Esterno sera, quel tavolo là in prima fila, per quattro. Si parla del più e del meno per rompere il ghiaccio, cose del tipo “come andata la giornata sull’isola?” oppure “avete già fatto un giro dell’isola?”. Poi arriva il momento di servirgli il vino…
“Dovete sapere che l’anno scorso siamo stati a cena in un ristorante importante ad Ischia”. Ci servirono un rosso, uno buono del 2003, di quelli toscani, ma sapeva brutto. Così ce ne servirono una seconda bottiglia, ma anche quella aveva un sapore strano, come di legno, di sughero. Sapete quando si dice che sa di tappo? Ecco, proprio quello”.
“Bene, lo facemmo subito notare e alla fine rinunciammo… e prendemmo un bianco locale d’Ischia. Del 2010. Quello sì che era buono! Poi venne il direttore dell’albergo assieme con il direttore di questo ristorante di Ischia: ci fecero tante scuse e ci dissero che effettivamente quell’annata aveva avuto dei problemi, che molti vini di quell’anno uscivano di tappo. Era l’annata che non era uscita bene secondo me. E loro ce lo confermarono. A volte capitano annate che i vini sanno quasi tutti di tappo.
“Scusate, Angelo, che annata è questo Taurasi che ci avete consigliato?”.
“Taurasi Riserva Radici, Signora, del 2003! Incrociamo le dita…”.
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25 giugno 2012 alle 12:54 |
… allora Angelo come è andata, cattiva annata anche il Campania ?
Ste
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25 giugno 2012 alle 12:59 |
🙂 Annata calda, certi vini probabilmente avranno vita breve, almeno quelli salvi dal sentore di tappo !
(Il Taurasi Riserva Radici 2003 di Mastroberardino naturalmente durerà almeno 50 anni!)
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