Pozzuoli, autunno 2003. Vanno via gli ultimi clienti, rimaniamo in cinque o sei, forse qualcuno in più, ma comunque solo buoni amici; abbiamo ancora voglia di bere, brindare, non di festeggiare, ma di fissare bene nella memoria questo giorno, l’inizio di una nuova, splendida avventura nel fantastico mondo del vino: nasce così, dopo un anno di intenso rodaggio, “Amici di Bevute”, e non poteva trovare, a L’Arcante, una casa migliore.
Tra i pochi rimasti, Sandra e Giuseppe Fortunato, conosciuti già qualche anno prima per i loro deliziosi mieli flegrei. Peppino, timidamente, chiede di poterci far assaggiare il suo vino, prodotto artigianalmente e frutto del duro lavoro di recupero della vigna di famiglia di via Tre Piccioni, sulla litoranea che da Pozzuoli conduce alla marina di Licola (per capirci, in zona coste di Cuma), un posto baciato dalla natura ma come spesso accade dalle nostre parti sventrato dall’abusivismo edilizio dilagante degli anni ottanta e novanta. Tant’è che ci arrivano sul tavolo, nella curiosità generale, due bottiglie di per e’palummo.
Ne apriamo una prima, bello il colore vivace, ma il vino al naso è marcato da una decisa nota di riduzione che non lascia spazio a molto altro, se non al piacevole e coinvolgente racconto; dissertiamo infatti, con ampie premesse, su cosa ci si aspetta da quel pezzo di terra fortemente voluto preservare ma che deve in qualche modo trovare una sua dimensione, soprattutto per evitare di finire nel limbo dell’abbandono, o peggio, della cementificazione. Su questo Peppino ha sempre avuto le idee molto chiare, lui e Sandra sono da sempre fortemente sensibili alla salvaguardia dell’ambiente ed hanno imparato, girando per fiere con i loro mieli, che seppur lento, c’è un ideale che puntualmente ritorna, in ogni generazione, a spazzare via ogni conquista qualunquista: è il valore assoluto della terra, per cui vale la pena lottare!
Frattanto decidiamo di aprire la seconda bottiglia, i tratti espressivi non si discostano più di tanto, è chiaro che c’è una mano poco esperta in cantina, eppure non manca di frutto, di carattere; la passione e l’amore per ciò che si fa non sono tutto e Peppino ne è consapevole, ma a parte gli evidenti difetti di manico cerchiamo, con gli accoliti, di comprendere l’anima ribelle di quel frutto che deve pur sfociare nella realizzazione di un sogno, ma è solo l’inizio, ed il tempo si sa, è un gran dottore; qualcuno tra noi chiosa, con poche parole ma che ci aiutano a ben sperare: “ha quel sapore d’uva che mi ricorda il vecchio per e’palummo sopra Cigliano, quello o’vero”. Risata a parte, li ricordo anch’io quei vini, ruvidi, austeri, squilibrati, che piacciono – quando piacciono – più alla pancia che alla bocca, eppure non mentono mai, anche quanto allontanano!
Da allora sono passati sette anni, Peppino Fortunato, silente e riflessivo come è nella sua natura, ha continuato nella sua opera di recupero e valorizzazione della vigna di famiglia, ha chiamato ad aiutarlo in cantina quella mano di cui tanto aveva bisogno, quell’Antonio Pesce che tanto conosce di piedirosso e che tanto ha imparato a rispettarlo e valorizzarlo, così appena messo piede in cantina si è subito cambiato registro. Ottimo fu il 2005, il primo millesimo di riferimento assoluto per Contrada Salandra; ricordo ancora come fosse ieri, l’amichevole “scontro” verbale avuto proprio quell’anno con Peppino, che impaurito dalle prime difficoltà commerciali, aveva deciso di declassare buona parte della vendemmia precedente per meglio collocarlo – come igt – sul mercato locale ad un prezzo decisamente appetibile: “scellerato, gli dissi, non te ne curare, i tuoi obiettivi sono altri!”.
Il 2008 è la rappresentazione esemplare di quegli obiettivi, prima la terra, poi l’uva, quindi l’uomo, capaci di interagire ma in nessun modo di superarsi; un millesimo, qui come altrove nei Campi Flegrei, specchio di quell’anima, tutta flegrea, appannaggio di pochissimi sul territorio che del territorio ne hanno tessuto la storia e si propongono oggi più che mai di salvaguardarla e valorizzarla. E parlo dello storico, fondamentale coinvolgimento della famiglia Martusciello, del silenzioso ma efficacissimo lavoro dei Di Meo piuttosto che la maniacale ricerca di Gerardo Vernazzaro, ma anche della rincorsa dei vari Antonio Iovino o di Cantine del Mare. Oggi il piedirosso sembra avviato ad arrivare sulla bocca di tutti, o meglio, da più parti si spinge affinchè sia proprio questo rosso tutto nostrano a soppiantare il fallimento – solo temporale – del più nobile dei vitigni campani, l’aglianico. E’ il piedirosso o dover riscaldare gli animi, a fare da apripista al ben più austero e longevo aglianico, il chiavistello da insinuare nelle maglie, sempre più intricate, di un mercato in persistente agonia e perennemente oppressivo sulle esigenze che hanno invece certi rossi da invecchiamento.
Per qualcuno insomma, la cosiddetta manna dal cielo, ma si badi bene, e questo è un monito, non un semplice invito, non si tenti di fare di questo straordinario vitigno un figlio di puttana qualunque da prostrare ai piedi dell’ignorante di turno, soprattutto perchè è in terra flegrea, dove giace in gran parte ancora a piede franco, che meglio riesce, più di qualunque altro luogo in Campania, ad esprimere la sua verità varietale.
Il Piedirosso 2008 di Contrada Salandra esprime un gran bel vino, e più di ogni altra parola val la pena veramente di berlo, quasi ascoltato in ognuno dei sorsi che suggerisce. Una eccellenza frutto di un lavoro durato almeno cinque anni, secondo me già sfiorata, di una o due spanne, nel 2007, ma qui, oggi, decisamente colta nel segno. Le uve sono state raccolte il 25 e 26 ottobre nei vigneti di Monterusciello e Licola, dopo la diraspapigiatura hanno subito criomacerazione a 4 – 5°c per circa 24 -36 ore; successivamente all’avvio del processo di fermentazione la stessa è stata prolungata per circa 22 gg, con rimontaggi leggeri più o meno ogni 8 ore (tre al giorno!). E’ un vino che non è stato chiarificato, ma filtrato, ha fatto solo acciaio ed è stato imbottigliato solo lo scorso giugno 2010. Il colore, rubino scarico, ricorda la ciliegia in via di maturazione, vivace e particolarmente luminoso.
Il primo naso è volto a sensazioni molto sottili e fini di fragranti fiori e frutti rossi, molto gradevole anche la vinosità, pacata e ben fusa al quadro olfattivo generale, che spesso caratterizza il per e’palummo flegreo. In bocca è secco, pervade il palato con una decisa sensazione di freschezza e nonostante gli oltre 13 gradi e mezzo non sembra affatto soffrire di alcuna pesantezza gustativa, offre infatti una beva costantemente pulita e fine, con un ritorno di frutto, anche sul finale, piacevolmente minerale. Un rosso di estrema piacevolezza, da pochi giorni commercializzato, da non far mancare alla vostra tavola natalizia. Avete presente gli spaghetti col ragù di polpo?
Tag: aglianico, campi flegrei, contrada salandra, dolci qualità, gerardo vernazzaro, giuseppe fortunato, martusciello, peppino fortunato, piedirosso, pozzuoli, raffaele moccia, sandra castaldo
22 dicembre 2010 alle 13:27 |
[…] Piedirosso dei Campi Flegrei 2008 Contrada Salandra, ci siamo occupati proprio nelle ultime settimane di questo piccolo produttore flegreo. Giuseppe Fortunato con la moglie Sandra iniziano finalmente a raccogliere i frutti tanto appassionatamente seminati negli ultimi anni. Dalle vigne in conduzione biologica di Cuma-Licola vengono fuori poche bottiglie di fresca e beverina falanghina nonchè di questo sorprendente e delizioso piedirosso: ai più, il colore rubino-granato ricorderà subito i pinot nero dell’Alto Adige ma il naso timbrato da nuances floreali e così marcatamente minerali è assolutamente figlio della sua terra flegrea. Un rosso da spendere a tutto pesce giocando intelligentemente con la temperatura di servizio, da comprare e bere e da serbare per le prossime migliori occasioni dove leggerezza ed unicità siano argomenti topici. € 10,00 […]
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23 aprile 2011 alle 10:01 |
[…] a Vincenzino Di Meo di La Sibilla, a Gerardo Vernazzaro di Cantine Astroni, a Peppino Fortunato di Contrada Salandra, giusto per citarne alcuni tra i più bravi di cui abbiamo raccontato in precedenza su queste […]
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7 giugno 2011 alle 13:52 |
[…] negli ultimi tempi; di questi ci sono alcuni piedirosso, nomi e cognomi alla mano, La Sibilla, Contrada Salandra, Agnanum, dei quali godere appieno, e nessuno di questi caratterizzato, pur rappresentati come […]
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12 agosto 2015 alle 09:01 |
[…] in tal senso non mancano, dai piccolissimi Raffaele Moccia¤ e Giuseppe Fortunato¤ per molti appassionati divenuti vere icone pop, a Cantine del Mare¤ e ai Di Meo¤ del Cruna […]
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1 settembre 2015 alle 00:03 |
[…] avanti per riqualificare il vigneto flegreo – penso a Gerardo Vernazzaro¤, Giuseppe Fortunato¤ e i Di Meo di La Sibilla¤ giusto per citarne alcuni -, Raffaele rimane, per me, il riferimento […]
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23 Maggio 2016 alle 09:01 |
[…] tutto 18.000 bottiglie divise tra falanghina e piedirosso. I suoi vini, quelli di Contrada Salandra¤ hanno sempre un profilo organolettico austero, sono vibranti di personalità, minerali e ricchi di […]
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