Serralunga d’Alba, Barolo Vigna Lazzarito ’96

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Chiariamo: tre giorni sono pochi – pochissimi – per cogliere tutte le sfumature che questa straordinaria terra sa offrire di se. Per questo, presto – molto presto – vi tornerò ancora; mi si è aperto un mondo davanti che sento valga seriamente la pena d’esser camminato, ovunque mi porti…

Ma cosa si può raccogliere in soli tre giorni? Beh, anzitutto i colori: siamo stati davvero fortunati, mai in ottobre il tempo è stato così clemente, con quell’aria quasi agostana che ci ha accolti a Barolo e ci ha fatto sentire subito a nostro agio, così come nella splendida Serralunga d’Alba. Ma c’è dell’altro, molto altro. Le colline tutt’intorno, un paesaggio splendido; qui si rischia davvero di lasciarci l’anima; solo a Vosne-Romanée ho provato la stessa unica sensazione di sentirmi in “un altro mondo”. Ma la dolcezza delle linee, ben definite, che si stagliano continuamente all’orizzonte non hanno nulla o quasi a che vedere con la pur amatissima Borgogna.

Qui, più che la mano di Dio ha potuto la fierezza dell’uomo, capace, pur tra mille difficoltà – nonostante qualche intuizione a dir poco esecrabile -, a difendere strenuamente un paesaggio finemente scolpito nella terra viva tra La Morra, Barolo, Castiglione Falletto e Serralunga, giusto per citare alcuni dei comuni del circondario a portata di mano. E poi le persone, certe storie, con alcuni dei loro vini assolutamente indimenticabili, tali da riempire decine e decine dei prossimi post. Leggerete.

A Serralunga d’Alba un passaggio tra i più felici di questa “treggiorni in langa”, tra i filari di uno dei crus più apprezzati dagli appassionati di Barolo di tutto il mondo: Lazzarito; poco più di otto ettari collocati in una conca naturale che arriva a circa 400 m slm con una esposizione sud/sud-ovest ed un profilo territoriale unico, con terreni poveri di materia organica e di origine sedimentaria marina ricco però di marne calcaree dal colore biancastro.

Qui, Fontanafredda, proprietaria di gran parte del vigneto (poi ci sono Vietti e Germano, credo), ha la sua vigna più preziosa, che tra l’altro, col millesimo 2007 esce in questi giorni sul mercato rispolverando un altro marchio storico di queste terre, Casa E. di Mirafiore, dalle chiare origini reali e svanito durante il secolo scorso, ma pur sempre all’origine di quella che è diventata prima Tenimenti di Fontana Fredda e Barolo e Fontanafredda poi.

Ma ritorniamo al Lazzarito così com’era: non è stata un’annata eccezionale la ’96, ma l’andamento climatico di quella estate, e in settembre inoltrato, nonostante non abbia risparmiato temporali e piogge, ha comunque consegnato in tempo utile nelle mani dei viticoltori della buona uva, e chi ne ha saputo fare buon uso in cantina ha tirato fuori comunque dei piccoli capolavori. Come questo. Certo, quindici anni per un Barolo non sono per niente l’eternità, tutt’altro, e anzi i tre lustri sono forse il limite minimo richiesto oltre i quali intravedere il reale potenziale di una bottiglia; ecco perché mi sento di dire che questo assaggio si è mostrato davvero speciale, una sorpresa da fissare nella memoria, imprevedibile appunto, ed estremamente rappresentativo.

Il colore è di un bel rosso granato netto, limpido, conserva ancora una certa vivacità, addirittura sull’unghia del vino appare piacevolmente cristallino. Il primo naso è subito finissimo, è lì nel bicchiere da molto, e nette sono le note di sottobosco, finocchio selvatico, fiori e foglie secche; poi ancora funghi, tabacco e quindi note più dolci, di liquirizia per esempio. In bocca è piuttosto austero, i tannini hanno di gran lunga subito il tempo, pur conservando una loro precisa trama, sottile ma ancora ben definita, vibrante, e che offrono quindi un sorso sì caparbio ma fine e morbido al tempo stesso, quanto basta, finanche lungo e avvolgente.

Solo in certe annate si verificano “piccoli miracoli” come questi, durante la degustazione l’abbiamo apostrofato come un nebiùl didattico, di quelli bastardi, duri a morire, arduo da domare, uno di quelli che ti regala solo un’annata complessa e poco generosa come questa. A Serralunga in particolar modo. Il tempo ha saputo farne tesoro, e regalarcene ancora l’emozione.

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Una Risposta to “Serralunga d’Alba, Barolo Vigna Lazzarito ’96”

  1. Serralunga d’Alba, Barolo Lazzarito 1993 Fontanafredda. Una bottiglia indimenticabile! | L’ A r c a n t e Says:

    […] vino il Lazzarito¤ 1993. Grandissima esperienza pei sensi. Il colore è granato, appena aranciato sull’unghia del […]

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