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Taurasi, red passion!

28 novembre 2020

Ce lo siamo chiesto spesso se si potesse cominciare a guardare al Taurasi con gli stessi occhi di chi si approccia per esempio ad un Barolo, riferendosi cioè non più semplicemente al vitigno originario o alla menzione legislativa della denominazione, bensì alla sua tipicità proveniente da territori e microclima specifici, se non addirittura da una singola vigna.

Insomma, se ai più esperti viene naturale cogliere e raccontare dell’originalità, dello stile, delle sfumature dei Nebbiolo di Serralunga d’Alba, di La Morra o Grinzane Cavour, perché non dovrebbe accadere lo stesso ad esempio per i vini prodotti a Taurasi, Mirabella Eclano o ancora quelli di Lapio, Castelfranci e Montemarano?

Un’operazione di approfondimento la avviò un po’ di anni fa il giornalista Paolo De Cristofaro¤, nelle prime edizioni di Taurasi Vendemmia di Miriade&Partners – Leggi Qui -, con un lavoro certosino, millimetrico quasi, sulle macro-aree interessate alla coltivazione di Aglianico e Aglianico da Taurasi; ne venne fuori una rappresentazione puntuale ed efficace, una guida indispensabile per chi mastica vino e desiderava cominciare a schiarirsi le idee su certi aspetti ormai ineludibili quando ci si trovava a raccontare e scrivere di Taurasi o di Aglianico di queste meravigliose terre irpine.

Ecco perché nelle prossime settimane proveremo a raccontare in quest’ottica diverse buone bottiglie di Taurasi che abbiamo incrociato durante tutto quest’anno, all’insegna di uno slogan che ci piace tanto: Taurasi, red passion!

Bottiglie emozionanti, rappresentative, se vogliamo didattiche, perché in fondo questo straordinario vino campano muove tante sensazioni a un degustatore ma continua ad avere maledettamente bisogno, oggi più che mai, di veri e propri ambasciatori capaci di appassionarsi, che abbiano sete di conoscenza e siano propensi alla sua giusta valorizzazione, ben oltre le aziende, capaci certo di svolgere al meglio un grande lavoro di qualità nella produzione, ma c’è necessità soprattutto di validi professionisti capaci di coglierne appieno il suo valore e che lo sappiano poi comunicare agli appassionati avventori.

In estrema sintesi, queste che seguono sono cinque caratterizzazioni, aree territoriali specifiche da cui muove tutto, sulle quali proveremo man mano nel coglierne le sfumature maggiormente distintive:

Assemblaggi, sono quei vini provenienti da due o più distinte macro-aree, una scelta questa abbastanza comune per molte aziende irpine.

Quadrante Nord, Riva Sinistra del fiume Calore, sono vini provenienti dalle vigne collocate nei comuni di Venticano, Pietradefusi e Torre Le Nocelle.

Versante Ovest, Le Terre del Fiano, con vigne ubicate a Montemiletto, San Mango sul Calore, Montefalcione e Lapio; con questi ultimi due comuni che sono allo stesso tempo gli unici ammessi alla produzione sia di Taurasi che di Fiano di Avellino.

Valle Centrale, Riva Destra del fiume Calore. Il territorio senz’altro più frammentato dell’areale, da qui provengono quei vini prodotti con le uve dellle vigne ubicate nei comuni di Taurasi, Mirabella Eclano, Luogosano, Bonito, Sant’Angelo all’Esca e Fontanarosa.

Versante Sud, Alta Valle, dove il vigneto ad Aglianico assume una quota di rilevanza notevole, talvolta esclusiva, distribuito nei comuni di Castelvetere sul Calore, Montemarano, Castelfranci e Paternopoli.

Leggi anche Taurasi Vendemmia 2008 Qui.

Leggi anche Taurasi Vendemmia 2009 Qui.

Leggi anche Anteprima Taurasi 2005 Qui.

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Aspi at home, i corsi on line dell’Associazione della Sommellerie Professionale Italiana

22 Maggio 2020

Dal 16 Giugno proseguono gli appuntamenti #sommelierathome con ASPI, con 3 interessantissimi incontri sulla Campania, i suoi territori e i suoi vitigni, con alcuni tra i più apprezzati protagonisti del vino e il nostro Angelo Di Costanzo.

Durante gli incontri verrà degustato un vino che rappresenta le tipicità del vitigno o del territorio oggetto della lezione, con l’intervento in diretta anche del produttore. L’iscrizione da diritto a:

3 incontri sulla Campania
3 bottiglie comodamente a casa tua
Streaming con il sommelier Angelo Di Costanzo e 3 produttori
Attestato di partecipazione al termine del minicorso
Uno speciale gadget ASPI per ogni partecipante

16 Giugno – ore 20.30 – I Campi Flegrei, dove nascono i vini del vulcano. Alla scoperta di una delle aree viticole più suggestive della provincia di Napoli, dove nascono vini particolarmente autentici prodotti su sabbie vulcaniche e da vigne a piede franco, in un contesto di grande valore storico e culturale. Degustazione di Falanghina Campi Flegrei Settevulcani con il produttore Salvatore Martusciello.

23 Giugno – ore 20.30 – Falerno del Massico, duemila anni di storia sulla bocca di tutti. Il grande vino della provincia di Caserta, che può essere senz’altro annoverato come il primo vino doc della storia. Un viaggio immersi in un territorio unico e particolare, dalle tante anime. Degustazione di Falerno del Massico Ariapetrina di Masseria Felicia con la produttrice Maria Felicia Brini.

30 giugno – ore 20.30 – Il Greco di Tufo, il grande bianco dell’Irpinia. Caratteristiche di un territorio straordinario, situato nel cuore dell’Irpinia e di un vino prodotto in soli 8 comuni del circondario di Tufo da cui la docg prende il nome, un vino moderno e proiettato nel futuro. Degustazione del Greco di Tufo Cutizzi di Feudi di San Gregorio con il produttore Antonio Capaldo.

Non perdete questa occasione di avere un sommelier ed un produttore a casa vostra, fate domande, soddisfate le vostre curiosità affidandovi ai professionisti per il migliore approccio al vasto e meraviglioso mondo della Sommellerie italiana.

Iscrivendovi a questo percorso alla scoperta dei territori e dei vini della Campania riceverete comodamente a casa le tre bottiglie che degusterete insieme, in diretta, con il sommelier e il produttore. Questo percorso ha un costo di 85€ (75€ per i soci ASPI in regola con la quota annuale) e iscriversi é molto semplice, basta mandare una mail a info@aspi.it. Ad iscrizione confermata, vi verrà fornito il link da cui potrete seguire la diretta con l’app Zoom.

Non perdete questo speciale approfondimento sulla Campania e continuate a seguire ASPI – l’Associazione della Sommellerie Professionale Italiana, sono in arrivo altri interessanti appuntamenti con gli hashtag #sommelierathome #aspi #sommelier #formazioneonline.

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Riprenderci il passato per conquistare il futuro

12 aprile 2020

Non sono mancate nelle ultime settimane innumerevoli analisi e teorie alla base di questa tremenda emergenza sanitaria mondiale dentro la quale sembrano essersi smarrite tutte le certezze e le sicurezze che ognuno, ovunque nel mondo, sembrava certo di poter mantenere indipendentemente da cosa accadesse in giro nel mondo.

Sino a che non mi tocca, non mi riguarda, si pensava. Così non è, così non è mai stato. Si è fatto quindi largo sin dalle prime battute un grande spirito di ottimismo, #andràtuttobene è diventato velocemente lo slogan dietro al quale tutti, ovunque in Italia e negli altri paesi colpiti dal Covid-19, ci siamo velocemente ritrovati, uno slogan dal suono matrigno, quasi ancestrale: un hashtag, tre parole tre, unite da un grande arcobaleno e piene di significato.

Ma andrà-tutto-bene? Ecco, restando a quel che più ci compete e ci appassiona, parliamo di vino e cibo da queste parti, senza entrare nel merito economico e politico, men che meno in quello sanitario visto il numero di analisti, statisti e scienziati che sin dalle prime battute di questa emergenza hanno visto bruciare i loro studi, le loro proiezioni, le loro certezze in men che non si dica, mi piacerebbe, più semplicemente, riportare su queste pagine una personale breve riflessione, ma non su quello che ci aspetta domani – davvero si pensa che ci sia qualcuno capace realmente di farlo? – bensì su come ci siamo potuti ritrovare a questo punto, a questo preciso momento storico, evidentemente nudi davanti alla realtà.

In principio l’obiettivo era proporsi al mercato, conquistare spazio, con qualità e professionalità. Un vino con una storia da raccontare, quel vitigno unico, un territorio preciso, le persone giuste, le storie famigliari. Un prodotto o un cibo da preservare, promuovere a nuova vita, rilanciare la sua storia, il valore della sua tipicità, delle persone capaci di tramandarne la tradizione. Così un posto, un’Azienda, un Negozio, una Trattoria, un Ristorante, un’Osteria, una Pizzeria con delle idee chiare nel costruire una storia, un piano di sviluppo, un progetto da seguire per affermare dei valori concreti e non, soltanto, dei numeri, avevano tutti, ognuno, il proprio spazio dove proporsi sul mercato, dove costruire relazioni, legami, il proprio futuro.

Poi è arrivata la globalizzazione, non una parola qualsiasi ma quel fenomeno basato sull’intensificazione degli scambi e degli investimenti internazionali su scala mondiale che, a partire dalla fine del XX secolo è diventato un mantra tanto inarrestabile dal creare sempre maggiore interdipendenza tra le economie nazionali ma anche e soprattutto sociali, culturali, politiche e tecnologiche con i suoi innumerevoli effetti positivi ma anche, inevitabilmente, con enormi strascichi negativi sul breve e lungo termine.

Abbiamo così inseguito la velocità delle comunicazioni e della circolazione delle informazioni, una nuova grande opportunità di crescita per chiunque avesse carte da giocarsi, e da un punto di vista strettamente economico un trampolino di lancio incredibile per alcuni paesi a lungo rimasti ai margini dello sviluppo economico mondiale, vedi ad esempio proprio paesi come la Cina o l’India, con benefici sostanziali di cui poi tutti abbiamo potuto godere direttamente o indirettamente, vedi la riduzione dei costi di tantissimi prodotti grazie all’incremento della concorrenza commerciale da questo momento da considerare su scala planetaria.

Abbiamo però continuato a trascurare gli aspetti negativi, sottovalutandoli, e probabilmente continueremo a farlo: lo sfruttamento, il degrado ambientale, l’aumento delle disparità sociali, la perdita delle identità locali, in qualche caso la riduzione delle sovranità nazionali e le autonomie delle economie locali. La sovrabbondanza di conquiste ci ha talmente abbagliati che non ci ha fatto cogliere a pieno il reale costo della cessione di tutte queste libertà, un eccesso di fiducia in questa straordinaria onda economica che più che renderci sazi ci ha resi obesi e ciechi.

Sul tema strettamente enogastronomico le influenze e le deficienze sono sotto gli occhi di tutti. Il vino ha vissuto momenti di grande slancio economico rilanciando interi territori, creandone dei nuovi e affermando nuove tendenze, qui l’eccesso è stato però puntare a stravolgere ben oltre quanto sia stato valorizzato, con molti protagonisti votati più a fare e imbottigliare di tutto, anziché specializzarsi, pur di levare spazio e quote di mercato ad altri, ed anche tante piccole realtà non sono certo passate indenni dal vino Rosato o lo Spumante pur di avere una referenza in più in catalogo, disperdendo il più delle volte valori e capitali.

Un crack ancora più evidente nella ristorazione, in un paese di grande storia e tradizione culinaria, con un patrimonio incredibile di materie prime e produzioni alimentari che nessun altro paese al mondo può vantare. Abbiamo ceduto con incredibile velocità alla globalizzazione, disperdendo altrettanto velocemente un patrimonio enorme, quello delle Osterie, delle Trattorie, finanche delle Pizzerie sino a pochi anni fa e dei Ristoranti che hanno fatto scuola per decenni nel nostro paese, ognuno con la propria storia identitaria, una vocazione precisa, imitati e replicati – anche in maniera grottesca se vogliamo, ma genuina – ovunque nel mondo, formando cuochi e camerieri che hanno segnato profondamente la storia dell’ospitalità e dell’accoglienza italiana. Un crack che abbiamo accettato scientemente, certificandolo ridimensionando un po’ alla volta le storie dietro questi straordinari luoghi della memoria.

Sbaglia chi pensa che lo abbiamo fatto cedendo ai ristoranti cinesi, alla cucina giapponese, ai locali etnici. Sbaglia chi è certo che andava fermato lo straniero, il Kebab o il Ceviche. O almeno in parte. Il reale declino si è acuito quando abbiamo cominciato a pensare che le Osterie potessero fare bene anche a proporre Kebab o Sushi, che le Trattorie diventassero, come poi anche le Pizzerie, avamposti Gourmet a basso costo purché forniti di una cantina di tutto rispetto, mentre i Ristoranti, in quanto balocchi ed elevati nel nome dello chef, non necessariamente con una storia, potessero ambire legittimamente non più, non solo, al sogno Stellato da costruire anno dopo anno ma puntare, a suon di fragorosi gingilli e senza limiti temporali, al firmamento planetario.

Ecco, non è forse questo rincorrere modelli drogati e volti prevalentemente a levare agli altri spazio e sostanza che ci ha di fatto disorientati e privati di riferimenti? Nel nome della domanda l’offerta enogastronomica si è talmente globalizzata sino a smarrire identità. Più che domandarsi quindi se #andràtuttobene sarebbe forse il caso di ripartire da qui: riprenderci il passato per conquistare il futuro.

Questo articolo è stato pubblicato su Luciano Pignataro Wineblog.

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Un’occasione mancata, solo rimandata

19 marzo 2020

L’International Taste Institute¤ è il leader mondiale nella valutazione e certificazione di alimenti e bevande di consumo da parte di professionisti. L’istituto accompagna migliaia di aziende in tutto il mondo nel migliorare la qualità dei loro prodotti rilasciando la rinomata certificazione Superior Taste Award.

C’era anche Angelo Di Costanzo tra i professionisti invitati dall’International Taste Institute di Brussels per il raduno internazionale previsto questo fine marzo prossimo, un invito per la verità atteso da tempo a cui però non si è potuto dare seguito a causa dell’emergenza covid-19.

L’istituto, con sede a Brussels, può vantare una rete multiculturale di appassionati di cibo che lavora a stretto contatto con alcuni dei migliori Chef e Sommelier del mondo. Fondato nel 2005, il Taste Institute sta crescendo rapidamente e sono ormai innumerevoli le aziende alimentari provenienti da più di 100 paesi del mondo, delle più diverse categorie di alimenti e bevande, che scelgono di misurarsi con questa prestigiosa certificazione di qualità.

I prodotti sono testati da un nutrito gruppo di esperti del gusto e membri delle più prestigiose associazioni di chef e sommelier di tutto il mondo, sono infatti solo 200 i membri della giuria che vengono accuratamente selezionati in base alla loro preziosa esperienza nella degustazione sensoriale e al proprio curriculum vitae professionale. Stiamo parlando di esperti di Food&Beverage, competenti Sommelier e Chef di ristoranti prestigiosi con stelle Michelin provenienti da oltre 20 paesi del mondo tra cui la Spagna, la Francia, l’Italia, il Portogallo, il Belgio e i Paesi Bassi.

Angelo Di Costanzo è nato a Pozzuoli e vive nei Campi Flegrei. Il Sommelier puteolano, professionista dal 2001, vanta una lunga formazione professionale con una solida e qualificata esperienza maturata sul campo: è stato Miglior Sommelier della Campania nel 2008 e nello stesso anno ”Spilla d’argento” Charme Sommelier, più volte in concorso al Trofeo Miglior Sommelier d’Italia è stato per anni Head Sommelier del prestigioso Capri Palace Hotel&Spa¤. Eletto Sommelier Italiano dell’Anno per la Guida L’Espresso 2014¤, dal 2015 è Manager¤ e Wine Specialist presso San Gregorio Ristorazione, società del gruppo Feudi di San Gregorio. E’ membro della sezione campana di ASPI¤, la prestigiosa Associazione della Sommellerie Professionale Italiana, con la quale è particolarmente attivo nelle attività di divulgazione professionale e formazione delle nuove leve di professionisti.

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Angelo Di Costanzo entra a far parte di ASPI, l’Associazione della Sommellerie Professionale Italiana

14 ottobre 2019

E’ una buona notizia per la Sommellerie campana quella che vede il ritorno in campo in ambito associativo professionale del professionista flegreo.

Angelo Di Costanzo, classe ’75, di Pozzuoli, già protagonista di lungo corso del mondo del vino¤, è dal 2015 impegnato nel board direzionale di Food&Beverage di San Gregorio Ristorazione, società del Gruppo Feudi di San Gregorio di Sorbo Serpico. E’ stato Miglior Sommelier della Campania nel 2008 ed eletto Sommelier Italiano dell’anno per la Guida L’Espresso 2014¤.

’Era forte il desiderio di contribuire con la mia esperienza al lavoro di aggregazione, divulgazione e formazione professionale avviato da alcuni anni in Campania da ASPI¤, l’Associazione della Sommellerie Professionale Italiana’’, che ricordiamo essere l’unica associazione italiana riconosciuta dall’ASI¤ (Association de la Sommellerie Internationale) e punto di riferimento in Italia della più alta espressione della Sommellerie contemporanea, presieduta dal Campione del mondo Giuseppe Vaccarini e guidata in regione da Ciro Laringe, Vice Presidente Nazionale e da Giuliano Mallardo alla Direzione dei Corsi che hanno accolto con grande apprezzamento la notizia.

‘’E’ necessario, oggi più che mai, rafforzare la figura di Alta professionalità che ogni Sommelier deve saper rappresentare nel mondo del vino, dove si è costantemente alla ricerca di donne e uomini preparati, specializzati e capaci di fare la differenza con il proprio talento e lavoro’’ ci tiene a precisare Angelo.

‘’Proveremo a farlo con grande slancio, sostenendo i Corsi Propedeutici affiancandovi alcuni appuntamenti di particolare levatura didattica e con degli approfondimenti tematici che avvicinino sempre di più i Professionisti, ma anche gli appassionati, alle straordinarie suggestioni che sono capaci di regalare i meravigliosi territori, le aziende e i grandi vini del nostro paese, e non solo!’’. Non resta quindi che rimanere in contatto con ASPI!

ASPI CAMPANIA
via Monte di Cuma 3, Pozzuoli (Na)
Tel. 081 804 6235
mail: napoli@aspi.it

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Quel che resta non siano briciole

30 dicembre 2016

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L’intuizione, la creatività, il talento, l’arte di un grande Chef non puoi certo delegarla, un suo piatto però sì. Vi sono mille ragioni per discuterne per giorni, eppure, a pensarci bene, è già così da sempre, in particolar modo nelle cucine cosiddette d’autore o più semplicemente gurmé.

Per contro, il talento, la passione, la personalità, l’arte dell’accoglienza di un Cameriere o di un Sommelier di quelli bravi no, resta affare un tantino più difficile e complesso: in certi casi, quando lui non c’è in sala, si vede e come.

Un mestiere quello di stare in sala in chiara difficoltà, provato da molteplici fattori, la fretta del nostro tempo anzitutto che non concede tregua alcuna. Così siamo profondamente in ritardo e non c’è ricambio generazionale da aspettare. Un mestiere, questo, su cui bisogna tornare ad investire soprattutto del tempo, più che le chiacchiere di molti.

In mezzo al dibattito l’Italia degli ormai mille e più cronisti del gusto, o del food, come amano definirsi ultimamente. Il nostro è un paese dal destino segnato: oltre a Santi, Poeti e Navigatori finirà per avere più cronisti enogastronomici che ristoranti e vini da raccontare. Certo prima o poi il buffet finirà, qualcuno avrà già in serbo un nuovo indirizzo a cui fare visita qualcun altro saprà riadattarsi, campo ce n’è e vi è sempre il mestiere di allenatore che più o meno, è risaputo, è alla portata di tutti. In fondo uno che ti paga per farlo lo trovi sempre [cit.].

L’auspicio è che quel che resta non siano solo briciole, anche perché pure quelle sembra che nessuno più le voglia levare.

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Le ragioni del bere vino blu

2 settembre 2016

C’è stato un periodo di gran fermento per gli appassionati di vino, quando si ragionava su tutto e ci si faceva domande profonde, talvolta delle più improbabili epperò precise, quesiti che richiedevano risposte plausibili e circostanziate: il terreno, l’altitudine, varietali autoctoni o alloctoni? E poi rese per ettaro, portainnesto Paulsen o Ruggeri, tostatura delle doghe usate per le barriques, di primo, secondo o terzesimo passaggio, il sughero o il silicone, e bordolese quale? A spalla alta, tronco-conica. Vieppiú sul colore, le sfumature, le ragioni dell’ananas ed il miracolo minerale, la ricchezza e la profondità degli abissi marini. In pianura, sulla costa come in montagna. Il prezzo, eh… il prezzo, il mondo di mezzo. Per non parlare della comunicazione, l’immagine, il brand. Il successo di vendite!

Poi, sembra, un lento declino: pare vadano via solo le bolle, e il vino vegano, e mò, peggio, blu. Mi sa che qualcosina non ha funzionato, e qualcuno – non noi, sia chiaro – non ha fatto bene il suo lavoro, evidentemente.

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A bocca asciutta

5 giugno 2016

Il fatto è questo: sembra che la gente abbia ripreso ad uscire. Pian pianino, pur facendo due conti stretti stretti pare abbia riscoperto il piacere di stare fuori casa, spostarsi anche per cinquanta chilometri per un piatto di pasta o una pizza fritta anziché rincoglionirsi davanti alla tele.

E in effetti i ristoranti e le pizzerie tornano ad essere ”sempre pieni”, un segnale importante in un momento economico che continua ad essere di difficile lettura e che però ci consegna una opportunità  davvera straordinaria per la nostra tavola: in Italia non si è mai mangiato meglio come negli ultimi anni e questo è un dato di fatto, e mai così tanti grandi protagonisti primeggiano contendendosi lo scettro di migliore dei migliori.

Cuochi e Pizzaiuoli vere Stars, magari tra un po’ toccherà a camerieri e sommelier, chissà. Affascinano un po’ un meno, ma ancora per poco. Il passaggio del testimone è nell’aria. Fioccano così rassegne, eventi, feste, congressi, showcooking, galà di presentazione di guide, pillole quotidiane se non intere trasmissioni in TV, reality, masterchefs vari sulla payTV. Passerelle un tempo elite per pochi ora menate fighissime consentite un po’ a tutti basta che abbiano una giacca bianca e un po’ di aria da friggere!

Ma qual è il genio tutto italiano dinanzi a tutto questo ben di Dio? Si svuotano i ristoranti e le pizzerie (sempre pieni) dei loro grandi protagonisti per portarli in giro per rassegne, eventi, feste, congressi, showcooking, galà di presentazione di guide, pillole quotidiane se non intere trasmissioni in TV, reality e masterchefs vari sulla payTV. Spettacoli un tempo elite per pochi ora invece a portata di click, addirittura on demand comodamente seduti sul divano, davanti alla tele a nutrirsi di aria fritta!

È vero, è un pensiero forse un poco malato questo, uno stillicidio che sa di beffa dal sapore dolce amaro, oppure è solo quello che sta succedendo, una sovraesposizione che rischia di lasciarci come al solito a bocca asciutta.

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Hai sbagliato vino e la colpa è solo tua

21 febbraio 2016

Capita talvolta di prendere un abbaglio, succede quando ci si affida o si lascia scegliere ad altri di provare a stupirti. Male che vada l’alibi ci rende salvi e si finisce per farsene una ragione.

Ma quando a sbagliare vino sei proprio tu? Eh sì, succede ai migliori sai, semmai avessi pensato solo per un attimo di saperne una spanna così più degli altri.

Una lettura veloce alla carta dei vini – non che fosse così ampia, è vero -, il commensale che si schernisce dietro un ‘fai tu, mi fido ciecamente’, con l’autostima che si aggancia facile alle stelle: un breve ripasso dei piatti scelti, ‘mumble mumble… ce lo abbino… ma anche no’, un po’ di conti veloci veloci col portafogli e via con il rosso 2014 di questo qui che conosco bene…

Ahi ahi ahi. Il vino é quello e quello é, ché l’avevi scordato? E adesso con chi te la vuoi prendere? Ne bevi un sorso, con grande fatica butti giù il primo bicchiere, ne versi uno ancora, ci accenni un sorso un po’ stizzito, decidi di lasciarlo lì a respirare un poco, chissà magari. Niente, niente da fare. Hai sbagliato vino e la colpa è solo tua. Te ne farai una ragione?

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Lettera a un Sommelier

18 dicembre 2015

Da qualche tempo penso sempre che dovrei fare una chiacchierata o più chiacchierate con te. Un po’ perché mi ha sempre colpito quella parte schietta e diretta che hai con l’approccio a questo lavoro, un po’ perché, ci sta poco da fare, guardi sempre alla sostanza delle cose.

Era un sommelier

Mi ha sempre colpito quel guardare oltre quel velo, che tu stesso definisci patinato, che avvolge il tema della cucina e della ristorazione degli ultimi anni e, come te, sono convinto che alla fine l’unica cosa reale e di sostanza che resta, tolto il velo, sia il lavoro.

Il lavoro che diventa pietra sulla quale costruire il legame tra collaboratori, fornitori, clienti, proprietari e che oggi secondo me è l’unica cosa da guardare se si vogliono valutare successi, o meno, del proprio lavoro.

E allora andiamo al sodo: ma quanto è complicata questa “faccenda” del sommelier? Più che complicata però forse vorrei dire onesta.

Si onesta. Perché più cerco di capirci qualcosa del mondo del vino, e così pure del mondo della cucina, più ci vedo meno chiaro. Forse sarà proprio per quella patina, spesso travestita da ignoranza (nel senso della non conoscenza) che dilaga anche tra chi oggi si descrive con le frasi “sono un esperto”, “sono un conoscitore”, “sono un collega”, “sono un appassionato”, fino alla mitica frase da leggere in stile fantozziano “sono uno che gira molto”Personaggi che si infiltrano in ogni posizione, oggi sono critici, blogger, scrittori, giornalisti, recensori, ma la cosa che mi desta più ansia e che oggi siano anche proprietari o gestori di locali convinti che tenere in bella mostra le bottiglie novità dell’anno (decise poi da blogger, giornalisti, associazioni di bevitori etc.) faccia la differenza.

Io non ci capisco quasi niente di vino e cerco di ampliare la mia conoscenza con calma, con prove, portandomi dietro un po’ delle mie esperienze in altri campi e, ancora oggi, a volte non riesco a capire come facciano, seduti a un tavolo a dire che alcune bottiglie siano buone, buonissime o ad arrivare a quella frase che odio istintivamente, quando, presi da pareri totalmente diverse dai propri commensali, sento ripetere: “si però ha quel qualcosa che…”.

Ne ho viste di persone aprire bottiglie diversissime da quelle provate prima, ne ho condivise altre che avevano aspetto, sapore, odore differenti da quelli che ricordavo e ho visto troppe persone elogiarne pregi inesistenti.

Se però il lavoro di sala e quello del sommelier è anche quella di travasare una parte della propria conoscenza con modalità limite, vicine a quelle di uno psicologo, oltre a portare i piatti o a riempire un bicchiere, se questo è vero allora la domanda è semplice: dove va a finire l’onestà dovuta al proprio lavoro senza il dovere di preservare un piacere ai propri commensali, legato al diritto di rispettare la propria professionalità, gli anni di studio e di lavoro?

E non inserisco in questo computo i casi limite che possono presentarsi in sala come, il finto saccente che vuole far bella figura con la ragazza, o quello al quale a tavola viene sempre consegnata la carta dei vini perché casomai ha tutte le bottiglie su Vivino e quindi qualche parola in più l’ha letta, il riccone che compra la bottiglia costosa e che quindi deve per forza essere ottima, o i partecipanti ai corsi che quindi diventano immediatamente esperti.

Parlo di quell’universo di clienti aperto ma a volte chiuso a riccio rispetto a un mondo che effettivamente si pone troppo lontano sopratutto raccontando palle su palle. Parlo di quel mondo aperto, che poi è anche quello che ci permette di lavorare e di campare del nostro lavoro, al quale dovremmo più rispetto e al quale potremmo spalancare le porte verso un mondo bello fatto di luoghi, terre strappate alla cementificazione, di vite agricole senza le quali tutto il resto sarebbe inesistente.

Quanto di questo sparisce ogni volta che si versa un bicchiere a tavola? Quando ci si riunisce a tavoli di degustazione dove nessuno ha il coraggio di dire che un vino ha certi limiti, se nessuno riesce a riconoscere se il prodotto arrivato in tavola è differente rispetto all’idea che ne aveva il produttore inizialmente?

Ecco uno dei punti dolenti più importanti, la conoscenza di un prodotto. Quante volte ho visto cambiare un vino in bottiglia? Quante volte i trasporti inadatti, la cattiva conservazione nei luoghi di vendita altera il prodotto che portiamo a tavola? E com’è possibile senza conoscerne il punto di partenza, l’idea del produttore, fare commenti su un prodotto che si millanta di conoscere?

Considerato che annate diverse ne possono cambiare il profilo, che produttori cambiano idee mentre approfondiscono anche loro la conoscenza del loro vigneto e del loro vino, mentre vanno e vengono le mode della morbidezza, dell’acidità etc… che fine fa l’onestà di chi fondamentalmente vende un prodotto legato a quella di un’esperienza gastronomica, di una serata da ricordare, di un regalo per una sera soltanto, di qualcosa legato al piacere che non sia solo quello della quantità, che si sposti verso la qualità e anche al sapere?

Ma poi? Ma quante vole lo dovete sbacchettare sto decilitro di vino nel bicchiere per dire che lo volete ossigenare? Ma quanto ossigeno può entrare in un decilitro di vino? Quale processo di fissione nucleare pensi possa mettere in moto il tuo gesto per far prendere aria a uno sputo di vino? Ore e ore a rigirare calici e a fare finta che ad ogni giro esca fuori quella nota in più che ormai sarà quello che stai mangiando? Senza parlare dei mal di testa che mi vengono quando vedo sbacchettare per ore e ore le bollicine e poi sentire parlare di metodi per ottenere perlage non aggressivi e che si sentono proprio nel bicchiere che da ore sbacchetti tanto da sfiatarlo!

Se a questo ci metti che sembra diventato impossibile poter fare un corso di sommelier se non sei avvocato, ingegnere, casalinga disperata, o qualsiasi altra cosa che non sia lavorare in un ristorante, se a questo ci metti il mercato a volte a senso unico costruito su case che imboniscono rivenditori e rappresentati, che imboniscono ristoratori e proprietari di locali che alla fine sembra che vendiamo tutti le stesse cose, senza che nessuno conosca un fazzoletto di terra dove ha scoperto un vino che gli si è legato al cuore, un produttore che si sporca le mani e ti trasmette il vero senso della terra, senza essere ambasciatori di un territorio di un’idea, di un cammino… dimmi tu: ma quanto è complicata sta “faccenda” del sommelier? (G. d. V.)

© L’Arcante – riproduzione riservata

Pozzuoli, il 23 settembre a l’Abraxas

10 settembre 2015

Al Fuoco Bistrò¤ dell’Abraxas¤ mercoledì 23 settembre ‘I miei quattro vini del cuore’. Che a dirla tutta è assai difficile se non impossibile ‘chiudere’ in soli 4 vini la passione di 20 anni di lavoro, ecco perchè proveremo invece a raccontare quattro tappe fondamentali che hanno segnato questo percorso professionale.

Angelo Di Costanzo - courtesy of Karen Philips

Gli anni ’90, ovvero l’onda pop¤Ovvero, quando da sguattero mi ritiravo a casa e mamma’ si rammaricava perchè tenevo le mani tutte piene di piaghe e mi intimava di non tornare al lavoro.

Febbraio ’96, Sogni di rock ‘n’ roll¤. Quando ho trovato finalmente un buon lavoro. Dove, per la prima volta, ho messo sul braccio sino a 5 piatti e contando gli altri due che tiravo su con l’altra mano, riuscivo ad uscire tutto l’antipasto della casa in un solo viaggio.

1 Ottobre 2002, Mare Nostrum¤. Da poco più di un anno circolava l’euro, in molti ancora non ci capivano una mazza e tanto per cambiare aleggiava nell’aria una crisi di lì a poco inarrestabile. Che culo! Noi frattanto alzavamo la serranda, alle 18.05. Benvenuta L’Arcante! All’inaugurazione oltre 300 persone, ndr.

Maggio 2009, Over the top!¤. Arrivo a Capri, ero il nuovo sommelier, l’altro sommelier del Capri Palace Hotel, in punta di piedi ma con molte aspettative, la voglia di capire, imparare, crescere, affermarmi.

Dicembre 2014, Punto e a capo!¤ ‘Al responsabile della cantina di ristorante che nel corso dell’anno si è distinto per competenza e professionalità’. Il Sommelier dell’anno 2014¤ è Angelo Di Costanzo.

I vini del cuore? E’ tutto pronto, basterà stapparli e berci su!

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Informazioni e prenotazioni:

Fuoco Bistrò dell’Osteria Abraxas

Via Scalandrone 15, Pozzuoli (NA)

Tel. 081 8549347

Cell. 366 6868795

© L’Arcante – riproduzione riservata

I Sommelier italiani sono i più bravi del mondo!

20 luglio 2014

Ricevere complimenti fa sempre piacere, ancor più quando qualificano l’intera categoria professionale italiana.Italian Sommeliers - L'ArcanteSpesso i nostri ospiti arrivano qui a Capri dopo un giro più o meno lungo nei più importanti ristoranti italiani ed europei. La Costiera e Capri sono quasi sempre le ultime tappe prima di rientrare a casa. Così durante la cena non manca mai di scambiare due chiacchiere su dove sono stati prima, come sono stati trattati, cosa abbiano mangiato di particolare, i vini, lo chef, il sommelier.

Viene fuori un dato sopra tutti che riempie di soddisfazioni i tanti che si fanno un mazzo così da nord a sud, da Alba a Ragusa passando per Milano, Roma, Napoli: i sommelier italiani sono riconosciuti tra i più bravi del mondo!

‘…ne sanno una più del diavolo, e molto spesso ne sanno molto più dei loro colleghi di New York o Londra dove spesso hanno paraocchi o se ne stanno sulle loro, freddi e altezzosi. Per non parlare di quanto gli italiani ne sanno dei vini del mondo rispetto a quanto questi conoscono dei meravigliosi vini italiani; non si tratta solo di poca considerazione dei vini prodotti nel vostro paese, si sa che nel mondo il vino è anzitutto quello francese, ma è una questione soprattutto di cultura più che di bravura. In Italia, con un bravo sommelier, riesci a parlarci di quasi tutto, altrove non sanno nemmeno dove sta Constantia’.

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I sommelier di Napoli ad Anacapri

28 giugno 2014

Ais a Capri - foto V. Vanacore

Frattanto i sommelier dell’Ais Napoli¤ hanno fatto visita alle vigne di Anacapri. Ho raccolto con piacere l’invito di Raffaele Pagano¤ e speso due parole per la piccola vigna del dott. De Tomaso qui a due passi dall’albergo.

Qui¤ sul loro sito un breve report.

Per chi è su facebook qui¤ un suggestivo report fotografico.

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E’ l’hashtag del giorno: #nonbastano24h

5 Maggio 2014

Giuro non è una banalità: ho un mucchio di cose da raccontarvi ma sembra che le giornate, puntualmente, mi finiscono entro le 24 ore. Così non ce la farò mai!

Non mi piace

15 marzo 2014

Mi fa specie leggere continuamente sui social network gli sfoghi di colleghi (talvolta) amici che si lamentano pedissequamente dei loro clienti o che mettono le mani mani avanti sulle critiche e le osservazioni mosse loro sulla cucina o magari il servizio al ristorante.

Con Trip Advisor, e più in generale con tutta questa sovraesposizione mediatica, fomentata dai Socials, il rischio della degenerazione intellettuale è giusto dietro l’angolo, ma bisogna tenere a bada il proprio istinto; talvolta la rabbia, al pari dello sberleffo con cui si pensa di reagire replicando e motivando le frustrazioni di taluni possono risultare un vero e proprio boomerang. Quanto meno di facile incomprensione.

No-Show, piatti incompresi, critica impersonale, non entro più tanto nelle questioni, non mi permetto di giudicare, ognuno faccia un po’ come gli pare. Non posso però non osservare come certe reazioni sempre più sul filo Radical Chic sembrano distanti anni luce da alcuni dei valori fondamentali del nostro lavoro, l’umiltà anzitutto.

Di errori se ne fanno, capitano a tutti. A tutti. Mettere alla gogna i capricci, le fisime, i vezzi e le frustrazioni dei propri clienti non fa certo bene. Ci si sfoga magari, ma non produce nulla di buono. Magari si vorrebbe tornare indietro nel tempo, a quando si lavorava in pizzeria o in trattoria, o a quando si consegnavano pasti a domicilio e ad una lamentela si rispondeva facendo spallucce come a dire: ‘ma in fin dei conti cosa pretende questo?’.

Ecco, con tutto il rispetto per le stelle, i cappelli e tutte le forchette di questo mondo, mi chiedo in quale pizzeria, trattoria abbiano mai lavorato queste persone che oggi che indossano una giacca con i galloni sembrano aver già dimenticato tutto, l’umiltà in primis. Soprattutto, quale esempio siano per i camerieri e gli chef di domani. Ci vorrebbe il tasto ‘non mi piace’.

Io amo|Piccola Guida ai vini dei Campi Flegrei

3 febbraio 2014

Come già ho avuto modo di scrivere il 2014 sarà l’anno della falanghina e del piedirosso dei Campi Flegrei, a 20 anni dall’istituzione della denominazione di origine controllata, il 3 ottobre del 1994.

Angelo Di Costanzo Sommelier dell'anno L'Espresso 2014 - foto L'Arcante

Se mi chiedessero quale azienda e quale vino meritino un po’ più di attenzione direi di buttare un occhio qui: eccovi una Piccola Guida che dovreste tenere presente per farvene un’idea. Quasi tutte, previo appuntamento, fanno accoglienza e vendita diretta in cantina.

Agnanum – Raffaele Moccia
Contrada Astroni 3, Napoli
Tel. 0813417004
http://www.agnanum.it
info@agnanum.it
Di particolare pregio: Piedirosso dei Campi Flegrei Agnanum, Piedirosso dei Campi Flegrei Vigna delle Volpi, Falanghina dei Campi Flegrei Vigna del Pino.

Az. Agricola Monte Spina – Antonio Iovino
Via San Gennaro Agnano 63, Pozzuoli
Tel. 0815206719
iovino.an@tiscali.it
Di particolare pregio: Piedirosso dei Campi Flegrei Gruccione.

Cantine Astroni
Strada Comunale Sartania 48, Loc. Pianura – Napoli
Tel. 0815884182
http://www.cantineastroni.com
info@cantineastroni.com
Di particolare pregio: fuori doc Spumante Astro brut, Falanghina dei Campi Flegrei Colle Imperatrice, Piedirosso dei Campi Flegrei Colle Rotondella.

Cantine del Mare
Via Cappella IV traversa 5, Monte di Procida
Tel. 0815233040
http://www.cantinedelmare.it
info@cantinedelmare.it
Di particolare pregio: Falanghina dei Campi Flegrei, fuori doc Spumante Brezza Flegrea brut

Cantine Farro
Via Virgilio 30-36, Bacoli
Tel. 0818545555
http://www.cantinefarro.it
info@cantinefarro.it
Di particolare pregio: Piedirosso dei Campi Flegrei, Falanghina dei Campi Flegrei Le Cigliate.

Cantine Grotta del Sole
Via Spinelli 2, Quarto
Tel. 0818762566
http://www.grottadelsole.it
info@grottadelsole.it
Di particolare pregio: Piedirosso dei Campi Flegrei Riserva Montegauro, Falanghina dei Campi Flegrei Coste di Cuma.

Contrada Salandra
Via Tre Piccioni 40, Pozzuoli
Tel. 0818541661
http://www.dolciqualita.com
dolciqualita@libero.it
Di particolare pregio: Piedirosso dei Campi Flegrei, Falanghina dei Campi Flegrei.

La Sibilla
Via Ottaviano Augusto 19, Loc. Fusaro – Bacoli
Tel. 0818688778
http://www.sibillavini.it
info@sibillavini.it
Di particolare pregio: Piedirosso dei Campi Flegrei Vigne Storiche, Falanghina dei Campi Flegrei Cruna DeLago.

Va detto che ci sono sul territorio altre aziende che lavorano con dedizione e tanta attenzione: tra queste vanno certamente ricordate Carputo di Quarto, tra le prime, subito dopo Grotta del Sole a imbottigliare vino doc, Cantine Federiciane Monteleone, poi Matilde Zasso a Pozzuoli, Masseria del Borro a due passi da Napoli e, più recentemente, Cantine Babbo, Cantine dell’Averno, Cantine Di Criscio, Il Quarto Miglio, Colle Spadaro. Quest’ultima da qualche tempo vende  vino esclusivamente presso l’azienda in Contrada Spadari a Pianura.

© L’Arcante – riproduzione riservata

Insieme per ricordare Giannantonio Aiuolo

2 dicembre 2013

Era il giugno 2008, a Cerreto Sannita ricevevo il premio Primo Sommelier Campania. E Gianni era lì. Giannantonio Aiuolo non faceva il Sommelier per professione eppure era tra i più preparati e diligenti Relatori Ais in circolazione: una passione incredibile la sua, una dedizione che ho sempre apprezzato e che ci ha sempre fatti viaggiare sulla stessa linea d’onda.

Sommelier a Cerreto Sannita - foto L'Arcante

Una vita spezzata troppo presto. Giovedì 5 Dicembre al Moon Valley¤ di Seiano di Vico Equense lo ricordano tanti amici che gli hanno voluto bene. Si berranno i vini del Consorzio Diversi Vignaioli Irpini¤. Tutto L’incasso sarà poi devoluto a ‘Le Fate di Arianna Onlus’. Ingresso 10 euro, dalle 18.00 alle 21.00.

Rif. Giovanni Starace stargiov60@hotmail.com

‘Titolifici magari anche redditizi, i cui attestati valgono però molto poco…’

25 novembre 2013

Rilancio volentieri un post scritto stamattina da Daniele Cernilli qui¤ su Doctor Wine, un pezzo che tocca argomenti da sempre a me cari e più di una volta affrontati anche qua su queste pagine.

Quella del ‘todos sommelieros’ è ormai realtà conclamata, un rischio a lungo sottovalutato (o poco attenzionato) negli ultimi anni perché alle prese in larga parte a fare i conti con la cassa anziché con un mercato del lavoro sempre più in crisi e alla ricerca di figure specializzate e, soprattutto, disposte a lavorare e crescere seriamente in ambito professionale e non soltanto per un servizio o due la settimana come dopolavoro (molto ben retribuito in seno al Gruppo Servizi dell’Associazione).

Per essere chiaro: è curioso come gente che fa altro per campare, lavora in banca, fa l’assicuratore, talvolta c’ha addirittura il posto fisso fa regolarmente il ‘sommelier’ quando nei ristoranti si grida¤ da tempo alla mancanza di personale qualificato. Certo nulla in contrario che ciò possa accadere ma se continuiamo solo in questa direzione cosa ne sarà della professione? Manco a farlo apposta, proprio questa questione è stata al centro di un piacevole quanto accorato confronto avuto mercoledì scorso a Milano con il presidente dell’Ais Maietta.

> Doctor Wine 2013 http://www.doctorwine.it

Guide ai Ristoranti d’Italia 2014, così L’Espresso

18 ottobre 2013

Guida Espresso 2014Voto: 17
Due Cappelli: cucina di gran qualità.
Bicchiere: particolare cura nella ricerca e nel servizio dei vini, internazionali, nazionali o locali.

Quante volte, nei ristoranti dei grandi alberghi, si resta abbagliati dalla perfezione formale di alcune pietanze e magari non altrettanto colpiti al momento dell’assaggio? Qui, nel più prestigioso rifugio dell’Isola Azzurra, questo rischio non è contemplato. Anzi, il giovane chef Andrea Migliaccio continua a scalare imperterrito la strada dell’Alta Cucina, come un atleta che insegue vigoroso la piena maturità senza mollare mai. Il risultato e’ davvero convincente, sotto il segno orgoglioso della tradizione campana, che si rinnova senza complessi, e con una squadra fortemente motivata. Che si tratti della vellutata di cipollotti con guanciale, fava e bottarga, o della trilogia di agnello, non arriva piatto che non sia animato da profondo equilibrio e vivacizzato da un allegro gioco di contrasti: nel coloratissimo risotto, i ricci di mare duellano con la colatura di alici, acqua di pomodoro e dei friselle al finocchietto. Ma la perfezione arriva con le candele spezzate (tartufi di mare, gamberi, broccoli e pecorino) e subito dopo con la triglia (con burrata al limone, fagiolini e patate). Incoraggiati da una Signora Carta dei Vini, gestita alla perfezione da Angelo Di Costanzo, anche gli ospiti più conservatori si abbandonano così al sogno caprese, fino a provare i sapori forti della genovese di coniglio… Degustazione Super da 220 euro, sui 160 alla carta. (da Le guide de L’Espresso – I ristoranti d’Italia 2014)

Curriculum Vitae| Angelo Di Costanzo

15 ottobre 2013

Angelo con l'Asprinio____________________________

1990 La prima volta al ristorante ¤

1992 L’Europa s’era unita ed io portavo le pizze ¤

1994 Cameriere di ventura ¤

1995 In trattoria ¤

1996 Anni ruggenti ¤

1998 Sulla cresta dell’onda ¤

2000 Ho deciso, voglio fare il sommelier ¤

2001 Che faccio, mi sposo? No, apriamo L’Arcante ¤

2002 Perché L’Arcante? ¤

2006 Pare ci siano diverse specie di sommelier ¤

2008 Dentro o fuori (e lancia in resta) ¤

2009 Sommelier al Capri Palace ¤

2010 Credi di essere bravo? Non temere, fatti avanti ¤

2012 Senza una donna che ti sta dietro non sei niente ¤

2014 Sommelier dell’Anno ¤

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© L’Arcante – riproduzione riservata

Senza una donna che ti sta dietro non sei niente

14 ottobre 2013

Ogni volta, negli ultimi anni, più o meno in Aprile. Questa mattina si riparte, comincia la stagione a Capri. Le borse sono pronte, le ultime cose me l’ha sistemate con cura iersera. Al treno (per arrivare al porto) mi accompagnano lei e Letizia. E’ una levataccia ma preferisce che sia così.

E’ una mattinata carica di tensione e scandita da quiete e silenzi. Le parole certe volte sono mute, non le senti, ma non per questo puoi pensare di non ascoltarle: sono lì e rimbalzano nel vuoto come sassi contro il muro.

Non sono l’unico certo, e non sarò l’ultimo. Accade che metti da parte la famiglia, l’amore, gli amici per il lavoro. Il tuo preziosissimo lavoro. T’illudi di portarli con te per non rimanerci male, per darti coraggio ed in fondo per sentirti con la coscienza a posto. Non è affatto così.

Quanto costa tutto questo? Non ha prezzo, e tutto il tempo che gli levi non lo recupererai mai. Ecco perché senza una donna che ti sta dietro, che ti sostiene, che ti ama, che cresce i tuoi figli nonostante te, non sei niente!

Che faccio, mi sposo? No, apriamo L’Arcante…

8 ottobre 2013

15 Agosto 2001. Con oggi credo si chiuda un ciclo. Lo scorso febbraio ne parlai a lungo con Michele, molto chiaramente, per cercare una terza via, una strada percorribile. Caro diario, si lavora tanto e questo è un bene, ma è necessario cambiare registro perchè si rischia di non essere all’altezza. Almeno io non riesco più ad esserlo.

Così oggi è il mio ultimo giorno di lavoro qui, le nostre strade, per il momento, si dividono, con la consapevolezza di chi ha colto la fine di un ciclo. La stima, l’affetto, può solo crescere. Si aprono altri orizzonti. Tra qualche mese finirò il corso Ais, col diploma di sommelier vediamo che strada si possa camminare.

Piuttosto, con Lilly va alla grande, e credo sia giusto porsi qualche domanda: che facciamo, ci sposiamo? ‘No, apriamo L’Arcante…’, mi dice. Preferimmo ricominciare da zero e camminare con le nostre gambe nonostante io avessi un lavoro, un contratto a tempo indeterminato e, cosa non di secondaria importanza, una entrata sicura a fine mese. Funzionerà? E come si fa a saperlo, ciò detto non avrei mai potuto mettere la testa sul cuscino al solo pensiero di non averci nemmeno provato.

Addendum: erano già due/tre anni che mi affacciavo alla finestra e vedevo un mondo affascinante che però non conoscevo abbastanza; desideravo crescere professionalmente, migliorarmi, confrontarmi con chi potesse insegnarmi qualcosa in più. In pochi capirono quella scelta, giusto Lilly e quattro amici di lunga data.

Ho deciso, voglio fare il Sommelier

7 ottobre 2013

Eccomi qua, pronto. Sai, sabato sera, in Veranda, ne abbiamo messi 118 di coperti. Io e Luca, noi due soli. Dalle 20.00 senza manco un respiro, con l’ultimo tavolo, quello degli ‘Angels of Love’ che se n’è andato all’una e mezza. Ma giusto perché dovevano andare a suonare in discoteca. E’ tanto, caspita.

Ti dico: la cantina è quasi pronta, stanno definendo gli ultimi accorgimenti e con Michele abbiamo buttato giù una mezza idea di come organizzarla, ma la roba è tantissima; anche se riuscissimo a mettercela tutta dentro adesso, di qui a qualche mese bisognerebbe scavare ancora. E la frequenza con cui arriva vino non ci aiuta, anzi, è sempre più difficle da gestire. Anzitutto dove lo metto? Poi impellicolare tutte le bottiglie ‘più buone’, catalogarle, farci le etichette; con i ritmi di lavoro che abbiamo è da pazzi. In effetti sono anche un po’ stanco.

Però è una gran soddisfazione. Tutte le sere guardare le sale con tutti i tavoli ognuno con un vino diverso è davvero un piacere. Sto cercando di coinvolgere un po’ tutti con la mia fissa per il vino. Certo il linguaggio per alcuni è incomprensibile ma di meglio al momento non mi riesce. Io stesso devo ancora decifrare per bene tutti quei paroloni che ascolto al corso Ais. A dir la verità mi sembra che nemmeno tra loro (i sommelier dico) a volte si comprendono. Uno dice una cosa, l’altro, appena questi va via, un’altra. E a volte all’opposto di quanto detto prima. Boh…

P.S.: il Gambero Rosso ha cominciato a pubblicarmi le recensioni che gli mando. E’ una bella soddisfazione leggere il mio nome su una rivista così importante. Ho deciso, sai, da grande voglio fare il sommelier!

Anni ruggenti all’orizzonte

5 ottobre 2013

Pozzuoli, Febbraio ’96. Caro diario, ho trovato finalmente un buon lavoro (credo). Da qualche giorno non mi facevo vedere da queste parti ma ho una buona ragione da darti, mancanza cronica di tempo.

E’ un ristorante aperto da poco, se ho ben capito l’hanno inaugurato lo scorso giugno, è dalle parti di via Campana e fa solo carni, comunque una cucina molto tradizionale. In staff hanno tutti più o meno la mia stessa età e credo un po’ tutti manchiamo di una certa esperienza, però c’è una buona intesa. Ieri per la prima volta ho messo sul braccio sino a 5 piatti, adesso, contando gli altri due che tiro su con l’altra mano, riesco ad uscire tutto l’antipasto della casa in un solo viaggio.

P.S.: non vedo Lilly praticamente da una settimana, sabato sera finito qui il lavoro sono andato di corsa a prenderla al lavoro al ristorante; era lì dalle 8.00 del mattino, lo trovo assurdo, era distrutta ma dice che va bene così. Martedì sono di riposo, il ristorante è chiuso e domani sera prendo la mia prima paga settimanale. Le ho promesso che ce ne scappiamo via da qualche parte tutto il giorno…

L’Europa s’era unita ed io portavo le pizze…

2 ottobre 2013

Estate 1992, l’inizio di qualcosa. Prologo: caro diario, questo sabato dovrei cominciare a lavorare in sala, Renato dice che è arrivato il momento di lasciare il forno ai nuovi arrivati e di tenere ‘la fila’ con uno dei maître; credo mi tocchi Vito, non è proprio il massimo ma so che me la posso cavare lo stesso. Tommaso e Spinelli (Luigi) dicono che se dovessi andare in difficoltà mi aiuteranno loro. Io ce la metterò tutta, è la mia occasione e non voglio sprecarla, mica starò qui a portare le pizze per tutta l’estate…

Alla fine credo sia andata bene, forse un po’ in difficoltà con certe comande, e che siano maledette le capsule del Lancers, tuttavia non abbiamo ricevuto segnalazioni di particolari problemi. Dalle 22 però non s’è capito più nulla, credo avessero acceso anche i due forni nella sala giù tanto era il lavoro su in terrazza. Abbiamo rimpiazzato il buffet almeno tre volte. Ah, stasera Robertino (Muttley) mi ha sfidato a mangiare una Play Off x 4 intera; diceva che sarebbe stato impossibile ch’io la finissi tutta (il bastardo l’ha rimpinzata ancor più di ricotta e salame) ma non aveva fatto i conti con la mia fame. La 100.000 lire della scommessa gliel’ho lasciata così impara.

Questa esperienza sono sicuro mi servirà, sinceramente non credo di rimanerci a lungo qui sul lago anche se l’ambiente non mi dispiace, con tanti ragazzi si sta davvero bene però lavorare solo 2/3 giorni la settimana comincia a starmi stretto, tra un po’ avrò la patente, papà dice di regalarmela lui ma poi vorrei comprarmi una macchina, essere un po’ più indipendente, cominciare a viaggiare…

Intervallo| Tempo di vendemmia

11 settembre 2013

La Vendemmia ad Anacapri - foto Alessandro Manna

Professione Sommelier|Il servizio? Quello che i libri non dicono: è appena il 30% del tuo lavoro!

14 luglio 2013

Lo ripeto spesso ai miei più stretti collaboratori. E’ un insegnamento prezioso che mi tengo molto caro: se hai fatto tutto quanto necessario per metterti in linea con le ‘duties’, che tu lavori in un ristorante tradizionale o in un posto gurmé tutto ti viene più facile.

L'OLivo, Cantina del Giorno

Dico: se la carta dei vini è in ordine, con le bollicine, i bianchi e i vini dolci tutti a disposizione in frigo, la cantina del giorno a posto, i bicchieri in mis en place perfettamente puliti e tutto quanto necessario per il servizio pronto per l’uso, non hai da temere impasse.

Certo, c’è l’imprevisto. Una richiesta particolare, un momento durante il servizio che diviene concitato, magari perché un vecchio sughero ti si spezza o una bottiglia che apri non ti convince del tutto. Cosa fai? Niente panico, con la calma si risolve tutto. L’errore ci sta, quando si sta in sala capita di commetterne, ma è come lo si gestisce che fa la differenza. Per dirla con un vecchio adagio pubblicitario ‘la sicurezza è nulla senza il controllo’.

Fare il sommelier significa lavorare duramente da mediano. Quelle due/tre ore in sala non sono altro che l’atto conclusivo di tutto un giorno di lavoro. Quanto si fa in sala, il servizio in senso stretto dico, è appena il 30% del lavoro. Poi vabbé, c’è chi preferisce pensare ad altro, ai lustrini, a sgomitare, sculettare e dipingere iperboli per farsi bello e bravo. Ci sta, a qualcuno piace più stare sul palco che nella realtà…

I racconti del vino|Le lettere che non ho spedito

11 luglio 2013

Fine anni ’90, primi del 2000, anni di gran fermento. Qualcosa nel mio lavoro stava cambiando repentinamente. Poco più che ventenne avevo tra le mani una delle cantine¤ più fornite allora in circolazione dalle mie parti. E la fortuna di vederla girare a mille.

Recensioni mai spedite per il Gambero Rosso - foto A. Di Costanzo

Con Michele e Nicola de La Fattoria del Campiglione¤ a Pozzuoli l’abbiamo scavata con le mani nude quella cantina; stagioni incredibili, dure, di gran sacrificio eppure indimenticabili e di grandi soddisfazioni. Qualcosa stava cambiando nel mio modo di vedere la sala e la gestione della cantina. Uscivano belle bottiglie, ‘importanti’ si dice, che meritavano maggiore attenzione e conoscenza. Era urgente, se non indispensabile, affiancare alle letture e alle bevute propedeutiche una formazione solida e prospettica. Visitare cantine, frequentare altre realtà, tavole da prendere ad esempio sembrava non bastare più. Volevo fare il sommelier.

Veniva Ferragosto, le ferie sino a settembre. L’aspettavano tutti per andarsene in Sardegna o in Spagna – ad Ibiza per dirne una -; io e Lilly partivamo per Guardiagrele per andare a mangiare ‘Pallotte case e ove’ da Peppino Tinari a Villa Maiella e fare una capatina alla scoperta di una nuova cantina, ci dicevano di un certo Gianni Masciarelli. Poi magari più su a conoscere l’estro di Moreno Cedroni a Senigallia. Da lì da Umani Ronchi, poi Lungarotti, Ercole Velenosi, ma anche Tenuta di Nozzole, Castello di Verrazzano, Ruffino, Badia a Passignano, Castello della Sala e bla bla bla… con gli occhi spalancati sempre grandi così!

Ci siamo andati pure noi in Sardegna, mica eravamo così scemi, ma una capatina da Sella&Mosca piuttosto che a bere torbato alla Cantina Cooperativa di Santa Maria La Palma o un Nepente ad Oliena era d’obbligo. Insomma: niente vacanze senza vino e cibo, senza appunti di viaggio. Così siamo ‘cresciuti’.

Poi c’era il Gambero Rosso¤. Quel Gambero Rosso. Era un riferimento assoluto. Sembra un’eternità tanto è cambiata l’epoca così repentinamente. Leggevo Cernilli¤, Sabellico, le scorribande catalane di Bolasco, le ‘sue’ birre, poi il Bastian Contrario Luciano Di Lello. Puntuale, ogni mese, ero lì in edicola. Non me ne perdevo una di uscita. E buttavo giù i miei appunti, le mie prime sensazioni delle cose che bevevo, di certe etichette, scoprendo termini e intuizioni a me nuovi, cercandone di capire il senso in quei bicchieri.

Così, la sera, delle decine di bottiglie ‘buone’ conservavo quelle due dita da assaggiarmi con calma a fine servizio. Mi prendevano per matto: a fine serata invece di andarmene a casa me ne stavo lì, nell’office, a farmi le ‘pippe mentali’. Taurasi ‘88 Mastroberardino la prima volta che provai un sussulto. Montevetrano ’97 il primo grande rosso capace a convincermi che sì, si poteva fare.

Provai a mandare qualche mia recensione alla rubrica ‘Scelti da Voi’: Spett.le Gambero Rosso – via A. Bargoni 8, 00153 Roma. E chi se lo scorda! Cernilli introduceva le recensioni sempre con un suo breve ‘cappello’, a Rosanna Ferraro toccava metterne qualcuna in fila per la pubblicazione. Un mese, poi due, quasi volevo rinunciare. Poi uscì la prima, la seconda, ricordo che una volta (o due mi pare) me ne pubblicarono addirittura più d’una: immaginatevi me, dieci, dodici anni fa, che buttavo giù quattro righe poi pubblicate sul Gambero Rosso…

Ecco, l’altro giorno giocando agli esploratori con Letizia, tra le vecchie cartine geografiche che usavamo per andarcene in giro ho ritrovato alcune vecchie recensioni che non ho mai spedito; credo perché preso ormai da altro, soprattutto dal lavoro una volta aperta l’enoteca, siamo nel 2002, che per almeno 5/6 anni non mi ha fatto più pensare ad altro che portare avanti la baracca.

Poco dopo, nel 2006, l’avvento del web, Luciano Pignataro ed il suo Wineblog¤. Altro tempo, altra esperienza, altra crescita. E non si finisce mai di imparare.

P.S.: scrive Rosanna Ferraro: ‘Quante ne ho lette di tue lettere! Eri diventato un “amico” anche se sconosciuto in un’epoca e con modi di comunicare che adesso sembrano jurassici. All’inizio ti credevo un po’ fuori di testa e pensavo che ti saresti stufato presto e invece… puntuali come cambiali ne arrivavano sempre. Sei stato fedele e costante oltre ogni immaginazione. E ogni volta ti miglioravi. Parola. Non so più quante tue recensioni ho pubblicato, ma tante. Una sorta di precursore degli attuali blogger, quando di “serial writer” (in positivo, ovviamente) ce n’erano pochi e niente!’

Comment Card

23 giugno 2013

Certi giorni metti assieme tante di quelle ore di lavoro che nemmeno ti accorgi che giorno è. Poi però ti rendi conto che è così che deve andare.

Comment card

Le tue 12/13 ore (di media) non saranno mai paragonabili alle 15/16 necessarie per arrivare e tornare – chennesò – dalle parti del Quebec, in Canada. E conta poco o nulla chi fosse in servizio quella sera: quel sorriso carico di soddisfazione, quelle calorose strette di mano, quegli abbracci ripetuti, sinceri, sono per tutti. E di tutti! Nero su bianco. 🙂

Oggi me ne vado al mare, se trovo i doposci…

16 giugno 2013

Entrando dal fruttivendolo noto subito delle bellissime pesche bianche. Chiedo quanto vengono al chilo e, se possibile, la loro provenienza. ‘Guardi, non saprei dirle, io tra l’altro sono Geometra, di frutta non ci capisco granché, ma vanno via a ‘due lire’ e col vino, come aperitivo – mi creda -, c’ho preso il diploma, ci stanno alla grande!’.

Frutta e Verdura

Avevo male a un dente. Un molare per la precisione. Un po’ di carie, ma soprattutto mancavo di fare una pulizia decente da qualche anno, insomma la solita abitudine a sottovalutare la prevenzione. Chiedo a un amico, Gerardo – un caro amico -, se conosce qualcuno che mi possa aiutare. Mi porta dall’avvocato: ‘scusa, ma che ci facciamo dall’Avvocato?’. ‘Non ti preoccupare: chillo è avvocato? E sta bene. Sa il fatto suo…, poi ci diamo una cassa di vino – quello ci capisce – e tutto si aggiusta!’

L'Avvocato

La mia macchina viaggia per i 204.000 chilometri. Peugeot 206, del ’99. Consuma un po’- olio soprattutto -, gli ho appena rinfrescato il motore con due litri, ieri l’altro. Da qualche settimana però mi fa le bizze, anzi, mi fischia. Saranno i freni, mi son detto. Sono i freni. ‘Uno di questi giorni sarai costretto a frenare coi piedi per terra, mi sfotte Nando (un amico). E portala a vedere da un Veterinario; quello che ci mette, dieci minuti, ci fa un check-up e via! Mo’ se preso pure il diploma…’.

Il Veterinaio

Vabbè dai. Fermiamoci qui. Potrei continuare all’infinito. Si, sono tutti sommelier. E sono tutti i nuovi clienti del tuo ristorante e di questo dove lavoro io. Clienti, quelli di oggi, con la ‘C’ maiuscola: che conoscono, che bevono, che fanno i ‘laboratori’, i ‘seminari’, che sanno. Però, ogni tanto mi viene lo stesso da domandarmelo: ma che c’entra il Geometra, l’Avvocato, il Veterinaio, l’Assicuratore, l’Otorinolaringoiatra, il Segretario (comunale, amministrativo, con varie attitudini) col mio mestiere? E dire che hanno studiato, talvolta sono finissimi intellettuali, si sono dannati l’anima per non finire a fare, come me, il cameriere; e poi…

Angelo Di Costanzo, Sommelier

Eh già, quello che s’atteggia sarei io. Troppo serio. Anzi, ‘quello che si prende sul serio’. Ebbene si, è vero, io faccio il Sommelier. Solo quello so fare. Il Sommelier, solo quello mi va di fare. Seriamente!


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