Tra qualche settimana ritornerà finalmente una delle più interessanti kermesse del vino irpino, BianchIrpinia. Così, nel prepararmi alle scorribande su e giù per la “Terra dei lupi” vado da qualche tempo riassaggiandomi alcuni capisaldi tra cui molti in degustazione in quei giorni col nuovo millesimo duemilaundici.

Iniziamo col fiano di Avellino. La successione con la quale vi presento alcuni dei miei migliori assaggi di quest’anno è random, non ha pertanto nessun valore di merito particolare; le impressioni descritte, ci tengo a precisarlo, richiamano o completano appunti di degustazione messi giù durante tutta l’estate ma fotografano ognuna delle etichette al loro ultimo assaggio datato non più di quindici giorni fa.
Fiano di Avellino Colli di Lapio 2010 Romano Clelia. “Quella che si firma con cognome e nome” rimane un riferimento indiscusso per chi, avvicinandosi al fiano di Avellino, non vuole cedere al fascino dell’imprevisto. Un bianco di spessore il duemiladieci della “Signora del Fiano”, un poco in ritardo sull’equilibrio al palato, un tantino scomposto ma che offre certamente una validissima lettura del millesimo lì a Lapio, tra gli ultimi non proprio il più semplice da interpretare. Chiede un po’ di tempo.
Fiano di Avellino Vigna della Congregazione 2010 Villa Diamante. Ed ecco, secca, la smentita a quanto appena detto! Diciamolo subito: in questo momento è la punta più alta del millesimo di cui poter godere a pieno; è ovvio che ha tutta la stoffa per sbaragliare il tempo a mani basse, ma per quanto appare godibile ed espressivo il fiano di Antoine Gaita e Diamante Renna già oggi è una gran fortuna da non lasciarsi scappare. E’ chiaramente una spanna sopra tutti gli altri, per intensità, densità e profondità.
Fiano di Avellino 2010 Ciro Picariello. Naso quasi impertinente, diversamente varietale verrebbe da dire, tale, alla cieca, da confonderne l’approccio. Sa però come allungarsi senza apparire troppo distante dalla sostanza, essenzialmente sapida; è bella pimpante questa uscita di Picariello, un fiano snello, ancora “verde” ma pieno di vitalità.
Fiano di Avellino Exultet 2010 Quintodecimo. Per quanto mi riguarda il 2009 rimane al momento insuperato, per equilibrio, profondità, prospettiva. Dovessi scegliere di bere un bianco duemiladieci di Luigi infatti preferirei, al fiano, di gran lunga lo splendido greco di Tufo Giallo d’Arles. L’Exultet 2010 è in divenire, il naso ne avrebbe ma appare ancora ermetico, mentre il sorso pare già farla da padrone. Ciò gli costa in equilibrio, ma ci invita a non avere fretta, quella fretta che rischia però di farci rimanere senza. Puntualmente, ogni anno!
Fiano di Avellino Particella 928 2010 Cantine del Barone. Un po’ troppo “avanti” sui tempi il bel fiano di Luigi Sarno; non manca certo di una buona tensione acida ma tra quelli bevuti esce fuori come il bianco più maturo della batteria: ha un naso estremamente “didattico” e, a tratti, assai avvenente, di acacia e nocciola in particolare. Il sorso è ben bilanciato ma chiude forse un po’ troppo “caldo”, mancando di quel guizzo tanto coinvolgente nel precedente duemilanove.
Fiano di Avellino Radici 2010 Mastroberardino. “Ottima prestazione!” per dirla con le parole del telecronista sportivo di turno. Impeccabile l’esecuzione, altrettanto la cifra stilistica: varietale, vivace, fresco al palato, riconoscibile tra i più conosciuti. Mi sa però che tra qualche mese avrà ancor più cose da dire, vale quindi la pena, anche qui, aspettarlo.
Campania bianco Campanaro 2010 Feudi di San Gregorio. Ne avevo tessuto le lodi già un anno fa, praticamente al suo debutto sulla scena. E’ ormai una certezza che va rinnovandosi il Campanaro dei Feudi, vivace, cristallino, dal naso sempre interessante e dal sorso voluttuoso, austero e adulatore. Invero, ci si aspetterebbe dopo un anno ancora di bottiglia, uno scatto in avanti, un cambio di passo che però tarda ad arrivare; ciononostante quello che è a tutti gli effetti il bianco di punta dell’azienda di Sorbo Serpico rimane un acquisto sempre azzeccato. Diciamo pure una buona tappa intermedia di avvicinamento.
Campania bianco Cupo 2010 Pietracupa. Vaglielo a spiegare alla gente quanto costa a Sabino Loffredo fare il Cupo così buono com’è. Ma che vino amici miei! Ha tutta la verve di quei bianchi taglienti e pungenti che un tempo il mercato pareva rifiutare a prescindere; sin dal naso, balsamico e minerale ma poi soprattutto in bocca, teso e vitale, fa incetta di meraviglia, si distende senza preoccuparsi minimamente del rischio “dipendenza”. Ha stoffa e carattere, forse meno grasso dei Cupo precedenti ma, come il fuoriclasse tra i migliori in campo, lascia a bocca aperta sulla pregevole giocata di fino sul finale.
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BianchIrpinia 2012 è promossa dall’agenzia di comunicazione integrata Miriade & Partners S.r.l. insieme alle aziende partecipanti per presentare a stampa specializzata nazionale ed internazionale e agli operatori di tutta Italia le nuove annate di Fiano di Avellino e Greco di Tufo Docg. Si terrà ad Aiello del Sabato da giovedì 15 a Lunedì 19 Novembre 2012.
Per tutte le informazioni del caso
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Diana Cataldo – tel. 329.9606793
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E-mail: ufficiostampa@miriadeweb.it
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