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San Terenzano, Falerno del Massico rosso Etichetta Bronzo 2008 Masseria Felicia

8 febbraio 2013

Di Masseria Felicia¤ e dei suoi vini ne ho scritto tanto e a lungo, dell’Etichetta Bronzo¤ manco a dirlo; eppure ogni qualvolta mi avvicino ad una di queste bottiglie va da se che qualcosa di nuovo da ascoltare, capire, dire sembra venir fuori quasi naturalmente.

Falerno del Massico rosso Etichetta Bronzo 2008 Masseria Felicia - foto A. Di Costanzo

Un rosso del Sud, dalla Campania, in provincia di Caserta; l’Ager Falernus¤, in un posto, San Terenzano, poco lontano da Sessa Aurunca; aglianico e piedirosso di una piccola vigna, piccolissima, praticamente il giardino di casa dei Brini. Quante cose da spiegare per farsi trovare là, su quel puntino della mappa del vino del mondo. Potremmo cavarcela, per farla breve, col dire Falerno del Massico¤ rosso. Potremmo, ma a chi la daremmo a bere?

Bevo il vino di Maria Felicia alla fine di una splendida degustazione tra amici di cui magari se ne leggerà anche in giro nei prossimi giorni. Arriva dopo 4 batterie, una ventina di vini divisi tra bianchi e rossi di un certo spessore, degustati in un’atmosfera davvero d’altri tempi; che, devo esser sincero, mi mancava di respirare da un po’. “Oddio che orrore!” si direbbe, “un tal vino così bistrattato”.

Talvolta, spesso per inerzia, rincorriamo la consuetudine, quel fenomeno che ci sta facendo tutti perdere di vista quantomeno un grande valore del nostro mondo del vino: quello della condivisione, del confronto, la convivialità. E tutto per quell’inutile continua autocelebrazione, effimera quanto inquietante.

Poi magari è vero, ci mancherebbe, meriterebbe un palato meno stanco, una maggiore attenzione, quella prontezza necessaria ed indispensabile dinanzi ad una Signora bottiglia come questa. Ma perché? Per stare lì a ripetere del colore cupo e impenetrabile? O quel naso dannatamente mascolino e variopinto capace di tenerti là per ore? Beh, forse, non so; di certo, che un rosso così austero, fitto e nerboruto sarebbe capace di spezzare le reni a chiunque, a cominciare dal tempo, ci metti poco, molto poco a capirlo. Il 2008 è una così tremenda sferzata pei sensi, un tale schiaffo all’impertinenza che lo capirebbe pure mio cugino Tanino che di mestiere fa l’acquaiuolo.

Falerno del Massico rosso Etichetta Bronzo 2004

9 dicembre 2011

E’ indubbio quanto sia importante ritornare su certi vini più volte nel tempo prima di decretarne definitivamente la loro bontà, quella loro fondamentale capacità di rappresentare a pieno l’idea di vino che t’aspetti da un certo luogo o un produttore, da questo o quel vitigno; in una parola, la sua più alta espressione.

Si dice in genere tipicità, termine di cui spesso si abusa ma che in questo caso risulta più che mai azzeccato per questo splendido rosso di Masseria Felicia. C’è poi un tema ancora più profondo, dal titolo “territorio” – o “terroir”, per dirla alla francese -, ancora e sempre più in primo piano quando si vuole far arrivare sino in fondo il messaggio che si tenta di lasciare con una recensione; tema però, diciamocelo, evidenziato talvolta più per vanità intellettuale che per verità storica oggettiva.

Trovo giusto aprire una parentesi: sino a qualche anno fa sembravamo perderci quasi esclusivamente tra merlottiani e cabernettiani ovvero pro e contro quella internazionalizzazione che ci ha sedotti, insidiati, conquistando posizioni importanti, sino a farci sentire assediati da un fenomeno che ci appariva incontrastato e incontrollabile: un fiume in piena che oltre ad aprirci ad una visione globale del vino (offrendoci tra l’altro, perché non ammetterlo, anche autorevoli brividi) ci ha scosso le coscienze e convinto molti a darsi una mossa e prendere per mano quel poco (o tanto, a seconda dei casi) di buono consegnatogli dalla storia, dalla tradizione e rilanciarlo, valorizzandone i contenuti, costruendovi sopra addirittura un’intera reputazione. Insomma, più che inseguire la moda, ha avuto le palle il coraggio di dire: “questa è la mia terra, così è se vi pare!”.

Così è successo qui a casa di Maria Felicia. E l’Etichetta Bronzo ne rappresenta il risultato più alto, la punta di diamante, e come questi un gioiello che nasce grezzo ma che il tempo, più dell’uomo, sa levigare e consegnare prezioso nelle mani della storia. Un 2004 tra le più belle interpretazioni di Falerno da aglianico e piedirosso in giro: fitto, dal naso elegante e dal sorso austero, pregnante. Il colore è splendido, rubino con delicate sfumature granato sull’unghia. Il naso è ricco, intenso e trasversale nei profumi e persistente: nitidi i riconoscimenti di amarena, prugna, china, carrube, rabarbaro. In bocca è slanciato, conquista il palato per la sua decisa profondità, ma anzitutto per l’ampiezza; il tannino, tanto è caparbio, ti sembra quasi di masticarlo, ma lo perdi appena prima di ogni stretta di denti perché ti arriva subito il frutto a distrarre le intenzioni, croccante e denso. Un vino superbo, di grande intensità, dal valore assoluto, una magnifica rappresentazione territoriale, quello subito a ridosso di San Terenzano, che poi è terra di Falerno, ma soprattutto Masseria Felicia.  

La vendemmia 2010 nell’Ager Falernus, di Primitivo e Aglianico fratelli gemelli diversi…

20 settembre 2010

Domani martedì 21 settembre concluderemo il nostro piccolo viaggio previsionale sulla prossima vendemmia 2010 giunta ormai alle porte, in Campania così come altrove, anche se a dirla tutta in alcune vigne – in partricolar modo sulle isole e aree costiere – e per alcune varietà c’è già stato un fortunatissimo prologo; Concluderemo questo excursus con un po di note sparse che in effetti non fanno altro che confermare l’impressione che questa 2010, pur nella sua complessità si possa rivelare proprio un’ottima annata: vedremo quale vino, o meglio, quale vigneron ne saprà fare tesoro. Queste che seguono sono le impressioni che abbiamo raccolto in terra di Falerno… 

Antonio Papa da Falciano del Massico, zona di produzione Falerno con base Primitivo, provincia di Caserta. Le uve, qui a Falciano, sono decisamente condizionate da un clima variabile ed abbastanza instabile, tarderanno pertanto la maturazione di almeno 10 giorni rispetto alla scorsa vendemmia. In particolare, la pioggia nell’ultima parte della primavera, ed il fresco atipico dei mesi estivi, con importanti escursioni termiche specie nella prima parte dell’estate, hanno inciso non poco. Se dovessi paragonare questa  vendemmia a quella dello scorso anno, sicuramente sottolineerei che il lavoro in vigna di questa stagione è stato più impegnativo, per vari motivi, a cominciare da una più importante selezione dei grappoli  specie nel vigneto situato a circa 120 m slm; Salendo in collina invece, cambiando il terreno, cambiando esposizione, a circa 260m slm, le uve sono davvero eccellenti e mi fanno sperare in un prodotto finale di grande potenziale. Ci tengo a precisare però che personalmente non ritengo opportuno parlare già di come sarà il vino, di questo ne parleremo fra 2/4 anni, quando le prime bottiglie 2010 saranno pronte per l’assaggio, ci tengo invece ad evidenziare un dato: io credo che se un’azienda lavora bene, lo si vede proprio attraverso queste annate, le quali proprio come le persone con un carattere difficile hanno bisogno di maggiore comprensione e pazienza per essere valorizzate appieno.

Tony Rossetti, deus es machina di Bianchini Rossetti a Casale di Carinola, in provincia di Caserta. Nella zona del Falerno del Massico che ci riguarda, in special modo sulle colline del Carinolese e del Sessano, dopo una estate piuttosto torrida le piogge di settembre hanno un po mitigato l’aria ed il repentino abbassamento delle temperature registrato già dai primi giorni di questo mese ci fanno ben sperare in una lenta ma progressiva maturazione delle uve sulle piante e quindi un giusto equilibrio fenolico. I frutti sono sani e sulle nostre colline la ventilazione ad ampio respiro ci aiuta non poco ad areare i grappoli di aglianico evitando innanzitutto eventuali problemi di muffe. Dalle prime analisi effettuate nei giorni scrosi e le curve di maturazione evidenziate ci stiamo organizzando per una vendemmia ottobrina, incrociamo le dita.

Qui il polso della provincia di Caserta, Gennaro Reale su le Terre del Volturno e Roccamonfina.

Qui la vendemmia 2010 nei Campi Flegrei illustrata da Gerardo Vernazzaro.

Qui la vendemmia 2010 in Cilento, Irpinia e provincia di Benevento analizzata da Fortunato Sebastiano e Massimo Di Renzo.

San Terenzano, Masseria Felicia

13 febbraio 2010

Il monte Massico, versante nord (che guarda cioè il Lazio). Qui le vigne e gli oliveti di Masseria Felicia s’intrecciano continuamente, filari commisti di aglianico e piedirosso contornati da alberi di varietà leccino, sessana, itrana. Uno scenario mozzafiato.

Operai al lavoro in vigna. Piove, a tratti a dirotto, la temperatura è particolarmente bassa ma il lavoro in vigna non ammette pause. Intenti a legare i tralci lasciati sui ceppi dopo la prima potatura, pare che l’acqua scivoli loro addosso indifferentemente, pare. Traspare invece grande dedizione al lavoro.

L’ettaro e mezzo di vigna intorno alla casa della famiglia Brini. Il primo vigneto piantato da papà Sandro nei primi anni novanta. Aglianico e Piedirosso che si rincorrono nello stesso filare; E’ curioso notare le due differenti legature dei tralci, con l’aglianico tenuto linearmente stretto al filare ed il piedirosso legato più alto: la vigorosità, soprattutto nella fase vegetativa di quest’ultimo ha bisogno di maggiore spazio.

Il piccolo cellaio proprio sotto casa Brini riportato alla luce durante i lavori di restauro della casa colonica. Oggi qui vengono conservate le poche bottiglie di falerno del massico Etichetta Bronzo che si riescono a mettere via, a memoria storica di un viaggio di valorizzazione territoriale iniziato alcuni anni orsono, quasi per gioco, e divenuto nel tempo unico scopo di vita.


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