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Mondragone, Falerno del Massico Primitivo 2009 Michele Moio. O di quel successo ineguagliabile…

18 novembre 2012

Pochi vini come il Falerno del Massico Primitivo di Michele Moio possono vantare un tale successo commerciale, un’affermazione così vasta e capillare sul mercato del vino (non solo) napoletano. Etichette che si contano addirittura sulle dita di una mano se ci si riferisce ai soli vini rossi.

E’ il vino della domenica, anzitutto. Quello che se lo porti a pranzo  a casa di un amico non sbagli mai. O che magari ti concedi di bere a casa sapendo del ragù ancora sul fuoco. Ma è anche tra quelli più diffusi “al bicchiere” nei locali che fanno della mescita il loro punto di forza. E cosa insolita altrove, il primitivo di Moio è, tra i rossi campani, quello che più ha tratto vantaggio da quell’onda emozionale che a cavallo degli anni novanta voleva certi vini immediatamente leggibili, di spessore ma rotondi e con un certo carattere. Insomma, un rosso con una tradizione solida, tipico, con duemila anni di storia e tremendamente moderno. Geniale no? 

Una consacrazione che arriva però da molto lontano, e che nulla ha che vedere con l’idea di modernità che ha affascinato molti vinnaioli e annientato gran parte di questi senza una vera storia solida alla base; un successo che qui in casa Moio non ha spostato di una sola virgola la dedizione e la storia della famiglia, da oltre cento anni dedita al vino Falerno del Massico alla stessa maniera.

Così questo duemilanove, che si conferma annata davvero strepitosa per alcuni rossi, viene fuori alla distanza con molto di più di quanto promette sul breve; è invitante e grasso, succoso e nerboruto, ruffiano e sferzante al tempo stesso. Mancavo l’assaggio da un paio d’anni, ma è come se l’avessi bevuto appena un paio di settimane fa; è vero, il Falerno di don Michele, anno dopo anno, è pure questo, dannatamente fedele a se stesso. Ma un bel vino è così, sa essere anche questo, un piacevole ritorno alle origini, alle radici, da lì dove eri partito convinto di chissà quanto di più bello ci fosse là fuori.

© L’Arcante – riproduzione riservata


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