Quando le bollicine fanno (fare) ohh… è Krug!

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Calma, calma, lo ammetto subito, ho sbagliato abbigliamento, ma volendo cadere, per così dire, in piedi, mettiamola così: la voglia di essere immortalato con Olivier Krug, con in mano un bicchiere di Collection Millesime brut 1982 e inneggiare al “campione!” pur essendo rimasto senza parola è cosa da pochi, ed era oltretutto, il minimo che potessi fare per sua maestà Krug! Che dite, ne esco..?

L’evento è stato, mediaticamente parlando, uno di quelli passati un po’ sommessamente; la maison ha invitato alcuni clienti da tutto il sud Italia per condividere con loro le più preziose delle bollicine di casa Krug e con l’occasione presentare la nuova distribuzione, che dopo l’uscita di scena di Antinori è passata completamente nelle mani della proprietà LMVH, per intenderci stesso canale Moet Hennessy; Per l’occasione ha scelto come location la Città del Gusto di Napoli e la cucina del giovane, e aggiungo bravo, chef Nicola Miele affidando poi la cabina di regia ad alcuni “pezzi da novanta” del gruppo servizi dell’Ais Napoli, che devo dire, hanno dato dimostrazione di come la professionalità del sommelier è fondamentale per esaltare al meglio certi appuntamenti di degustazioni.

Tutto ha inizio nel lontano 1843 grazie al fondatore Johann-Joseph Krug ma sembra, dalla leggerezza e dalla pervicacia delle parole di Olivier, che sia passato pochissimo tempo e che si stia ancora cercando quel mito, per molti già affermato, fine ultimo della costante ricerca della complessità e del valore aggiunto di ognuna delle bottiglie di questo straordinario champagne. “Ognuna di queste bottiglie non vuole essere fine a se stessa e non vuole ricalcare ogni anno il millesimo o la cuvèe dell’anno precedente, non ci siamo mai preoccupati di ripeterci, solo di dare la più alta valorizzazione al millesimo raccolto ed alla materia prima che ci ha consegnato”.  Ogni anno, ci racconta, si ritrovano col papà Henry e con lo zio Remy, assieme ad alcuni degli chefs de cave della maison, ad assaggiare mediamente 1600-1800 vini base per far fronte costantemente alle evoluzioni dei vini base raccolti o in affinamento-invecchiamento in cantina. Solo le microvinificazioni d’annata sono almeno 250 per vendemmia, vigna per vigna, parcella per parcella, in alcuni casi, come Clos du Mesnil, di filare in filare, poi si passa alle riserve custodite nelle caves, e tutto questo almeno due-tre volte durante tutto un anno: un lavoro maniacale, mastodontico, ma necessario per portare in bottiglia l’essenza dell’eccellenza che solo la terra di Champagne sa offrire, ormai da almeno 6 generazioni.

La tavola è preparata per bene, essenziale ma curata, il maitre con i suoi commis puntuali e disponibili, il pranzo è un susseguirsi di portate eccelse, ottimo l’amuse bouche di baccalà, particolarmente buono la scacchiera di Tofu con la cappasanta, delizioso il tortello di seppia; Avrei, sinceramente, solo evitato la commistione maialino-fois gras-astice del secondo, davvero azzardato, poco grato ad ognuno dei sapori. Il servizio dei vini, come detto, senza una grinza, anzi le temperature dei vini sono state millimetriche, fondamentali per cogliere ognuna delle sfaccettature carpite nei vini. Ma i vini? Beh, passabili, Overture con Clos du Mesnil ’98, poi in sequenza Krug Vintage ’98, Krug Grande Cuvèe e a chiudere, credevamo, Krug Rosè. Ai saluti finali il colpo a sorpresa, Krug Collection brut 1982, ma di questi profumi e sapori ne leggerete solo tra qualche giorno, rimanete sintonizzati!!

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