California patria di chardonnay e terra eletta del cabernet sauvignon, ma anche terroir eccezionale, nella Russian River valley per il pinot noir. Siamo nel cuore della Sonoma County, lungo le sponde del fiume Russian che da il nome all’Ava (american viticultural area) che denomina questo superbo vino. Difficile pensare ad un Pinot Noir con questa materia estrattiva, e pensare che anche in Italia ci hanno provato in molti, aldilà dell’areale che molti vedono come maggiormente vocato nel nostro paese come l’altipiano di Mazzon, in Alto Adige: da Antinori a Castello della Sala al Gruppo Italiano Vini nella tenuta di Machiavelli nel cuore del Chianti Classico, Fontodi nella stessa Toscana piuttosto che Maurizio Zanella in Lombardia ma i risultati sono sempre stati poco entusiasmanti.
Il ragionamento di base è quasi sempre lo stesso, terreni più o meno avvicinabili per caratteristiche di natura e composizione simili, la scelta delle migliori marze spesso di origine borgognone, condizioni climatiche con non poche similitudini, esperienza da vendere dei vignerons ma ahimè il risultato non è mai stato così scontato come appare. Il Pinot Noir ha forse bisogno di qualcos’altro, forse di quell’alchimia che non è possibile prevedere, che non è assolutamente possibile creare artificialmente, replicare schiacciando magari un bottone: ecco, forse come nascono i grandi Pinot Noir!
Questo vino è sinceramente buonissimo, nasce come detto in una delle aree più vocate al mondo fuori dal vecchio mondo; Quando, nel 1938 la California è stata inondata di tagli bordolesi solo qui si è pensato di dare respiro al sogno di una eleganza senza la grassezza del Cabernet o la vivacità del Merlot puntando alla subliminazione del vitigno principe, quel Pinot Noir così complicato da decifrare ma tanto affascinate, così austero quanto generoso nel tempo, magari tanto da concedersi alla stessa maniera dei grandi Volnay, Musigny, Richebourg ecc…
Il vino si presenta con un bel colore rubino tendente al granato, soavemente trasparente e di media consistenza. Il primo naso è davvero affascinante, le note olfattive sono in piena elevazione, la bottiglia è aperta da parecchio e le sensazioni dapprima fruttate mature virano costantemente su note tostate, caramellate, speziate, animali sino a sfumature di terra e lievemente ferrose. In bocca è secco, caldo e di buona profondità gustativa. Un vino costantemente appagante. Chi ama non può che lasciarsi amare da questo vino, hai voglia di pensare agli abbinamenti, non vi è nulla che non possa subliminare il piacere di girare questo nettare nel bicchiere. Utile come accennato aprire la bottiglia un paio d’ore prima, da servire in ampi balloon ad una temperatura intorno ai 16 gradi.
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Tag: california, pinot noir, rochioli, usa, vineyards, vino
31 agosto 2010 alle 18:12 |
[…] This post was mentioned on Twitter by L'Arcante, L'Arcante. L'Arcante said: https://larcante.wordpress.com/2009/11/21/rochioli-2001-pinot-noir-californication/ […]
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11 luglio 2011 alle 00:18 |
[…] bottiglie nordamericane e qualche buona versione dalla California (date un’occhiata qui e qui). La Borgogna però rimane, per questo vino e per i suoi adepti più appassionati, […]
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