Iersera, ancora una volta, mi sono quasi troncato due dita. Ok, è conclamato che lo sprovveduto sono io, probabilmente anche un poco incapace; aiutatemi allora a capire se e come si può guarire dalla dabbenaggine acuta che mi assale, pare, ogni qualvolta mi capita tra le mani una bottiglia di vino con una maledetta capsula in polilaminato.
Sempre di più le bottiglie di vino che ne hanno una e generalmente anche chi produce distillati, liquore, olio, aceto, birra comincia a preferirle. E’ notorio che esistono essenzialmente due tipologie di capsule: quelle in pvc – sono queste capsule termoretraibili, utilizzate molto frequentemente – e in polilaminato – talvolta anche capsuloni, come quelli applicati alle bottiglie di vino frizzante o spumante – che sembrano prendere sempre più mercato negli ultimi tempi poiché offrono, oltre a quell’effetto stagno che piace tanto a molti produttori, anche e soprattutto una certa facilità di personalizzazione; su queste infatti, più che su quelle in pvc, si possono ricreare diciture e loghi aziendali con stampe a caldo e con colori in tonalità varie: lucide e mattate, addirittura perlate; e più sono sottili più sono belle a vedersi, sinuose quasi.
Rimane però quella sola, implacabile, fottutissima controindicazione: sono taglienti un accidenti! Quindi, cari sommelier, che ne dite, ce lo facciamo un pensierino (al guanto d’acciaio)?
Tag: big picture, capsule taglienti, capsule vino in polilaminato, guanto d'acciaio, infortuni sul lavoro, l'arcante, pvc, shark attack, sommelier
18 luglio 2012 alle 12:31 |
nn credo sia solo un problema estetico, di personalizzazione,ecc.
A me consta che le capsule in polilaminato, (che sono molto più costose di quelle in pvc pertanto di qs tempi nn sarebbero da preferire!), abbiano delle caratteristiche particolari che le rendono insostituibili soprattutto x vini da medio lungo invecchiamento.Mi confermi?? Si, sono un po’ pericolose anch’io ne so qualcosa!
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18 luglio 2012 alle 13:34 |
Allora mi tocca attrezzarmi (col guanto in acciaio). 😉
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18 luglio 2012 alle 13:39 |
ciao Angelo, io credo che il polilaminato, grazie alla sua aderenza, sia il giusto modo al momento per ottenere la perfetta sigillatura della bottiglia, atta a prevenire eventuali ossidazioni sui vini da invecchiare. Riguardo al guanto, non credo ce ne sia il bisogno, visto che, come mi insegni, ci sono strumenti atti a tagliarla per poi toglierla con un semplice gesto, evitando di tagliuzzarci le dita(mi sono tagliato le dita più di una volta, e questo deve far intendere che non uso il tagliacapsule)…;-)
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20 luglio 2012 alle 12:46 |
Anche io ci sono capitato… è vero certe bottiglie sono proprio micidiali. Una delle ultime è stato con una bottiglia di Chianti… ma anche certe di Franciacorta non scherzano mica…
Simpatico il guanto d’acciaio. 🙂
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20 luglio 2012 alle 18:44 |
Il problema è molto più serio di quanto sembri. In Germania c’è un importante gruppo di distribuzione che chiede alle aziende che utilizzano questo tipo di capsule una sorta di “assicurazione” prima di accettare la distribuzione dei vini. Lo fa per salvaguardare i propri dipendenti (hanno molti Restaurant poli funzionali in giro) da eventuali spese mediche e/o infortunio del genere.
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21 luglio 2012 alle 00:25 |
Beh, questa dell’imprtatore tedesco che ti chiede un’assicurazione non lo sapevo. Forti sti tedeschi…
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28 luglio 2012 alle 14:55 |
[…] il rischio di rimanerci fregato. Un paio di settimane fa, dopo aver scritto questo post (leggi qui) ho avuto il piacere di fare quattro chiacchiere con alcuni “tecnici del settore” ma […]
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