E’ uno dei ricordi più vivi della mia adolescenza il fritto di mare. Mia madre, al sabato e alla domenica ci passava ore intere davanti a quella cucina a friggere merluzzi, triglie, suace, alici, sogliole per papà e miei fratelli di ritorno dalla pesca.
Che poi sino a qualche anno fa lungi dall’essere tra i miei piatti preferiti a tavola. Magari i calamari si, tondini a frotte, ma il pesce proprio no, mi scocciava sporcarmi le mani (e non dite che voi la frittura di pesce la mangiate con coltello e forchetta, vi prego, è abominevole!). Questo qui è il fritto di Pasquale Torrente¤, ‘Al Convento’ di Cetara.
Tag: al convento, cetara, eataly, frittura di calamari, frittura di pesce, pasquale torrente, ristoranti provincia di salerno
7 agosto 2013 alle 18:42 |
Il maestro del cuoppo.PS.Il problema ,per me ,abbastanza rilevante ,non è sporcarsi le mani che fa parte del gioco,ma come agguantare un calice senza lordarlo per godersi un buon vino che la frittura necessariamente richiede.FM.
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8 agosto 2013 alle 00:14 |
Francesco non mi crederà mai eppure tanta era la voglia di godermelo che non ho toccato manco un dito di vino…
Poi la sera, per conto mio ho bevuto un bel bianco di cui leggerà tra pochissimo che ci sta a pennello!!
Buona estate!
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8 agosto 2013 alle 00:21 |
[…] – diario enogastronomico di un sommelier – « Intervallo|Siamo tutti fritti! […]
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