Torniamo a raccontare di un grande vitigno del Sud, l’Aglianico, varietale che dona vini meravigliosi ma che continua a soffrire una sorta di effetto elastico su troppi appassionati. Di certo non manca (quasi) mai di stupire, appassionare, conquistare, come nel caso di questo splendido Taurasi che ha fatto letteralmente breccia nei nostri cuori, piccolo capolavoro di espressività ed equilibrio.
Ad ogni assaggio nella stragrande maggioranza dei casi si susseguono sensazioni molto positive e grande piacere gustativo che si muovono con molta intensità, con chiare manovre di avvicinamento seguite da profonda devozione, poi un repentino allontanamento, quindi ci si riavvicina nuovamente. Alcune volte manco ce ne accorgiamo eppure, a pensarci bene, un po’ tutti seguiamo questo alternarsi di emozioni con l’Aglianico e il Taurasi, vino tra le sue massime espressioni, in modo del tutto naturale ed istintivo. Non che vi siano dubbi sulla passione e sull’amore per questo varietale e per questi vini, ogni tanto però è come se fosse necessario allontanarsene per sentirne la mancanza, mettere distanza per poi colmarla.
Chi ama gli almanacchi e sa ricercare il buono in bottiglia conosce molto bene Michele Perillo, un po’ per la sua Coda di Volpe, un bianco anacronistico ma sempre avvincente, un po’ per la sua profonda dedizione alla valorizzazione dell’Aglianico in quel di Castelfranci che raggiunge picchi di espressività assoluta, tra gli altri, proprio con questa etichetta qui, annata duemilasette, un millesimo se vogliamo eterogeneo che ha però tratteggiato in qualche caso Taurasi di incredibile pienezza e complessità senza sovrastrutture inutili fini a se stesse; da queste parti poi il particolare microclima dell’areale contribuisce non poco a favorire raccolti con uve pienamente mature con buono equilibrio in zuccheri, composti fenolici, acidi e sostanze minerali capaci di dare vini di nerbo, sostanza e in grado di sfidare il tempo.
L’azienda conta sostanzialmente su cinque ettari di vigneto piantati perlopiù tra Contrada Baiano e Contrada Valle a Castelfranci – qui le altitudini arrivano sino ai 500 metri s.l.m. -, dove ha sede anche la cantina, e nel comprensorio del vicino comune di Montemarano, altro luogo d’elezione per questo straordinario vitigno. L’areale rientra geograficamente in quello che abbiamo imparato a conoscere come il Versante Sud/Alta Valle del comprensorio della docg Taurasi. In sede di vinificazione non vi sono particolari protocolli prestabiliti, è la sensibilità del vigneron che regna sovrana sulle scelte che si fanno in cantina soprattutto in funzione degli andamenti climatici registrati, in questo caso il vino ha passato circa due anni in legno tra botte grande da 20 hl e barriques di terzo e quarto passaggio.
A distanza di poco più di 11 anni il colore è uno splendido rubino concentrato, il naso è fitto, subito caratterizzato da sentori di viola, ciliegia sotto spirito, pepe, lentamente vengono fuori toni più scuri, accenni balsamici e nuances di tabacco e spezie dolci. Il sorso è graffiante, ha tannino di carattere ma ben fuso con il corpo del vino, si distende agile e fine e tira dritto regalando un finale di bocca piacevolissimo e polposo. Altro che effetto elastico, verrebbe da dire!
Leggi anche A proposito dell’Aglianico e del Taurasi Qui.
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Tag: aglianico, alta valle, irpinia, perillo, taurasi
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