Quanto è difficile il sangiovese, e quanto è ancora più complicato il “brunello”, vitigno di grandissimo spessore eppure da sempre al centro di innumerevoli dibattiti ed incomprensioni, il più delle volte dettati più dai complessi sillogismi costruiti intorno ad essi che dalle mere questioni sollevate.
E’ un vino che amo molto, il Brunello, ed amo molto Montalcino, roccaforte dell’enologia Toscana e spesso al centro di un mondo distante mille e più chilometri ma pur sempre orbitante intorno ad essa; Le innumerevoli camminate per le vigne che diradano dal borgo antico sino alla Val d’Orcia e la Val d’Arbia sono tanto suggestive quanto istruttive eppure mai abbastanza per comprendere appieno la vocazione e l’identità di un territorio tanto eterogeneo quanto talvolta brutalmente inespresso .
Di certo è che il caos degli ultimi anni, i “rumors” come battezzati prima della loro esondazione mediatica, non hanno certo giovato ad un territorio ancora alla ricerca del suo unicum fondante ma senz’altro hanno aperto opportune riflessioni innanzitutto su un dato di fatto, che il Brunello, così com’è, rimane uno dei più preziosi vini-gioielli italiani di cui dover aver particolare cura e memoria per consegnarlo al futuro come una perla dell’enologia mondiale e non come un’attempata prostituta da bordello!
Querelle a parte, e soprattutto Biondi Santi a parte, è indubbio che gli stili maturati negli ultimi venti-venticinque anni non collimano del tutto con la storia e la tradizione ilcinese di sempre, eppure nella piccola babele scatenatasi da fine anni ottanta in poi è tangibile come nel mondo il successo di questo straordinario vino si sia sviluppato enormemente, fatto salvo l’ultimo quinquennio di crisi, grazie proprio a questa evoluzione stilistica (leggi modernariato popolare) tra l’altro voluta e condivisa da molti produttori, vecchi e nuovi, di tutto il comprensorio di Montalcino.
Si può dire di Giacomo Neri che sia stato tra i primi a cavalcare la cosiddetta nouvelle vogue e senz’altro tra i migliori di questi nuovi interpreti a ritagliarsi un ruolo di assoluto primo piano sulla scena mondiale; Il suo Cerretalto ’97 per molti ha rappresentato un vero e proprio “manifesto” di questa evoluzione e per qualcuno è rimasto un monumento a questo storico passaggio di consegne tra il cosiddetto vecchio e il nuovo, si direbbe un vino nato da una annata eccezionale e con numeri strepitosi ma con una responsabilità altrettanto importante, quasi a fare da spartiacque, impegno rilanciato e consolidato successivamente con l’inarrivabile duemilauno.
Il colore è sorprendente, rosso rubino denso, concentrato, quasi impenetrabile, il tempo non ha scalfito nemmeno la sua vivacità ancora splendente. Il primo naso è pura sinfonia, leggiadro, un volo planato intorno a frutti a polpa rossa e nera maturi, note balsamiche, tostate, minerali, eteree. La prima grande qualità di questo vino è l’equilibrio già palpabile – sì palpabile – al naso, un vino che si lascia quasi “ascoltare” tanta è la piacevolezza dei suoi profumi; Di qui la certezza di stare bevendo un grandissimo vino, fine elegante, avvolgente, una porta spalancata su un ventaglio olfattivo emozionante ma appena ai primi scalini di una passerella d’onore.
In bocca è secco, fresco, entra sul palato con vigore, appare quasi un dispiacere portarlo alla deglutizione tanto è il piacere con il quale pervade la cavità orale, ma è proprio dopo averlo bevuto, dopo aver sedato l’acquolina iniziale che ci rende conto della bellissima esperienza gustativa. Equilibrato, carezzevole, il tannino è scevro di protagonismo, l’acidità sostiene bene il frutto, bilanciando una struttura alcolica non indifferente (siamo oltre i quattrodici gradi e mezzo!), chiude su un finale tostato ammiccante e seducente. Un campione, per la memoria!
Tag: angelo di costanzo, big picture, brunello di montalcino, casanova di neri, cerretalto, giacomo neri, l'arcante, toscana, val d'arbia, val d'orcia, vini rossi, wine spectator
2 giugno 2010 alle 22:32 |
ha stupito anche me che in genere non amo casanova di Neri…
http://vinodaburde.simplicissimus.it/2009/12/10/una_splendida_annata_anche_senza_russel_crowe/
“Ricchissimo dal colore , mirtilloe amarena, leggero terziario, balsamicoe pepeverde suadente, naso invitante, lacca e liquirizia, tabacco mentolato, bocca piccante persistente, cioccolato, caffè”
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3 giugno 2010 alle 07:04 |
Della serie chi più ne ha più ne metta, però è vero, un vino davvero sorprendente, dopo 13 anni così fresco e avvincente…
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8 febbraio 2011 alle 10:18 |
[…] rimasto, ci dice, “tal quale a come lo amava papà Giovanni”. I fuoriclasse però rimangono il Cerretalto, prodotto solo nelle annate eccezionali, con quella sua spiccata mineralità e […]
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5 novembre 2012 alle 10:13 |
Davvero un ottimo vino! un po’ difficile da trovare, ma dopo un po’ di ricerca l’ho trovato.
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