La passeggiata pomeridiana lungo i filari ci ha solo lasciato immaginare come possa essere suggestivo il vigneto di Cervaro nel suo massimo splendore di colori, ai primi di settembre; il colore bruno della terra, puntinato solo da bianchi residui fossili del Pliocene, e dei ceppi in riposo vegetativo, si discosta appena dal grigio cupo del cielo nuvoloso che si coglie all’orizzonte, eppure non riusciamo a non apprezzare l’effetto visivo provocato, a non rimanerne affascinati, i filari che si perdono a vista d’occhio in una compostezza geometrica tale da non ammettere una, dico una, sbavatura. Alle nostre spalle l’imponente “torre del rifugio” a dominare la collina del Nibbio, proprio sotto le sue mura, si spalancano le porte del meraviglioso Castello della Sala.
Il Castello è senza dubbio una delle fortezze medievali più belle d’Italia, costruito nel 1350 per Angelo Monaldeschi della Vipera è divenuto proprietà degli Antinori nel 1940. La tenuta intorno al castello si estende per circa 500 ettari di cui 170 piantati a vite e 7 ad uliveti con un dislivello che varia dai 200 ai 400 metri sul livello del mare. Vi si coltivano uve chardonnay, grechetto, sauvignon, semillon, riesling, procanico e pinot nero; l’impianto delle vigne è votato all’utilizzo del sistema a cordone speronato semplice, e tranne che per le uve del Muffato, la vendemmia è praticamente perfettamente meccanizzata. La cantina di vinificazione è stata terminata nel 2006, è grande, forse troppo, integrata con le migliori tecnologie moderne tra le quali mi hanno molto colpito lo “static draner” (una sorta di vasca refrigerata di prefermentazione) e non di meno la presenza in cantina, oltre che delle tradizionali vasche dalle taglie forti, anche di tanti piccoli contenitori di acciaio, a sottolineare e garantire la particolare attenzione profusa alle microvinificazioni delle masse non solo sui vini di maggiore pregio.
La bellissima opportunità di bere questo Cervaro della Sala ’87 è stata in verità, diciamola tutta, una vera e propria estorsione mossa nei confronti di Renzo Cotarella; le chiacchiere distintive che mi ha generosamente concesso non potevano non terminare con l’alzata nei calici di uno dei primi vini che han visto la luce sotto la sua direzione al Castello della Sala, luogo che rimane, dopo 33 anni, in tutto e per tutto il fiore all’occhiello della sua opera professionale in Antinori, oltre che un gran bel pezzo del suo personalissimo album dei ricordi, che qui, tra queste mura, pare abbia lasciato impronte indelebili e spezzoni di vita a frotte!
Il colore è giallo paglierino carico con appena accennate sfumature dorate, cristallino, e di una vivacità di colore stupefacente. Il primo naso è lieve, pulito, pare dica di aspettarlo, poi lentamente inizia a concedersi su piacevoli sensazioni di acacia, pinoli e nocciola secchi, pietra focaia, non lunghissimi ma di nitida espressione. In bocca è una esplosione di gusto, è secco, caldo, avvolgente, possiede una freschezza incredibile, pare ingoiare d’un fiato una boccata dell’aria asciutta e tagliente lasciata testè fuori le mura, alla cieca parrebbe un vino di un paio d’anni al massimo.
Forse improprio paragonarlo, come lo stesso Cotarella ha azzardato, ai migliori Corton-Charlemagne, ma se in poco più di vent’anni il risultato è questo, soprattutto se pensiamo che almeno i primi dieci sono stati spesi, non senza incoscienza, a capire le peculiarità di un territorio straordinario ma senza dubbio con poco o nulla del valore dei cugini d’oltralpe, non c’è che dire, è senza ombra di dubbio un colpo al cuore fenomenale!
Tag: castello della sala, cervaro della sala, chardonnay, grechetto, piero antinori, umbria, vini bianchi
30 aprile 2010 alle 20:04 |
[…] questo blog più di un riferimento utile a comprendere “il mito”, dagli straordinari vini che ne nascono al loro artefice più illustre, tal Renzo Cotarella che non è voluto mancare a […]
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27 Maggio 2010 alle 16:08 |
[…] speciale cena degustazione presso il ristorante L’Olivo abbinata ad alcuni dei millesimi del Cervaro della Sala dal 1988 ad […]
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1 luglio 2011 alle 10:08 |
[…] non più giocata sull’emulazione del binomio chardonnay-grechetto tanto fortunato in quel di Castello della Sala quanto ovvio e scontato così come ripreso altrove. Per amor di verità, di bei vini bianchi in […]
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