Nulla sarà più come prima. L’Associazione Italiana Sommelier attraverso le parole del suo presidente Antonello Maietta sancisce¤ la rottura¤ con Ais Roma che anticipa di confluire in un nuovo soggetto, Fondazione Italiana Sommelier: ‘fine di un incubo’ scrive¤ Maietta.

Il 2013 si conferma quindi l’anno delle grandi scissioni politiche. Generalmente dalle cadute si esce più forti e motivati, speriamo che sia proprio così e che sia ‘il vino’ a guadagnarci (e non solo ancora un soggetto in più a cui conferire riverenza, campionature, oboli).

Insieme per ricordare Giannantonio Aiuolo

2 dicembre 2013

Era il giugno 2008, a Cerreto Sannita ricevevo il premio Primo Sommelier Campania. E Gianni era lì. Giannantonio Aiuolo non faceva il Sommelier per professione eppure era tra i più preparati e diligenti Relatori Ais in circolazione: una passione incredibile la sua, una dedizione che ho sempre apprezzato e che ci ha sempre fatti viaggiare sulla stessa linea d’onda.

Sommelier a Cerreto Sannita - foto L'Arcante

Una vita spezzata troppo presto. Giovedì 5 Dicembre al Moon Valley¤ di Seiano di Vico Equense lo ricordano tanti amici che gli hanno voluto bene. Si berranno i vini del Consorzio Diversi Vignaioli Irpini¤. Tutto L’incasso sarà poi devoluto a ‘Le Fate di Arianna Onlus’. Ingresso 10 euro, dalle 18.00 alle 21.00.

Rif. Giovanni Starace stargiov60@hotmail.com

‘Titolifici magari anche redditizi, i cui attestati valgono però molto poco…’

25 novembre 2013

Rilancio volentieri un post scritto stamattina da Daniele Cernilli qui¤ su Doctor Wine, un pezzo che tocca argomenti da sempre a me cari e più di una volta affrontati anche qua su queste pagine.

Quella del ‘todos sommelieros’ è ormai realtà conclamata, un rischio a lungo sottovalutato (o poco attenzionato) negli ultimi anni perché alle prese in larga parte a fare i conti con la cassa anziché con un mercato del lavoro sempre più in crisi e alla ricerca di figure specializzate e, soprattutto, disposte a lavorare e crescere seriamente in ambito professionale e non soltanto per un servizio o due la settimana come dopolavoro (molto ben retribuito in seno al Gruppo Servizi dell’Associazione).

Per essere chiaro: è curioso come gente che fa altro per campare, lavora in banca, fa l’assicuratore, talvolta c’ha addirittura il posto fisso fa regolarmente il ‘sommelier’ quando nei ristoranti si grida¤ da tempo alla mancanza di personale qualificato. Certo nulla in contrario che ciò possa accadere ma se continuiamo solo in questa direzione cosa ne sarà della professione? Manco a farlo apposta, proprio questa questione è stata al centro di un piacevole quanto accorato confronto avuto mercoledì scorso a Milano con il presidente dell’Ais Maietta.

> Doctor Wine 2013 http://www.doctorwine.it

Pare ci siano diverse specie di sommelier…

10 ottobre 2013

Mi sono messo in testa di fare i concorsi. Sono ormai tanti anni che frequento (poco per la verità) l’ambiente napoletano dei sommelier e non mi convince. C’è qualcosa che non va, che non mi spiego. Pare che il professisonista, sia esso ristoratore o altro venga sistematicamente ignorato. Tagliato fuori.

Ai corsi, ai Master, ciarlano di professionalità e formazione esemplare. Si riempono la bocca con paroloni ridondanti, programmi inappuntabili ma poi a decidere le sorti della professione è sempre la stessa gente che pensa solo ed esclusivamente a battere cassa facendo corsi e servizi; gente che – incomprensibilmente – tiene i fili del sistema ma fa tutt’altro nella vita: lavora in banca, fa l’assicuratore, il farmacista, il rappresentante di profumi e balocchi oppure, mestiere in forte espansione, ‘il sommelier a chiamata esclusivamente in seno al gruppo servizi’. Magari mi sbaglio ma la realtà mi pare questa.

Ecco, chissà che altrove possa cogliere qualcosa di nuovo. Mi sono iscritto alle prove d’ammissione al Concorso Miglior Sommelier d’Italia 2006, si tiene a Reggio Calabria. Non ho la più pallida idea da dove cominciare, cosa studiare, a chi riferirmi. Non ci sono riferimenti. Però ci provo lo stesso, vediamo che succede.

Più in là: caro diario, chiamami capatosta ma ci riprovo ancora quest’anno. Anzi, sai che ti dico? Raddoppio. Mi iscrivo anche a quello regionale, dicono che quest’anno si farà il concorso ‘Primo Sommelier Campania 2007, si terrà alla Mostra d’Oltremare durante Vitigno Italia. Ah, quasi dimenticavo: a fine Luglio mi sposo!

P.s.: il titolo poi l’ho vinto¤, a Giugno 2008¤, l’anno dopo: ‘Primo Sommelier della Campania’. E a Settembre dello stesso anno, a Roma¤, al Cavalieri Hilton, davanti a più di 500 persone sono stato premiato da una giuria speciale con la ‘Spilla d’Argento Charme Sommelier¤‘, unico a rapresentare il Sud là sul palco su oltre 30 sommelier provenienti da tutta Italia. So’ soddisfazioni o no?!

Che faccio, mi sposo? No, apriamo L’Arcante…

8 ottobre 2013

15 Agosto 2001. Con oggi credo si chiuda un ciclo. Lo scorso febbraio ne parlai a lungo con Michele, molto chiaramente, per cercare una terza via, una strada percorribile. Caro diario, si lavora tanto e questo è un bene, ma è necessario cambiare registro perchè si rischia di non essere all’altezza. Almeno io non riesco più ad esserlo.

Così oggi è il mio ultimo giorno di lavoro qui, le nostre strade, per il momento, si dividono, con la consapevolezza di chi ha colto la fine di un ciclo. La stima, l’affetto, può solo crescere. Si aprono altri orizzonti. Tra qualche mese finirò il corso Ais, col diploma di sommelier vediamo che strada si possa camminare.

Piuttosto, con Lilly va alla grande, e credo sia giusto porsi qualche domanda: che facciamo, ci sposiamo? ‘No, apriamo L’Arcante…’, mi dice. Preferimmo ricominciare da zero e camminare con le nostre gambe nonostante io avessi un lavoro, un contratto a tempo indeterminato e, cosa non di secondaria importanza, una entrata sicura a fine mese. Funzionerà? E come si fa a saperlo, ciò detto non avrei mai potuto mettere la testa sul cuscino al solo pensiero di non averci nemmeno provato.

Addendum: erano già due/tre anni che mi affacciavo alla finestra e vedevo un mondo affascinante che però non conoscevo abbastanza; desideravo crescere professionalmente, migliorarmi, confrontarmi con chi potesse insegnarmi qualcosa in più. In pochi capirono quella scelta, giusto Lilly e quattro amici di lunga data.

Ho deciso, voglio fare il Sommelier

7 ottobre 2013

Eccomi qua, pronto. Sai, sabato sera, in Veranda, ne abbiamo messi 118 di coperti. Io e Luca, noi due soli. Dalle 20.00 senza manco un respiro, con l’ultimo tavolo, quello degli ‘Angels of Love’ che se n’è andato all’una e mezza. Ma giusto perché dovevano andare a suonare in discoteca. E’ tanto, caspita.

Ti dico: la cantina è quasi pronta, stanno definendo gli ultimi accorgimenti e con Michele abbiamo buttato giù una mezza idea di come organizzarla, ma la roba è tantissima; anche se riuscissimo a mettercela tutta dentro adesso, di qui a qualche mese bisognerebbe scavare ancora. E la frequenza con cui arriva vino non ci aiuta, anzi, è sempre più difficle da gestire. Anzitutto dove lo metto? Poi impellicolare tutte le bottiglie ‘più buone’, catalogarle, farci le etichette; con i ritmi di lavoro che abbiamo è da pazzi. In effetti sono anche un po’ stanco.

Però è una gran soddisfazione. Tutte le sere guardare le sale con tutti i tavoli ognuno con un vino diverso è davvero un piacere. Sto cercando di coinvolgere un po’ tutti con la mia fissa per il vino. Certo il linguaggio per alcuni è incomprensibile ma di meglio al momento non mi riesce. Io stesso devo ancora decifrare per bene tutti quei paroloni che ascolto al corso Ais. A dir la verità mi sembra che nemmeno tra loro (i sommelier dico) a volte si comprendono. Uno dice una cosa, l’altro, appena questi va via, un’altra. E a volte all’opposto di quanto detto prima. Boh…

P.S.: il Gambero Rosso ha cominciato a pubblicarmi le recensioni che gli mando. E’ una bella soddisfazione leggere il mio nome su una rivista così importante. Ho deciso, sai, da grande voglio fare il sommelier!

Bidenda 2014| L’Olivo Ristorante dell’Anno

15 settembre 2013

L'Olivo Ristorante dell'Anno Bibenda‘Abbiamo voluto premiare un Ristorante per ogni Regione d’Italia che, a prescindere dalla propria valutazione in Baci, ci ha particolarmente attratto nella sua formidabile evoluzione rispetto alle precedenti visite’.

Campania

Ristorante L’Olivo del Capri Palace Hotel&Spa

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www.bibenda.it

Vigna Piancastelli 2005 Terre del Principe

3 gennaio 2013

Un formato speciale di 12 litri che se ne stava lì da più di quattro anni a ricordarmi una delle piacevoli soddisfazioni che mi ha regalato questo mestiere, vincere nel 2008 il titolo di Primo Sommelier della Campania.

Angelo Di Costanzo - foto L'Arcante

Icona ingombrante, quasi impossibile conservarla alla giusta maniera, con un paio di traslochi sul groppone, non s’aspettava che l’occasione giusta per farla fuori. E venne il giorno lo scorso 30 dicembre, quando l’abbiamo condivisa, bicchiere più bicchiere meno, con una cinquantina di persone in occasione della prima Festa del Clan®¤. 

Si tratta di pallagrello nero e casavecchia della vigna omonima “Piancastelli” in località Beneficio a Castel Campagnano. E’ il vino di Manuela¤, nel senso che è il suo prototipo: un rosso di caratura importante, grande struttura, non necessariamente votato al lungo invecchiamento perché destinato ad un consumo diciamo sul breve. Così nasce il Vigna Piancastelli, da grappoli selezionati uno ad uno, con una piccola percentuale lasciata addirittura appassire in pianta. Poi legno, nuovi e francesi, con tanti mesi di affinamento in bottiglia, all’incirca diciotto. 

Cosa raccontarvi? Lasciando stare parole troppo impegnative – non eravamo certo in una condizione ambientale assai favorevole ad una degustazione tecnica -, a quanto pare è piaciuto tanto; invero spiazzando molti, che nemmeno immaginavano si potesse osare tanto col pallagrello¤ e il casavecchia¤. Dalla sua, nonostante le ambasce di una conservazione non proprio ortodossa, sicuramente il formato speciale che l’ha aiutato a preservarsi al meglio; trovarlo però così pimpante ci ha rinsavito un po’ tutti: addirittura ancora vinoso, dal naso invitante, ben centrato sul frutto in molte sue declinazioni e sfumature (mirtillo, prugna ma anche melissa e tabacco), senza una sbavatura, con un sorso di spessore, teso e avvolgente e con un finale sì morbido ma piacevolmente setoso e ammiccante. Adesso non mi rimane che portarmi via quel titolo dalla bottiglia, con l’etichetta, bellina, firmata quell’anno da Giovanna Picciau.

Napoli, corso di aggiornamento per Sommelier

5 febbraio 2012

La qualità dei relatori ispira senz’altro fiducia. Riuscissi a pianificare per bene il lavoro per quelle date ci farei senz’altro un pensierino. Anzi ci sto già pensando. Vediamo però frattanto come evolvono certe situazioni. 

L’Associazione Sommelier Campania organizza un corso di aggiornamento per Sommelier. L’obiettivo è quello di provare a rispondere ad alcune esigenze della formazione di base, come ad esempio ampliare e perfezionare la comunicazione del vino, approfondire aspetti scientifici inerenti la professionalità, fare chiarezza giocando sui “comportamenti critici” del sommelier, ed infine, “sintonizzarsi” meglio riguardo la degustazione. Ogni seminario prevede degustazioni prestigiose ed un coffee break. Ad ogni iscritto sarà rilasciato un attestato di partecipazione.

Possono iscriversi tutti i sommelier in regola con la quota associativa. Possono iscriversi, in lista di attesa, anche i corsisti che attualmente seguono il modulo di terzo livello, ma solo in caso di eventuali posti disponibili dopo la scadenza della data di iscrizione. Quota di iscrizione: euro 150,00. Tutti i seminari si terranno presso l’Hotel Ramada Naples dalle 9:00 alle 13:00, via Galileo Ferraris, 40 Napoli – www.ramadanaples.it (Parcheggio dell’hotel, prezzo forfettario di euro 5,00).

Come iscriversi: l’iscrizione è possibile entro e non oltre il 24/3/2012, mediante il pagamento con bonifico bancario intestato all’ “Associazione Sommelier Campania“ – BCC di Casagiove – IBAN: IT 91 J 08987 74840 000010330616, indicando come causale: “CORSO DI AGGIORNAMENTO 2012” ( inviare copia pagamento a info@aiscampania.it).

Per maggiori informazioni:
Associazione Sommelier Campania
www.aiscampania.it
news@aiscampania.it
 

Il vino, il web, l’Ais al tempo di internet

5 gennaio 2012

Naturalmente non ho nessuna intenzione di sottoporvi un trattato a riguardo delle polemiche degli ultimi giorni sulle varie faccende che stanno scuotendo l’Ais e movimentando non poco il nostro piccolo mondo web di enostrippati (cit).Però non si può non notare, viste le frequentazioni, come si sia scatenato un bailamme assurdo su ciò che è o non è opportuno far passare in rete nell’era del 2.0, con al centro la beneamata Associazione Italiana Sommeliers e il “nostro” Antonello Maietta.

Così seppur apparisse controversa, una semplice scelta di non avvalersi più della collaborazione giornalistica di Franco Ziliani, pur valida e puntuale, ha rischiato di finire in uno scontro epico fra titani prima che, dopo aver smosso mari, monti e coscienze, l’animato confronto s’è presto rivelato chiarito e foriero di argomenti migliori.

Poi quelli di Intravino  – oh, sempre loro! – hanno colto in fallo una a dir poco scellerata campagna promozionale Ais rilanciata con una certa superficialità su fb, nonostante si trattasse, dicono, di vecchio materiale d’agenzia tra l’altro non autorizzato. Poi il Corsera, nel giorno del debutto del suo wineblog c’ha messo pure del suo, scatenando tra l’altro l’ira della stimata giornalista Laura Rangoni che in un suo successivo post non s’è fatta per niente saltare la mosca al naso. Così oggi, sul sito dell’Ais, a firma del presidente Maietta, è arrivato l’ennesimo colpo scena: “anche l’Ais si dissocia”, minacciando querele. Quelli di Intravino però – ancora loro! –  non ci stanno, e rilanciano. Come andrà a finire?

Di certo il cattivo gusto di certe uscite, e certe scelte comunicative, almeno quello, lasciatecelo sottolineare. Anche perché certe stravaganti idee alla fine vengono pagate anche grazie alla “nostra” quota familiare che ogni anno, più o meno puntualmente, facciamo recapitare alla beneamata di Viale Monza a Milano.

Un’altra cosa però è chiara, e qui mi permetto di aggiungere “condivisibile al cento per cento”: sarebbe bene, o quantomeno opportuno, che prima di prendere certe posizioni così nette, mal non farebbe verificarne attentamente le fonti direttamente con gli interessati. Compreso però ciò che l’Associazione Italiana Sommeliers consente di fare col proprio marchio, e ancor più, con il suo buon nome. Poi si sa, nell’era del 2.0 tutto corre velocemente. A volte, a quanto pare, troppo anche per gli aggiornatissimi organi collegiali dell’Ais.

Napoli, storica verticale di Taurasi Struzziero: un lungo viaggio nel tempo a caccia di emozioni…

23 Maggio 2011

Ecco una di quelle occasioni di confronto e crescita professionale che mai mi sarei perso di vivere; le ultime settimane di lavoro sono state particolarmente impegnative, dure, volendone sottolineare lo stress fisico, ma una verticale storica come quella messa su dall’amico Luciano Pignataro, che rincorre, indietro nel tempo, dal 2004 al 1977, oltre trent’anni di Taurasi, era un appuntamento da non mancare.

Sull’azienda ci sono poche altre parole da spendere se non la promessa, da parte mia, di continuarla a seguire con maggiore attenzione; chi volesse saperne di più, può dare un’occhiata quiqui   per avere contezza dell’entusiasmo che si palesa dalle note di degustazione che seguono. Bene ribadire forse che Struzziero, dopo solo Di Marzo e Mastroberardino, è la terza azienda per storicità in Irpinia, e che, come solo la concorrente azienda di Atripalda può fare, è ancora capace di offrire tangibilità liquida di annate di Taurasi così lontane nel tempo. Alla sessione di degustazione, coordinata in maniera egregia dal gruppo servizi dell’Ais Napoli, hanno partecipato, con il sottoscritto, Antonio Paolini, storica firma del Messaggero di Roma e grandissimo conoscitore di vini, Alberto Capasso, docente Slow Food, Mario Struzziero, enologo e proprietario dell’azienda di Venticano e naturalmente, in grande forma, Luciano Pignataro.

Taurasi Riserva Campoceraso 2004 (campione da botte) Si offre con grandi aspettative, per molti l’annata è di quelle da ricordare, tra le migliori che si ricordino nell’areale in epoca moderna; qualcuno addirittura la indica come riferimento assoluto, l’inizio del nuovo corso di una denominazione che non si può dire certo avulsa dall’enorme confusione interpretativa venutasi a creare soprattutto nell’ultimo decennio a causa – non a caso – dell’acuirsi della crisi delle vendite; a dire il vero ci aggiungerei anche quel peccato di vanità (leggi improvvisazione) che taluni proprio non si sono fatti mancare. Un bel rubino a vedersi, concentrato e vivace; il primo naso risente ancora della lunga, lunghissima sosta in legno – siamo ad oggi ai sette anni – ma esprime, in maniera quasi disarmante, una integrità e compostezza di eccellente fattura. Sentori fitti e fini di frutta matura carpiti subito appena svolte le nuances tostate, addolciti da spunti alcolici evidenti ma non ingombranti; lentamente poi emergono sentori balsamici e note che sanno di terra: l’imprinting, si direbbe, dei Taurasi di Struzziero; poi il tempo avrà modo di ricomporre a modo il puzzle. Beva asciutta, vigorosa, di ottima persistenza. Finale di sostanza, appena sopra le righe i tannini, in evidenza, crespi ma di pregiata finitura.

Taurasi Riserva Campoceraso 2001 L’ho subito accolto come il migliore della batteria, sin dal primo assaggio passatomi dai bravi sommelier del gruppo Ais di Napoli a cui era affidato il compito di governare la storica sessione di degustazione. Migliore non perché una spanna sopra gli altri, che tranne il ’77 – e per la verità soltanto al naso – erano perfettamente, aggiungo oltre ogni mia aspettativa, integri e godibili; semplicemente, in maniera evidente, quello più vicino, a mio modesto parere, a quel modello di riferimento “tradizionale” che in molti ricercano nel Taurasi. Colore di uno splendido aranciato maturo e vivace, abbastanza trasparente, il primo naso è subito invitante ed inebriante di aromi finissimi di frutta secca, corteccia, spezie e note balsamiche sottili e dolcissime: carrubo, china, pepe bianco e liquerizia. In bocca neppure il tempo di pensarci un attimo, secco, austero, intenso e persistente; tannino in grande spolvero ed equilibrio, non certo un campione di morbidezza, guai a pensarlo dinanzi a certe bottiglie, ma perfettamente bilanciato e pacato nel finale lievemente amaro. Davvero un gran bel bere, sull’immediato ed in prospettiva. 

Taurasi Riserva Campoceraso 1997 Dell’annata si tessono lodi da sempre, per qualcuno addirittura “l’annata del secolo scorso”; personalmente è la prima che ricordi, vissuta, come “grande”. Un riferimento su tutti, che ha ovviamente poco a che spartire con l’aglianico, il Solaia ’97 di Antinori, bevuto in compagnia di splendidi amici, una sera a Santa Cristina, appena dopo aver ricevuto la nomina di “vino dell’anno” da Wine Spectator. Ma torniamo a noi, ovvero al Taurasi di Mario Struzziero. Il colore offre una splendida verve aranciata, trasparente quanto basta per esaltarne le sfumature sull’unghia. Naso inizialmente empireumatico, sporco, ma con la giusta attenzione non si fa certo fatica a riprendere le note lasciate nei calici precedenti; qui ancora sentori evidenti di frutta secca e spezie; poi terra, humus, in lento e finissimo divenire. Palato asciutto, oltremodo austero: l’alcol, come i precedenti sui tredici gradi e mezzo, pare sparito dal contesto ma in effetti qui da padrona la fa l’acidità – viva, espressiva, caratterizzante – ed il tannino, finissimo e infinitamente elegante. Un capolavoro per chi non ha paura delle durezze del Taurasi, per me, che paura non ho, rimane comunque una incollatura sotto alla duemilauno, e non solo per il naso inizialmente scomposto.

Taurasi Riserva 1990 Annata calda, la prima vissuta in prima persona da Mario in cantina; e a distanza di un ventennio ancora in piena evidenza nel bicchiere. Il colore rimane di un aranciato vivo e compiuto, seppur lievemente opaco rispetto ai precedenti, abbastanza trasparente. Il naso è subito dolce, le note di frutta secca e corteccia qui emergono come macerate, liquorose, di finissimo spessore ma un tantino più scontate rispetto ai precedenti ventagli olfattivi. Di tanto in tanto una sbuffata cioccolatosa e ancora di liquirizia. In bocca è secco ed abbastanza caldo, qui l’alcol – come tradizione a quel tempo raggiunge di poco i dodici gradi e mezzo – pare dominare eccessivamente il sorso, che rimane sì di buona persistenza ma esce meno incisivo dei precedenti, più corto, sicuramente meno emozionante pur non essendo affatto scontato. In perfetto stato di conservazione ma probabilmente nella sua fase di compiuta espressività.

Taurasi 1977 L’avessimo beccata tutti quell’unica (credo) bottiglia in quasi perfetto stato di forma saggiata al momento della “verifica tappo”, ne staremmo a parlare in altri termini; ma ahimé così non è stato, e probabilmente non poteva essere altrimenti; a quei tempi, in quegli anni dico, gli obiettivi erano essenzialmente altri e non certo votati alla speranza di ritrovarsi dopo oltre trent’anni a discutere di Taurasi così vecchi. Avendo la capacità di berlo dimenticandone subito il naso intriso di dolci note marsalate, se ne potrebbe trarre un quadro gustativo di tutto rispetto: secco, oltremodo asciutto, in perfetto stato di grazia e compostezza, con un tannino dissolto ma con un nerbo ancora non del tutto sopito. Un bel bere si direbbe, ma null’altro. Al netto, naturalmente, dell’unicità e dell’indimenticabile esperienza.

Qui invece da non perdere il report della brava collega sommelier (e giornalista)  Monica Piscitelli pubblicato in contemporanea su www.lucianopignataro.it. Altre interessanti impressioni le trovate qui su Percorsi Di Vino, il blog di Andrea Petrini.

Napoli, Verticale Storica Taurasi Struzziero

18 Maggio 2011

Napoli – Castel dell’Ovo

Domenica 22 maggio ore 15,00

VERTICALE STORICA STRUZZIERO

Degustazione storica delle annate 2004 (campione da botte), 2001, 1997, 1990, 1977;

Con la partecipazione di:

  • Alberto Capasso del gruppo Slow Wine;
  • Angelo Di Costanzo, miglior sommelier Ais Campania 2008;
  • Luciano Pignataro;
  • Mario Struzziero;

L’azienda di Venticano è la terza per anzianità in Irpinia e rappresenta una memoria storica fissata da uno stile tradizionale inconfondibile: solo legno grande, lunghissime attese prima di andare in commercio.

Per la prima volta si svolge una verticale così profonda, una sfida nel tempo. Mario Struzziero, enologo, terza generazione, sarà presente per raccontare il grande rosso di Taurasi, aspettando l’uscita della Riserva 2004.

Per informazioni e Prenotazioni (max 35 posti) info@vitignoitalia.eu.

Napoli, Falanghina Strione di Cantine Astroni ovvero come un bianco si distenda in verticale

17 febbraio 2011

Raccolgo l’invito di Gerardo: “dai che domani sarà una bella giornata, ti porto a vedere la vigna del Colonnello ai Camaldoli, e poi, giusto a titolo d’informazione – quando al telefono pronuncia questa frase pare “vederlo” sorridere – François ed Emanuela hanno già messo sul fuoco il ragù…”. Ecco, non si può dire di no ad una carezza del genere, io che tra l’altro, di camminare le vigne non mi stancherei mai!

Invero mi si era detto anche che a fare da sfondo c’era oltretutto l’opportunità di trascorrere una piacevole domenica all’aria aperta con alcuni amici vecchi e nuovi; sapevo infatti che Luciano (Pignataro, ndr) desiderava da tempo ritornare in Cantina Astroni, tre anni dopo aver battezzato proprio lui l’esordio dello Strione (leggi qui), così l’opportunità di riunire intorno a un tavolo i giornalisti dell’Arga Campania e l’Ais Napoli si è resa propizia per saggiarne una breve verticale discutendo sul reale potenziale del vitigno falanghina e della fine intuizione della famiglia Varchetta, lontana ormai più di un lustro, che ha portato alla consapevolezza di produrre nei Campi Flegrei un vino bianco macerato che esuli dagli acclarati canoni estetici e degustativi che vogliono il varietale di queste terre ancorato a parametri di esile bevibilità e stringata complessità.

Lo Strione nasce dalla piccola vigna coltivata sulle pendici del cratere del Parco degli Astroni dove sorge tra l’altro la bella e funzionale cantina, qui la falanghina viene allevata con un impianto guyot bilaterale e rende in vendemmia più o meno 60 quintali per ettaro. La macerazione con le bucce è generalmente – fatte salve le stringenti peculiarità dell’annata – prolungata per tutta o quasi la durata della fermentazione alcolica, l’affinamento e l’elevazione del vino avviene in diverse fasi in serbatoi d’acciaio e in legno nonché in bottiglia per un periodo minimo mai al di sotto dei tre anni. Uscirà infatti solo il prossimo giugno il millesimo 2008 che al momento dell’assaggio risulta imbottigliato da poco più di un mese.

La mia lunga frequentazione con Gerardo Vernazzaro ed Emanuela Russo negli ultimi due anni non mi lascia certamente granché spazio a manifestazioni di sbandierata imparzialità o asettica critica enologica, tant’é che a detta di molti amici, e loro in particolar modo, continuo ad essere – e confesso di credere fermamente di rimanerlo ancora a lungo – la persona meno indicata a scrivere un “redazionale” su un vino del genere, vista la mia contradditoria naturale avversità ai vini bianchi macerati. Risulta curioso oltretutto come al netto delle copiose bevute di Astro spumante condivise, non ricordi di aver mai bevuto lo Strione se non in fugaci assaggi dalle vasche in cantina e comunque mai in un percorso di confronto così interessante come questa mini-verticale. Pertanto con la stessa (o forse ancor più) curiosità dei convenuti, queste sono le mie impressioni che a ragion del vero credo collimino in buona parte con quelle manifestate da Tommaso Luongo, delegato Ais Napoli, e dallo stesso Luciano Pignataro, che ringrazio per avermi invitato a farlo, con i quali ho avuto il piacere di condurre la breve ma intensa sessione di degustazione.

Campi Flegrei Falanghina Strione 2006 La matrice, ad occhi chiusi, condurrebbe senza mezze misure alla recensione di un buon vino rosso adeguatamente affinato, dai tratti caratteriali certamente risoluti ma in buono stato di grazia. Il primo naso è volto a sensazioni terziarie ed in continua evoluzione, le marcate sensazioni volatili iniziali non faticano a lasciare spazio a note molto particolari che virano dai fiori di camomilla disidratati a concentriche sbuffate idrocarburiche nonché nuances speziate di impronta orientale. E’ molto interessante notare come questo vino più venga lasciato ossigenare nel bicchiere più pare tornare indietro; mi spiego meglio: superata la complessa fase olfattiva iniziale incentrata come dicevo su caratterizzazioni molto marcate, comincia invece a giocare di fino su sottili e gradevolissime note balsamiche, mentuccia e salvia in particolar modo. Palato asciutto, debitamente morbido con solo una sottile reminescenza acida sul finale di bocca. Non ultimo il colore, oro pallido di buona limpidezza, segnato dal tempo ma non ancora del tutto superato. Tutta la massa ha fatto macerazione sulle bucce e per tutta la durata della fermentazione alcolica.

Campania bianco Strione 2007 Annata complessa, vino complicato ma non troppo, pur evidente uno stato di forma smagliante e certamente una maggiore consapevolezza da parte di Gerardo di ciò che andava plasmando. Il colore è luminoso perlopiù giocato su un giallo con evidenti sfumature oro; Il primo naso è più ricco del precedente, seppur paghi una fase iniziale maggiormente scomposta, poi, man mano sorprendente; qui si fanno inizialmente spazio un forte sentore di camomilla e mimosa passita ed evidenti note di frutta candita, albicocca in particolar modo. Alla lunga riprende poi, in maniera ancor più elegante, il quadro empireumatico del precedente, rimanendo su una caratterizzazione piuttosto incisiva. In bocca è ricco, prevale certamente la sfrontata morbidezza sulla carica acida, estremamente evidente, in questo millesimo più del precedente, così anche la sapidità, che diviene dopo una lunga ossigenazione, palpabile salinità. La macerazione sulle bucce in questo caso è stata protratta sino ai ¾ della fermentazione alcolica.

Campania bianco Strione 2008 Dei tre l’espressione meno fedele forse all’idea originaria, lontano al momento dalle caratterizzazioni dei primi due, ma senza alcun dubbio quella più elegante, nonché, alla lunga – con tutte le riserve del caso – il vino che si lascerà apprezzare di più per la sua evidente finezza. Di certo, bevuto oggi, con i parametri appena descritti del duemilasei e del duemilasette si lascia, per l’appassionato alla tipologia, ad una non facile interpretazione, poiché all’evidenza nel bicchiere di un deciso salto di qualità verso l’eleganza e la finezza non corrisponde al momento la voluttuosità dei precedenti; E’ chiaro che paga una annata non particolarmente felice, pertanto tanta cautela profusa in fase di vinificazione e quindi di macerazione; per qualche convenuto è un chiaro segnale di reinterpretazione, io credo più semplicemente il manifesto di un’annata fresca o quantomeno poco confacente alla lunga macerazione. Il colore è paglierino tenue, il naso è ancora troppo compìto per offrirsi a divagazioni sul tema, ma la spiccata matrice minerale lascia ben sperare, non mancano comunque interessanti note floreali e fruttate di agrumi. In bocca è secco, bello fresco e di prolungata persistenza gustativa, corroborante quasi. Anche qui è chiara l’essenziale sapidità che rimane per questo vino un marcatore ineludibile. In questo caso la macerazione sulle bucce è stata protratta al 50% della fermentazione alcolica, anche per questo sono proprio curioso di attenderlo per almeno tutto un anno ancora.

Leggi questo articolo anche su www.lucianopignataro.it.

Dieci anime (più o meno) intorno a me da portare volentieri sull’Arca nel 2011

1 gennaio 2011

Rieccoci! Si riparte alla grande in questo 2011 con subito tanti appuntamenti a cui dedicare particolare attenzione, ma prima di tutto, senza voler essere troppo pallosi, eccovi un piccolo classico con il quale desideriamo sottolineare alcuni riferimenti che ci fanno pensare in positivo per quest’anno appena arrivato. Non è una classifica, solo il piacere – sincero – di ringraziare alcune persone per quello che fanno e sono capaci di trasmettere e dunque una sottolineatura a persone, cose, eventi, fatti che non ci sono risultati indifferenti. Così è se vi pare. Buon anno a tutti!

Rosanna Petrozziello. Moglie, mamma, sommelier, vignaiola di finissime intuizioni sotto l’egida di suo marito Piersabino Favati nonchè – da qualche tempo sempre più ferrata – abile tecnico di cantina grazie agli insegnamenti del suo consulente Vincenzo Mercurio. Potrei anche fermarmi qui, perchè di certe persone basta dire anche meno, per lasciarne carpire il valore umano e morale, ed il suo brillante futuro in questo più o meno meraviglioso mondo del vino. Ci tengo però ad aggiungere solo un ulteriore considerazione, rifacendomi ad una delle più leggere ma al tempo stesso efficaci battute di Totò: in un mondo costellato di mille e più primedonne “tutte pittate*” che sgomitano per ottenere un primo piano, ebbene, come chiosava il più nobile dei comici napoletani ne Il Turco Napoletano, “in questo negozio, fra tanti fichi secchi, un po di poesia non guasta mai”, e Rosanna, con il suo solare splendore, forgiato da sani e saldi principi di un tempo che fu, non guasta davvero no, e guai a chi se ne dimentica! (*) pittate, truccate

Gerardo Vernazzaro, mai senza Emanuela Russo però. E sì, perchè Gerardo è un tipo giusto, che sa il fatto suo, cresciuto come me nella cruda periferia napoletana ma che ha saputo leggere e vivere il presente senza mai rinunciare al suo futuro, ai suoi sogni, pur nella loro reale dimensione, senza cioè voli pindarici. Gerardo fa vino, e seguirlo nel suo lavoro, correre cioè tra le vigne, camminare con lui tra le vasche e rincorrere i suoi ideali nelle bottiglie è, credetemi, uno spasso; Perchè più del valore della fatica, del sacrificio della costruzione, condividere una bevuta con lui significa riuscire a cogliere di un vino”l’essenza” che vuole manifestare, più del territorio che si arroga la presunzione di rappresentare, il suo ideale. E mai compagno di bevute mi fu più gradito!

Teletubbies, sono off topic, lo so, ma aspetto da sei mesi di inserirli in qualche modo in un mio post; Senza di loro non so proprio come farei. Dei quattro, chi mi fa scompisciare è Dipsy, con il suo cappello sempre alla moda ed i suoi balli originalissimi, anche se, per amor del vero, sono quasi costretto a tifare sempre per Po e Laa-Laa, Letizia poi di quest’ultima è follemente invaghita. E che dire poi di Tinky Winky, il più grande (e grosso) della ciurma che se ne va in giro sempre con una borsa rossa (della serie ci fa o ci è?). Tutti protagonisti di storie incredibili alla luce di un sempre splendente Sole-bambina, un po come le mie giornate da quando sono diventato padre, altro che sommelier…

Carmine Mazza. In un tempo in cui Napoli e la sua provincia esprime tutto quello di cui mai ci si potrebbe innamorare ogni tanto salta fuori qualcosa di buono. Il Poeta Vesuviano non è solo un ristorante, prendiamolo come un avamposto di modernariato culinario nella popolosa e popolata provincia napoletana. Torre del Greco non è poi così lontana e andare da Carmine, nella foto con la deliziosa compagna Amalia, val bene il viaggio; Perchè Carmine ha voglia di fare e lo si vede in ognuno dei suoi piatti, ha talento da coltivare e motivazioni da preservare, insomma, il poeta va ascoltato!

La Francia. Credo di aver letto tutto il possibile sulla vitienologia francese e di non essermi mai fatto mancare il tempo per approfondire e cercare di capire: un mondo infinito, altro che bordò e burgogn! La cosa più curiosa è che più ci entri nei dettagli del vigneto Francia e più ne ami, ti appassionano, le mille sfumature più che le poche, solide architetture di un paese del vino straordinariamente ricco di cultura enoica. Così l’approccio dello scorso giugno al sogno borgognone diviene solo l’appetizer di una sì forte motivazione di cominciare quel viaggio fantastico che non si pone mete bensì obiettivi: vivere le terre di Francia.

Pasquale Torrente. Mi dicono che una volta capitato a Cetara si rischia di rimanerci secco, di cetarite o giù di lì. Aggiungono però che trattasi di un male buono, che si insinua dapprima nella mente ma che non perde tempo di rapirti l’anima. Cetara è un borgo marinaro tra i più suggestivi della costiera, vissuto da gente che praticamente si conosce tutta, tra questi c’è Pasquale. Di lui ho incontrato prima la sua fama, di persona per bene appassionata del buono e lento della vita nonchè gran cultore di amicizia. Poi il suo lavoro, di chef e patron dello storico ristorante “Al Convento” e quindi la sua persona: schietta, sincera, onesta, disponibile, trasparente. Un signore, si direbbe. Quanti come lui? Ne conosco solo alcuni altri, e comunque meno bravi con la sciabola!  

Angelo Gaja gira che ti rigira te lo trovi sempre davanti, ma anche no. E’ indubbio che sia un personaggio tra i più ambìti della nomenclatura enologica italiana, tra i pochi, pochissimi a cui va indiscutibilmente concesso il merito di aver creato un aspettativa sempre crescente sui suoi vini. Vuoi per passione, vuoi per critica, i vini di messer Barbaresco – checchè se ne dica – sono sempre un riferimento certo della vitienologia italiana, un caposaldo che sai di avere e di potertelo giocare – con tutti – a tuo piacimento. A lui, come forse a nessun altro, è concesso di apparire e sparire dalla scena a suo piacimento, lui come nessun altro ha maturato, soprattutto negli ultimi anni, quella sottile capacità di essere massmediologo senza esserlo, a volte senza nemmeno proferire parola, lasciando semplicemente parlare i fatti. Altre volte, quando proprio gli girano, ci ha abituato invece a sonore prese di posizioni, più o meno condivisibili, proprio come i suoi vini. Un riferimento Angelo Gaja, meno male che c’è!

Annalisa Barbagli. Il suo vecchio profilo sul sito del Gambero Rosso, per il quale ha collaborato sino a poco meno di un paio d’anni fa, la descriveva come “una persona pratica che vive l’impegno della casa (la spesa, il bucato, le pulizie, il cucinare ecc.) come un tutt’uno da fare all’insegna della massima professionalità”. Ed in verità dalle sue pubblicazioni si è sempre respirato quel non so che di vero che molti tentano – invano – di replicare costantemente nelle ultime uscite culinarie. Negli ultimi tempi non si riesce nemmeno più a contarli i vani tentativi di imitazione, ma chi come noi è cresciuto con La cucina di casa e si è ritrovato in quelle mille e più ricette che ha quasi tutte “vissute”, non v’è tubo catodico che tenga: che se le cuociano e mangino pure tra loro, il mio manuale di cucina è differente!

In ultimo, i miei primi dieci anni di Ais. E sì, son passati dieci anni; Era il 2001 quando mi sono avvicinato all’associazione italiana sommelier, per vocazione e non ripiego; Per molti dei miei amici/colleghi del tempo, quella rimane una “classe di ferro”, per altri addirittura mai più ripetuta. A me basta pensare di aver percorso, anche con alcuni di questi, un bel pezzo di strada professionale, appassionati e mai piegati all’arroganza di chi, nel tempo, ha preferito mettere avanti la scadenza mensile della sua prossima rata del mutuo alle ragioni, umane e morali, di un associazione che fortunatamente rimane un riferimento assoluto per la qualificazione e l’affermazione professionale dei comunicatori del vino, in Italia come nel resto del mondo. L’anno appena messo alle spalle ci ha consegnato una bella ventata di rinnovamento e tanti, tantissimi buoni propositi, a livello nazionale ma anche regionale qui in Campania: staremo a vedere cosa succederà, anche perchè, di cose da cambiare pare che ce ne fossero, chi vivrà vedrà!

Così la mia Arca l’anno scorso. (A. D.)

Montemarano, Taurasi Cinque Querce 1988 Salvatore Molettieri: era a sua immagine…

19 settembre 2010

Stamattina ho ricevuto una mail, un messaggio che mi ha profondamente colpito (e gratificato), dove le parole che leggevo raccontavano sobriamente una reale emozione, quella di cui in effetti abbiamo spesso necessità di vivere per stare bene con noi stessi e con gli altri, e perchè no, ritrovare in un vino.

“[..] ho seguito a lungo il tuo scrivere su diverse pagine in internet, sono per esempio un fan di Luciano Pignataro, e una sera, trovandomi in vacanza a Capri sono tra l’altro venuto a trovarti al Palace; non è stato necessario presentarci, hai immediatamente, con la tua disponibilità, conquistato il tavolo tutto: ci hai fatto bere quello che volevi, anche il misconosciuto Grecomuscio che ho imparato solo in seguito a comprendere meglio ed apprezzare. Per caso ieri sera, cercando tue nuove recensioni sul web, mi sono imbattuto in questa bella, suggestiva recensione che mi ero perso, di un vino, il Taurasi ’88 di Molettieri, che tu stesso definisci “una sottile delusione” . […] saresti capace, come forse nessuno, di vendere sabbia nel deserto, sei un grande!

Questa la recensione in oggetto che riprendo integralmente dal sito dell’amicoLuciano Pignataro per cui la scrissi circa un anno fa.

E’ domenica mattina, finalmente sono a casa, mi giro e mi rigiro nel lettone e tra un’esitazione e l’altra mi accorgo che il tempo è scivolato via tanto velocemente che è già mezzogiorno, rischio di rimanere senza pane fresco per il pranzo. Faccio un salto in centro, a Quarto, sulla strada mi fermo ed entro nel primo negozio a portata di mano, da Gabriellina Bulangerì”: infissi in alluminio verde, scaffali disorientati, generi alimentari e casse d’acqua messi un po’ alla meglio, poco più in la il detersivo, ancora merceria sparsa alla rinfusa e tutto intorno un profumo delizioso ma incipiente di ragù!

Dal fondo della stanza si apre una porta a vetri, uno sbuffo di vapore accompagna la sagoma di un’anziana signora che mi viene incontro, mi saluta e mi da il benvenuto. Le sorrido, stranito, la cucina che intravedo di là della porta è in fermento, due giovani si danno il cambio ad impanare qualcosa che mi pare pollo, una signora con un fazzoletto annodato tra i capelli è intenta a girare qualcosa faticosamente in un pentolone; adesso viene fuori anche l’odore acre di fritto, di melenzane e di friarielli. La situazione è davvero surreale, d’altri tempi come il conto scritto a penna sul foglio di carta del pane a sancire che il mondo ovunque andrà si sarà sempre perso qualcosa o qualcuno per strada: sorrido, stavolta di gran piacere, ringrazio e prendo la via dell’uscita. Ho pensato a lungo a questa scena, ritornatami alla mente appena aperte queste due bottiglie tirate fuori dal caveau del Capri Palace qualche giorno fa per gli amici rimasti a cena a L’Olivo dopo la degustazione I vini delle isole minori.

Perchè? Perchè ho pensato a cosa potesse essere Montemarano 21 anni fa, in una irpinia ancora lontana dal riprendersi dallo choc del terremoto dell’80, a cosa potesse somigliare allora la cantina di Salvatore Molettieri, alle sue giornate su e giù per le contrade Iampenne e Musanni nel vano tentativo di addomesticare le vecchie viti del vigneto Cinque Querce piuttosto che reimpiantarle per compiacere gli imbottigliatori a cui vendeva le uve. Ho pensato a tutto questo, immaginando un Taurasi d’altri tempi che il tempo ha sopraffatto, ad un profilo Molettieri che a questo punto non so se non abbiamo più ritrovato o se forse mai veramente conosciuto. Questo Taurasi ha un colore decisamente aranciato, abbastanza limpido per la presenza di alcune microparticelle di sedimenti in sospensione ma trasparente: la materia colorante ha avuto lungo corso ma ha raggiunto il suo capolinea. Il primo naso è essenzialmente terziario, non invitante ai primi passaggi olfattivi anche a causa di una prima nota di riduzione evidentemente pressante. Lasciato respirare a lungo manifesta spunti organolettici piuttosto particolari, lontani certamente dal “vino-frutto” con il quale la piccola azienda di Montemarano ci ha sconvolto con il 2001, il 2001 Riserva ed il 2003, nitidi i sentori di foglie secche si castagno, terra, polvere, non ultimo ruggine. In bocca è secco, abbastanza caldo, l’acidità ed il tannino appaiono dissolti pur rimanendo le uniche note gustative su cui fare leva in mancanza di una decisa profondità e di un frutto a questo punto magro, rimanendo gradevolmente lineare, certamente stanco, ma ancora bevibile concedendoci il tempo per costruire un utile critica storica. Particolare l’etichetta, francesizzante, con la denominazione Taurasi in rosso su carta bianca utilizzando diversi caratteri di scrittura che, come dicono oltralpe, esaltano l’immediata riconoscibilità del vino.

Avevo aperto qualche tempo fa un’altra bottiglia di questo ‘88, di cui conserviamo in cantina ancora una dozzina, e l’uniforme dissoluzione del frutto venuta fuori dalle degustazioni mi lascia pensare che non vi è null’altro da aspettarsi da questo vino se non la continua conferma che l’aglianico di Taurasi rimane un vitigno ed un vino, pur grande, dalle mille e una sfaccettature e sicuramente ancora lontano dall’essere pienamente longevo nonostante la straordinaria esperienza del ‘68 di Mastroberardino mi aveva aperto ad altre e più entusiasmanti considerazioni. Non so, a questo punto e sinceramente, se la sottile delusione sia maggiore del piacere di aver bevuto, tra i primi, un raro Taurasi di 21 anni di Salvatore Molettieri.

Un grazie di cuore a chi, quotidianamente ci legge e a chi, come Livio, che ringrazio pubblicamente, conoscendoci da tempo, apprezza tra le varie cose che cita nella mail, soprattutto la passione che ci mettiamo. Io mi permetto di aggiungere lo sforzo che sosteniamo per rendere questo blog quantomeno aggiornato e soprattutto fruibile a tutti… Grazie ancora! (A.D.).

L’utile sottovalutato, il tappo a vite per esempio

16 agosto 2010

Lo ammetto, inizio ad accettare di buon grado l’idea delle bottiglie di vino con la chiusura tappo a vite. Credo siano stati fatti buoni passi avanti, innanzitutto sull’utilizzo dei materiali, soprattutto in riferimento alle plastiche utilizzate internamente al tappo come sigillante, da qualcuno, in passato, additate come nocive se non addirittura cancerogene e poi anche, sebbene ancora poco, da un punto di vista comunicativo e divulgativo. Per la verità, per quanto ci riguarda, in Italia il dibattito sulla utilità o efficacia di questa soluzione, nata perlopiù per sopperire alle difficoltà causate dal prezzo dei sugheri in costante ascesa, non si è mai acceso del tutto, dovuto soprattutto al fattore culturale, più che altro così filo mittel-europeo quanto vera e propria sincope del nuovo mondo, distante quasi anni luce dal romanticismo latino, italiano e francese in primis, che vuole, aggiungo forse giustamente, le bottiglie di vino bollate e consegnate al tempo esclusivamente con il tappo di prezioso sughero.

Ecco, pur essendo io un romantico, me ne sono fatto una ragione, professionale innanzitutto e nel tempo ho imparato a rivalutare il tappo a vite sino a pensare che prima o poi ne diverrò un convinto sostenitore, quasi un fan; A ciò aggiungo che rilancio molto volentieri l’invito, a chiunque ne fosse strenuo ostruzionista, a rivedere sin da subito la propria posizione e poichè non sarebbe così male di pensare di utilizzarlo con maggiore frequenza, e mi riferisco in particolar modo a quelle aziende che dedicano stabilmente una “linea di prodotti” per esempio alla banchettistica o più semplicemente propongono sul mercato vini dal consumo più o meno veloce (bianchi e rossi d’annata, rosati). Tra i pro, tra i tanti, uno lampante proprio per gli addetti ai lavori, quello cioè di non dover aprire (metti un evento di gala) cento-centocinquanta bottiglie e – come mi auguro capiti di sovente – provarne l’integrità da tricloroanisolo una ad una. Qualcuno ha pensato bene di attenuare lo stress per il sommelier di turno con i tappi sintetici, bene, bravo, ma rimangono pur sempre da aprire, cavatappi alla mano, cento-centocinquanta bottiglie di cui sopra. Vuoi mettere con uno Stelvin,  svita e… vai!

© L’Arcante – riproduzione riservata

L’Arcante, diario di una passione in crescita

29 luglio 2010

Pozzuoli 16 novembre 2009, nasce L’Arcantediario enogastronomico di un sommelier. Abbiamo esordito più o meno così, raccontandovi di Peppe Mancini e Manuela Piancastelli e della bella favola del Pallagrello. In verità già da qualche giorno lavoravamo su una nuova idea di comunicazione ed alcune belle esperienze ci esortavano a camminare, decisi, questa strada: per imparare, costruire, confrontarsi, crescere. 

Erano quelli giorni pesanti, mistici direi, di profonda gioia con il cuore impavido per la novella notizia e di pressione debordante con la mente rarefatta da scelte improrogabili; noi abbiamo deciso di guardare avanti, svoltare l’angolo, alla ricerca di una via percorribile, e di queste pagine farne la cronaca, di nuove esperienze professionali ed umane capaci di segnare il tempo, il nostro tempo, che passiamo a lavorare e vivere alcune delle nostre passioni quotidiane: il vino, il cibo, gli amici, il confronto professionale.

Le ragioni di questo post potrebbero far passare l’argomento come il più banale delle autocelebrazioni ma i numeri meritano sempre una certa considerazione, su tutti le più o meno 200 visite al giorno e le oltre 4500 pagine lette ogni mese, una costante che ci riempie di grandi stimoli; chi ci ama ci segue, chi no pure, ma questo conta relativamente; ci piace parecchio invece che chi ci conosce continua ad esortarci, mentre chi scopre queste pagine per la prima volta ne fa lettura quasi quotidiana.

A tutti diciamo grazie, di vero cuore, perchè avere qualcosa da dire è importante, ma essere ascoltati letti è proprio una bella soddisfazione: le lunghe notti del dopo-lavoro dedicate a buttare giù parole più o meno comprensibili e tracce percorribili hanno per fortuna un senso compiuto.

Orbene, ovunque voi andiate alla ricerca del mare più cristallino e delle spiaggie più fini, che il sole possa accompagnare ogni vostro giorno di agognata vacanza. A Chi sceglierà la terrazza sulla valle più verde di montagna, auguriamo che l’aria tutt’intorno sia della più pura possibile mentre per chi invece rimane in città, che lo stress, almeno ad agosto, abbandoni la vostra quotidianità. A tutti Buone vacanze, e per tutti, buon vino! E che sia dei migliori della nostra amata Campania Felix!

Bacoli, Cruna DeLago 2008 La Sibilla

13 luglio 2010

“Guardi avrei proprio voglia di lasciarmi consigliare da lei un bel vino campano, qualcosa che mi possa far cambiare idea ed opinione a riguardo: deve sapere che lì, su al nord, non è che si beva benissimo, ci sono certi soloni, tutti matti per lo sciardonnè, ma per me che amo il sud rimane comunque piuttosto difficile trovare dei vini della vostra regione che mi entusiasmino in modo particolare, ma è possibile che avete solo Cantine Sociali..?”

Carlo Bernini (nome puramente di fantasia, ndr) si è dimostrato un ospite molto gradito. Avvocato in Cassazione, spalle larghe, almeno quanto il bacino e sessant’anni nemmeno a vedergli la carta d’identità, viso tondo tendente al paffuto, dagli occhi azzurri, semi chiusi; persona però distinta, appena un po sfacciata, curiosa, insomma uno di quei clienti che pagheresti per avere alla tua tavola, e non solo per le belle bottiglie che ti lascia decidere di aprire, e nemmeno per la lauta mancia che ti offrirà alla fine per ringraziarti, stavolta con gli occhi ben aperti, azzurri, lucidi, soddisfatti per avergli riservato una piacevole serata: la tua soddisfazione, la grande soddisfazione l’avrai ottenuta invece da quelle poche parole, tra le mille venute fuori durante la cena, che ha saputo far entrare, esprienza alla mano, con le sue osservazioni, con le sue puntualizzazioni, con i suoi aneddoti, nella tua mente, prepotentemente, parole che mai dimenticherai!

L’avvocato Bernini ne ha viste tante in vita sua, e ne ha districate troppe per fidarsi ciecamente: “mi sono occupato di frodi alimentari e di vino per circa un ventennio, e credimi mio bel sommelier, la purezza delle tue parole, il tuo racconto mi affascinano, ma non mi convincono, ho bisogno di più”. Avvocato mi lasci dire, che brutta opinione che s’è fatto del vino, lasciamo stare le mie chiacchiere, facciamo che a parlare sia il bicchiere, io le faccio bere due-tre cosette, lei, alla fine, mi deciderà cosa val la pena pagare e cosa no, ci stà? “Intraprendente…”.

Così dopo una ouverture leggiadra a base di Biancatenera di Tramonti (Monte di Grazia bianco ’09) confido che sia il Cruna DeLago di Luigi e Restitua Di Meo a scalfire la mistica  pervasione del vino nostrano agli occhi dei transumanti avventori dell’alta langa. “Un vino delizioso, ti dà l’impressione di volerti piacere per forza ma non è ruffiano, non ammicca in maniera insolente, dico bene?”  Dice bene, essere se stesso è un suo tratto caratteriale. Il vitigno di cui è composto, la Falanghina dei Campi Flegrei ha la capacità di conquistare i palati senza sciolinare false pretese, offre vini sinceramente franchi, austeri e sottili al naso, asciutti e minerali, profondi al palato. Il vino che ne viene fuori è di solito vivo come la storia millenaria imprigionata nelle centinaia di enclavi di monumenti che ne costellano il territorio tutto, da Pozzuoli a Bacoli, ed il Cruna DeLago è una delle sue massime interpretazioni: giallo splendente, intriso di profumi di glicine e pino mediterraneo, quello delle coste di Agnano, austero proprio come l’anima dei suoi vignaioli, legati alla propria terra più che a se stessi, un nettare asciutto e minerale come le falde ardenti del vulcano Solfatara, salmastro non per evoluzione ma per finissima vocazione.

Ecco avvocato, mi sono tenuto defilato, niente nomoni, non le ho nemmeno raccontato della crescita inimmaginabile, il successo del Fiano di Avellino e del Greco di Tufo, e le ho servito il Fiorduva solo perchè così come richiesto dal dotto’ Impresacchi: ma mi dica, le sono piaciuti i vini? “Angelo, ho molto apprezzato, vorrei tanto conoscere di questo Alfonso Arpino, come si fa ad allevare vigne di cent’anni? E poi i Campi Flegrei, pensare alla Falanghina con questa profondità così mediterranea non mi era mai capitato prima, oggi ho scoperto due bei vini!

E’ solo l’inizio mio caro Avvocato, questa è la mia terra e non ha confini!

Chiacchiere distintive, Nicoletta Gargiulo e il suo programma elettorale per l’Ais Campania

17 Maggio 2010

Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Nicoletta Gargiulo le sue idee programmatiche da realizzare qualora venga eletta presidente regionale dell’Ais Campania.

Da una prima analisi, come lei stessa non manca di sottolineare nel messaggio di posta inviatoci, i punti sono essenziali e diretti al cuore dei temi rappresentati: “Non amo promettere cose irrealizzabili, pertanto chiedo che questi pochi passaggi vengano interpretati come grande volontà da parte mia di interagire con tutti i sommeliers che vorranno partecipare al forte rinnovamento che tutti auspicano da tempo ma che pochi, a quanto pare, sembrano disposti a sostenere veramente !” (Nicoletta Gargiulo).

Particolare attenzione, come del resto ci si aspetta da una Miglior Sommelier d’Italia, è destinata a migliorare e qualificare sempre di più il sommelier professionista che opera sul campo. Ecco i passaggi più significativi del programma:

Programmare di inserire Didattica, Relatori e Degustatori Ais nelle scuole alberghiere.

Lavorare decisi per la nascita di un “Salone del vino della Campania”.

Una idea importante da realizzare e destinare con grande comunicazione a tutti i sommeliers, anche fuori regione, “la Guida ai vini della Campania a cura dell’Ais Campania”.

Migliorare e rendere vivibile a tutti la sede di rappresentanza dell’Ais Campania.

Supportare aggiornamenti e lezioni supplementari sui servizi offerti dall’associazione, integrandoli con l’intervento di professionisti che operano sul campo per trasmettere agli aspiranti e a tutti gli appartenenti al gruppo servizi le esperienze tecniche necessarie per un servizio ad hoc.

Programmare incontri tecnici e di pubblica audizione con enologi e viticultori, per aprire ai sommeliers non solo le porte delle cantine ma anche per crescere e migliorare l’altrui comprensione di un linguaggio tecnico-produttivo che spesso incontra difformità da quello puramente didattico-degustativo.

Programmare e migliorare parthnerships con aziende vinicole e ristorative, soprattutto delle grandi strutture ricettive, per stages formativi per i futuri sommelier professionisti.

Così per i viaggi-studio nelle aree di maggior interesse vinicolo, una risorsa importante da sviluppare con maggiore convinzione.

Scuola concorsi, un punto di svolta per la formazione dei migliori sommelier capaci di confrontarsi con il panorama nazionale ed internazionale, in particolare con una didattica basata su lezioni più approfondite di enografia, cultura e tradizione territoriale, degustazioni magari con l’ intervento di relatori esperti nelle materie di maggiore interesse.

Concorsi Primo sommelier della Campania, Master dell’Aglianico, Primo sommelier nelle scuole alberghiere. Da continuare e dove possibile migliorare per renderli sempre più appetibili!

E poi maggiore attenzione agli eventi, da curare e sviluppare in prima persona, in cui l’Ais deve entrarci con profonda sinergia e professionalità: Sagrantino day, Anteprima Taurasi (ripristino di),  spingere per la nascita di almeno un evento specificatamente territoriale in ciascuna delegazione; Poi ancora proseguire la strada tracciata con l’arrivo di “Ais Campania TV Tastevin”, e seguire con attenzione gli sviluppi per l’Enoteca Regionale in Campania.

Infine l’ascolto, aprirsi alle proposte che arrivano da parte di ciascun delegato per far si che l’Ais Campania sia la casa di tutti, di tutti i sommeliers campani e gli appassionati del mondo del vino.

Ringraziando Angelo per l’opportunità concessa, cordiali saluti,

Nicoletta Gargiulo

Potete leggere qui il nostro invito ai candidati della scorsa settimana e prendere visione qui del programma inviatoci a suo tempo da Marco Starace.

Chiacchiere distintive, Ciro Potenza

11 Maggio 2010

No, non mi sono sbagliato, c’è un’altro protagonista in questa storia ed è, con il Vesuvio, il simbolo di Napoli nel mondo: la pizza, la più grande passione, assieme al vino naturalmente, di Ciro Potenza, napoletano di Salita Tarsia, classe ’83, giovane e dinamico sommelier di Palazzo Petrucci, a Napoli unico ristorante Stella Michelin. L’Arcante ci ha fatto quattro chiacchiere, distintive come sempre di bravi sommeliers che lavorano per affermare la propria passione e professionalità!

Allora Ciro, entriamo subito nel vivo della chiacchierata. Come nasce la tua passione per la sommellerie? Mia nonna è irpina, di Frigento. I miei primissimi ricordi legati al vino sono dell’infanzia, quando andavamo in campagna a trovarla, per me era bellissimo stare in mezzo al verde con i panorami irpini e le viti a fare da sfondo. Ma il vino arriverà solo più tardi, io vengo da una famiglia di pizzaioli e le prime esperienze di lavoro le ho avute in bottega con mio padre, ero fortemente affascinato dalla pizza, più che un alimento, un rito, un’arte dalla storia antica. A 16 anni incontrai Enzo Coccia (Pizzeria La Notizia, tra le migliori a Napoli) ed iniziai a collaborare con lui. Da li gli studi sulla storia, le materie prime, i primi corsi di formazione, le consulenze: alla fine mi ritrovai un vero e proprio “artigiano pizzaiolo”. Nel 2006 attratto sempre più dai giochi di abbinamento che con lo stesso Enzo provavamo a fare in pizzeria, mi iscrissi ai corsi dell’ Ais di Napoli, un ottimo viatico per la mia formazione.

Quale il momento in cui ha capito di poter avere un futuro nell’ambito della sommellerie? Ci sono stati una serie di eventi favorevoli. In primis l’aver ottenuto un ottimo risultato al corso, subito dopo l’incontro con il Gambero Rosso. Ricordo che la Città del Gusto era stata inaugurata da pochi mesi, cercavano un giovane sommelier ed io avevo da poco finito il corso, feci il colloquio e mi scelsero; Era il 2008. Poi la partecipazione al master sulle acquaviti “la ricerca dell’eccellenza” organizzato dall’AIS e dalla distilleria Bonaventura Maschio, e la borsa di studio vinta come primo classificato per il sud. Subito dopo l’esperienza al Gambero ci fu l’incontro con la proprietà del ristorante Palazzo Petrucci che era in cerca di un sommelier. Sin dal primo momento c’è stata grande intesa sia con Lino Scarallo, lo chef, che con tutto lo staff del ristorante. Quando si dice al posto giusto al momento giusto!

Chi è, se c’è, il tuo modello professionale, chi ti ha aiutato a migliorare nella tua crescita professionale? Sicuramente la mia famiglia ed i miei affetti. Ringrazio ancora Enzo Coccia per avermi sempre incoraggiato nonostante mi avviavo a fare un salto nel buio cambiando completamente lavoro, ma anche e soprattutto un amico, Paolo De Cristofaro; Al Gambero di Città della Scienza ho collaborato per un anno, e lui che è un grande comunicatore mi ha aiutato molto a crescere.

Cosa ti piace dell’ambiente in cui lavori, cosa possiede di speciale? Sono a Palazzo Petrucci da poco più di un anno, qui ho trovato un gruppo di lavoro molto affiatato ed una proprietà davvero sensibile, mi hanno aiutato molto ad entrare subito in sintonia con tutto l’ambiente. E poi ho la possibilità di lavorare a stretto contatto con Lino Scarallo, cosa per me molto esaltante,

Com’è la tua carta dei vini? Come scegli di acquistare i vini e come li proponi ai tuoi ospiti? La mia carta è in continuo movimento, cerco sempre di aggiornarla con nuove proposte. Attualmente sono circa 500 le etichette, con grande spazio alla Campania; A breve ci sarà il completamento della cantina che stiamo allestendo in un adiacente locale storico. I vini che acquisto sono soprattutto quelli che piacciono a me e che certamente posso abbinare alla nostra cucina. Al tavolo invece, cerco sempre di coinvolgere i miei ospiti proponendo nuove esperienze, magari stuzzicando la loro curiosità.

Il vino del cuore e quello che desideri di bere prima o poi? È difficile sceglierne uno, ritengo il Fiano e l’Aglianico due vitigni di grandissimo spessore. Poi mi piace tantissimo il Verdicchio, i Sauvignon della Loira e del Friuli, alcuni Champagne, blanc de blancs in particolare, i Riesling tedeschi, il Pinot Nero in Borgogna ed alcune interpretazioni dell’Alto Adige. Amo tanto anche i Super Tuscans ed i rossi delle Langhe. Al sud guardo sempre con interesse al Vulture, all’Etna ed al Carignano in Sardegna. Nutro grande passione per i vini da dessert, indistintamente! Il vino che desidero bere? Uno di quei vini che sfidano il tempo, capaci di emozionare e lasciare il segno.

Il nostro lavoro è di grande sacrificio, rimpianti o che cosa avresti voluto cambiare? Rimpianti no, ma se potessi tornare indietro frequenterei l’istituto alberghiero, sicuramente più attinente al mio percorso.

Il tuo rapporto con l’ais, c’è qualcosa che potrebbe fare di più l’associazione per te? La mia esperienza con l’AIS è stata felicissima, purtroppo non ho molto tempo da poter dedicare alla vita associativa, ma cerco di essere presente alle rassegne, a volte anche solo per mezz’ora! Per me anche la semplice chiacchierata con un collega può essere un momento di crescita .

Gli amici, la famiglia, come concili il lavoro, con tutto questo? I momenti da poter dedicare a se stessi ed ai propri affetti sono sempre di meno, ma ho la fortuna di avere una compagna fantastica, che ha capito quanto sia importante per me questo mondo, ed è sempre pronta a sostenermi. C’è poi il gruppo storico di amici, tanti studiavano a Napoli come fuori sede, cerchiamo di incastrare i giorni liberi e di vederci.

Le tue aspettative, cosa ti auguri per il futuro? Per un giovane come me la voglia di sapere è quasi ossessiva e spero di poter soddisfare la mia curiosità, mi piacerebbe conoscere il vino nell’anima così come ho fatto in passato con la pizza, ci vorrà del tempo, visto la vastità dell’argomento e la dinamicità di questo settore, ma sono paziente! Mi auguro infine di poter seguire sempre le mie passioni, e di poterle esprimere al meglio.

Bene, grazie Ciro per la bella chiacchierata, ad maiora!

Chiacchiere distintive, Marco Starace ci presenta come lui vorrebbe la futura Ais Campania

11 Maggio 2010

Riceviamo e volentieri pubblichiamo il documento programmatico di Marco Starace, neo candidato alla presidenza regionale dell’Ais Campania, dal titolol’associazione, come la vorrei“. Restiamo in attesa di ricevere le idee di Nicoletta Gargiulo, voi nel frattempo lasciate qui le vostre opinioni su quanto segue…

Maggio il mese del vino Per tutto il mese di maggio in Campania , ci sarà un matrimonio tra arte, cultura vino e territorio, questo è il significato reale di Maggio Mese del Vino, quello di legare, oggi una manifestazione (regionale) che possa essere legata al vino, domani creare un Maggio dei monumenti (nazionale) dove il grande attrattore non siano solo Musei, chiese, scavi, ma tutto il territorio inteso come patrimonio da diffondere e proteggere. Un volano di sviluppo economico e sociale. Non sprechiamo altro tempo e pensiamo noi come associazione sommeliers di presentare nel 2011 un Maggio tutto nostro.

Vigna Felix E’ un progetto per la promozione del patrimonio enologico campano e la valorizzazione dei territori di produzione del vino in una prospettiva turistica, culturale ed economica.Vigna Felix è il sistema delle Enoteche Regionali della Campania, un sistema innovativo e strategico, diffuso sul territorio e finalizzato alla promozione e divulgazione dei vini della Campania. Il network caratterizzato da una forte identità visiva è composto da un hub centrale nella città di Napoli con funzioni di rappresentanza e documentazione e di un insieme di sedi territoriali distribuite in luoghi rappresentativi e strategici nelle cinque province, strutturati per approfondire il percorso esperienziale dei singoli territori e delle relativa produzione. Elemento distintivo delle Enoteche di Vigna Felix è l’innovativa dotazione tecnologica: dalla cosiddetta “bottiglia parlante” all’enoteca virtuale con piattaforma per l’e-commerce e la consegna in tutto il mondo.

Le Strade del vino ed i Consorzi di Tutela  Oltre a Vigna Felix, rappresentano in questo momento storico particolare della nostra associazione la possibilità di essere i veri ambasciatori della cultura enoica della regione Campania. Non esserci significa diventare non più comunicatori del vino ma semplici versavino. É con queste istituzioni che bisogna rapportarci in modo da essere protagonisti nelle sedi e nei momenti importanti in cui si parla di vino. Strumento necessario per la promozione delle strade e dei consorzi, sarà la creazione di una guida dei vini regionale con uno spazio particolare alle strade ed ai consorzi dove l’associazione potrà con competenza ed esperienza raccontare con schede approfondite e complete vini e vitigni.

Le “Strade del Vino” sono percorsi entro territori ad alta vocazione vitivinicola caratterizzati, oltreché da vigneti e cantine di aziende agricole, da attrattive naturalistiche, culturali e storiche particolarmente significative ai fini di un’offerta enoturistica integrata. Le “Strade del Vino” costituiscono uno strumento di promozione dello sviluppo rurale e del suo territorio e intendono favorire e promuovere l’Eno-Turismo, quale movimento inteso a valorizzare la produzione vitivinicola nell’ambito di un contesto culturale, ambientale, storico e sociale.

Vini Biodinamici, naturali, biologici e la carta dei vini campani Che ne pensate se nei nostri corsi ci sia un’attenzione in più su vini naturali, biologici e biodinamici? Inoltre i direttori dovrebbero dedicare un pò di tempo su approfondimenti sui vitigni campani, sulle differenze delle espressione degli stessi in base ai territori di produzione (es, Falanghina del Taburno e Fanghina dei Campi Flegrei ecc…)

Vino e cucina : Chef e Sommelier interpreti del territorio Molti amici chef , mi hanno risposto e sono contenti di gemellare la cultura del territorio con  noi professionisti del vino e del beverage, anzi suggerivano di creare degli appuntamenti dove si potesse trovare un linguaggio comune per trasmettere quel prezioso patrimonio che è l’enogastronomia.  

la “Casa del Sommelier” Finalmente un sede dove accogliere i soci, dove poter fare degustazioni, lezioni, eventi associativi, ma anche un “appoggio” per enti, aziende che vogliono usufruire dei nostri servizi professionali. Un posto dove il sommelier possa sentirsi a casa, dove possa trovare una biblioteca aggiornata su vini, vitigni e territori; giornali e riviste del settore, un posto dove, anche se è di passaggio è protagonista e padrone di rilassarsi con la sua passione preferita. Un piccolo winebar con vini al bicchiere dove poter degustare novità o vini “top” al bicchiere ad un prezzo “politico”.

Concorsi e gemellaggi Concorso Primo sommelier campano, Concorso sommelier Juniores, Master dell’Aglianico, un Master sui vitigni autoctoni dedicato alla memoria di Antonio Aversano, sono delle grosse opportunità per la nostra regione; I concorsi fanno si che i nostri vitigni siano studiati ed approfonditi da sommelier di altre regioni mentre i gemellaggi sono traino e confronto sia di scuole che di esperienze. Possono diventare piccoli enti di collocamento per permettere ai nostri sommelier campani di acquisire esperienze all’estero.

Scuole Alberghiere Secondo la normativa vigente non si può somministrare alcol ai minori di 18 anni. Si potrebbe prevedere dei corsi di formazione di analisi sensoriale, dove nel triennio si insegna un percorso olfattivo del vino e riconoscimenti varietali con degustazione delle uve , in particolar modo analisi delle bucce ed insistere sulle tecniche di servizio e l’ultimo anno concentrarsi sul vino, sulla degustazione e sulla compilazione di una corretta carta dei vini, almeno campana.

Vino e Salute L’Associazione Sommeliers Campania, ha da sempre capito che il vino deve essere comunicato in modo positivo e risaltando le peculiarità salutari , l’uso e non l’abuso. Il progetto deve continuare con lo sviluppo nelle scuole, nei luoghi di ritrovo dei giovani. Con l’adesione dell’associazione Farmagourmed individuare anche la giusta strategia di divulgazione in ambienti scientifici.

Comunicazione Sito , web, tv e radio, oggi è indispensabile un contatto quotidiano con i soci attraverso le moderne tecnologie che siano digitali o cartacee, il digitale è diretto quasi in tempo reale ed economico , anche la televisione digitale Ais Campania apporta quel bagaglio di informazioni che il socio ricerca e che con le newsletter gli vengono comunicati, in più si potrebbe pensare di essere ospiti in qualche radio locale con uno spazio sommelier, su approfondimenti riflessioni del mondo Ais,

Bene la card fidelity per i soci Ais Campania.

Strumenti dell’associazione Le delegazioni devono poter possedere tutti gli strumenti utili a svolgere al meglio il proprio ruolo sul territorio. Videoproiettori, Laptop, Abbattitori di temperatura per il gruppo servizi, bicchieri , decanter ecc serigrafati. Ais Campania.

Elelzione delegati La democrazia è uno strumento utile alle  persone per scegliere il loro rappresentante, naturalmente noi non possiamo non tener conto dello statuto e del regolamento, che impongono la nomina dei delegati e del consiglio ma lo stesso non vieta laddove ne esista la necessità di tenere un assemblea consultiva di proposta e segnalazione da cui far emergere l’indirizzo politico da proporre al Presidente.

Sommelier internazionale la domanda del sommelier internazionale nasce dagli enti pubblici che realizzano fiere all’estero e dalle aziende che hanno necessità quando accolgono buyer stranieri di illustrare i propri vini ecc… L’associazione sommelier spesso riceve richiesta di queste professionalità, che scarseggiano. Compito dell’associazione è individuare o proporre a chi vuole percorrere questa carriera di far parte di una ” task force”. Prima di tutto il sommelier si deve fare le ossa con stage al seguito di altri sommelier internazionali dopodiché come per i relatori e per il gruppo servizio, ci sono i corsi di formazione anche per queste figure ci saranno dei corsi , quali ad esempio di lingua per apprendere con padronanza i termini della degustazione (naturalmente la base della conoscenza della lingua deve esserci già) o e corsi su usanze e tradizioni sul mercato di riferimento (es. in Giappone il bigliettino da visita si offre con due mani ecc. ecc.). Requisiti minimi per far parte di questa task force : n° x servizi, conoscenza n° x lingua straniera, compostezza nei modi.

Gruppo Servizi La riorganizzazione del gruppo servizi prevederà fondamentalmente la classificazione dei sommelier in 5 classi: verrà introdotta la figura del “Sommelier Internazionale”, un degustatore ufficiale con comprovata esperienza sia di degustazioni in pubblico che di servizio in sala ed ai banchi d’assaggio, e con una buona padronanza della lingua inglese. Ad esso saranno affiancate le figure di “sommelier caposervizio”, “sommelier esperto”, “sommelier” e “stagista”. Sarà anche ridisegnata la figura del responsabile del Gruppo Servizi regionale, al quale sarà affidato quale compito fondamentale quello di equilibrare la qualità del servizio in tutto l’ambito territoriale, assicurandosi che nelle varie aree regionali i servizi vengano espletati allo stesso livello qualitativo. Tutto questo operando attraverso la partecipazione diretta, in maniera ciclica e sistematica, ai vari servizi organizzati nelle diverse delegazioni, ed organizzando, laddove ne ravveda la necessità, interventi atti a formare un unico standard professionale che sia garanzia dei committenti di tutte le province. 

Capri Un impegno di questa presidenza sarà quello di costituire a Capri una sezione dell’Ais Campania, un investimento di risorse umane ed economiche che sarà per l’associazione un tassello prestigioso a completamento del paniere di aree turisticamente vocate ed evolute che già appartengono al gruppo Ais Campania.

Ais Nazionale L’intenzione di questa presidenza è quella di creare nei prossimi anni una squadra di persone capace di affrontare le elezioni Nazionali con preparazione e competenza ed esprimere un candidato Presidente nazionale con una giunta del centro sud .

Vice Presidente Il desiderio di questa Presidenza è che la vice presidenza, nominata dal consiglio, sia una persona con elevata capacità di comunicazione ed esperto conoscitore dei vini campani. Tale figura rappresenterà l’immagine dell’ais e sarà membro indispensabile per creare un gruppo di preparazione ai concorsi e coordinatore della guida ai vini campani.

Cordialmente,

Marco Starace

Qui potete leggere il programma di Nicoletta Gargiulo.

Lettera aperta ai canditati alla presidenza regionale dell’Associazione Sommeliers Campania

10 Maggio 2010

E’ notizia recente che tra qualche settimana vi saranno in Campania  nuove elezioni per eleggere il presidente di tutti i sommeliers regionali. Ed è subito toto candidature e toto vincitore. A suo tempo sul sito dell’amico Luciano Pignataro (leggi qui) è trapelata la notizia che il presidente uscente, Antonio Del Franco, pur avendo operato in maniera egregia, abbia deciso di non ricandidarsi lasciando spazio a nuove figure che avessero voluto continuare quell’opera di rinnovamento da tempo e da molti auspicata e che lui aveva appena avuto possibilità di avviare;

Ad Antonio, con il quale ho avuto modo di confrontarmi spesso e grazie al quale impegno si sono potuti finalmente ideare e realizzare diversi progetti importanti dedicati ai professionisti del vino (tra cui per esempio il Master dell’Aglianico), va il mio personale ringraziamento per l’opera svolta ed un sentito augurio per le iniziaive future che lo vedranno impegnato.

Le prime indicazioni davano ai blocchi di partenza vecchi e nuovi nomi della nomenclatura associativa, tra i quali spiccavano Vincenzo Ricciardi, Marco Starace e Nicoletta Gargiulo. Dopo le prime avvisaglie e – come prevedibile che fosse – qualche polemica, il primo, già ex consigliere nazionale Ais nonchè ex presidente regionale sembrerebbe intenzionato a lasciare il passo (suo malgrado) ai soli Starace, ex delegato di Ischia ed alla Gargiulo, neo delegata della Penisola Sorrentina ma che tutti ricorderanno soprattutto per essere stata la prima donna campana a vincere, nel 2007, il titolo di Miglior Sommelier d’Italia. La sfida si preannuncia ricca di spunti e sfumature, soprattutto per le evidenti divergenti opinioni tra alcune delle altre delegazioni campane che dovranno pertanto appoggiare l’uno o l’altro candidato favorendone la vittoria:  proporre quindi idee e programmi vincenti per affermare la propria candidatura sembrerebbe non bastare, ecco perchè,  salvo colpi di scena, si preannuncia una tornata elettorale avvincente e per niente, com’è giusto che sia, scontata.

Con questo post, sia chiaro, non si vogliono discutere le candidature, che reputiamo, alla luce di quanto espresso sino a qui dai due contendenti finali, giuste, – e come immaginabile – ampiamente condivise: si vuole però lanciare una riflessione, in senso generale, su alcuni argomenti sensibili che reputiamo utili prendere in considerazione affinchè il tanto auspicato rinnovamento sia finalmente conclamato e definitivamente consegnato ad una nuova leva di dirigenti che tendano a valorizzare sempre più l’opera di una associazione, che per quanto espresso sin dalla sua fondazione, è a tutti gli effetti un riferimento assoluto per la salvaguardia e la promozione di qualità del mondo del vino, in Campania, in Italia come nel mondo.

Ebbene, difficile condensare in poche righe tutte le domande ai neo candidati, loro stessi d’altronde avranno di che lavorare per stilare programmi dettagliati da sottoporre poi al giudizio degli elettori, questi che seguono però, a nostro avviso, sono punti di discussione particolarmente sensibili da non mancare di valutare nei prossimi interventi direttivi in sede regionale, ed approfittiamo del dibattito già avviato per sottoporli immediatamente ai diretti interessati. Qualora ne vengano fuori altri, terremo i nostri lettori continuamente aggiornati.

Il sommelier professionista: il sommelier che opera professionalmente, ovvero colui che quotidianamente è immerso nel mondo del lavoro e della comunicazione del vino, quello per intenderci, più immediatamente a contatto con il consumatore, che aspettative può nutrire, potrà contare sull’associazione regionale come riferimento di specializazione e crescita professionale? E’ costui una risorsa da valorizzare per l’Ais Campania, abbiamo letto per esempio che da qualche parte in alcune delegazioni esistono addirittura dei responsabili dei contatti con i sommeliers professionisti, eppure di questi, chi come noi, tessera alla mano risulta essere sommelier professionista, non ne ha mai avuto notizia: ma chi sono, quando e dove li troviamo, cosa fanno?

Le attività associative: La nostra regione è da un punto di vista vitivinicolo, una risorsa dal patrimonio inestimabile, pertanto c’è tanta curiosità per la scoperta e la valorizzazione di storie, luoghi e persone. Quali le idee, i progetti per cementare sempre di più il legame tra l’associazione sommeliers Campania ed il territorio in cui opera? Possibile che eventi di degustazione, incontro con i produttori, visite didattiche, manifestazioni di vario genere, vedano delegazioni e delegati impegnati sempre più in ruoli di affiancamento a idee e progetti (per non dire cenette tra amici) di soggetti privati piuttosto che promotori di eventi a carattere associativo di largo interesse e partecipazione. Oltretutto, certe partnerships, a che “prezzo” vengono concordate visto che l’ais offre loro, tra le varie cose, l’utilizzo incondizionato del marchio e della mailing list degli associati? Possibile che la nostra associazione, il suo marchio, la sua storia, il suo prestigio, la sua riconosciuta professionalità non sia “spendibile” diversamente?

Conflitti di interesse: trasparenza, parola spesso abusata; Sarebbe opportuno ribadire che vi è sempre più necessità di chiarezza di intenti e di operato; Come vedrebbero, per esempio, i neo candidati l’idea di mettere on line (ormai ogni delegazione ha un proprio sito web) tutti i dati gestionali di ciascuna sezione (servizi professionali, forniture ecc…)? Perchè? Per migliorare il welfare e rendere trasparenti eventuali conflitti d’interesse che possono sorgere, anche involontariamente; Mettete per esempio che alcune cariche istituzionali, soprattutto se ricoprenti ruoli decisionali negli organi di delegazione, collidano con interessi privati propri, come talvolta può accadere di risultare presenti nell’albo dei fornitori dell’associazione ed allo stesso tempo sedere al tavolo del consiglio direttivo; Quantomeno si informerebbero gli associati su dove vanno i loro fondi e a chi!

La speranza è che questo post sia foriero di un confronto chiaro e di discussione costruttiva tra tutti gli associati e gli appassionati aspiranti sommeliers, che sempre più numerosi fanno del Diario di un sommelier la loro lettura quotidiana. Per chi lo desiderasse Qui il programma di Nicoletta Gargiulo e  Qui quello di Marco Starace, a voi tutti “Amici di Bevute” quindi l’invito a lasciare traccia su queste pagine delle vostre impressioni in merito alle loro proposte.

Nel frattempo, a Marco e Nicoletta, sin da adesso, va il nostro più sincero in bocca al lupo!

Chiacchiere distintive, Giovanni Piezzo

6 Maggio 2010

Un sorriso splendente, che riflette l’amore per il proprio lavoro, ecco una delle qualità imprenscindibili di un buon sommelier;

E’ così che ci accoglie Giovanni Piezzo, sommelier napoletano di lungo corso da poco più di un lustro alla corte di quello che per molti è oggigiorno l’ineccepibile custode della tradizione gastronomica campana, e se non il più illustre di sempre, di certo il massimo esponente attuale; Eh sì, perchè Gennarino Esposito pur ancora giovanissimo, da almeno un decennio a questa parte ha stravolto e non poco certi equilibri, per così dire, epocali, cavalcando intelligemente e meritatamente il lento defilarsi del mitico “Don” Alfonso Iaccarino, deciso a dedicarsi più all’etichetta di rappresentanza che ai fornelli, lasciandoli (infuocati più che mai, ndr) nelle talentuose ma pur giovanissime mani del figlio Ernesto, dopo oltre trent’anni di onorata avanguardia culinaria.

Ma torniamo al post di quest’oggi, dedicato al bravo collega sommelier che opera tra i tavoli del rinomato ristorante di Vico Equense,  Torre del Saracino; Con Giovanni Piezzo ci siamo spesso incrociati, godiamo di tante buone amicizie comuni, ma come spesso capita è oggi la prima volta che riusciamo a fermarci e chiacchierare distintamente sul lavoro che ci accomuna, ci appassiona, ci delizia, un momento di confronto per capire come va in questo pezzo di costiera tanto amata quanto distratta.

Quasi trent’anni di onorata carriera, ne hai visto delle belle? Eh sì, ne ho visto proprio tante, ascoltate forse di più, per non parlare di quelle bevute! Però c’è sempre qualcosa di nuovo da scoprire, imparare, capire.

Qualcuno ha idee strane del sommelier, del suo lavoro ricorda più o meno solo il servizio ai tavoli, cosa puoi dire in proposito? Beh, come sempre ci si ricorda solo dell’aspetto più immediato: opportuno rimarcare le ore che trascorri a relazionarti per gli acquisti, alle mille arrabiature per le mancate consegne e per gli ordini errati o mal gestiti, al tempo dedicato a caricare e scaricare le bottiglie in cantina, alla sua organizzazione in generale. Ogni tanto avremmo bisogno di giornate da trenta ore, così quelle 6 o 7 per il riposo ci entrano facili!

Entriamo subito in argomento, come si lavora alla Torre del Saracino? Bene, molto bene, c’è tanto da fare e tanto altro da pensare, ma si lavora in armonia. Arrivavo da una esperienza ultradecennale alla Cantinella di Napoli, dove ho imparato tanto e lavorato sodo, l’impatto qui a Seiano non mi è pesato più di tanto. Forse più ha potuto la lontananza da casa, ma alla lunga ci si abitua.

Quali sono le principali caratteristiche della tua carta dei vini? Originalità innanzitutto, ed una proposta quanto più fedele alle proprie idee. Lavorare in un ristorante come questo, tu mi comprenderai, significa ascoltare le esigenze di una clientela molto eterogenea e particolarmente esigente; Certi vini, anche se comuni, non possono mancare, ma non può mancare nemmeno la ricerca e la spinta verso le novità del mercato; Sia chiaro, nessuna fisima, però l’attenzione è necessaria.

Ecco, dove rivolgi la tua attenzione in quest’ultimo periodo? Devo fare una premessa, che può apparire banale ma non lo è: un buon sommelier deve avere curiosità e coraggio, mettersi in gioco, ma ha bisogno che l’azienda lì dove lavora lo sostenga, ed in questo mi reputo piuttosto fortunato. Guardo con molte aspettative ad alcune regioni e vini emergenti della Spagna, ma anche all’Austria e alla Germania. Ultimamente dedico molti assaggi ai vini di Bierzo e Valdeorras, che trovo piuttosto sorprendenti, della Stiria e della Mosella. Difficilmente trovo vini banali, quasi sempre bottiglie imperdibili.

Vini banali, argomento interessante, quali quelli da evitare assolutamente? Non si può stilare una mappa dei vini da evitare, me ne guarderei bene dal farlo, però è chiaro che certi standard sono ormai obsoleti. Il “super vino” per esempio è un fenomeno dichiaratamente passato di moda, chi si ostina a pensarla diversamente sbaglia, certi vini finiscono per essere souvenir polverosi da cantina.

Come ti difendi da certi stereotipi, ci riesci? E cosa proponi in alternativa? Non si può mica aspettare che sia solo il cliente a chiederti di bere qualcosa di nuovo; Io lancio un idea, una proposta, il più delle volte mi seguono, mi lasciano fare, così creo il precedente.

Di questi vini, curi tu i rapporti con le aziende, sei tu a cercarle o te le propongono? Certi rapporti nascono anche e soprattutto per amicizie comuni, il cosiddetto passaparola, e pensiamo a curarli noi in prima persona. Questa forse è un’altra sfida, spesso l’intermediazione è necessaria ed utile, molto più spesso no, addirittura può risultare deleteria.

Cosa propone di interessante in questi giorni la cantina della Torre del Saracino? C’è tanto, ed in generale a prezzi molto convenienti. Pensa che spesso vecchi clienti si portano via intere casse di alcuni vini che qui custodiamo in millesimi ormai impossibili da ritrovare in giro, ti dico per esempio de Le Pergole Torte di Montevertine…

Uno dei Super di cui sopra? (ride) No dai, era solo per darti un nome tra i i più blasonati vini dell’amata Toscana.

Grazie Giovanni, il pranzo alla tavola di Gennarino rimarrà sicuramente nella memoria tra i più buoni di sempre, la nostra piacevole chiacchierata invece mi ha aperto ad uno straordinario professionista quale sei e con il quale spero in futuro di condividere esperienze e confronti, complimenti sinceri!

C.mmare di Stabia, Sagrantino day al Crown Plaza

12 aprile 2010

Torna in scena l’appuntamento con il “Sagrantino Day International 2010”, l’evento organizzato dal Consorzio Tutela Vini Montefalco in collaborazione con l’AIS e la Worldwide Sommelier Association, giunto ormai alla sua 4° Edizione.

La manifestazione sarà presentata al prossimo Vinitaly durante la conferenza stampa “Sagrantino Day International 2010 – L’autoctono di Montefalco fa il giro del mondo con l’Associazione Italiana Sommelier”, che si terrà Venerdì 9 Aprile alle ore 11,00 presso la sala A, Centro Servizi Brà (PAD. 8/9). A seguire una degustazione guidata di 6 Montefalco Sagrantino D.O.C.G., organizzata in collaborazione con Enoteca Italiana e condotta dal Vice Presidente Nazionale AIS Antonello Maietta. Le sedi che lunedì 19 Aprile, ore 19.00, ospiteranno in contemporanea mondiale le degustazioni sono 34, in particolare in Italia si dislocheranno nelle città di Abano Terme, Pescara, Aosta, Arezzo, Belluno, Genova, Reggio Calabria, Modena, Siracusa, Montefalco, Casamassima (Ba), Castellammare di Stabia (NA), Torino, Olbia, Udine, Potenza, Roma, Treviso, Varese, Venezia, Rovigo, Verona, Firenze, Savona, Crema, Rovereto, Isola d’Elba, La Spezia, Pesaro, Isernia mentre all’estero sono state selezionate prestigiose sedi nelle capitali europee Londra, Amsterdam, Bruxelles ed infine in Lussemburgo.

Per la sessione di Castellammare di Stabia, lunedì 19 Aprile alle ore 19.00, le degustazioni saranno a cura di Nicoletta Gargiulo, Primo sommelier della Campania e d’Italia 2007, Angelo Di Costanzo, Primo sommelier della Campania 2008 e Salvatore Correale Primo Sommelier Campania 2009. Aprirà l’evento un saluto di Antonio Del Franco, presidente Ais Campania e la presentazione a cura del relatore Gianni Aiuolo.

Per informazioni generali relative all’adesione e/o partecipazione all’evento di Castellammare di Stabia contattare la responsabile di delegazione dell’associazione sommeliers Campania: Delegazione Ais Penisola Sorrentina
Via Campanella 51 
80061 Massa Lubrense (NA)
tel. 081/8081686 – cell. 338/6398521
nicolettagargiulo@irgilio.it

Per informazioni generali invece, e per avere gli indirizzi delle varie sedi sparse in Italia e nel mondo, contattare gli uffici del Consorzio Tutela Vini Montefalco al numero di tel./fax. (+39) 0742/379590 oppure mezzo email a info@consorziomontefalco.it .

Quando le bollicine fanno (fare) ohh… è Krug!

12 marzo 2010

Calma, calma, lo ammetto subito, ho sbagliato abbigliamento, ma volendo cadere, per così dire, in piedi, mettiamola così: la voglia di essere immortalato con Olivier Krug, con in mano un bicchiere di Collection Millesime brut 1982 e inneggiare al “campione!” pur essendo rimasto senza parola è cosa da pochi, ed era oltretutto, il minimo che potessi fare per sua maestà Krug! Che dite, ne esco..?

L’evento è stato, mediaticamente parlando, uno di quelli passati un po’ sommessamente; la maison ha invitato alcuni clienti da tutto il sud Italia per condividere con loro le più preziose delle bollicine di casa Krug e con l’occasione presentare la nuova distribuzione, che dopo l’uscita di scena di Antinori è passata completamente nelle mani della proprietà LMVH, per intenderci stesso canale Moet Hennessy; Per l’occasione ha scelto come location la Città del Gusto di Napoli e la cucina del giovane, e aggiungo bravo, chef Nicola Miele affidando poi la cabina di regia ad alcuni “pezzi da novanta” del gruppo servizi dell’Ais Napoli, che devo dire, hanno dato dimostrazione di come la professionalità del sommelier è fondamentale per esaltare al meglio certi appuntamenti di degustazioni.

Tutto ha inizio nel lontano 1843 grazie al fondatore Johann-Joseph Krug ma sembra, dalla leggerezza e dalla pervicacia delle parole di Olivier, che sia passato pochissimo tempo e che si stia ancora cercando quel mito, per molti già affermato, fine ultimo della costante ricerca della complessità e del valore aggiunto di ognuna delle bottiglie di questo straordinario champagne. “Ognuna di queste bottiglie non vuole essere fine a se stessa e non vuole ricalcare ogni anno il millesimo o la cuvèe dell’anno precedente, non ci siamo mai preoccupati di ripeterci, solo di dare la più alta valorizzazione al millesimo raccolto ed alla materia prima che ci ha consegnato”.  Ogni anno, ci racconta, si ritrovano col papà Henry e con lo zio Remy, assieme ad alcuni degli chefs de cave della maison, ad assaggiare mediamente 1600-1800 vini base per far fronte costantemente alle evoluzioni dei vini base raccolti o in affinamento-invecchiamento in cantina. Solo le microvinificazioni d’annata sono almeno 250 per vendemmia, vigna per vigna, parcella per parcella, in alcuni casi, come Clos du Mesnil, di filare in filare, poi si passa alle riserve custodite nelle caves, e tutto questo almeno due-tre volte durante tutto un anno: un lavoro maniacale, mastodontico, ma necessario per portare in bottiglia l’essenza dell’eccellenza che solo la terra di Champagne sa offrire, ormai da almeno 6 generazioni.

La tavola è preparata per bene, essenziale ma curata, il maitre con i suoi commis puntuali e disponibili, il pranzo è un susseguirsi di portate eccelse, ottimo l’amuse bouche di baccalà, particolarmente buono la scacchiera di Tofu con la cappasanta, delizioso il tortello di seppia; Avrei, sinceramente, solo evitato la commistione maialino-fois gras-astice del secondo, davvero azzardato, poco grato ad ognuno dei sapori. Il servizio dei vini, come detto, senza una grinza, anzi le temperature dei vini sono state millimetriche, fondamentali per cogliere ognuna delle sfaccettature carpite nei vini. Ma i vini? Beh, passabili, Overture con Clos du Mesnil ’98, poi in sequenza Krug Vintage ’98, Krug Grande Cuvèe e a chiudere, credevamo, Krug Rosè. Ai saluti finali il colpo a sorpresa, Krug Collection brut 1982, ma di questi profumi e sapori ne leggerete solo tra qualche giorno, rimanete sintonizzati!!

Chiacchiere distintive, Terenzio Medri

23 febbraio 2010

Servono poche parole a dettare il profilo di uomo e di un professionista che stimi, per la sua persona in primis ma anche per il lavoro istituzionale e di comunicazione che sta portando avanti per promuovere sempre più la professionalità nel mondo della sommellerie italiana. Ho incontrato Terenzio Medri più volte in questi miei primi dieci anni di ais, lo scorso ottobre in particolare, durante l’evento organizzato con l’amica e collega Michela Guadagno a Capri, abbiamo avuto modo di interloquire profondamente su alcuni temi che abbiamo scoperto essere molto a cuore ad entrambi: le qualità umane e professionali di chi svolge un ruolo istituzionale in ambito associativo, il sommelier sempre più come professionista specializzato, il  sud e l’unica via di crescita possibile, il turismo e le attività ad esse correlate. La settimana scorsa abbiamo ripreso questi argomenti, poche chiacchiere ma distintive come sempre, che vi propongo con la stessa sincerità e naturalità con la quale le abbiamo affrontate.

Come nasce la passione per il vino e per la sommellerie da parte del presidente Terenzio Medri? La mia passione per il vino e la sommellerie nasce insieme a quella per il turismo. Ho sempre lavorato nel settore alberghiero e sono convinto che l’enogastronomia sia una delle colonne portanti dell’industria dell’accoglienza. Cosa sarebbe il turismo in Italia senza quel patrimonio inestimabile di vini e di specialità tipiche del nostro Paese?

Quali sono le motivazioni oggi che debbono spingere un giovane professionista del settore enogastronomico a specializzarsi attraverso l’Ais? Ciò che offre la didattica della nostra associazione è riconosciuto da tutti. L’enogastronomia è un mondo in continuo divenire e richiede un costante aggiornamento. Sappiamo però che il solo studio sui libri non basta, ma è necessario viaggiare, ricercare, scoprire. Ecco, noi all’Ais offriamo gli strumenti fondamentali per intraprendere questo lungo viaggio. Dopo i nostri corsi i sommelier hanno una visione completa dell’enogastronomia, ma anche la consapevolezza che per continuare a imparare dovranno darsi da fare personalmente con impegno e applicazione. E dopo i corsi le innumerevoli attività e iniziative proposte dall’Ais danno la possibilità di continuare ad apprendere, perché quando si parla di vino non si è mai finito di imparare!

Qual è la strada da seguire per promuovere al meglio il vino italiano nel mondo? Quello che stiamo facendo ormai da diversi anni con la Worldwide Sommelier Association vuole essere il nostro biglietto da visita oltre i confini italiani. Il sommelier prima di tutto deve essere un bravo comunicatore e per riuscire a persuadere il proprio interlocutore deve essere lui prima di tutto convinto di ciò che racconta e preparato sulla materia.  Certo che la qualità dei prodotti nostrani facilita il compito dei sommelier, ma è pur vero che in un momento di crisi economica bisogna anche sfidare mercati che offrono prodotti meno costosi. Il compito del sommelier è quello di far capire al suo interlocutore che la scelta più giusta non è quella di “spendere meno” bensì di “spendere bene”.

Sono sicuramente importanti quegli eventi internazionali che periodicamente organizziamo per offrire grandi vetrine ai nostri produttori. Ma resto del parere che richiamare turisti nel nostro Paese, con la storia, la cultura e l’arte che abbiamo da offrire, rappresenti la migliore pubblicità per i nostri prodotti enogastronomici. Chi lavora nella ristorazione avrà assistito allo straniero di turno che rientra a casa con in valigia la bottiglia scoperta a cena da noi. E state certi che sarà lui stesso nel proprio Paese il primo a consigliare quel vino ad amici e parenti!

Inutile chiederLe dei nomi, ma secondo il presidente dell’Ais quali possono essere i vini maggiormente utili ad un’Italia del vino vogliosa di rilanciarsi e conquistare i mercati del mondo, quali caratteristiche debbono avere? La nostra penisola ha ricchezze incredibili. Eppure spesso si appiattiscono le grandi particolarità della nostra enogastronomia in direzione di gusti standardizzati imposti dal mercato. Quello che mi sento di dire è che per battere i nostri concorrenti sul fronte internazionale dobbiamo avere il coraggio di mantenere quelle tipicità che ci caratterizzano. In questo senso, apprezzo il lavoro instancabile di tanti produttori italiani che contro tutto e tutti continuano a valorizzare i vitigni autoctoni, alcuni dei quali semisconosciuti. Ecco, il compito di noi sommelier è quello di sostenere queste battaglie e di rendere noti anche questi vini che ingiustamente passano in secondo piano.

Cosa si aspetta di trovare in una bottiglia di vino il presidente dei sommeliers italiani, perché lo sceglie? Quando scelgo un vino penso sempre al percorso che l’ha portato in bottiglia. Non intendo solo il processo di vinificazione e di affinamento in senso stretto, bensì il cammino di questo vino nella storia di quel territorio. Forse è una visione un po’ troppo romantica, ma penso che anche tu la condivida. In un bicchiere mi aspetto di trovare un racconto che non ho mai sentito, declamato con l’accento di quella località. A tutti sarà capitato di assaggiare un vino e di “non capirlo subito”… Un po’ come quando si ascolta una storia in un dialetto che si comprende a fatica. Ma proprio nel fascino di queste peculiarità risiede la ricchezza e l’unicità di quel territorio e dei suoi prodotti. E solo una volta conosciuto il territorio si apprezzeranno le sue tipicità.

Adesso un nome me lo potrebbe anche fare: il suo vino (i vini), quello che le è più piaciuto e con non farebbe mai mancare nella sua cantina personale. Con questa domanda mi metti in difficoltà perché sai che un presidente non può sbilanciarsi troppo in una direzione precisa! Devo essere “politicamente corretto”!!! Ma farò uno strappo alla regola e, anche in omaggio al grande lavoro dei produttori e dei sommelier campani, ti dico sinceramente che il Taurasi non può mancare dalla mia cantina. Un vino austero, eppure vivace e sincero, con cui magari non fai amicizia subito, ma viene difficile che te lo scordi, proprio come la gente della vostra terra lì in Campania!

L’Italia del vino, in futuro: solo grandi aziende o sempre più spazio alle piccole aziende agricole, magari a dimensione familiare? È una domanda che meriterebbe un’analisi approfondita. I grandi gruppi non possono di certo mancare dal mercato, sarebbe illusorio pensare il contrario. Quello che però voglio ribadire, anche ricollegandomi al discorso di poco fa sulla valorizzazione delle nostre tipicità, è che le piccole realtà aziendali di cui parli sono i canali privilegiati per rivolgersi al cuore delle persone. In questo senso, credo che il compito della politica, in questo momento come non mai, sia quello di favorire e incentivare queste piccole aziende, che diversamente sarebbero destinate all’estinzione.

Bordeaux, Borgogna, California, Spagna, Toscana, Piemonte, Sicilia, Campania. Tra queste, la regione per Lei storicamente più importante (e perché?) e quella dal futuro (perché?) più promettente. Hai citato territori che hanno fatto la storia del vino e che continuano a recitare, ognuno a diverso livello, ruoli da protagonista. Non si può negare che Bordeaux e Borgogna sono luoghi di “pellegrinaggio obbligato” per chi vuole lavorare nel nostro settore. Basti pensare che il termine per designare il ruolo che ricopriamo, il “sommelier”, deriva dal francese e non esiste nemmeno traduzione nelle altre lingue, tanto questa figura è legata al territorio d’Oltralpe. Direi che se parliamo di rilevanza storica dobbiamo fermarci da queste parti!

Mi sento invece di sottolineare che per il futuro la Sicilia e la Campania sono regioni fortemente accreditate per conquistare importanti porzioni di mercato. Quello che manca è un vero e proprio rilancio di immagine. Purtroppo conosciamo i motivi che frenano l’affermazione di questi territori. Il turismo mi sta particolarmente a cuore, l’ho già sottolineato, ma credo che sarete d’accordo con me se dico che bisogna investire su questo settore per affrancare definitivamente queste regioni dall’immagine negativa che spesso viene loro attribuita.

La parola Sud, presidente, cosa Le ispira immediatamente? Il sole. Quindi il calore, non solo climatico, ma soprattutto quello della gente. Insomma, lo so che molti associano al “Sud” altri pensieri, ma la mia è veramente un’immagine istantanea che mi si accende nella mente. Lo stesso sole che fa maturare l’uva e che non scalda allo stesso modo a latitudini più settentrionali.

Le indico quattro vini Campani, mi dia per favore quattro aggettivi in risposta (uno per ognuno dei vini elencati) o magari un ricordo ad uno di essi legato:

–          Fiano di Avellino: classico
–          Falanghina: elegante
–          Piedirosso: brioso
–          Aglianico: schietto

Nel ringraziarla con infinito affetto e stima, un invito o un augurio ai giovani del sud che si apprestano a diventare sommeliers o che vorranno diventarlo nei prossimi anni. Ringrazio te, Angelo, per la possibilità che mi hai dato di rivolgermi a tutti i sommelier e aspiranti tali, in particolare a tutti i colleghi campani presenti e futuri.

Il mio auspicio è che sempre più giovani maturino questa passione e intraprendano il nostro stesso percorso. Le soddisfazioni non tarderanno a giungere. E aggiungo anche un vivo incoraggiamento a voi tutti a valorizzare sempre più le ricchezze della vostra regione: spesso non trovano il giusto spazio sulle pagine dei giornali e nei servizi televisivi, ma sappiate che l’opera che potete compiere con la vostra professione vale ben più di un qualsiasi spot pubblicitario! Un caro saluto e una stretta di mano a ognuno di voi.

Terenzio Medri, presidente dell’Associazione Italiana Sommeliers, è proprietario a Cervia dell’Hotel K2 (Qui).

Professione Sommelier, il Dizionario del Vino dalla P alla Z

29 gennaio 2010

Cos’è, per definizione, il vino? Il vino è il prodotto della fermentazione alcolica, totale o parziale, di uva fresca ammostata o di mosti d’uva, la cui gradazione alcolimetrica acquisita non può essere inferiore al 10%, salvo eccezioni, pronto al consumo e bevibile, elaborato a norma di legge.

  • paglierino Colore giallo chiaro e brillante, che ricorda quella della paglia di grano.
  • panel Gruppo di persone scelte come campione rappresentativo per un indagine di mercato, sottoposto a una serie di test successivi.
  • pastorizzazione Processo di riscaldamento a bassa temperatura (60-65°C) per pochi minuti, e rapido raffreddamento, che consente la disinfezione e la conservazione del vino; usata soprattutto per i vini da tavola. Pastorizzazione-flash: processo di riscaldamento rapido ad alte temperature, e rapido raffreddamento, che permette di ridurre la popolazione microbica.
  • pedoclimatico , ambiente La realizzazione dei nuovi impianti deve essere indirizzata verso l’utilizzazione di aree vocate, cioè di quelle zone dove la specie, per fattori pedologici e climatici, trova un adattamento ottimale ai fini produttivi con opportune combinazioni varietali.
  • peronospora Fungo parassita della vite che provoca l’omonima malattia, che colpisce foglie e frutti.
  • persistenza Continua durata. Persistenza aromatica intensa: permanere uniforme dell’aroma di un vino dopo la deglutizione.
  • personalità Tutto ciò che caratterizza le qualità organolettiche di un vino, causate dalle peculiarità proprie e dagli interventi del viticoltore.
  • pesante Vino molto tannico, denso e colorato, troppo strutturato e disarmonico.
  • pianto Pianto della vigna: liquido che fuoriesce dalle incisioni di potatura delle viti.
  • piatto Vino privo di carattere e di acidità.
  • pieno Vino equilibrato, rotondo, completo, compatto.
  • portainnesto Parte di un ibrido di Vitis vinifera e di vite americana su cui si innesta la vite per renderla resistente alla filossera.
  • potassio Elemento minerale presente nell’uva e nel vino, utilizzato anche come fertilizzante della vigna.
  • potatura Operazione che si effettua sulla vite tagliando parte dei tralci, tralci o la struttura stessa per renderla più forte e permetterne la crescita (es. potatura a ventaglio, a spalliera, ad alberello, ecc.).
  • presa di spuma Tecnica che mira, attraverso la seconda fermentazione, a creare sovrapressione di anidride carbonica disciolta nel vino, rendendolo spumante.
  • primeur, in primeur Acquisto in primeur: opzione di acquisto di un vino prima della sua immissione sul mercato oppure prima dell’invecchiamento (tipicamente in Francia)
  • pronta beva, vino di pronta beva Vino giunto a piena maturazione e pronto ad essere bevuto, o vino che non sopporta invecchiamento.
  • propaggine Ramo piegato e in parte sotterrato perché metta radici e, separato dalla madre, costituisca una nuova pianta.
  • pungente Vino leggermente acescente, ricco di acidità
  • pupitre Cavalletto di legno inclinato e forato, su cui si pongono le bottiglie di spumante e Champagne prima dello scuotimento manuale.
  • ratafià Mistella che si ottiene dall’arresto della fermentazione alcolica del mosto con aggiunta di acquavite.
  • retrogusto Residuo caratteristico di sapore che si percepisce in un vino dopo la degustazione.
  • retronasale Fase della degustazione durante la quale si avvertono le percezioni gustative nella faringe.
  • ridotto Odore, gusto di ridotto: spiacevole, con sfumature animali, dovuto al fatto che il vino sopporta male la fase di riduzione, che normalmente lo migliora.
  • riduzione Reazione chimica durante la quale un elemento o una molecola acquista elettroni, cambiando completamente la sua struttura.
  • rimontaggio Pratica consistente nell’evacuare il mosto dal basso di un tino e di introdurlo nella parte alta, spargendolo sul cappello in modo da agevolarne la riareazione e la fermentazione.
  • robusto 1. Vino ben strutturato, di carattere, pieno, completo. 2. Vino ricco di espressioni, alcolico, ma equilibrato. 3. Vino ben strutturato, completo, equilibrato nei suoi componenti, solido, di lunga conservazione.
  • rosato Colore dei vini vinificati in rosato, cioè da mosto di uve rosse posto a breve contatto con le bucce durante la fermentazione per ottenere il colore desiderato. Vi sono svariate sfumature di rosa: rosa pallido o sostenuto, cerasuolo, occhio di pernice, corallo, ecc.
  • saccaromicete (saccharomyces) Funghi unicellulari di specie diverse, responsabili della fermentazione alcolica, vale a dire della trasformazione del glucosio in alcol etilico.
  • sboccatura (fr. degorgement) 1. Pratica consistente nell’eliminazione dei sedimenti di seconda fermentazione in bottiglia tramite scuotimento manuale, operata sugli spumanti elaborati secondo il metodo classico. Sboccatura al ghiaccio: sboccatura consistente nell’immersione del collo delle bottiglie in un bagno di salamoia refrigerata, bloccando il sedimento, che sarà espulso dalla pressione dell’anidride carbonica. 2. Operazione consistente nell’eliminazione del vino dalla bocca della bottiglia per potervi immettere il liquore di spillatura.
  • secco Vino sprovvisto di zucchero riduttore. Vino che contiene tannini secchi : aspro, astringente. Si dice anche di un vino asciutto, che allappa.
  • sedimento Deposito solido che si forma sul fondo delle bottiglie di vino durante l’invecchiamento o l’elaborazione, non provoca peggioramenti qualitativi. Sedimento amorfo: deposito di sostanze mucillaginose e coloranti, dovuto all’invecchiamento. Sedimento cristallino: deposito di tartaro, provocato dallo stoccaggio del vino a basse temperature.
  • solfitazione Tecnica di protezione microbiologica e chimica contro l’ossidazione, operata esponendo le uve, i mosti o i vini ad anidride solforosa.
  • solforazione Operazione di protezione dall’oidio delle vigne, trattandole con zolfo.
  • sovramaturazione Stato di superamento della maturazione dell’uva, caratterizzato da appassimento, reazioni di ossidazione, marciume nobile, ecc.
  • spremitura, vino di Vino ottenuto dalla spremitura delle vinacce, che ne contiene ancora il succo dopo la svinatura. Gusto di spremitura: sapore di raspi, di tannini vegetali.
  • spuma Bollicine di anidride carbonica che si formano sulla superficie dei vini durante la fermentazione alcolica. Vedi anche presa di spuma.
  • spumante Vino effervescente, contenente un eccesso di anidride carbonica, causata dalla fermentazione alcolica (presa di spuma) in bottiglia o in tini chiusi.
  • spunto Spunto acetico: malattia del vino, causata dalla fermentazione acetica. Spunto lattico: malattia del vino dovuta a batteri lattici. Spunto acroleico: malattia del vino di origine batterica, che lo rende amaro.
  • tannico Vino contenente tannini, molto asciutto, astringente e aspro o piacevole e fuso.
  • tannino Classe di composti fenolici, astringenti, che legano in bocca, sono indice di buona conservazione in un vino, poiché gli donano qualità antisettiche. I tannini derivano dalle bucce e dalle vinacce, o dal legno delle botti durante l’invecchiamento.
  • tardivo Vendemmie tardive: ritardate rispetto al solito, per ottenere sovramaturazione delle uve.
  • tartarico Acido tartarico: acido presente nelle uve e nel vino.
  • tastevin Tazza utilizzata per la degustazione del vino.
  • tattile Sensazioni tattili: percepite dagli organi sensoriali del cavo orale, sensibili alla percezione della consistenza, della temperatura, della struttura di un vino.
  • tenue Vino povero dal punto di vista del gusto, vuoto.
  • terpenico Composti terpenici: idrocarburi volatili tipici di alcuni vitigni (es. riesling, moscato, ecc.), talvolta precursori di aromi.
  • terreno (Terroir in francese). Parte di una tenuta, di una coltivazione, apprezzata per la qualità del suolo adatto alla produzione di specifici vini. Sapore del terreno di origine: gusto caratteristico di un vino prodotto su quel terreno, costante per annate diverse.
  • tostato Odore empireumatico che ricorda quello del caffè torrefatto, della frutta secca e del pane tostato.
  • tranquillo Vino fermo, non effervescente.
  • vegetale Odore che ricorda vari tipi di vegetali, spesso gradevole, ma talvolta indice di un difetto del vino.
  • velato 1. Vino leggermente torbido. 2. Bottiglia sulle cui pareti sono presenti depositi.
  • velatura Deposito colorato, lenticolare formatosi sulle bottiglie di Champagne, non eliminato dallo scuotimento.
  • vellutato Vino morbido e rotondo, fine, delicato.
  • vendemmia La raccolta dell’uva matura, in autunno.
  • verde 1. Vino acido, troppo nervoso. 2. Vini verdi: prodotti con uve ancora acerbe (es. il vinho verde del Portogallo). 3. Gusto di verde: sapore erbaceo in un vino, indice di difetto.
  • verme spirale del cavatappi
  • vigneto Terreno, per lo più di notevole estensione, coltivato a viti. Insieme delle vigne coltivate in una regione o in un paese.
  • vigoroso Vino strutturato bene, di corpo, generoso, sostanzioso.
  • villages Termine francese indicante una zona o una circoscrizione appartenente a una denominazione (es. beaujolais-villages).
  • vinaccia Residuo liquido della distillazione.
  • vinificazione Complesso delle operazioni (follatura, diraspatura, ammostatura, scolatura, fermentazione, pigiatura, filtrazione, ecc.) mediante le quali l’uva viene trasformata in mosto e poi, attraverso la fermentazione alcolica, in vino.
  • vino Prodotto della fermentazione alcolica, totale o parziale, di uva fresca ammostata o di mosti d’uva, la cui gradazione alcolimetrica acquisita non può essere inferiore al 10%, salvo eccezioni, pronto al consumo e bevibile, elaborato a norma di legge.
  • vinoso Vino sostanzioso, omogeneo nel gusto, nel corpo, nella tessitura, dal profumo fruttato, che provoca sensazioni calde e piacevoli.
  • vintage Termine inglese sinonimo di annata, millesimo, vendemmia.
  • viscoso Vino la cui consistenza è filante, collosa, fenomeno dovuto alla presenza di zuccheri, di mucillagini di alcol, o a malattie quali il grassume.
  • vivacità Caratteristica di un vino leggero, fresco, lievemente acido.
  • V.Q.P.R.D. Acronimo di Vino di qualità prodotto in una regione determinata. La sigla V.S.Q.P.R.D. è valida per i vini spumanti. Normativa vigente nell’Unione europea che tutela le qualità specifiche dei prodotti regionali, basata sui seguenti elementi: delimitazione della zona di produzione, tecniche di coltivazione, estensione dei vitigni, metodi di vinificazione, rendimento per ettaro, titolazione alcolimetrica volumica minima naturale, analisi e valutazione dei caratteri organolettici.
  • V.S.O.P. Sigla di Very Superior Old Pale, acquavite (soprattutto cognac) invecchiata 4 o 5 anni, a seconda delle denominazioni.
  • X.O. Acronimo di Extra old, sinonimo di stravecchio, acquavite invecchiata più di 5 anni.
  • zolfo 1.Elemento usato nella vinificazione (es. zaffatura, solfitazione), per scopi antiossidanti od antisettici. 2. Odore chimico simile a quello dell’anidride solforosa.
  • zuccheraggio Operazione (vietata in Italia) consistente nell’aggiungere zucchero al mosto prima della fermentazione alcolica, per aumentare il tenore alcolico del vino.

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Professione Sommelier, il Dizionario del Vino dalla I alla O

26 gennaio 2010

 

Le terminologie più utilizzate in viticoltura e nella produzione di vini di qualità, le parole per decriverne le caratteristiche peculiari dei vini che ne nascono dalla lettera I alla lettera O.

  • ibrido Vitigno proveniente dall’incrocio sessuato di due viti di specie differente. L’ibridazione viene solitamente utilizzata per i portainnesti.
  • idrocarburo Odore che ricorda quello del metano, caratteristico di alcuni vini troppo invecchiati.
  • immaturo Vino ancora troppo giovane per poterne valutare i caratteri organolettici.
  • innesto Operazione consistente nell’inserire in una pianta (detta portainnesto, radicata) la parte gemmifera di un’altra pianta (detta nesto) di specie o varietà diversa, allo scopo di ottenere un nuovo individuo, allo scopo di renderla più resistente alla fillossera.
  • inoculazione Inseminazione di un mosto o di un vino con una coltura a base di fermenti.
  • invaiatura Inizio del periodo in cui le uve cominciano ad acquistare colore, traslucido per quelle bianche, rosso violaceo per quelle rosse.
  • invecchiamento Ciclo di sviluppo del vino, dalla giovinezza all’età matura, che consiste nel mutamento delle caratteristiche organolettiche e costitutive, dovute a fenomeni d’origine fisica, chimica e biologica (quali ossidazione lenta, per taluni vini, o riduzione per altri).
  • lattico 1. Acido lattico: costituente naturale del vino, la cui concentrazione aumenta durante la fermentazione malolattica. Rende il vino più rotondo e morbido. 2. Odore lattico: caratteristico odore del vino dopo la fermentazione malolalattica. 3. Spunto lattico: malattia batterica del vino, che causa la produzione di acido lattico e acetico.
  • legno Odore con sfumature diverse, gradevole o sgradevole, di legno bruciato o affumicato, stantio o dal sentore di vaniglia.
  • legnoso Odore relativo all’evoluzione dei tannini nella conservazione del vino in botte, che ricorda svariati sentori di legno. 2. Odore vegetale, di bosco, caratteristico di un vino ricco di tannini di cattiva qualità.
  • lievito Complesso di miceti unicellulari che sono in grado di provocare, mediante enzimi da loro prodotti, la fermentazione alcolica. Odore di lievito: odore lieve percepibile dopo la fermentazione. Anche coltura di lieviti utilizzata per l’inseminazione di mosti o di vini, per accelerarne la fermentazione, sia malolattica sia alcolica (lieviti di tiratura: necessari per la presa di spuma).
  • limpido Vino trasparente, chiaro, privo di sostanze in sospensione.
  • liquore Bevanda alcolica, dolce, aromatizzata con essenze vegetali. Liquore di spillatura: miscela di vino e zucchero, utilizzata nel metodo champenois per il dosaggio dello spumante e dello Champagne. Liquore di tiratura: miscela di vino e zucchero utilizzata per favorire la presa di spuma. Vino di liquore: vini cui viene aggiunto alcol, prima, durante o dopo la fermentazione.
  • liquoroso Vino bianco untuoso, con presenza di zuccheri residui non fermentati.
  • lungo Vino di qualità, con grande persistenza aromatica (P.A.I.), anche dopo la deglutizione.
  • macerazione Operazione consistente nel contatto tra il mosto e le parti solide dell’uva, atta a ottenerne aromi e colori caratteristici. Macerazione carbonica: fermentazione delle uve in atmosfera satura di anidride carbonica.
  • maderizzato Difetto di un vino bianco che, a causa di un’ossidazione, con l’invecchiamento assume colore giallo dorato o ambrato e il sapore e l’odore del madera.
  • malolattico Riferito ai batteri e agli enzimi che provocano la fermentazione malolattica.
  • marciume 1. Marciume acido: alterazione delle uve che marciscono, sviluppando batteri acetici. 2. Marciume grigio: malattia, di origine crittogamica, delle uve colpite da fenomeni meteorologici o da tignole. 3. Marciume nobile: alterazione dell’uva causata dalla Botritys cinerea, che aumenta la disidratazione e la concentrazione degli zuccheri nell’acino.
  • metodo classico o champenois: procedimento di elaborazione dello Champagne o degli spumanti di qualità superiore (V.M.Q.P.R.D.) attraverso la seconda fermentazione alcolica in bottiglia dei vini (presa di spuma), e successiva aggiunta di liquore e lieviti di tiraggio. In seguito i vini vengono scossi, filtrati e dosati.
  • microclima Condizioni climatiche di un’area ristretta, di un vigneto.
  • millesimato Bottiglia di vino che porta l’indicazione dell’annata di raccolta sull’etichetta.
  • millesimo Annata di una vendemmia o anno di nascita di un vino o di un’acquavite.
  • mistella Prodotto ottenuto con mosto non fermentato e alcol etilico o acquavite. Alcune mistelle vengono utilizzate per la preparazione di aperitivi (es. vermouth) o vini liquorosi (es: Marsala).
  • mistura Miscela di vino di spillatura, liquore e lieviti, che si effettua prima della spillatura.
  • molle Vino privo di corpo, senza vigore e consistenza, magro.
  • mosto Succo ottenuto dalla pigiatura dell’uva fresca, non ancora fermentato, contenente particelle solide. Mosto concentrato: mosto di volume ridotto a causa dell’espulsione di acqua in esso contenuta, mediante calore o congelamento.
  • nerbo Avere nerbo: vino quando è ben strutturato, equilibrato, vivace.
  • novello Vino ottenuto con una particolare tecnica di fermentazione e imbottigliato un mese e mezzo o due dopo la vendemmia, cosicché risulta profumato e fragrante, ma inadatto all’invecchiamento.
  • opalescente Vino dall’aspetto latteo, torbido, talvolta iridescente.
  • organolettico Caratteri organolettici: proprietà di un vino percepibili durante la degustazione e valutabili attraverso i sensi della vista, dell’olfatto e del gusto, sia dal punto affettivo sia propriamente oggettivo.
  • ossidazione Reazione chimica durante la quale un elemento o una molecola cede elettroni, cambiando completamente la sua struttura. Durante la maturazione di un vino si hanno ossidazioni di alcuni suoi componenti, che possono perfezionarlo o alterarlo (es. maderizzazione, acetificazione).

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Professione Sommelier, il Dizionario del Vino dalla E alla G

23 gennaio 2010

Continuiamo il nostro percorso di approccio al vino attraverso le parole più frequentemente utilizzate nel linguaggio della coltivazione, produzione e degustazione. Qualcuno pigro saprà finalmente tradurre il termine “fresco”, qualcun’altro comprendere cosa significa quando un vino è girato, altri scopriranno che la parola grappa ha un doppio significato…

  • edulcorare Addolcire un vino eccessivamente acido o secco, con l’aggiunta di mosto o mosto concentrato in seguito alla fermentazione.
  • eiswein (“Vino di ghiaccio” in tedesco). Vino ottenuto da uve gelate, raccolte durante i primi freddi.
  • elevazione Tecniche di conservazione, cura, riposo, assiduo controllo, attuate dai viticultori o dai commercianti per offrire al vino le migliori condizioni di invecchiamento, dalla vinificazione fino al pieno sviluppo.
  • erbaceo Odore vegetale, di erba fresca. Sintomatico di cattiva qualità del vino, prodotto da uve non mature.
  • espressione Qualità di carattere gustativo od olfattivo, sfumatura di un vino, che provoca una reazione di tipo affettivo o emozionale.
  • estrazione Tecnica che permette di separare uno o più costituenti da un corpo (es.: la pigiatura, l’estrazione del colore nella vinificazione in rosso).
  • etereo Odore caratteristico dei vini maturi e invecchiati, originato da composti organici volatili.
  • evoluto Vino che durante la conservazione ha subito modifiche, in peggio oppure in meglio, sviluppando aromi e profumi nuovi.
  • extra-brut Spumanti e Champagne con sostanze zuccherine residue entro i 6 grammi per litro.
  • extra-dry Spumanti e Champagne con sostanze zuccherine residue comprese fra i 12 e i 20 grammi per litro.
  • feccia Solidi sedimentati sul fondo delle bottiglie. Gusto di feccia: sapore di un vino restato a lungo a contatto con le proprie fecce, agre, terroso, di lieviti. Colore feccia: rosso violaceo. Messa in bottiglia sulle fecce: vino non filtrato, a contatto con le sue fecce.
  • femminella Germoglio della vite che si origina da una gemma formatasi durante l’anno su un germoglio normale.
  • fermentazione Operazione che consiste nel fare fermentare l’uva nei tini per un periodo che varia per il tipo di prodotto desiderato, la qualità delle uve, durante la quale avviene la fermentazione alcolica e l’estrazione delle sostanze coloranti. 2. Insieme dei processi chimici di demolizione degli zuccheri a opera di enzimi contenuti nei fermenti. Fermentazione alcolica: processo di trasformazione degli zuccheri contenuti nel succo d’uva in alcol etilico e anidride carbonica ed altri elementi. Fermentazione malolattica: processo di trasformazione dell’acido malico in acido lattico e anidride carbonica, da parte di batteri. Seconda fermentazione: 1. Ripresa della fermentazione in un vino con piccoli residui zuccherini. 2. Presa di spuma.
  • fillossera (Phylloxera vastatrix) Afide, insetto degli Afididi parassita della vite, di cui distrugge la radice. Per estensione indica la malattia dovuta a quest’insetto.
  • filtraggio Operazione di chiarificazione, che consiste nel filtrare il vino per separarlo dalla sospensione di sostanze solide.
  • flûte Bicchiere a calice, alto e stretto, utilizzato per spumante e Champagne, in quanto favorisce la formazione di bollicine.
  • fortificato Vino irrobustito per l’aggiunta di alcol.
  • foxy Odore piuttosto forte tipico del pelo della volpe, indice di qualità, può risultare sgradevole se insistente.
  • fragile Vino delicato se soggetto ad alterazione, come l’esposizione all’aria o gli spostamenti.
  • freschezza Stato di un vino a temperatura tra i 10 e i 13°C. 2. Stato di un vino molto equilibrato.
  • fresco Vino lievemente alcolico e acidulo, equilibrato.
  • fruttato Insieme di odori di un vino che ricordano quelli dell’uva e della frutta matura.
  • germogliazione Sviluppo dei germogli della vite, in primavera.
  • giovane Vino immaturo, privo di sapidità e di finezza. 2. Vino dell’annata che ha sviluppato tutte le sue caratteristiche, pronto al rapido consumo.
  • girato Alterazione del vino dovuta a batteri, caratterizzata da colorazione bruna e opaca, odore acetato e perdita di acido tartarico.
  • granata Colore di un vino rosso scuro.
  • grappa Residuo solido della pigiatura dell’uva, costituito da raspi e vinaccioli. 2. Acquavite di grappa, a forte gradazione alcolica, ottenuta per distillazione delle vinacce. 3. Grappe di spillatura: residui della spillatura.
  • grasso Vino untuoso, morbido ,carnoso, ricco di glicerina e di alcol. 2. Vino affetto da grassume.
  • graves Terreno costituito da piccoli ciottoli morenici, sabbie ed argilla.

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Professione Sommelier, il Dizionario del Vino dalla C alla D

22 gennaio 2010

 

In cosa consiste la chiarificazione di un vino? E la parola Cremant? Come faccio a riconoscere anche io un vino che mi viene presentato come debole? Eccovi tutte le risposte che cercavate…

  • cappello Massa schiumosa costituita da residui solidi (grume, sostanze peptiche e mucillaginose, raspi, ecc.) che l’ebollizione dei mosti di uve rosse fa salire sulla superficie dei tini durante la fermentazione.
  • carato Fusto con capacità variabile da 200 a 300 litri (218 a 228 in Borgogna). In Champagne unità di misura pari a 205 litri.
  • carattere Caratteristiche di un tipo di vino. 2. Caratteri organolettici: proprietà di un vino riferite ai suoi componenti originali e non, percepibili durante la degustazione, stimolanti a livello sensoriale (vista, odorato, gusto) riferite alle funzioni rappresentative (oggettive/rappresentative) o affettive.
  • caseina Sostanza proteica contenuta nel latte, usata per il collaggio dei vini, specialmente bianchi. Facilita l’eliminazione del ferro ed è utile per il trattamento preventivo o curativo della maderizzazione (che attenua colore e gusto).
  • caveau Piccola cantina dove sono riposti vini pregiati. Caveau di degustazione: luogo riservato a professionisti della degustazione; spazio riservato alla presentazione dei vini al pubblico.
  • cedro Odore legnoso di alcuni vini, con una sfumatura balsamica, di resina nobile.
  • centrifugazione Separazione, mediante la forza centrifuga, degli elementi solidi in sospensione nei mosti e nei vini. Chiarificazione per mezzo di sedimentazione forzata, che facilita l’eliminazione delle sostanze solide residue.
  • ceppo Pianta di vite.
  • Champagne Vino spumante elaborato nella regione della Champagne secondo una vinificazione di tipo specifico, detta metodo champenois o tradizionale.
  • Champenois cfr.Metodo classico
  • chiaretto Vino rosso chiaro, quasi rosato, leggero.
  • chiarificazione Operazione finalizzata all’eliminazione dei residui solidi sospesi nel mosto o in un vino torbido mediante chiarificazione spontanea o l’impiego di differenti procedimenti come la centrifugazione, il collaggio e la filtrazione.
  • chiuso Vino che non libera i propri aromi e le sensazioni gustative nel loro insieme.
  • ciclo Il ciclo vegetativo della vite comprende tre periodi: periodo invernale (quiescenza, la pianta vive a rilento, priva di fogliame); periodo di crescita (in primavera, col germogliamento, la crescita dei tralci, la fioritura); periodo di maturazione (in estate, crescita delle uve fino alla vendemmia).
  • cieca, allaDegustazione alla cieca: degustazione anonima, analisi organolettica di una scelta di vini sui quali non si posseggono, a priori, informazioni che permettano di identificarli.
  • classificazione 1. Classificazione dei vitigni: legislazione vitivinicola vigente nell’Unione europea adottata per i vitigni scelti e autorizzati allo scopo di tutelarne la genuinità. 2. Classificazione dei cru: classificazione delle proprietà secondo criteri di qualità e rarità. Ad esempio: cru extra, eccezionali, grandi cru…; specialmente, classificazione dei vini bordeaux detti del 1855 (dal primo al quinto cru). 3. Classificazione dei vini: secondo la legislazione comunitaria, in vini da tavola, vini di qualità provenienti da una regione determinata e vini importati.
  • clone Individui (vitigni o portainnesto) omogenei tra loro e ottenuti per moltiplicazione vegetativa (innesto o telaio della vigna) partendo da un individuo unico selezionato per le sue qualità sanitarie, organolettiche e agronomiche.
  • cocchiume Pezzo a tronco di cono, spesso di legno, adoperato per tappare il foro aperto sui fusti e le botti. Cocchiume di lato: fusto leggermente spostato in modo da evitare, essendo il cocchiume a contatto del vino, penetrazioni d’aria o evaporazione. Fusto o, per metonimia, vino con il cocchiume di lato. Cocchiume asettico: strumento per purificare l’aria che entra in un tino (a contatto del vino) facendola gorgogliare attraverso una soluzione di anidride carbonica.
  • collaggio Pratica enologica di chiarificazione e stabilizzazione del vino mediante l’uso di additivi. Così facendo, le particelle sospese vengono portate sul fondo del recipiente. Il collaggio permette anche di ammorbidire i vini liberandoli dalle sostanze polifenoliche molto astringenti.
  • compatto Vino non trasparente, pesante, denso.
  • concentrazione Operazione che consiste nell’eliminazione di una parte dell’acqua contenuta nei mosti per aumentarne la concentrazione zuccherina, ossia il grado alcolico potenziale (operazione per lo più proibita). Può essere effettuata a caldo (mosti) o a freddo (congelazione dei mosti e dei vini da tavola).
  • corpo Struttura di un vino solido, ricco di estratto secco e di alcol, vinoso, completo e denso. 2. Avere corpo: possedere untuosità, consistenza e tutti gli elementi necessari all’equilibrio generale del vino stesso.
  • correzione 1. Sospensione (mutizzazione) della fermentazione mediante aggiunta di alcol in un mosto o vino per aumentarne la gradazione alcolica. Operazione illecita se praticata al fine di aumentare la titolazione alcolimetrica di un vino poco alcolico. 2. Correzione dei mosti: operazioni consistenti nella correzione qualitativa dei mosti come l’aggiunta di zuccheri (zuccheraggio), acidificazione o disacidificazione, aggiunta di tannino…
  • corto Vino cedevole alla degustazione, con retrogusto non persistente o nullo.
  • cotto, vinoVino concentrato, ottenuto per evaporazione parziale del mosto sottoposto a riscaldamento.
  • crémant Vino effervescente/spumante, dalla spuma leggera e setosa per la ridotta presenza di CO2; 2. Spumante prodotto con metodo Champenois al di fuori della Champagne (es: Alsace)
  • cru Vitigno molto spesso nobile (dovuto alla natura dell’ambiente di crescita). 2. Il prodotto che deriva da quel vitigno.
  • cultivar Varietà di vitigno ottenuta per selezione e mantenuta in coltivazione.
  • cuoio Odore empireumatico caratteristico di alcuni vini evoluti o vecchi.
  • cuvée Contenuto di un tino, di un barile o di una botte e rappresentativo di un vigneto, di un vitigno, di un terreno o di un fattore tipico. Nella Champagne, vino scelto per il taglio. Testa di cuvée: prima cuvée, la migliore, ottenuta dalla vinificazione di un vigneto specifico, proveniente da una scelta di uve ottime e rare.
  • déblocage apertura della prima bottiglia della nuova vendemmia. Generalmente riferito alla prima mescita del vino novello che avviene per legge il 6 novembre di ogni anno.
  • debole Vino molto leggero, incolore, povero di alcol e di estratto secco.
  • decantazione Separazione delle fecce dei sedimenti solidi depositatisi nel contenitore del vino dalla parte liquida. Travaso di un vino dalla bottiglia alla caraffa, praticato dal Sommelier, per ossigenarlo e depositare le fecce.
  • demi-sec Champagne o spumante con tenore zuccherino compreso tra 33 e 50 g/l.
  • denominazione di origine controllata Vino prodotto in una zona delimitata ed elaborato a norma di legge, seguendo le indicazioni del disciplinare riguardo ai vitigni da utilizzare, la produzione per ettaro, la potatura, il grado alcolico, i procedimenti di vinificazione, le qualità organolettiche.
  • deposito Sedimenti in sospensione nel mosto. 2. Locale in cui vengono conservati i vini inscatolati in attesa della vendita.
  • dessert Vino da dessert: vino dolce o abboccato, servito a fine pasto.
  • diluito Vino poco concentrato e poco intenso.
  • diraspatrice Strumento per diraspare le uve, separare cioè i graspi dagli acini.
  • distillazione Operazione praticata con l’alambicco che consiste nel trasformare, mediante un procedimento di vaporizzazione e condensazione, un vino o una vinaccia in acquavite (grappa, liquore ecc.). Può essere continua o all’armagnac oppure doppia o alla charentaise.
  • doga Asse di legno incurvata utilizzata nella fabbricazione delle botti.
  • dolce Vino che contiene, ai sensi di legge, più di 50 g di zuccheri riduttori (glucosio e fruttosio) per litro (es. vino dolce naturale, vino da liquore, liquoroso, spumante, ecc.). Vino che ha un sapore dolce in equilibrio con gli altri componenti sapidi.
  • dosaggio Miscela di spillatura aggiunta allo spumante elaborato secondo il metodo tradizionale, dopo il dégorgement e che ne determina il tipo (brut, sec, demi-sec…).
  • duro Vini giovani privi di morbidezza, rotondità, poco vellutati e gradevoli, con sostanze tanniche eccedenti.

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