Sua Maestà la Falanghina| Via del Campo 2012

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Quando racconta di Quintodecimo¤ e dei suoi vini appare pieno di se, lo fa però con seria coscienza, mai con saccenza. E a pensarci bene chi, al posto suo, non lo sarebbe? Siamo costretti ogni giorno a sorbirci ovvietà da novelli produttori belli tronfi del proprio quarto d’ora di successo che uno come Luigi, il professore Moio¤, con la storia di famiglia che ha, con quel suo percorso accademico e oltre 20 anni di vendemmie da protagonista alle spalle è un Gran Signore del vino da tutti i punti di vista.

Via del Campo 2012 Quintodecimo - foto A. Di Costanzo

Nasce tutto dalla vigna di proprietà a Mirabella Eclano il Via del Campo¤ 2012. Che buono! mi viene subito da dire. Magia, sim sala bim! direbbe Silvan. Ma qui la prestidigitazione non c’entra, in questa bottiglia non c’è nessun gioco di prestigio, niente fuffa, solo tanta sostanza; c’è studio e ricerca sul varietale, vent’anni di prove tecniche e verifiche su diversi terroir che in questa bottiglia sprigionano un’anima straordinaria che spiega tanto del perché, da tempo, Moio va predicando che la falanghina – non il greco, non il fiano -, è la varietà più interessante tra quelle bianche campane.

Si, falanghina, di quei vini che i masti recensori di sovente scartano a priori, cui non hanno mai abbastanza tempo da dedicare perché un giorno si e un giorno no sono presi a discernere con minuzia dei millimetri di pioggia o la forza acida dei terreni perlopiù tra Summonte e Montefredane, raramente di Lapio che pare conoscano a menadito. E invece, invece si sa, una Falanghina non richiede di appallare la gente con tutta la solfa su annate, rating, disquisizioni teoriche sul portainnesto Paulsen o su quali minerali o precursori aromatici generano i più fini sentori rieslingheggianti, su cui, magari, ricamarci l’ennesimo richiamo di hegeliana memoria (o di Max Pezzali che fa più o meno lo stesso) che dona tanto spessore al curricula.

Chissà che almeno provino a buttarci le narici in questo bicchiere. Luminoso il colore paglierino oro, subito fitto e verticale il primo naso. I sentori più immediati sono di biancospino e frutta a polpa bianca, sollecitati da un abbrivio balsamico di rara eleganza. Così il sorso si fa subito vibrante, teso e lungo con una chiusura di bocca risoluta, gustosa, di finissimo carattere. Certo un difetto ce l’ha, si fa bere con grande slancio nonostante i suoi 14 gradi in alcol. Che dire ancora… ah si, un vino così risveglia profondamente l’orgoglio e l’entusiasmo per averci creduto sempre. Ce ne vorranno i detrattori, ma ci interessa?

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5 Risposte to “Sua Maestà la Falanghina| Via del Campo 2012”

  1. Mondelli Francesco Says:

    Sappiamo bene che Luigi vorrebbe far diventare regina quella che un tempo era ritenuta una Cenerentola e bisogna riconoscere che i risultati gli danno ragione,ma non scordiamoci mai di Fiano e Greco che se ben eseguiti hanno evoluzioni molto interessanti nel tempo che,almeno per mia esperienza ,la falangina non riesce
    ,almeno per ora, a garantire.PS.Un piccolo aneddoto sulla bevibilità.Bruno Moio ama ripetere che i suoli vini hanno un solo difetto:quello che una volta assaggiati non si può più fare a meno di berli.FM.

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  2. Angelo Di Costanzo Says:

    Sono sempre curioso di scoprire ogni hanno cosa riesce a tirare fuori Moio dalla falanghina. Il 2012 però è davvero impressionante Francesco. Mai bevuta prima una bottiglia così…

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  3. Il profumo del vino | L’ A r c a n t e Says:

    […] Sua Maestà la Falanghina, Via del Campo 2012¤. […]

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  4. Il respiro del vino | L’ A r c a n t e Says:

    […] Sua Maestà la Falanghina, Via del Campo 2012¤. […]

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  5. Mirabella Eclano, Irpinia Falanghina Via del Campo 2018 Quintodecimo | L’ A r c a n t e Says:

    […] Leggi anche Sua Maestà la Falanghina, Via del Campo 2012 Quintodecimo Qui. […]

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