Di Masseria Felicia¤ e dei suoi vini ne ho scritto tanto e a lungo, dell’Etichetta Bronzo¤ manco a dirlo; eppure ogni qualvolta mi avvicino ad una di queste bottiglie va da se che qualcosa di nuovo da ascoltare, capire, dire sembra venir fuori quasi naturalmente.
Un rosso del Sud, dalla Campania, in provincia di Caserta; l’Ager Falernus¤, in un posto, San Terenzano, poco lontano da Sessa Aurunca; aglianico e piedirosso di una piccola vigna, piccolissima, praticamente il giardino di casa dei Brini. Quante cose da spiegare per farsi trovare là, su quel puntino della mappa del vino del mondo. Potremmo cavarcela, per farla breve, col dire Falerno del Massico¤ rosso. Potremmo, ma a chi la daremmo a bere?
Bevo il vino di Maria Felicia alla fine di una splendida degustazione tra amici di cui magari se ne leggerà anche in giro nei prossimi giorni. Arriva dopo 4 batterie, una ventina di vini divisi tra bianchi e rossi di un certo spessore, degustati in un’atmosfera davvero d’altri tempi; che, devo esser sincero, mi mancava di respirare da un po’. “Oddio che orrore!” si direbbe, “un tal vino così bistrattato”.
Talvolta, spesso per inerzia, rincorriamo la consuetudine, quel fenomeno che ci sta facendo tutti perdere di vista quantomeno un grande valore del nostro mondo del vino: quello della condivisione, del confronto, la convivialità. E tutto per quell’inutile continua autocelebrazione, effimera quanto inquietante.
Poi magari è vero, ci mancherebbe, meriterebbe un palato meno stanco, una maggiore attenzione, quella prontezza necessaria ed indispensabile dinanzi ad una Signora bottiglia come questa. Ma perché? Per stare lì a ripetere del colore cupo e impenetrabile? O quel naso dannatamente mascolino e variopinto capace di tenerti là per ore? Beh, forse, non so; di certo, che un rosso così austero, fitto e nerboruto sarebbe capace di spezzare le reni a chiunque, a cominciare dal tempo, ci metti poco, molto poco a capirlo. Il 2008 è una così tremenda sferzata pei sensi, un tale schiaffo all’impertinenza che lo capirebbe pure mio cugino Tanino che di mestiere fa l’acquaiuolo.
Tag: aglianico e piedirosso, big picture, etichetta bronzo, falerno del massico, famiglia brini, maria felicia brini, masseria felicia, san terenzano, sessa aurunca, vincenzo mercurio
8 febbraio 2013 alle 14:35 |
Molto bello questo modo di raccontare oltre il vino, bravo Angelo!
"Mi piace""Mi piace"
8 febbraio 2013 alle 14:39 |
Grazie Roberto. Ad avercele bottiglie come queste capaci di farti andare oltre senza nemmeno pensarci.
"Mi piace""Mi piace"
11 febbraio 2013 alle 17:41 |
Cosa rimane di tanti assaggi di vini blasonati?Non molto,ma rimane tanto dalle bottiglie amate e condivise:speriamo che altri ne facciano tesoro.PS.Complimenti vivissimi a Maria Felicia che è stata eletta responsabile donne della Coldiretti Campana.
"Mi piace""Mi piace"
11 febbraio 2013 alle 18:07 |
Sa Francesco, il timore di ripetersi, per non essere autoreverenziali o promotori solo di ciò di cui si è fan è sempre in agguato. Però bottiglie come questa, ma Maria Felicia e la sua famiglia più in generale, fanno parte di quelle tante cose per cui vale davvero la pena stare appresso ad una cosa così effimera come postare una recensione di un vino sul web.
In fondo il circuito, chi ci legge, è davvero tanto piccolo in rapporto al web in generale che se solo ci riflettiamo un attimino in più e ce ne rendessimo conto smetteremmo all’istante.
Certe bottiglie, certe persone, certi scritti però rimangono a noi e non solo alla rete.
"Mi piace""Mi piace"
9 Maggio 2013 alle 09:32 |
[…] sei i vini. Amo i loro nomi portatori di storie nate singole e rimaste individuali: Etichetta Bronzo¤, Ariapetrina, Falerno del Massico, Anthologia, Sinopea, Rosalice¤, per tre vigne e le loro piccole […]
"Mi piace""Mi piace"
22 agosto 2013 alle 10:14 |
[…] dinanzi all’Etichetta Bronzo¤ 2010 di Maria Felicia è un po’ così, adesso. Un gioco a mostrarsi poco o niente, senza esporsi, […]
"Mi piace""Mi piace"