C’è una rivoluzione in atto nemmeno troppo silenziosa che riguarda un bel pezzo del mercato del vino italiano di domani, quello delle bollicine.
Parola di cui faccio subito ammenda, guai infatti a semplificare così banalmente certe grandi bottiglie di Franciacorta come nel caso dell’Annamaria Clementi Rosé 2005¤ di Ca’ del Bosco. Un rosé incredibile per freschezza e vivacità, pinot nero in purezza stretto da una mineralità sottile ma molto incisiva ed un frutto succoso e vibrante come pochissimi altri prima d’ora, con in più un connubio ineccepibile di suggestioni e sostanza.
L’equilibrio nell’utilizzo dei legni in fase fermentativa, 7 lunghi anni di maturazione, un dosaggio accurato, fanno di questa Riserva rispolverata solo da qualche anno un piccolo gioiello, subito tornata ai vertici delle migliori etichette italiane e molto apprezzata anche dalla clientela internazionale notoriamente propensa quasi esclusivamente agli Champagne.
Mi viene da dire che quel mago di Stefano Capelli comincia a raccogliere meritatamente i frutti di anni ed anni di impegno e ricerca che in Ca’ del Bosco per la verità non si sono mai fatti mancare tanto dal brevettare un nuovo ed unico sistema¤ di vinificazione che prevede, sin dall’arrivo delle uve in cantina fino all’imbottigliamento in atmosfera controllata, un processo di lavorazione a dir poco ambizioso e di straordinario impegno professionale; un processo che consente oltretutto di ridurre poi al minimo anche l’aggiunta di solfiti. Altro che metodo ancestrale!
Tag: annamria clementi rosé, ca' del bosco, cuvée prestige, franciacorta, maurizio zanella, pinot nero, stefano capelli
26 aprile 2014 alle 21:01 |
Di ancestrale o,a voler essere più precisi, di improvvisato ce n’è fin troppo un po’ in tutta Italia ma sopratutto al sud:se il vino è scienza a maggior ragione le bollicine lo devono essere ancor di più.PS.In questa annata le uve sono sempre le stesse o è cambiato qualcosa?FM.
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