Il fiordo di Crapolla è un’antichissimo approdo di pescatori poco distante da S. Agata sui due golfi, nei pressi di Torca. Dell’Abbazia di San Pietro non resta che una vecchia cappella votiva intitolata allo stesso Santo, costruita con le stesse pietre dell’antico edificio.
L’azienda Abbazia di Crapolla sta a San Salvatore di Vico Equense, ha una superficie vitata di circa 2 ettari con le vigne dislocate su diverse piane perfettamente integrate a vecchi ulivi e degli orti, con un antico convento che ospita invece la cantina. C’è piantato, di nuovo, a spalliera, del fiano, della falanghina (circa 6500 piante) e del pinot nero (circa 2000 piante) mentre si sono volutamente ripresi alcuni vecchi impianti a tendone di merlot ed uva sabato, messi invece a dimora sin dalla fine degli anni 70.
Il progetto è partito nel 2007, con una scelta sicuramente inusuale ma ben precisa: piantare in quelle vigne, lassù, tra gli altri, del pinot nero; un po’ per la grande passione della proprietà per i grandi rossi di Borgogna, ma anche per la ricerca di una certa originalità trovandosi ad operare in un’areale lontano dai tradizionali circuiti viticoli regionali e con, oltretutto, un particolare microclima che poneva interrogativi riguardo l’adattabilità di varietà a bacca rossa autoctone. In pratica, mi conferma Arturo Erbaggio, che segue da qualche tempo l’azienda, “si è puntato su una varietà precoce, che non ponesse molti problemi di maturità tannica e che conducesse, nel tempo, a delineare un rosso di buona freschezza aromatica, acidità, eleganza”.
L’assaggio del Nero 2011 conferma in tutto e per tutto l’azzardo ma anche l’originalità e il coraggio di una scelta così impegnativa là in Costiera. Luminoso il colore rubino appena trasparente, il calice offre un naso pulito, sottile e fine, brevemente variopinto di sentori floreali e piccoli frutti rossi. Un quadro organolettico abbastanza armonico col varietale, anche invitante. Discreto invece il sorso: asciutto, di buona freschezza, forse solo un poco impreciso, un tantino slegato; eppure lascia in bocca quel sapore dolce-amaro sempre un po’ particolare in una sfida appena cominciata e che non vede, sul breve, vincitori e vinti ma un acceso confronto di studio a colpi da manuale. Poi si sa, nel vino come nella vita gli esami non finiscono mai. Come certe sorprese.
Tag: abbazia di crapolla, arturo erbaggio, azienda agricola abbazia di crapolla, falanghina, fiano, fiordo di crapolla, nero, sant'agata sui due golfi, uva sabato, vico equense
4 febbraio 2013 alle 12:44 |
Un tempo si andava alla ricerca del Santo Graal ora cerchiamo il Noir :siamo sempre in tema.Stupidate a parte è sempre intrigante la sfida lanciata da territori(almeno sulla carta)improbabili così come ha fatto Bruno dalle colline di Acciaroli:non ci resta che aspettare e sperare che succeda il miracolo.PS.Che io sappia il Santo Graal non è ancora stato trovato!
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4 febbraio 2013 alle 12:53 |
L’esempio calza a pennello. La vedo dura quasi quanto la ricerca del Graal; però, come sottolinea questo primo approccio, rimane un intrigante viaggio soprattutto se non si hanno velleità particolari di scimmiottare certi grandi Noir; piuttosto effice un lavoro si studio sul potenziale del varietale in certe condizioni pedoclimatiche…
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5 febbraio 2013 alle 20:08 |
L’ho bevuto non più tardi di un mesetto fa in compagnia anche del comune amico Gerry, nessuna emozione, nessuna compostezza, nessuna personalità, non che cercassi un Gevrey Chambertain o anche un Pommard, ma veramente molto poco, per un consumatore medio come me, considerando che questa sperimentazione costa a scaffale non meno di 18 euro, e che anche l’altra metà della bottiglia avanzata e riprovata in solitudine il giorno dopo non ha dato sussulti, io non la consiglierei ad un amico di bevuta.
Poi, massimo rispetto all’inventiva, alla fantasia, agli studi di fattibilità e alla originalità…Chapeaux, ma per me il riassaggio non lo farò prima dei 5 anni, quindi annata 2016, con vigne un pò più allignate!!!
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6 febbraio 2013 alle 08:17 |
Claudio, è risaputo quanto giochino contro certe aspettative talvolta un poco troppo in là con la realtà. Ma tu cosa t’aspettavi, un piccolo Clos de Vougeot sopra Vico Equense? O te l’hanno presentato così?
Credo che un approccio sbagliato, così teso, sparigli le carte prima ancora di scoprirle; è un pinot nero caspita, mica pizza e fichi!
Io non ci andrei così pesante, cercherei piuttosto di capire cosa si fa per crescere e se vi sono invece margini di miglioramento ma, soprattutto, una piccola chance ancora da giocarsi.
Io invece mi sono ripromesso di riassaggiarlo quanto prima, e non vedo l’ora di provare il ’12 e il ’13 così da non perderlo di vista. Non sia mai che… 😉
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8 febbraio 2013 alle 19:09 |
No,
Angelo la mia non era una critica sterile o intrisa di aspettative nella bottiglia, l’ho bevuta alla cieca e quindi non c’è stato preambolo capzioso.
La riberrò nelle vendemmie avvenire magari immaginandola tra 5 anni e non per quello che mi da oggi anche per vederne in passi in avanti!!!
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10 febbraio 2013 alle 08:55 |
Claudio a me sembra però una stroncatura affrettata, proprio perché non hai riferimenti cui rifarti, lì intendo, viene difficile essere così netti come ti poni tu. Il tempo, su questa bottiglia e su quelle che verranno potrà dirci cosa può venire di pinot noir da quelle parti. Poi, come dici, è giusto sottolineare che a 18 euro a scaffale di noir ce ne sono tanti altri molto più espressivi. Non campani! 🙂
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3 giugno 2013 alle 10:05 |
tralascio le considerazioni sul prezzo che non sono capace di affrontare senza cadere nella routine e stucchevolezza; concordo con le critiche, scagionerei però la vigna o meglio, a divenire “allignate” non dovranno essere solo le viti ma in primis noi che cerchiamo di interpretarne l’equilibrio con il comprensorio, il benessere. mamma mia quant’è complesso! prima capiremo la lingua con cui le nostre piante ci parlano a Vico, più velocemente potremo offrire un vino che emozioni anche le anime più esigenti.
Arturo.
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3 giugno 2013 alle 13:01 |
Grazie Arturo per il contributo. Sapremo aspettare…
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8 agosto 2013 alle 00:21 |
[…] di questa nuova piccola azienda lo scorso Febbraio dopo aver provato un insolito pinot nero¤ fatto su per le colline di Vico […]
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13 marzo 2020 alle 15:19 |
[…] Leggi anche Vico Equense, Nero 2011 di Abbazia di Crapolla Qui. […]
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