Difficile trovare in giro qualcosa di simile per storia e tipicità, soprattutto quando si va alla ricerca di uno spumante metodo classico prodotto con uve autoctone.
Il lavoro ventennale della famiglia Martusciello ha dimostrato che nel lungo periodo l’asprinio sa comportarsi da grande vino, è capace di maturare senza invecchiare, affinare senza disperdersi ed offrire, in certe annate, attraverso anche una meticolosa cuvée, bevute davvero profonde e coinvolgenti.
Si sa che quando il gioco si fa serio chi ha masticato più a lungo certi argomenti riesce a mettere in campo sempre la migliore esperienza. Le bollicine vanno forte ultimamente, soprattutto hanno sempre più appeal a tutto pasto e non più solo da stappare come aperitivo o di accompagno per le feste; una tendenza che ha spinto molti altri produttori a cimentarsi con la tipologia, chi con sapiente maestria chi affidandosi a terzi specializzati.
La recente sboccatura di questa cuvée propone un Extra brut dallo stile più immediato rispetto al recente passato, diciamo un segno di discontinuità, che se da un lato sottolinea la distanza dalla maturità e la complessità a cui ci eravamo abituati dall’altro strizza l’occhio al varietale, rinverdendo quei rimandi erbacei ed agrumati di solito più leggibili nel metodo Martinotti che nel Classico eppure così ancora in primo piano. Nel mezzo circa 24 mesi di attesa, l’assemblaggio di tre annate (2009/2010 e parte del 2011) e nessun dosaggio, ovvero le bottiglie una volta sboccate sono state ricolmate con lo stesso vino. Asprinio tout court quindi, per una bevuta immediata, franca e piena di freschezza.
© L’Arcante – riproduzione riservata
Tag: asprigno, Asprinio extra brut, grotta del sole, l'arcante, martusciello, metodo classico, metodo martinotti, quarto
30 luglio 2016 alle 07:27 |
[…] dopo il Gragnano¤, l’Asprinio¤, il Lettere, ecco Piedirosso e Falanghina. Sono questi i vini che hanno accompagnato il successo […]
"Mi piace""Mi piace"