Centomoggia, il Casavecchia del Principe

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Peppe Mancini sta al Casavecchia (e al Pallagrello) come Mastroberardino al Taurasi. Fatte le dovute proporzioni, il risultato minimo comune denominatore è la storia.

Tutto nasce alla fine degli anni ’80, l’avvocato che in questa storia poi diverrà Principe come consuetudine ama recarsi nella sua casa di campagna nel fine settimana per riprendersi dalle fatiche e le angherie del foro e rifarsi gli occhi ed il palato con i colori, i profumi e i sapori della terra dell’alto casertano che qui a Castel Campagnano sembrano acquisire tonalità uniche avvicinabili solo alle più famose colline del cosiddetto “Chianti shire” nella lontana Toscana. In quegli anni l’avvocato si diletta con la vigna e la vinificazione tanto che lasciandosi aiutare dai contadini della zona riesce pian piano a mettere su un piccolo vigneto di circa 2 ettari allevato con il sistema tradizionale della pergola casertana recuperando alcune marze di barbatelle di uve che qui tutti conoscono (vinificandole da tempo per consumo proprio) come casavecchia e pallarella nera e bianca ma che in realtà nemmeno risultano negli annali ufficiali degli albi poiché spesso confuse con altre varietà autoctone campane già esistenti come la coda di volpe nera e bianca.

Nel 1991 la prima vendemmia, conservata gelosamente in damigiane da 54 litri della quale però non si riuscirà a goderne del frutto poiché andate letteralmente a ruba, nel senso che vennero trafugate dalla cantinola di Peppe Mancini mentre lui era a Napoli per lavoro. Convinto però di stare seguendo la via giusta, nel 1992 durante una cena di piacere ebbe modo di conoscere l’enologo Angelo Pizzi, allora mentore della Cantina del Taburno che non fece mancare i suoi consigli per dare maggiore spinta, semmai vi fosse bisogno, al desiderio dell’avvocato di realizzare il sogno di tirare fuori da quei vitigni tanto sconosciuti vini che potessero conquistarsi un posto significativo nel panorama vinicolo campano al fianco dei già conosciuti Aglianico, Fiano, Falanghina e Greco di Tufo allora in piena evoluzione di gradimento sul mercato.

Il 1998 è l’anno dell’incontro con il prof. Luigi Moio che teneva a Caserta, presso la camera di commercio un convegno sui vitigni autoctoni campani e l’intuizione di Vincenzo Ricciardi di invitare Peppe Mancini a presentare i suoi vini si rivelò un coupe de teatre fenomenale che diede il via, di lì a poco alla realizzazione del sogno del neo vigneron, che si vide capitare tutto in un colpo sulla sua strada dapprima l’enologo giusto per la sua causa e dopo poco tempo anche la spalla giusta per dare lo slancio necessario al suo progetto: Manuela Piancastelli.

Giornalista de Il Mattino, tra le prime specializzate a caccia delle novità enogastronomiche campane, punto di riferimento in regione del buon Gino Veronelli che mai mancava di manifestare la sua stima per questa elegante, professionale e caparbia dama del buon gusto, Manuela cercò nel tempo di saperne di più su questo famigerato nuovo produttore campano che veniva fuori dal nulla con la storia di vitigni centenari recuperati dall’estinzione certa, che peraltro alimentava il mistero negandosi ad ogni richiesta di intervista sino a divenire coscritto dalla sua educata quanto spudorata insistenza: è un colpo di fulmine, è amore a prima vista.

Arrivano così i primi anni del duemila: l’avventura Vestini Campagnano, la prima azienda ad incarnare il progetto di Peppe Mancini è al suo capolinea; diversi i riconoscimenti già arrivati per il Casavecchia tra i quali alcuni di grande lignaggio ma la voglia di ripartire è tanta che subito con Manuela nel 2003 inizia l’avventura Terre del Principe, con Luigi Moio sempre al loro fianco ed una nuova storia da consegnare agli annali della viticoltura campana che annovera tra i suoi esponenti un’altra azienda a cinque stelle.

Terre del Volturno Casavecchia Centomoggia 2008 L’assaggiamo direttamente dalle barriques, Peppe Mancini ci tiene a farci dare uno sguardo alla bottaia dove riposano i vini scrupolosamente stipati di carato in carato distinti per filare ed epoca vendemmiale nonché per caratteristiche post fermentative. Un lavoro maniacale che appartiene più al vigneron che all’enologo che vuole i suoi vini massima espressione distintiva di ogni singolo cru aziendale. Il colore è stupendo, viola melanzana che lascia sulla parete del bicchiere tracce cromatiche cristalline con sfumature inchiostro. Il naso è una esplosione di vinosità e succo di piccoli frutti neri, mirtillo, ribes e mora. In bocca è secco, caldo, l’assaggio dalle barrique ci consegna come prima sensazione una nota tostata leggera e ben miscelata con il tannino, comunque di latente imprinting a favore di una gradevole acidità, chiudendo ancora su di un frutto delizioso e persistente. Ne verrà un bellissimo vino.

Terre del Volturno Casavecchia Centomoggia 2006 Il vitigno ha una origine ancora poco certa ma una cosa è acclarata e cioè che è presente qui nell’areale di Castel Campagnano da tempo immemore, forse il rinomato Trebulanum dell’epoca romana era composto proprio da questa uva che proprio per la sua alta resistenza alle malattie della vite è sopravvissuta al tempo ed all’uomo. Il colore è molto invitante, rosso rubino con netti riflessi violacei, poco trasparente, un biglietto da visita assai ammaliante per un vino di tre anni. Il primo naso è caratterizzato da note olfattive fruttate molto gradevoli e persistenti. Lasciandolo “aprire” mostra pian piano di avere anche note lievemente balsamiche e di burro di cacao; di buona beva, corpo e di buona profondità gustativa. Ideale se abbinato a primi piatti con ragout di carni, penso ad una bolognese o a carni bianche ricche di nerbo ai ferri. Indomabile la polposità del frutto che accompagna ogni fase della degustazione. 

Terre del Volturno Casavecchia Centomoggia 2005 Vendemmia particolare questa, la piovosità che ha accompagnato il ciclo di maturazione dell’uva ha creato non pochi problemi in cantina ed onde evitare vini con poco carattere si è dovuto intervenire (previo salasso, nda) cercando di concentrare maggiormente il frutto evitando di diluire oltremodo la materia estrattiva che è alla base della qualità di questo vino, prodotto già con bassissime rese per ettaro e con il giusto dosaggio di legni, questi ultimi sempre di secondo passaggio per non sovrastare oltremodo il frutto con i suoi tannini ellagici ceduti durante la fase di affinamento. Il colore permane su di un timbro rubino con piccole sfumature violacee, qui la trasparenza manifesta una sua minore concentrazione cromatica che trova conferma in una media consistenza nel bicchiere. Il primo naso è abbastanza persistente, caratterizzato sempre da note olfattive di piccoli frutti rossi che sembrano essere caratteristica distintiva del vitigno, il cosiddetto marker, quello dei mirtilli, mora e ribes che caratterizza il casavecchia in tutta la sua fase evolutiva. In bocca forse il suo punto debole, estremamente morbido, avvinghiato su una beva scorrevole ma senza particolare profondità. In questa fase non sarebbe male berlo su alcuni piatti di pesce salsati o in tempura (penso al Baccalà, ad esempio).

Terre del Volturno Casavecchia Centomoggia 2004 Ritorna un naso leggermente più complesso del millesimo precedente, certamente il fruttato, sicuramente più intenso e persistente ma non di meno note terziarie in piena evoluzione. Già il colore tende di nuovo ad una maggiore concentrazione, è più vivace, poco trasparente ed a retto bene i cinque anni alle spalle. Le sensazioni olfattive si fanno via via maggiormente intriganti, prima vengono fuori note balsamiche, poi erba aromatica, una nota soave di rosmarino che ritorna soprattutto dopo la beva. E’ secco, caldo, abbastanza morbido con una discreta acidità a sorreggere un vino abbastanza equilibrato. Lasciare ampiamente respirare questo vino, da accostare per esempio a formaggi pecorini freschi.

Terre del Volturno Casavecchia Centomoggia 2003 Mi ha colpito molto questo vino, abbastanza lontano dai precedenti assaggiati e con una storia tutta sua: il 2003 è l’anno di nascita dell’azienda, quando ancora era in via di finitura la cantina con tutte le problematiche relative alla gestione della vinificazione e dello stoccaggio delle masse; peraltro in un millesimo non certo facile: l’annata la ricordiamo tutti per il caldo torrido che ha imperversato in lungo ed in largo, creando in molti casi i presupposti più per succhi di frutta che per vini degni di attenzione. Eppure questo Centomoggia sembra avere una marcia in più, il colore ha retto bene, conserva sempre quel timbro rubino netto e manifesta una certa consistenza. Il primo naso è subito su note terziarie, molto elegante e profondo, nuances balsamiche, liquerizia, erbe aromatiche, cuoio, terra bagnata che non smette mai di porre all’attenzione durante la beva. In bocca è secco, decisamente più austero dei precedenti, ha lasciato alle spalle brillantemente le note tostate cedute dal legno (all’epoca nuovi) e conserva un anima propria molto affascinate, altro segno che ci sono margini evolutivi possibili e tutti da scoprire anche per questo “nuovo” autoctono campano e soprattutto che probabilmente nulla gli vieta di superare il decennio di vita con la giusta brillantezza e profondità: benvenuto Casavecchia, tra i grandi vini italiani.

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15 Risposte to “Centomoggia, il Casavecchia del Principe”

  1. Chiacchiere distintive, Luigi Moio « L’ A r c a n t e Says:

    […] sua guida tecnica, dal Taurasi di Antonio Caggiano ai cru di cantina del Taburno, agli ultimi di Manuela Piancastelli e Peppe Mancini:”Hanno tutti un posto particolare nel mio cuore, questi come tutti gli altri indistintamente, […]

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  2. Formicola, Casavecchia 2007 Vigne Chigi « L’ A r c a n t e Says:

    […] casavecchia ne abbiamo già parlato ampiamente raccontandovi la bella favola di Manuela Piancastelli e Peppe Mancini, ma ricordarne un po’ di storia antica, in una […]

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  3. Marco Cennamo Says:

    Indubbiamente meglio il Pallagrello per Terre del Principe, quanto al Casavecchia ancora decisamente superiore quello di Vestini Campagnano, più vero.

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  4. Angelo Di Costanzo Says:

    Non saprei sulla superiorità, ho bevuto quest’estate sia il 2004 che il 2005, ottimi entrambi ma i vini di Manuela e Peppe sembrano virare, nonostante l’austerità del vitigno, verso una maggiore eleganza. vestini Campagnano rimane comunque un riferimento.

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  5. La mia terra? Vivila con il cuore in mano « L’ A r c a n t e Says:

    […] tragitto, solo un po’ più di palle per guadare il fiume. Attributi che non sono mancati a chi ha reinventato poco più in là una viticultura scomparsa, a chi, per esempio riscoprendo il […]

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  6. L’estate in rosa, drink pink made in Campania « L’ A r c a n t e Says:

    […] del Volturno 2010 Terre del Principe. Pallagrello e casavecchia, non poteva essere altrimenti in casa di Manuela Piancastelli e Peppe […]

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  7. Verticali e Orizzontali « L’ A r c a n t e Says:

    […] Si ha bisogno quindi di un vino florido, grasso, magnifico nel suo ego ma non raccapricciante per personalità; un rosso ricco, abbondante, copioso di frutta macerata e spezie fini, ferace di sensazioni uniche e votato a conquistare la pienezza gustativa, non necessariamente la profondità. Un sorso quasi principesco, snob per qualcuno, maledettamente efficace per altri; un bere disincantato prosperoso, robusto, quasi ammiccante. Si parla del Terre del Volturno Vigna Piancastelli 2008 di Terre del Principe. […]

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  8. Vigna Piancastelli 2005 Terre del Principe « L’ A r c a n t e Says:

    […] spiazzando molti, che nemmeno immaginavano si potesse osare tanto col pallagrello¤ e il casavecchia¤. Dalla sua, nonostante le ambasce di una conservazione non proprio ortodossa, sicuramente il […]

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  9. Casavecchia Centomoggia 2009 Terre del Principe | L’ A r c a n t e Says:

    […] a sentire, di assaggiare e riprovare il Fontanavigna¤, il Le Sèrole, l’Ambruco¤, il Centomoggia¤ che dalla Campania qualcosa di nuovo, diverso, davvero particolare sembrava venir fuori alla […]

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  10. Casa Vecchia 2001 Vestini Campagnano e dell’insostenibile successo degli anni che verranno | L’ A r c a n t e Says:

    […] di Vestini Campagnano¤, credo forse l’ultima firmata da Luigi Moio¤ e dal duo Barletta/Mancini¤ prima della separazione; vino tra l’altro premiato praticamente da tutti in quegli anni e che ha […]

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  11. Casa Vecchia 2001 Vestini Campagnano e l’insostenibile successo degli anni che verranno | L’ A r c a n t e Says:

    […] di Vestini Campagnano¤, credo forse l’ultima firmata da Luigi Moio¤ e dal duo Barletta/Mancini¤ prima della separazione; vino tra l’altro premiato praticamente da tutti in quegli anni e che ha […]

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  12. Le Terre del Principe gentiluomo | L’ A r c a n t e Says:

    […] questo mio piccolo pensiero dopo aver bevuto ieri l’altro un loro meraviglioso Centomoggia¤ 2006, assaggio che mi ha subito riportato alla mente una piacevole serata¤ dell’autunno 2008 […]

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  13. Castel di Sasso, Le Campestre, il Conciato romano e le meravigliose terre del Casavecchia | L’ A r c a n t e Says:

    […] Centomoggia, il Casavecchia di Terre del Principe¤. […]

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  14. Caro Peppe Mancini ti scrivo | L’ A r c a n t e Says:

    […] Leggi anche Centomoggia, il Casavecchia del Principe¤ […]

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  15. Terre del Volturno Pallagrello bianco Le Sèrole 2017 Terre del Principe | L’ A r c a n t e Says:

    […] senz’altro tra le più godibili già nell’immediato. Poi si sa, le sorprese memorabili¤ con i vini di Terre del Principe non mancano […]

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