Non deve essere facile per Luigi Moio alzare l’asticella qualitativa dei suoi vini anno dopo anno, eppure anche il palato più distratto riesce a cogliere nei suoi vini ad ogni nuovo passaggio qualcosa di sorprendente e diverso.
L’Exultet 2012 racconta con maggiore franchezza le suggestioni dell’anno precedente quando già con il 2011¤ si coglieva nei bianchi di Quintodecimo maggiore spessore e finezza anzitutto del frutto. Non a caso Via del Campo¤ rimane di gran lunga la migliore falanghina attualmente in circolazione mentre il successo di bevute del Giallo d’Arles¤, il greco di Tufo di casa, non trova che pochissimi eguali sul mercato. E mentre sull’aglianico¤ i tempi sono assai lunghi e il professore qui si gioca volentieri tutta la vita, col fiano sembra stracciare a mani basse tutte le misure ad ogni vendemmia.
Si sa che il fiano più delle altre varietà tradizionali bianche campane ha le qualità per potersi misurare con il tempo, e qui la caratura è quella di un vino di grande proiezione, destinato ad una lenta evoluzione e per questo più longevo. Anche se certe bottiglie viene da berle non appena ti arrivano tra le mani, come se non ci fosse un domani.
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Tag: exultet, giallo d'arles, laura di marzio, luigi moio, mirabella eclano, moio, quintodecimo, via del campo
21 ottobre 2016 alle 12:37 |
[…] Fiano di Avellino Exultet 2012¤. […]
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21 ottobre 2016 alle 12:39 |
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