Bacoli, Campi Flegrei Piedirosso 2018 Cantine Farro

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”Io sono la bella coppa di Nestore, chi berrà da questa coppa subito lo prenderà il desiderio di Afrodite dalla bella corona”, così recita la scritta in alfabeto eubonico¤ incisa sul prezioso reperto archeologico da sempre raffigurato sulle etichette di Cantine Farro.

La cosiddetta Coppa di Nestore è senza dubbio tra i reperti più importanti nella storia della Magna Grecia. Il suo ritrovamento è avvenuto tra l’ottobre del 1954, quando venne alla luce la tomba a cremazione dove era stata gettata la coppa, e il marzo del 1955 quando Giorgio Buchner, l’archeologo italo-tedesco artefice degli scavi di San Montano, a Lacco Ameno, nel comune dell’Isola d’Ischia, ebbe terminato personalmente di comporre i frammenti che man mano erano emersi durante i lavori di scavo.

Stiamo parlando di una piccola kotyle¤, non più grande di 10 cm ma che serba in se evidentemente un grande valore antico e una storia ricca di fascino e mistero, prestandosi a varie interpretazioni alcune delle quali del tutto contemporanee attualmente, un po’, se vogliamo, come il Piedirosso dei Campi Flegrei, vino rosso per molti figlio di un Bacco minore eppure modernissimo e preziosissimo nelle carte dei vini oltre ogni ragionevole dubbio.

Al giorno d’oggi infatti, la necessità di leggerezza nel bicchiere rappresenta una esigenza sempre più ricercata, non più riconducibile solo ad una moda contemporanea o una tendenza lanciata da nuovi intenditori; la voglia, il desiderio di vini leggeri, luminosi ancor più quando trasparenti, godibilissimi perché caratterizzati da grande bevibilità, equilibrati e non pesanti, addirittura da bere freschi, mettono proprio tutti d’accordo, l’appassionato, fini esperti degustatori e comuni bevitori.

Non a caso ci piacciono particolarmente versioni così franche ed immediate come questa che ci arriva nel bicchiere, un Piedirosso duemiladiciotto che ci rappresenta una piacevole conferma del buon lavoro che ogni anno Michele mette in campo per regalarci vini autentici e pronti da bere. Rosso dal colore rubino porpora, nemmeno troppo trasparente ma luminoso e invitante. Il naso è delicato e intriso di note floreali di rosa e geranio, di piccoli frutti rossi e neri, all’assaggio è scarno ma piacevole e godibile sin dal primo sorso.  

Resterà, forse, figlio di un Bacco minore, come erano considerati fino a dieci, quindici anni fa questa tipologia di vini snelli e agili, tali ovviamente se paragonati ai grandi vini internazionali o ai Super qualchecosa, generalmente concentrati, scuri, fitti, quasi impenetrabili dalla luce, talvolta oltremodo alcolici, voluttuosi e ricchi, quasi sempre affinati in legno pregiato, anzi, barriccati. Anche per questo, oggi, probabilmente sempre più anacronistici.

Leggi anche Elogio alla bevibilità Qui.

Leggi anche Elogio all’immediatezza Qui.

© L’Arcante – riproduzione riservata

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