L’impressione che ho ogni qualvolta mi ritrovo a bere un primitivo così buono è che sia stato fatto in pochi anni tutto quanto sembrava impossibile nei precedenti 30: ridare dignità ma soprattutto rinnovata identità ad un vitigno che sa dare vini davvero impressionanti.
La culla com’è noto rimane la Puglia, il Salento, più in particolare il versante tarantino e l’areale qui storicamente più conosciuto qual è Manduria. Da queste terre asciutte, di origine calcaree e coperte da argille rosse viene fuori il 60 anni di Feudi di San Marzano, un Signor primitivo.
Il 2010 è forse un po’ meno carnoso dei passati assaggi¤ ma l’impronta olfattiva è piacevolissima, avvenente ricca espressione di piccoli frutti neri e note balsamiche e speziate. Certo il formato Magnum ne aiuta la lenta maturazione; il sorso ha slancio e buona progressione, un po’ più sottile come accennavo pocanzi, se così si può dire nonostante la stoffa e il buon tenore alcolico, più fruibile, maggiormente godibile azzarderei.
L’epoca dei rossi abboccati e grossolani è finita da un pezzo, è vero, il Primitivo di Manduria oggi è tutta un’altra storia, eppure val bene chiedersi se, in fin dei conti, prima dei signori vini a cui ci stanno abituando i vari Attanasio, Fino, MilleUna¤, la stessa Feudi di San Marzano giusto per citarne solo alcuni, bevessimo ‘veramente’ lo stesso vino oppure chissà cos’altro.
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