E’ un bianco suggestivo e coinvolgente nonostante l’annata sia stata difficile da queste parti, con un andamento altalenante, finanche siccitosa e avara di frutti, che ben rappresenta però tutto lo straordinario potenziale espressivo ed evolutivo del vitigno ma anche, soprattutto, i tratti caratteriali di un territorio unico ed eccezionale che Raffaele Moccia, autentico vignaiolo flegreo, sembra rappresentare al meglio!
Ne scrivemmo appena qualche mese fa, in aprile, l’etichetta non era ancora in commercio, ne avevamo parlato a lungo con Raffaele qualche settimana prima durante l’ultima visita ad Agnanum, rimanendone particolarmente colpiti, Vigna del Pino rimane il suo piccolo capolavoro, un cru di Falanghina prodotto in appena un migliaio di bottiglie.
Un bianco buono a bersi subito, dicemmo allora, celebrazione di un varietale presente in molti territori in Campania e al sud ma che proprio qui, nei Campi Flegrei, in questi scorci metropolitani dove la terra è matrigna e ardente, e si avvantaggia della vicinanza del mare, regala vini che sembrano conquistare significativa complessità, ampiezza e profondità gustativa particolarmente distintive, oggi nel bicchiere, ancora più marcate e coinvolgenti.
Un vino dal colore giallo paglia luminoso, fitto al naso, largo in bocca. Un vino ricco di frutto, pieno di maturità espressiva, vi si colgono anzitutto profumo di gelsi e albicocca matura ma anche sensazioni più sottili di macchia mediterranea, zenzero e pietra focaia. Il sorso è deciso, potremmo definirlo ora, a distanza di mesi, pienamente compiuto, riconoscibile e gratificante, fresco e piuttosto sapido.
Non scriviamo spesso dello stesso vino della stessa annata più volte su queste pagine, vieppiù in un arco temporale così breve, a meno che non si tratti di un riassaggio rimarchevole come questo straordinario bianco flegreo, capace quest’oggi, ancora una volta, di lasciarci letteralmente senza fiato!
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