L’ultima verità di Raffaele Moccia è nell’ultimo bicchiere di Vigna del Pino 2017 di Agnanum

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‘’Vitigno o Denominazione’’? Il territorio flegreo è da sempre ben inteso come la culla della Falanghina e del Piedirosso, due varietali autoctoni straordinari che qui assumono caratteristiche e tipicità così uniche tanto dall’essere irripetibili altrove; vitigni per questo giustamente in primo piano anche sulle etichette che tutti abbiamo ormai imparato a conoscere ed apprezzare.

La risposta è come sempre nelle bottiglie, come prova a raccontarci anche quest’ultima uscita di Vigna del Pino duemiladiciassette di Raffaele Moccia, un bianco suggestivo e coinvolgente nonostante l’annata particolarmente difficile da queste parti, con un andamento altalenante, finanche siccitosa e avara di frutti, che ben rappresenta però tutto lo straordinario potenziale espressivo ed evolutivo del vitigno ma anche, soprattutto, i tratti caratteriali di un territorio unico ed eccezionale e quelli del vignaiolo flegreo che strenuamente lotta in difesa della sua terra.

L’azienda è a due passi dal centro metropolitano di Napoli, oggi con 13 ettari di vigne che accostano l’oasi naturale del Cratere degli Astroni, vigne vecchie di 40 e 60 anni e nuovi impianti che dal versante napoletano si allungano sino alle Coste di Agnano che affacciano sul mare nel comune di Pozzuoli. La terra qui è sottile e sciolta, profondamente caratterizzata da lapilli e sabbie vulcaniche, elementi questi che ritroviamo a più livelli nella composizione organolettica dei vini flegrei, in quelli di Raffaele Moccia in particolar modo.

Vigna del Pino rimane il suo piccolo capolavoro, un cru di Falanghina prodotto in appena un migliaio di bottiglie. Il duemiladiciassette è un bianco buono a bersi subito, celebrazione di un varietale presente in molti territori in Campania e al sud ma che proprio qui, nei Campi Flegrei, in questi scorci metropolitani dove la terra è matrigna e ardente, e si avvantaggia della vicinanza del mare, regala vini che sembrano conquistare significativa complessità, ampiezza e profondità gustativa particolarmente distintive.

Nel bicchiere ci arriva un vino bianco dal colore giallo paglia luminoso, fitto al naso, largo in bocca. Un vino ricco di frutto, pieno di maturità espressiva, vi si colgono anzitutto profumo di gelsi e albicocca matura ma anche sensazioni più sottili di macchia mediterranea, zenzero e pietra focaia. Il sorso è deciso, potremmo definirlo sgraziato, a suo modo però pienamente riconoscibile e gratificante, fresco e piuttosto sapido. Vitigno o Denominazione quindi? La risposta di Raffaele Moccia, la sua verità, è nell’ultimo bicchiere di Vigna del Pino 2017 di Agnanum.

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