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Mai più ”nemo propheta in patria”!

1 febbraio 2020

E’ stato necessario qualche giorno di decantazione, per dirla con parole enoiche, era necessaria un’attenta analisi del vortice di sensazioni ed emozioni raccolte durante la lezione¤ di approfondimento sui Campi Flegrei tenuta al Corso Propedeutico per Sommelier ASPI¤ che ha visto riunirsi eccezionalmente gli aspiranti Sommelier di I° e II° livello.

Sono poi pervenuti tantissimi attestati di stima e messaggi da amici e semplici appassionati, produttori e colleghi professionisti a conferma di quanto sia fondamentale mantenere alta l’attenzione e la collaborazione tra tutti del mondo del vino per guardare al futuro con maggiore entusiasmo e per fare sempre meglio.

Ho a lungo studiato questo territorio, continuo a farlo ogni giorno provando a coglierne le peculiarità, un approfondimento costante, maturato in oltre 20 anni di esperienza e nato dall’esigenza di raccontare la memoria di questi luoghi meravigliosi che a forza di vederceli sempre sotto al naso quasi si rischia di non coglierne il reale valore storico e culturale che serbano in sé.

Una memoria straordinaria tratteggiata di tufo e cenere, piena di testimonianze, di presenza, di resilienza, valori unici ma che ogni giorno rischiano di dissolversi nel mare magnum della distrazione di massa a cui siamo costretti, un rischio che portato all’eccesso può provocare la scomparsa di principi fondanti. Non è così che deve andare.

Ecco perché questa memoria va preservata, conosciuta a fondo e trasferita al prossimo in maniera che a sua volta questi possa averne cura a trasferirla nuovamente al futuro.

Chi ha vissuto, lavorato, faticato prima di noi queste terre merita rispetto, vieppiù chi continua a farlo nel rispetto della memoria preservandone tradizioni e luoghi che altrimenti sarebbero in balìa dell’urbanizzazione massiva e la più becera speculazione edilizia. La vocazione naturale di certi luoghi deve rimanere tale e chi può contribuire alla loro valorizzazione deve farlo, deve essere sostenuto, senza remora alcuna.

Custodire questi luoghi, aver cura di queste terre, di certe vigne storiche ad esempio, raccontare i vini qui prodotti, è un atto d’amore indispensabile a cui non è possibile sottrarsi.

Un atto d’amore che vede in prima linea produttori e vignaioli, professionisti e appassionati, donne e uomini che continuano a muoversi tra mille difficoltà su un terreno non sempre facile, talvolta a dir poco complesso ma che, forse, anche per questo, diviene ancor più significativo e unico nel suo genere e che merita di essere raccontato al mondo e soprattutto conosciuto di più dalle stesse popolazioni locali che spesso nemmeno hanno percezione di questo patrimonio. Mai più ”nemo propheta in patria”!

© L’Arcante – riproduzione riservata

Bacoli, è già una bella storia il Piedirosso Campi Flegrei Vigna Madre 2013 di La Sibilla

24 ottobre 2019

Abbiamo a lungo raccontato del prezioso lavoro in campagna di Luigi Di Meo, una tra le più belle persone che abbiamo incontrato nella nostra vita nel mondo del vino, e con lui Restituta, la moglie, e i figli Vincenzo, Salvatore e Mattia che animano una delle più suggestive e apprezzabili aziende agricole e vitivinicole dei Campi Flegrei.

Ci siamo ritrovati innanzi a questo piccolo fuoriclasse non più tardi di una settimana fa, davanti alla pizza nel ruoto di Lilly – leggi Qui – e in tutta onestà abbiamo lungamente dibattuto quale fosse riuscita più buona, se la pizza o la bevuta.

Alla distanza, non fosse altro perché il ruoto è finito in men che non si dica, il vino ci è sembrato emergere di più regalandoci una gran bella esperienza, piena di ricordi, rimandi, sfumature. Vigna Madre duemilatredici (!) nasce dalle vigne storiche che dominano l’orizzonte e guardano il mare sopra il promontorio di via Bellavista, a Bacoli. Sono ceppi perlopiù vecchi di 80 anni che da quando vengono seguiti palmo palmo da Luigi stanno dando uva di straordinaria concentrazione che Vincenzo, in cantina, con grande attenzione, misura e rispetto, sta interpretando alla grande facendone un bellissimo vino varietale e di evidenti grandi prospettive.

Il colore era splendido, concentrato il giusto, rubino scuro. Il naso ben maturo, invitante, con un bouquet variopinto di piccoli frutti neri, ribes e melograno, macchia mediterranea, finanche spezie fini. Un sorso ricco di stoffa e polpa, succoso e profondo, un vino bevuto probabilmente nel suo miglior momento possibile, a ben 6 anni dalla vendemmia, davvero un piccolo gioiello.

Il Vigna Madre vide la sua prima uscita sul mercato con l’annata 2011, finì per la verità in bottiglia con le vesti di una pregiata selezione del Piedirosso ”base” con la menzione Vigne Storiche¤. Vestito di tutto punto fa certamente tutto un’altro effetto, ma per fortuna nostra la sostanza non cambia, anzi, ci ispira ancora di più quanto bel frutto e quanta profondità è capace di esprimere il Piedirosso dei Campi Flegrei quando fatto come Dio comanda.

Leggi anche Cartoline dai Campi Flegrei, o della Falanghina 2018 di La Sibilla Qui.

Leggi anche La grande bellezza del Piedirosso dei Campi Flegrei 2017 di La Sibilla Qui.

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Buon Compleanno Doc!

3 ottobre 2019

3 Ottobre 1994 – 3 Ottobre 2019, Buon Compleanno Doc¤! Buon Compleanno per questi tuoi primi 25 anni, finalmente un giorno da ricordare. Oggi è per te, tutti ti guardano, tu al centro di tutto.

Campi Flegrei - foto L'Arcante

Che bella la sfrontatezza con la quale stai vivendo questo momento di grande slancio¤, la franchezza con la quale rispondi a tono alle mille avances di novelli cantatori che come antichi affabulatori si rifanno la bocca al tuo calice e subito riverginano la loro penna per sedurti. Sono tutti ai tuoi piedi, oggi. Ci viene da chiedergli: ma dove eravate sino a ieri, dove?

Buon Compleanno Doc! Ti meriti questa festa, è tutta tua, solo tua, questo 2019 sarà per sempre. Nonostante l’affronto di gente che non ha mai saputo come trattarti, gli insulti, gli schiaffi da chi è stato capace solo di violenza anziché carezzarti e sussurrarti parole d’amore. Quelle che meriti.

Buon Compleanno Doc! Hai tanta strada davanti ma ne hai messa molta alle spalle: l’improvvisazione, la superficialità, l’incapacità di qualcuno ti hanno ferita e segnata, è vero, ma forse anche per questo oggi sei più forte: due anime, tutt’uno, vincenti, splendida e cristallina Vestale di giorno e Cavaliere di porpora di notte. Come te nessuno!

E non aver paura, c’è chi ti sostiene e ti difende¤, l’ha fatto ieri e lo farà sempre. Buon Compleanno Campi Flegrei¤!, che meravigliosi questi tuoi primi venticinque anni.

1994-2019, 25 anni di doc Campi Flegrei

Leggi anche Falanghina, Radiografia di un vitigno Qui.

Leggi anche Il Piedirosso, Un sorso di storia Qui.

Leggi anche Piccola Guida ai Vini dei Campi Flegrei Qui.

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Comunicare il vino, con tutto l’amore possibile!

8 Maggio 2019

Crediamo nelle belle persone che abbiamo incontrato in questi dieci anni sulla nostra strada, camminandoci assieme le vigne e girando per cantine, stappando e assaggiando (tantissime) bottiglie, correndo tra i tavoli dei ristoranti dove abbiamo avuto la fortuna di lavorare rincorrendo clienti dei più diversi e, grazie a questi, e ai loro buoni consigli, vivere tante belle esperienze umane utili ad insegnarci come poter stare al mondo, in questo mondo del vino e del cibo che ci appassiona sempre più e che richiede rispetto, ogni giorno di più.

Ci crediamo nei cronisti del vino, non certo nei guru, ancor meno in quelli autoreferenziali, guardiamo con attenzione, talvolta anche con una discreta ammirazione e rispetto, agli “industriali del vino”, quando per industriali s’intendono quelli con due, tre, a volte cinque o sei generazioni di vitivinicoltura alle spalle; crediamo nei loro vini, corretti, puliti, acquistabili un po’ ovunque, vini che sono stati, indiscutibilmente, un esempio e un modello, anche di contrasto, per i tanti piccoli e grandi produttori nati successivamente capaci di emularli se non addirittura superarli: ci pensate ad una Irpinia senza i Mastroberardino, ai Campi Flegrei senza i Martusciello oppure, allargando il giro, alla Toscana senza gli Antinori o i Frescobaldi, la Sicilia senza i Planeta?

Crediamo infine nella biodiversità, ma non quella che ci hanno voluto propinare certi soloni, strumentalizzandone all’inverosimile il senso, precisandola ogni volta con tutte le sigle del mondo o le fisime del momento, fossero pure ancestrali o contro-culturali. Crediamo quindi in una diversità biologica certamente possibile ma che rispetti l’originalità e preservi l’autenticità di quello che ci arriva nel bicchiere, con tutti i limiti eventualmente ad essi legati purché corretti, puliti, acquistabili, vieppiù da piccole produzioni. In fondo stiamo sempre parlando di vino, o no? Meglio quindi se buono, e magari da poterlo raccontare a qualcuno, con tutto l’amore possibile!

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L’Arcante Ssc Napoli Wine Dream Team su IlNapolista

4 Maggio 2019

Come sapete alcuni nostri contributi sono stati pubblicati sul giornale on line ilNapolista dove ogni settimana abbiamo provato a raccontare qualcuna tra le buone etichette campane prendendo spunto dai profili e dalle storie dei calciatori del Napoli¤, il nostro Napoli che quest’anno ha terminato la stagione al 2° posto della Serie A in Italia¤ ed è uscito ai Quarti in Europa League¤ e Coppa Italia¤. Seguendo il link – ¤ – di fianco al nome del vino ci trovate l’articolo completo. #ForzaNapoliSempre.

Il Napolista

1 – Alex Meret – Capri bianco Az. Scala Fenicia ¤

23 – Elseid Hysaj – Ischia Per’ ‘e Palumm Casa D’Ambra ¤

31 – Faouzi Ghoulam – Greco di Tufo Terrantica Etichetta Bianca I Favati ¤

33 – Raul Albiol – Taurasi Riserva Piano di Montevergine Feudi di San Gregorio ¤

26 – Kalidou Koulibaly – Falerno del Massico Primitivo Maiatico Michele Moio ¤

5 – Allan – Terre del Volturno Casavecchia Centomoggia Terre del Principe ¤

8 – Fabian Ruiz – Paestum Aglianico Jungano San Salvatore ¤

7 – José Callejon – Roccamonfina igt Terra di Lavoro Az. Galardi ¤

20 – Piotr Zielinski – Aglianico del Taburno Riserva Terra di Rivolta Fattoria la Rivolta ¤

24 – Lorenzo Insigne – Piedirosso Campi Flegrei Riserva Tenuta Camaldoli Cantine Astroni ¤

99 – Arkadiusz Milik – Ischia Forastera Cantine Antonio Mazzella ¤

25 – David Ospina – Lacryma Christi rosso Vigna Lapillo Sorrentino ¤

27 – Orestis Karnezis – Sannio Solopaca Bianco cantina Sociale di Solopaca ¤

13 – Sebastiano Luperto – Greco di Tufo Cantina Bambinuto ¤

19 – Nikola Maksimovic – Barbera del Sannio Armonico Az. Anna Bosco ¤

6 – Mario Rui – Ischia Biancolella Casa D’Ambra ¤

21 – Vlad Chiriches – Dubl Falanghina Brut VSQ DUBL ¤

42 – Amadou Diawara – Falerno del Massico rosso Ariapetrina Masseria Felicia ¤

2 – Kevin Malcuit – Greco di Tufo Vigna Cicogna Benito Ferrara ¤

9 – Simone Verdi – Asprinio d’Aversa Santa Pàtena I Borboni ¤

14 – Dries Mertens – Campania bianco Passio Az. La Sibilla ¤

34 – Amin Younes – Campania Aglianico Villa Teresa SeiPollici Mario Portolano ¤

11 – Adam Ounas – Asprinio d’Aversa Spumante Brut ‘’da Vigneti ad Alberata’’ Trentapioli Salvatore Martusciello ¤

30 – Marko Rog – Campania bianco Monte di Grazia Az. Monte di Grazia ¤

17 – Marek Hamsik – Taurasi Riserva Vigna Quintodecimo Az. Quintodecimo ¤

All. Carlo Ancelotti – Colli di Salerno rosso Montevetrano Az. Montevetrano ¤

Eccola la nostra squadra-enoica del cuore della stagione calcistica 2018/2019!

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Il vino secondo la Signora Carmela, il Lacryma Christi del Vesuvio

12 aprile 2019

Al Ristorante, il Lacrima di Cristo frizzantino - di L'Arcante© L’Arcante – riproduzione riservata

Il vino secondo la Signora Carmela, il Gewurztraminer

28 marzo 2019

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10 anni di Blog

3 marzo 2019

L’idea ci venne in mente una sera di primavera poco dopo il servizio di uno dei tanti appuntamenti con gli Amici di Bevute¤; era necessario lasciare traccia di quanto condiviso, degli appunti di degustazione, delle storie e delle persone¤, dei cibi e dei vini che ci piacevano e che andavamo a scoprire. Un diario enogastronomico vero e proprio, un po’ per ricordare, un po’ per guardare indietro e vedere da dove venivamo, come eravamo ma soprattutto se tutto quanto fatto avesse poi il senso che desideravamo.

Sono così trascorsi i primi dieci anni: c’è di tutto su queste pagine, ci sono ovviamente soprattutto gioie, qualche dolore, sorprese e speranze, le pause, tutte esperienze che ci hanno accompagnato con i sorrisi, le passioni, la grande voglia di raccontare che non abbiamo mai smesso di coltivare, quello spirito libero che ci aiuta a vivere questo nostro (piccolo) mondo che ogni giorno ci appare più circoscritto eppure l’unico che abbiamo da salvare, per salvare noi stessi. E quello che di buono c’è da mangiare e berci su.

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L’Arcante su il Napolista, questi i primi articoli

9 novembre 2018

Il Napolista

Da poco meno di un mese alcuni nostri contributi sono pubblicati sul giornale on line ilNapolista¤ dove ogni settimana raccontiamo le buone etichette campane prendendo spunto dai profili dei calciatori del Napoli¤, il nostro Napoli che continua ad incantare in Serie A¤ e Champions League¤.

Questi che seguono sono i primi articoli pubblicati che vi riassumiamo in pochi passaggi essenziali, se vi va dategli una occhiata e scriveteci pure cosa ne pensate, diteci la vostra ne saremmo davvero felici.

#1 Adam Ounas e l’Asprinio d’Aversa Trentapioli di Salvatore Martusciello Leggi Qui.

#2 Raul Albiol e il Taurasi Riserva Piano di Montevergine 2012 di Feudi di San Gregorio Leggi Qui.

#3 Kalidou Koulibaly e il Falerno del Massico rosso Maiatico 2013 di Michele Moio Leggi Qui.

#4 Marko Rog e il Campania bianco Monte di Grazia 2015 di Alfonso Arpino Leggi Qui.

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Le ragioni del bere vino blu

2 settembre 2016

C’è stato un periodo di gran fermento per gli appassionati di vino, quando si ragionava su tutto e ci si faceva domande profonde, talvolta delle più improbabili epperò precise, quesiti che richiedevano risposte plausibili e circostanziate: il terreno, l’altitudine, varietali autoctoni o alloctoni? E poi rese per ettaro, portainnesto Paulsen o Ruggeri, tostatura delle doghe usate per le barriques, di primo, secondo o terzesimo passaggio, il sughero o il silicone, e bordolese quale? A spalla alta, tronco-conica. Vieppiú sul colore, le sfumature, le ragioni dell’ananas ed il miracolo minerale, la ricchezza e la profondità degli abissi marini. In pianura, sulla costa come in montagna. Il prezzo, eh… il prezzo, il mondo di mezzo. Per non parlare della comunicazione, l’immagine, il brand. Il successo di vendite!

Poi, sembra, un lento declino: pare vadano via solo le bolle, e il vino vegano, e mò, peggio, blu. Mi sa che qualcosina non ha funzionato, e qualcuno – non noi, sia chiaro – non ha fatto bene il suo lavoro, evidentemente.

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L’anno che verrà nel segno del rispetto!

31 dicembre 2015

Non saprei dirlo con certezza ma credo di stare cambiando. Non è che la cosa mi turbi particolarmente, forse proprio il fatto di non esserne certo mi rassicura e mi tiene in qualche maniera al riparo dal rischio shock; eppure, a quarant’anni suonati, un lieve ma continuo formicolìo c’è, lo sento.

Respect

Il lavoro, il vino, il cibo letti da qui, oggi, hanno tutta un’altra prospettiva. Migliore o peggiore? Un po’ e un po’. Certo il lato peggiore non fa molta fatica ad emergere. E se in qualche maniera prima ci facevo meno caso quel che adesso mi appare assurdo è la continua mancanza di rispetto che in molti continuano a perpetuare sull’argomento.

Fioccano i maestri di sala, si staccano continuamente nuove tessere per sommelier, in cucina non ne parliamo nemmeno manco ci voglio entrare, di vino e di cibo siamo tutti diventati grandi esperti e soprattutto superbi comunicatori del buono, pulito e in qualche maniera giusto!

Non ci resta che piangere verrebbe da dire, oppure, più semplicemente, darsi da fare per rispolverare il più nobile dei sentimenti: il rispetto. ‘Quel sentimento – come recitano i dizionari – che porta a riconoscere i diritti, il decoro, la dignità e la personalità stessa di qualcuno, e quindi ad astenersi da ogni manifestazione che possa offenderli’.

Rispetto è quindi anche comportarsi in modo da non offendere il proprio onore, la propria dignità e personalità e, parimenti, quella degli altri, non approfittando ad esempio della loro eventuale debolezza. Rispetto è comportarsi con la dovuta educazione.

credit: treccani.it

© L’Arcante – riproduzione riservata

It’s time to return to write

3 agosto 2015

Diciamoci la verità, agosto non è proprio il periodo più indicato per ritornare a scrivere su queste pagine dopo sei mesi sei di latitanza. Tant’è che sono qui, ahimè con sempre meno tempo a disposizione – vivaddio! – ma tanti temi su cui tornare, ragionare, scrivere. Non solo il vino.

Insomma, L’Arcante è tornato! a piccoli sorsi verrebbe da dire ma c’è, ci sono. Guardo al mondo che mi gira intorno con gli occhi di sempre, colmi di passione e rispetto. Oggi forse ancor più di prima.

© L’Arcante – riproduzione riservata

Intervallo| Torno presto

22 febbraio 2015

Angelo Di Costanzo

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Guide 2015, così la “guida rossa” Michelin

15 novembre 2014

Michelin 2015

4 Cucchiaio&Forchette (luogo di Gran confort)
2 Stelle (Tavola Eccellente)
Grappolo Rosso (Specialità e Vini scelti)

Un vasto e raffinato salotto dove l’illuminazione, tessuti e decorazioni creano un’ineguagliata armonia di stile e benessere; in cucina il giovane Migliaccio si fa portabandiera di piatti mediterranei e creativi, eleganti e sofisticati. Risotto ai ricci di mare con colatura di alici, acqua di pomodoro e friselle al finocchietto. Scorfano in guazzetto con peperoncini verdi e pomodori brasati. Sfera di cioccolato al latte con prugne alla lavanda e mandorle tostate.

Confermata la Stella al Riccio Restaurant&Beach Club.

Entra in Guida 2015 anche LARTE Milano.

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All’Osteria, all’Osteria! Abraxas come una volta!

19 agosto 2014

Nando non ha certo bisogno della mia pubblicità, ormai la sua Osteria¤ è un riferimento per tanti appassionati nei Campi Flegrei, un luogo del gusto che in pochi mancano di conoscere.

Pozzuoli, Abraxas. Nando Salemme al forno - foto Angelo Di Costanzo

Dell’Abraxas ne ho scritto con piacere diverse volte anche se, lavoro permettendo, da quelle parti ci si ferma con molto piacere molto più spesso di quanto sia necessario raccontare. Di corsa desidero però lasciare una nota per la splendida novità dell’anno, il forno a legna e il piccolo girarrosto messi su come divertissement per se e per i suoi ospiti, oltre che un plauso per il rinnovato ambiente esterno per metterli ancor più a loro agio.

La pizza nel ruoto, il pollo ruspante, le varie ciambotte al forno sono solo le prime novità di un menu già arricchito per la verità questa primavera ma che nel prossimo autunno conterà di stupire ancor più e conquistare con i profumi e i sapori di un tempo, sempre più merce rara non solo da queste parti.

Insomma, Nando ha le idee chiare e guarda lontano ma tiene i piedi ben piantati per terra, fortemente radicati alle origini; un passo alla volta – slow! come dice lui -, senza fermarsi un attimo come mai in questi ultimi 12 anni di attività, anche per questo il ruolo di Oste che si è cucito addosso gli sta proprio bene, un ruolo che in molti, da almeno vent’anni rimpiangono sempre di più…

Pozzuoli, Osteria Abraxas

Abraxas Osteria
Via Scalandrone, 15
Tel.: 0818549347
Chiuso il Martedì e la Domenica sera

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L’angelo del territorio

17 giugno 2014

E’ appena uscito il n. 34 del Magazine Capri Review. Tra gli altri si parla di me ma soprattutto di viticoltura e vino a Capri.

Capri Review

17 ottobre 2013¤. Angelo Di Costanzo¤, davanti a una platea che rappresenta il meglio della gastronomia e dell’enologia italiana, viene incoronato miglior sommelier dell’anno. La Guida dell’Espresso¤ consegna il ‘al responsabile della cantina di ristorante che nel corso dell’anno si è distinto per competenza e professionalità’. Il ristorante in questione è L’Olivo del Capri Palace, mille etichette e oltre diecimila bottiglie ospitate nella cantina La Dolce Vite. Ma Angelo, arrivato a Capri sei anni fa per accettare una nuova sfida dopo aver deciso di chiudere il suo wine bar che aveva con tanta passione fatto crescere, questa data la ricorderà soprattutto per la nascita della sua secondogenita, Alessia.

Trentotto anni, ultimo di sette figli di una famiglia di pescatori di Pozzuoli, ha vissuto tra il mare e la campagna dei Campi Flegrei dove l’uva è sempre stata protagonista. E quando parla di uva e vino gli si illuminano gli occhi. Racconta della vendemmia nelle vigne di Caposcuro ai piedi del Monte Solaro. Sono coltivate a falanghina, biancolella e una varietà chiamata ‘ciunchesa‘, molto simile al più conosciuto greco, e danno vita al Joaquin dall’Isola, mille bottiglie prodotte da Raffaele Pagano e che a Capri si trovano in esclusiva al Capri Palace. Ma all’ombra del Solaro crescono anche uva a bacca rossa, Guarnaccia e Piedirosso che da due anni vengono vinificate nella cantina di Joaquin a Montefalcione, in provincia di Avellino, per una piccola preziosa produzione di rosato di sole 200 esclusive bottiglie. ‘Da cinque anni – racconta Angelo – il progetto Joaquin dall’Isola ha riportato in vita la vendemmia ad Anacapri¤ e grazie anche questa iniziativa si mantiene viva la doc isolana e la tradizione antica del bianco caprese’.

E la promozione enoturistica dell’isola è uno dei chiodi fissi di Angelo. ‘I circuiti del gusto e del vino rappresentano un valore sempre più importante nel turismo di oggi, corsi di approccio al vino, incontri di degustazione, itinerari alla scoperta delle vigne non possono che valorizzare il territorio’. Guidati dalla sua competenza si possono apprezzare i vini che propone La Dolce Vite. Vale la pena seguirlo, in cantina ma anche sul suo blog L’Arcante¤, diario enogastronomico di un sommelier.

© Rossella Funghi, Capri Review n. 34 Giugno 2014

caprireview.it

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Il bel ricordo di una sera di mezza estate e l’amarezza che ahimè poco o nulla è cambiato

16 giugno 2014

Il 16 giugno di 6 anni fa, era il 2008¤, in una fresca serata a Cerreto Sannita mi veniva consegnato il titolo di Primo Sommelier della Campania¤. Fu per me una enorme soddisfazione.

Angelo Di Costanzo, Primo Sommelier Campania 2008

Più del bellissimo ricordo di quel giorno, ripensando al pianto di quella notte in macchina mentre rientravamo a Napoli, mi viene però in mente il dolce e l’amaro del nostro mestiere: le soddisfazioni, piccole o grandi che siano arrivano, è vero, ma quanta fatica in più senza riferimenti, qualcuno che ti guida, crede in te, ti sostiene: si rischia continuamente di perdere la bussola.

La formazione dei professionisti di domani viene ancora considerata una questione assai marginale, qui al sud in particolare; associazioni ed enti diciamo così ‘promozionali’ non mancano, spesso però si sovrappongono talvolta in chiaro contrasto, sono molto attente a fare proseliti ma il più delle volte solo per istituire corsi e bevute più o meno memorabili dietro il pagamento di laute quote di partecipazione.

Il rischio ormai conclamato è di finire a produrre pezzi di carta fini a se stessi buoni giusto per riempire le pareti di casa e qualche curricula. Insomma, titolifici¤ lontani anni luce dal mondo del lavoro.

La distanza si allunga sempre più. Non entro nel merito della questione, non ho nessuna intenzione di alimentare polemiche sterili, il paese sta attraversando un momento tremendo, in molti devono sbarcare il lunario e lo capisco pure, il dato di fatto però è chiaro: a pochi sta a cuore la faccenda, pochi investono seriamente sulla formazione, soprattutto sembra mancare del tutto il contatto con la realtà lavorativa. E chi può, quei pochi, pochissimi talenti ormai rimasti in giro si vedono costretti a scappare via altrove, talvolta persino dall’Italia. Ahinoi!

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Rovereto, Pinot Nero 2010 Elisabetta Dalzocchio

3 giugno 2014

A dirla con tutta sincerità ultimamente faccio uno sforzo enorme anche solo a tirare le fila di una recensione degna di questo nome. La testa è altrove, un giorno per una ragione un giorno per un’altra.

Vigneti delle Dolomiti Pinot Nero 2010 - Elisabetta Dalzocchio, foto A. Di Costanzo

Fortuna che c’è il pinot nero, mi verrebbe da dire, un bene di rifugio non certo per stipare grana – ad avercela quella! – ma quantomeno utilissimo a rilassare i nervi tesi e rasserenare l’animo.

I vini di Elisabetta Dalzocchio mi sono sempre piaciuti, certo sono difficili da raggiungere, non sempre disponibili quantomeno per me che sono costretto a programmare i miei acquisti talvolta con largo anticipo altre con colpevole ritardo, il suo pinot nero però è sempre degno di attenzione ed ammirazione che merita di essere rincorso.

Un piccolo gioiello per grandi appassionati. Chi l’ha veduta dice che l’azienda è di una suggestione notevole, circondata da montagne, boschi di querce e piante di conifere, immersa in un ambiente unico. Poco più di due ettari, una manciata di bottiglie, quattro, forse cinque sorsi e via, finito.

Il naso quasi mai dice tutto subito, anzi, qui su questo 2010 pare giocare a nascondino, dispettoso e frugale. Si smarca continuamente, almeno però ti lascia cogliere il meglio delle sue innumerevoli sfumature, un po’ varietali ma soprattutto dall’impronta fortemente identitaria: sa di queste terre, di sottobosco, erbe officinali, té nero, di mandorla. Il sorso ha spessore e grande matrice, spiega un lunghissimo tempo avanti e chiede pazienza, il che rende questo assaggio solo un primo piccolo consiglio per gli acquisti. Di certo non ve ne pentirete!

© L’Arcante – riproduzione riservata

Neumarkt, Pinot Nero Riserva ’10 Brunnenhof

12 Maggio 2014

L’area di Mazzon è da tutti considerata la migliore zona per il Pinot Nero in Italia. Un luogo certamente unico, siamo tra i 300 e i 450 metri d’altitudine, sul versante sinistro dell’Adige che dà vita a vini soprendenti.

Alto Adige Pinot Nero Brunnenhof 2010 - foto Angelo Di Costanzo

Qui l’ambiente pedoclimatico è davvero particolare: la cima di Prato del Re al mattino tiene ombra su tutta l’area così il sole ci mette un poco più di tempo a dissipare la frescura notturna. Alla sera invece, quando il fondovalle è già in ombra, da queste parti il sole e la luce la fanno ancora da padroni. Insomma, un microclima incredibile!

Kurt Rottensteiner ha le idee molto chiare e alle spalle una solida tradizione familiare; l’azienda è un piccolo gioiello di sostenibilità ambientale, i suoi vini sono ‘vivi’ ed in continua evoluzione. Qui l’uva viene da Dio, appare più difficile sbagliarlo il vino che non farne un grande rosso!

Questo riserva 2010 mi ha riportato alla mente l’impressionante timbrica di alcuni Morey-Saint-Denis¤, dove il frutto è solo uno degli elementi perfettamente coniugati. Il vino ha bisogno di un po’ di tempo, offre però una verticalità stupenda, dapprima con uno slancio varietale impressionante, poi, man mano, aprendosi a note e sentori molto particolari come la lavanda e il gesso. Il sorso è importante, austero e pungente, sul finale di bocca piacevolmente balsamico.

© L’Arcante – riproduzione riservata

E’ l’hashtag del giorno: #nonbastano24h

5 Maggio 2014

Giuro non è una banalità: ho un mucchio di cose da raccontarvi ma sembra che le giornate, puntualmente, mi finiscono entro le 24 ore. Così non ce la farò mai!

Le Invasioni Tartariche

26 aprile 2014

E’ abbastanza frequente ritrovare nelle bottiglie e sui tappi alcuni residui tartarici. Diciamo subito che questi cristalli non incidono sulle caratteristiche e la qualità del vino e non è certo segno di un difetto. Si tratta comunque di una presenza fastidiosa che fa a volte addirittura nascere dubbi sulla genuinità del vino. Ne parliamo?

Cristalli

La stabilizzazione tartarica dei vini è una questione con la quale si devono confrontare tutte le cantine. Se nell’uva il potassio e l’acido tartarico sono presenti in compartimenti separati, e non danno origine a fenomeni di precipitazione, a partire dal momento della pigiatura dell’uva il potassio e l’acido tartarico si trovano presenti insieme, nella stessa soluzione, dando origine a condizioni di sovrasaturazione nel mosto. La loro concentrazione non viene sostanzialmente modificata dall’attività dei lieviti e quindi durante la fermentazione e la conservazione del vino danno origine a evidenti fenomeni di precipitazione di bitartrato di potassio.

Precipitazione che tradizionalmente avviene durante la conservazione dei vini nell’inverno successivo alla vendemmia. Quando non avviene completamente in cantina, c’è da aspettarselo in un secondo tempo in bottiglia. Nel migliore dei casi si verifica la comparsa di piccoli cristalli che, specie nei vini rossi passano pure inosservati. In altri casi si possono avere abbondanti cristallizzazioni di bitartrato di potassio che possono essere invece molto evidenti, special modo nei vini bianchi.

In generale la solubilità di tutti i sali è influenzata dalla temperatura. Nel caso del bitartrato di potassio, la temperatura ha una grande influenza sulla sua solubilità: si può intervenire quindi separandolo fisicamente dalle masse col freddo. E’ questa la ragione per la quale molti decidono di conservare i vini a temperature basse sino in primavera così da facilitare la precipitazione del bitartrato di potassio ed ottenere vini stabili e sufficientemente limpidi separandoli mediante filtrazione o centrifugazione.

Altro metodo di stabilizzazione tartarica è l’elettrodialisi: seguendo il principio delle cariche elettriche permette di asportare selettivamente gli ioni responsabili delle precipitazioni tartariche, in modo indipendente dalla presenza di colloidi che limitano l’efficacia della stabilizzazione a freddo.

Ci sono poi dei coadiuvanti che si possono utilizzare per ottenere invece una stabilizzazione chimica, tra cui l’acido metatartarico. Un potente inibitore di cui bastano pochi milligrammi per litro per inibire, appunto, la cristallizzazione del 50%, mentre per azzerarla del tutto al 100 % sono in genere sufficienti dosi di poco superiori a 10 mg/l.

Su questa scia anche le mannoproteine estratte dalla parete cellulare dei lieviti possono essere considerate un buon metodo di stabilizzazione tartarica, oltre che utili per ‘smussare’ ed arrotondare certe spigolature. Le proteine infatti possono influenzare molto la velocità di precipitazione del bitartrato di potassio.

Altro lavoro si fa con il cmc (carbossimetilcellulosa) soprattutto con i bianchi in quanto con i rossi, quando il colore di questi non è stabile tende a precipitare quindi poco consigliata.

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credits: oicce, assoenologi, manuale di enologia

Feudi Studi, Fiano di Avellino Cerza Grossa 2012 e Fiano di Avellino Contrada Arianiello 2012

26 marzo 2014

Feudi Studi – Fiano di Avellino – è il primo (doppio) raccolto degli ultimi dieci anni di ricerca e sperimentazione in Feudi di San Gregorio¤.

Feudi Studi Fiano di Avellino - foto A. Di Costanzo

Un lavoro fortemente voluto anzitutto da Antonio Capaldo e curato in prima persona da Pierpaolo Sirch con il suo staff. Ricerca e sperimentazione sui varietali tradizionali piantati nelle oltre 700 diverse vigne¤ di proprietà dell’azienda di Sorbo Serpico che, ogni volta, non necessariamente ogni anno, produrranno un vino figlio della migliore selezione possibile di uve ‘con scelte di vinificazione e di affinamento senza compromessi commerciali’. 

Questo primo passaggio, annata 2012, ha portato a circa duemila bottiglie di Fiano di Avellino che saranno collocate fuori dai canali commerciali tradizionali; una scorta minima cui vanno aggiunte altre seicento destinate però a rimanere in cantina come memoria storica. Queste che seguono sono le mie prime impressioni dopo gli assaggi praticamente in anteprima ancor prima della presentazione ufficiale del progetto ‘Feudi Studi’ che avverrà il prossimo 31 marzo in cantina a Sorbo Serpico. Seguiranno uno con l’aglianico di Taurasi 2010 – ora in affinamento -, forse uno con il greco di Tufo appena raccolto nel 2013.

Feudi Studi, i vini - foto A. Di Costanzo

Fiano di Avellino Contrada Arianiello 2012. Areale tra i più vocati, Lapio, l’impianto è del 1999, poco più di mezzo ettaro a Guyot con terreno franco argilloso posto a circa 500 mt s.l.m., con esposizione a sud. Fermentazione ed affinamento solo in acciaio. Splendido il colore appena paglierino, il primo naso è tenue, timido quasi. Il sorso invece è subito pieno, fresco, gradevole, si allarga deciso e conquista il palato immediatamente. Il naso ne guadagna con un po’ di tempo speso nel bicchiere: ci si trova passion fruit, pera, fieno bagnato. E’ un lento divenire, del resto è in bottiglia da poco meno di un mese. Il gran carattere c’è! Vendemmiato il 18 ottobre 2012. 

Fiano di Avellino Contrada Cerza Grossa 2012. E’ la vigna appena ‘sotto casa’, tre ettari e mezzo, credo sia tra le più giovani piantate, nel 2002, anche qui a Guyot con esposizione ad ovest. Per intenderci, è il vigneto da cui generalmente viene fuori il Privilegio. Il colore è appena un po’ più luminoso del precedente, il naso subito invitante ed avvolgente, minerale, balsamico, mediterraneo. Sa di ginestra, menta piperita, anche qui non manca un tocco esotico ma meno pronunciato. Il sorso è sottile, teso, fresco, di grande piacevolezza sin d’ora. Fermentazione ed affinamento solo in acciaio, anche questo in bottiglia da poco meno di un mese. Vendemmiato il 12 Dicembre!

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A Milano, a LARTE Milano

1 marzo 2014

LARTE Milano - foto A. Di Costanzo

Nelle prossime settimane e sino agli inizi di Aprile sarò a Milano a LARTE, il nuovo Hub del gusto in pieno centro a due passi da P.zza della Scala, a poche centinaia di metri dal Duomo. Se vi va, ci si vede là. Capri Palace Rulez… 

lartemilano.com

foto gallery

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dal Lunedì al Sabato dalle 8.00 alle 23.00

Via Manzoni 5, Milano

Per informazioni e prenotazioni:

info@lartemilano.com – Tel. +39 02 890 96 950

Bacoli, segnatevi questo: Piedirosso dei Campi Flegrei Vigna Madre 2012 La Sibilla

25 febbraio 2014

La Sibilla è un vero gioiello, personalmente sono davvero felice di quanto vengano apprezzati i loro vini perché sono, è proprio il caso di dire, frutti di un duro lavoro partito nel 1997. Conoscendoli da una quindicina d’anni, avendone seguito passo passo tutte le fasi di crescita, posso dire, senza timore di essere smentito che se lo meritano proprio.

Vincenzo Di Meo - foto A. Di Costanzo

Sul prezioso lavoro in campagna di Luigi ci torneremo su più in là, adesso ci sono circa 7 ettari di vigne da governare e così come sono dislocati sul territorio, con tutte le varianti del caso, credetemi, non è impresa da poco; come vale la pena raccontarvi più dettagliatamente di tante altre belle cose che bollono in pentola e che faranno della piccola azienda flegrea sempre più un punto di riferimento senza eguali nei Campi Flegrei.

Bacoli, La Sibilla, bottaia - foto A. Di Costanzo

Mi preme invece raccontarvi subito di questo piccolo fuoriclasse che tra qualche settimana potrete anche voi avere nel bicchiere. Il Vigna Madre 2012 nasce dalle vigne storiche che dominano l’orizzonte e guardano il mare da questo promontorio di via Bellavista. Ceppi perlopiù vecchi con una età media di quasi 80 anni che da quando vengono seguiti in vigna da Luigi stanno dando uva di straordinaria concentrazione che Vincenzo, in cantina, con grande attenzione e rispetto sta interpretando alla grande facendone un bellissimo vino varietale e di grandi prospettive.

Vigna Madre 2012 La Sibilla - foto A. Di Costanzo

Il colore è splendido, ricco, purpureo. Il naso è avvenente, ci trovi subito tutta la dolcezza dell’uva pienamente matura, un bouquet vivissimo, macchia mediterranea, sentori di spezie tanto invitanti quanto sottili e piacevoli. Ha stoffa e polpa, un sorso succoso e profondo, certo un po’ di bottiglia gli renderà ancor più complessità e finezza ma così com’è mi sembra già buonissimo.

Addendum: il Vigna Madre ha vissuto una piccola anteprima l’anno scorso quando una parte del 2011 finì in bottiglia con le vesti di una pregiata selezione del ‘base’, ‘Vigne Storiche’¤ appunto, che oggi si fa bello, vestito di tutto punto e racconta quanto bel frutto e quanta profondità sa esprimere il piedirosso dei Campi Flegrei quando fatto come Dio comanda.

1994-2014, 20 anni dalla doc Campi Flegrei

© L’Arcante – riproduzione riservata

Le strade del vino dei Campi Flegrei

20 febbraio 2014

La domanda dei prossimi anni? Vitigno o Denominazione? Mi spiego: il territorio dei Campi Flegrei è da sempre inteso con buona ragione come culla della falanghina e del piedirosso. Due varietali sempre in primo piano anche sulle etichette che tutti abbiamo ormai imparato a conoscere. Va bene così o si può pensare a un modello di comunicazione diverso?

Lago d'Averno

Non mancano opinioni contrastanti sull’argomento ed il tempo ci dirà chi ha ragione, frattanto alcuni produttori hanno preso già da tempo a minimalizzare sulle proprie etichette il nome del varietale a favore della doc Campi Flegrei impressa invece a carattere cubitali. Ma facciamo un po’ il punto della situazione sul vigneto flegreo, quali sono i luoghi tanto decantati in passato ed oggi cuore pulsante della doc? Successivamente, in alcuni prossimi post, entreremo ancor più nello specifico in quello che ritengo il quadro organolettico maggiormente espressivo che può offrire oggi il territorio. Frattanto giusto qualche nozione geografica.

Pozzuoli. Qui la vigna è ovunque, spesso invischiata nel caos di una città (praticamente) metropolitana che alterna il borgo antico a quartieri popolari e ruralità inaspettate, un modello urbano per così dire eccentrico, segnato profondamente dal bradisismo e apparentemente senza regole, che inghiotte ogni giorno centomila anime e ne rigurgita almeno la metà, un suburbio senza confine con il centro storico circondato dal mare, il vallone tufaceo di Toiano, le colline ricche di lapilli dello Scalandrone e di Monterusciello, la sabbia della costa cumana.

Foglie di Amaltea, loc. Scalandrone - foto L'Arcante courtesy Grotta del Sole

Vigne però talvolta stupende, baciate dal sole, vedi quelle nel Lago d’Averno, suggestive, consegnateci da una tradizione millenaria e da una vocazione unica e rara: filari a Spalatrone sulla salita di via Scalandrone, zona formidabile per il piedirosso, le coste di Agnano a ridosso del vulcano Solfatara; altre volte fazzoletti un po’ più allungati a Monterusciello e in zona Cuma-Licola carezzati dalla brezza marina, in certi casi con piantagioni moderne, allevate con sistemi contemporanei; nuovamente piccole pezze di vigne vecchie sulla collina di Cigliano laddove raramente il buonsenso ha prevalso sul cemento.

Insomma, Pozzuoli è l’epicentro di una viticoltura flegrea che ha tanta materia per fare qualità e ritornare ad un futuro di normalità territoriale, agricola, sostenibile. Qui operano Grotta del Sole (la Tenuta Foglie di Amaltea nella foto, con cantina a Quarto), memoria storica del territorio, Matilde Zasso, Cantine Babbo, Contrada Salandra, Iovino, la neonata Cantine dell’Averno con parte dello storico vigneto della famiglia Mirabella nel Lago d’Averno (foto di copertina).

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Marano, i dintorni e le colline più prossime a Napoli. L’areale più popoloso ma che, inaspettatamente, cela il futuro più immediato della viticoltura flegrea; luoghi dal passato distratto che ha visto sacrificare all’altare della politica della speculazione edilizia ettari ed ettari di boschi, colture e vigne che dominavano la città a 360° dalle terrazze dei Camaldoli alla piana di Agnano. L’hanno capito, meglio tardi che mai, anche in regione, dove da qualche tempo vanno sostenendo progetti di ricerca e selezione clonale su falanghina e piedirosso di questo pezzo di terra; e ci credono, ancor più, piccoli e grandi viticoltori-produttori che qui vanno investendo sul futuro piantando vigna anziché colare, ancora, cemento. Forza ragazzi!

Da queste parti ci sono Agnanum di Raffaele Moccia (nella foto), Cantine Astroni, prima ancora la storica Cantine Varchetta, Colle Spadaro, Le Vigne di Parthenope, Cantine Federiciane Monteleone della famiglia Palumbo.

A Quarto. L’areale forse meno battuto della denominazione dove il clima torrido e a volte bizzoso di certe estati fa letteralmente impazzire i vignaioli di tutta la piana; chi ha vigne anche di poco più “alte” è costretto a fare tanta selezione in campagna per riuscire a portare a casa il risultato. La collina di Viticella esprime buoni frutti, qui i vini di maggiore fragranza e leggerezza e a prezzi naturalmente più che ragionevoli. Qui operano prevalentemente Carputo, tra i primi ad imbottigliare la doc, più recentemente Quartum della famiglia Di Criscio e Il IV Miglio anche se quest’ultima negli ultimi tempi in maniera più defilata.

Gennaro Schiano - foto A. Di Costanzo

A Bacoli e Monte di Procida. Terrazze e costoni scoscesi con vista mare, la vigna patrimonio di un paesaggio di bellezza unica che lentamente ritorna alla natura. Resti rupestri e vigne storiche in Via Bellavista, su ai ‘Pozzolani’,  lungo le terrazze ai Fondi di Baia, in via Panoramica a Monte di Procida con filari a strapiombo sul mare; qui nascono vini con caratteristiche olfattive decisamente interessanti, con una notevole impronta sapida e capaci, tra l’altro, di attraversare il tempo con discreta disinvoltura. Qui ha sede Cantine Farro, hanno splendide vigne e cantina due piccoli gioiellini come La Sibilla e Cantine del Mare (nella foto Gennaro Schiano).

Piccola Guida ai vini dei Campi Flegrei¤

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Un grande Classico, l’Asprinio d’Aversa Extra brut Riserva Grotta del Sole

18 febbraio 2014

Difficile trovare in giro qualcosa di simile per storia e tipicità, soprattutto quando si va alla ricerca di uno spumante metodo classico prodotto con uve autoctone.

Asprinio d'Aversa Extra Brut Riserva Grotta del Sole - foto A. Di Costanzo

Il lavoro ventennale della famiglia Martusciello ha dimostrato che nel lungo periodo l’asprinio sa comportarsi da grande vino, è capace di maturare senza invecchiare, affinare senza disperdersi ed offrire, in certe annate, attraverso anche una meticolosa cuvée, bevute davvero profonde e coinvolgenti.

Si sa che quando il gioco si fa serio chi ha masticato più a lungo certi argomenti riesce a mettere in campo sempre la migliore esperienza. Le bollicine vanno forte ultimamente, soprattutto hanno sempre più appeal a tutto pasto e non più solo da stappare come aperitivo o di accompagno per le feste; una tendenza che ha spinto molti altri produttori a cimentarsi con la tipologia, chi con sapiente maestria chi affidandosi a terzi specializzati.

La recente sboccatura di questa cuvée propone un Extra brut dallo stile più immediato rispetto al recente passato, diciamo un segno di discontinuità, che se da un lato sottolinea la distanza dalla maturità e la complessità a cui ci eravamo abituati dall’altro strizza l’occhio al varietale, rinverdendo quei rimandi erbacei ed agrumati di solito più leggibili nel metodo Martinotti che nel Classico eppure così ancora in primo piano. Nel mezzo circa 24 mesi di attesa, l’assemblaggio di tre annate (2009/2010 e parte del 2011) e nessun dosaggio, ovvero le bottiglie una volta sboccate sono state ricolmate con lo stesso vino. Asprinio tout court quindi, per una bevuta immediata, franca e piena di freschezza.

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Il Sommelier dell’Anno su Excellence Magazine

14 febbraio 2014

È uscita una mia intervista su Excellence Magazine a cura di Giulia Cannada Bartoli. I miei inizi, il mio lavoro, la passione che mi accompagna da sempre, i grandi vini che mi girano intorno, Capri.

Angelo Di Costanzo Sommelier dell'anno L'Espresso 2014 - foto L'Arcante

Sfoglia gratis il giornale qui¤, a pagina 20 e 21 le mie parole. Vi segnalo tra l’altro che nelle pagine precedenti ci trovate anche un interessante ritratto dell’amica compaesana chef Marianna Vitale¤ di Sud¤. Insomma, una boccata di Campi Flegrei, quelli che ci piacciono…

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Antonio Papa, l’artigiano del Primitivo

10 febbraio 2014

È sempre un piacere venire da queste parti a trovare Antonio Papa¤ nella sua piccola cantina a Falciano del Massico, nel cuore dell’Ager Falernus, sentire come vanno le cose a lui che fa uno dei migliori primitivo in circolazione.

Falciano del Massico - foto A. Di Costanzo

La sua famiglia coltiva la terra sin dal 1900 e basta buttare un occhio in giro qua è là per cogliere tanti piccoli segnali di una tradizione qui molto forte e radicata. Nei primi anni novanta la svolta e qualche anno più tardi, con l’ingresso di Antonio in azienda, si ha la definitiva consacrazione con le prime bottiglie di Campantuono¤ che spostano immediatamente l’attenzione di appassionati e critica da queste parti.

Scelte drastiche ed incisive, da vero artigiano del vino, di quelle che una volta fatte non si torna indietro. Dimezzare la resa per ettaro sino agli attuali 45-50 quintali non è stato certo facile, men che meno ‘vivere’ delle appena 12/15.000 bottiglie l’anno (quando tutto va bene); ma in fin dei conti, a questo punto della storia, ad ascoltare le parole di Antonio, mi pare che si sia raggiunto un buon equilibrio e che poco o nulla cambierà in futuro.

Antonio Papa - foto A. Di Costanzo

Anzi, a dire il vero qualcosa sembra bollire in pentola, ma Antonio ci sta ancora lavorando, tenendo conto di tutti gli aspetti produttivi che di anno in anno gli si stanno presentando in cantina: l’idea è di eliminare completamente il legno. Che poi qui il primitivo¤ è cosa seria, infatti non è che se ne faccia un uso massiccio, tutt’altro, tant’è che di millesimo in millesimo non se ne coglie nemmeno più il breve passaggio, ma la maturità raggiunta dalle vigne, la bontà dei frutti, ad ogni vendemmia sempre migliore consigliano da tempo di limitarne ancor più l’utilizzo. Così chissà che i prossimi Campantuono, diciamo già col 2010 visto che il 2009 forse non esce nemmeno, potremmo ritrovarceli in bottiglia dopo aver fatto solo acciaio.

Le etichette di Papa - foto A. Di Costanzo

Ci salutiamo con qualche assaggio dalle vasche: annata solida la 2012, matura bene, il 2013 invece mi pare sia stata un’annata così così, sottile, non così polposa ma in fin dei conti i vini sembrano maturare bene ed avere un certo appeal sin da subito. Tra un paio di mesi si deciderà il da farsi, i vari assemblaggi ecc., di certo, frattanto, si ha di che bere, il Conclave 2011 per esempio, il secondo vino di Antonio, che ha buona forgia e la giusta intensità per appassionare palati fini e meno esperti.

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Io amo|Piccola Guida ai vini dei Campi Flegrei

3 febbraio 2014

Come già ho avuto modo di scrivere il 2014 sarà l’anno della falanghina e del piedirosso dei Campi Flegrei, a 20 anni dall’istituzione della denominazione di origine controllata, il 3 ottobre del 1994.

Angelo Di Costanzo Sommelier dell'anno L'Espresso 2014 - foto L'Arcante

Se mi chiedessero quale azienda e quale vino meritino un po’ più di attenzione direi di buttare un occhio qui: eccovi una Piccola Guida che dovreste tenere presente per farvene un’idea. Quasi tutte, previo appuntamento, fanno accoglienza e vendita diretta in cantina.

Agnanum – Raffaele Moccia
Contrada Astroni 3, Napoli
Tel. 0813417004
http://www.agnanum.it
info@agnanum.it
Di particolare pregio: Piedirosso dei Campi Flegrei Agnanum, Piedirosso dei Campi Flegrei Vigna delle Volpi, Falanghina dei Campi Flegrei Vigna del Pino.

Az. Agricola Monte Spina – Antonio Iovino
Via San Gennaro Agnano 63, Pozzuoli
Tel. 0815206719
iovino.an@tiscali.it
Di particolare pregio: Piedirosso dei Campi Flegrei Gruccione.

Cantine Astroni
Strada Comunale Sartania 48, Loc. Pianura – Napoli
Tel. 0815884182
http://www.cantineastroni.com
info@cantineastroni.com
Di particolare pregio: fuori doc Spumante Astro brut, Falanghina dei Campi Flegrei Colle Imperatrice, Piedirosso dei Campi Flegrei Colle Rotondella.

Cantine del Mare
Via Cappella IV traversa 5, Monte di Procida
Tel. 0815233040
http://www.cantinedelmare.it
info@cantinedelmare.it
Di particolare pregio: Falanghina dei Campi Flegrei, fuori doc Spumante Brezza Flegrea brut

Cantine Farro
Via Virgilio 30-36, Bacoli
Tel. 0818545555
http://www.cantinefarro.it
info@cantinefarro.it
Di particolare pregio: Piedirosso dei Campi Flegrei, Falanghina dei Campi Flegrei Le Cigliate.

Cantine Grotta del Sole
Via Spinelli 2, Quarto
Tel. 0818762566
http://www.grottadelsole.it
info@grottadelsole.it
Di particolare pregio: Piedirosso dei Campi Flegrei Riserva Montegauro, Falanghina dei Campi Flegrei Coste di Cuma.

Contrada Salandra
Via Tre Piccioni 40, Pozzuoli
Tel. 0818541661
http://www.dolciqualita.com
dolciqualita@libero.it
Di particolare pregio: Piedirosso dei Campi Flegrei, Falanghina dei Campi Flegrei.

La Sibilla
Via Ottaviano Augusto 19, Loc. Fusaro – Bacoli
Tel. 0818688778
http://www.sibillavini.it
info@sibillavini.it
Di particolare pregio: Piedirosso dei Campi Flegrei Vigne Storiche, Falanghina dei Campi Flegrei Cruna DeLago.

Va detto che ci sono sul territorio altre aziende che lavorano con dedizione e tanta attenzione: tra queste vanno certamente ricordate Carputo di Quarto, tra le prime, subito dopo Grotta del Sole a imbottigliare vino doc, Cantine Federiciane Monteleone, poi Matilde Zasso a Pozzuoli, Masseria del Borro a due passi da Napoli e, più recentemente, Cantine Babbo, Cantine dell’Averno, Cantine Di Criscio, Il Quarto Miglio, Colle Spadaro. Quest’ultima da qualche tempo vende  vino esclusivamente presso l’azienda in Contrada Spadari a Pianura.

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Torta Salata con spinaci e Provolone del Monaco

2 febbraio 2014

Torta Salata con spinaci e Provolone del Monaco - foto A. Di Costanzo

Ingredienti:

  • 400 gr spinaci
  • 200 ml panna da cucina
  • 3 uova intere
  • 1 conf. pasta sfoglia (tonda)
  • 180 gr Provolone del Monaco
  • Sale e pepe q.b

Preparazione: Mondate, lavate e sbollentate appena gli spinaci. Frattanto, in una boule, sbattete le tre uova aggiustandole con sale e pepe, unitevi gli spinaci tagliati grossolanamente – mi raccomando però ben strizzati -, quindi la panna, il Provolone tagliato a cubetti.

Preparate una teglia di media grandezza con della carta da forno, adagiatevi per bene la sfoglia avendo cura di tagliarvene una parte tutt’intorno che vi servirà per farne delle strisce per coprire la torta. Versatevi tutto il condimento in maniera omogenea e coprite con le strisce di pasta sfoglia messe da parte a mo’ di crostata. Mettete in forno a 200 gradi per circa 35 minuti. Lasciate intiepidire prima di servire.

© L’Arcante – riproduzione riservata


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