Pochi vini come il Falerno del Massico Primitivo di Michele Moio possono vantare un tale successo commerciale, un’affermazione così vasta e capillare sul mercato del vino (non solo) napoletano. Etichette che si contano addirittura sulle dita di una mano se ci si riferisce ai soli vini rossi.
E’ il vino della domenica, anzitutto. Quello che se lo porti a pranzo a casa di un amico non sbagli mai. O che magari ti concedi di bere a casa sapendo del ragù ancora sul fuoco. Ma è anche tra quelli più diffusi “al bicchiere” nei locali che fanno della mescita il loro punto di forza. E cosa insolita altrove, il primitivo di Moio è, tra i rossi campani, quello che più ha tratto vantaggio da quell’onda emozionale che a cavallo degli anni novanta voleva certi vini immediatamente leggibili, di spessore ma rotondi e con un certo carattere. Insomma, un rosso con una tradizione solida, tipico, con duemila anni di storia e tremendamente moderno. Geniale no?
Una consacrazione che arriva però da molto lontano, e che nulla ha che vedere con l’idea di modernità che ha affascinato molti vinnaioli e annientato gran parte di questi senza una vera storia solida alla base; un successo che qui in casa Moio non ha spostato di una sola virgola la dedizione e la storia della famiglia, da oltre cento anni dedita al vino Falerno del Massico alla stessa maniera.
Così questo duemilanove, che si conferma annata davvero strepitosa per alcuni rossi, viene fuori alla distanza con molto di più di quanto promette sul breve; è invitante e grasso, succoso e nerboruto, ruffiano e sferzante al tempo stesso. Mancavo l’assaggio da un paio d’anni, ma è come se l’avessi bevuto appena un paio di settimane fa; è vero, il Falerno di don Michele, anno dopo anno, è pure questo, dannatamente fedele a se stesso. Ma un bel vino è così, sa essere anche questo, un piacevole ritorno alle origini, alle radici, da lì dove eri partito convinto di chissà quanto di più bello ci fosse là fuori.
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19 novembre 2012 alle 10:24 |
Moio sinonimo di Falerno.Un aneddoto raccontatomi da Don Michele in persona parla di una lettera spedita dagli U.S.A.indirizzata al signor Falerno e regolarmente recapitatagli nonostante la fama non propio alle stelle delle poste italiane.Bruno,poi,con il suo 57 tatuato su un braccio ed i suoi modi schietti usa dirmi che il suo vino ha un solo difetto:se lo assaggi non puoi più farne a meno .Personalmente, pur avendo una cantina considerevole,lo tiro fuori con una cadenza almeno settimanale sopratutto su piatti della tradizione napoletana e costantemente gli ospiti lo preferiscono ad altri rossi italiani di chiara fama.F.M.
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19 novembre 2012 alle 10:29 |
Come detto Francesco e’ il piacere delle origini.
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9 novembre 2014 alle 10:20 |
[…] 455 info@cantinemoio.it http://www.cantinemoio.it Di particolare pregio: Falerno bianco, Falerno Primitivo¤, Falerno Primitivo Maiatico. Masseria Felicia SP 104 Loc. S. Terenzano 81037 Carano di […]
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15 Maggio 2019 alle 11:00 |
[…] stessa denominazione sono storicamente legate anzitutto al nome di due grandi famiglie campane, i Moio di Mondragone e la napoletana Avallone di Villa Matilde, che attraverso un grande lavoro di […]
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30 gennaio 2020 alle 09:04 |
[…] assoluto del vino campano, per tutti il papà del Falerno, grande interprete del Primitivo, suo uno¤ dei vini più amati e conosciuti dagli appassionati, il rosso Moio 57, nato sotto il segno di […]
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