Certi vini hanno una forza evocativa unica. L’avevo già bevuto qualche mese fa una domenica a pranzo da Pino e Marianna, a Sud¤. Di recente, incuriosito dalla sua presenza su di una carta non certo brillante non ho perso l’occasione per tornarci su. E bene ho fatto.
Picariello¤ si sa con i suoi fiano¤ ci ha ormai abituati a grandi performance e il suo Ciro 906 pur se caratterizzato, a mio avviso, da una struttura un po’ fuorviante emerge invece nel complesso per una pienezza più unica che rara, verrebbe da dire quasi ridondante rispetto al suo stesso ‘base’ ma anche a molte altre etichette da vigna unica in giro.
In soldoni, è un fiano di Avellino di nerbo ma dal passo lungo, che ha bisogno di tempo, un bianco di sfacciata opulenza, ricco di polpa ma anche di freschezza e sfumature assai intriganti che solo il tempo però svelerà appieno.
Nasce dalle sole vigne di Summonte, ha colore paglierino, è luminoso e cristallino. Il naso è incalzante, subito ampio, fine, invitante. La sferzata agrumata si fa macchia mediterranea e frutta a polpa gialla, poi lievemente fumè. Il sorso è puntuto e pieno, ha trama fitta, appagante, vigorosa. Ha tessitura importante molto ben definita. Di lunga, lunghissima proiezione.
‘…needs time, a very intriguing fiano di Avellino, however, only time will reveal its personality at all’.
© L’Arcante – riproduzione riservata
25 agosto 2015 alle 12:31 |
[…] smesso di fare vino come Dio comanda; ma a Summonte nel frattempo è venuto fuori Ciro Picariello¤ e qualcosa è certamente […]
"Mi piace""Mi piace"