Si tratta di una pizza preparata in un certo numero ed esposta in una vetrinetta riscaldata all’ingresso delle pizzerie napoletane dove la pizza si serve sin dalla prima mattinata. Chi, a metà mattina, sente un certo languorino, va dal pizzaiuolo all’angolo e si compra una pizzella – generalmente una Marinara o Margherita in miniatura, cioè più piccole di quelle generalmente servite ai tavoli -, la piega ‘a libbretto’ e se la porta via. A Napoli è il cibo di strada per antonomasia!
Chiat’a libbretto è un’efficace espressione che a Napoli ha anche altri significati, soprattutto ‘portare pazienza’ o, meglio ‘essere coscienti dell’impossibilità di cambiare le cose’, eccetera. Ciò deriva dal fatto che un tempo era possibile mangiare la pizza seduti al tavolo solo per coloro che godevano di una certa condizione agiata. Gli altri, quelli meno fortunati, potevano mangiarla si, ma fuori, in piedi, così piegarla in quattro – a libbretto, appunto – consentiva di gestirla al meglio con le mani evitando che pomodoro, mozzarella ed olio potessero sgocciolare.
© L’Arcante – riproduzione riservata
Tag: bernardo iovene, fiorenzano, napoli, non bruciamoci la pizza, pizza a libbretto, report
8 ottobre 2014 alle 23:05 |
Quando si passa per Port’Alba o Montesanto a Napoli è praticamente automatico fermarsi per uno spuntino a base di pizza al portafoglio:pazienza se non c’è il languorino tanto anche il solo profumo lo fa venire.PS.Inevitabile se non impossibile nonostante tutti gli accorgimenti che alla fine il condimento comunque fuoriesca:pazienza anche di questo in fondo fa parte del gioco.FM.
"Mi piace""Mi piace"