Forse sarà ancora più chiaro dopo quest’altra bella edizione messa su da Miriade&Partners¤: dove non arrivano per manifesta incapacità le istituzioni e la politica, può riuscire – e bene – il privato, soprattutto quando motivato da grande sensibilità, professionalità e serietà, ancor più quando sostenuto con forza ed entusiasmo da tutto il sistema, dalle aziende in primis.
Ma veniamo al dunque, o a quelle prime impressioni a caldo cui seguiranno poi le mie personali note di degustazione.
Taurasi, l’abbiamo detto e scritto più volte, vuol dire eterogeneità e il duemilanove sembra a grandi linee confermarlo a pieno. Come pure che il Taurasi ha ancora tanta strada da fare e che i produttori si devono mettere bene in testa, una volta per tutte, che son finiti i tempi belli di una volta dove tutto ciò che si faceva comunque si vendeva e bene. Per emergere, imporsi sul mercato, debbono decidere cosa vogliono fare da grandi.
Sì perché fare vino con l’aglianico è cosa molto seria e fare Taurasi come Dio comanda, farlo bene per davvero intendo, rimane ancora affare per pochi. Non basta affatto affidarsi all’enologo di grido, o a protocolli assoluti per mettere la testa davanti. L’autoconvincimento di saperci fare poi, le brochures patinate, i listini ‘copia incolla’ possono forse darla a bere a qualche ultimo sprovveduto ma il bicchiere, quello ahimè non mente. E da bel un pezzo.
Insomma, annata interlocutoria quindi la 2009. Con tanto caldo a maggio e poi in agosto, ma anche tanta pioggia nella seconda parte dell’anno che a fasi alterne ha creato non pochi problemi anche solo per entrare in vigna a lavorarci, soprattutto in settembre e in ottobre quando, verso metà del mese, è cominciata per molti la raccolta delle uve, protrattasi in alcuni areali, un po’ per tradizione o per necessità, con non poche difficoltà, sino a novembre inoltrato.
Problemi fito-sanitari, uve ingrossate dall’acqua, marciume addirittura in qualche caso. Si è salvato chi ha potuto giocare d’anticipo o permettersi rese bassissime o cernite maniacali. Anche per questo, tenuto conto pure di alcuni altri assaggi fatti da me fuori da questa manifestazione (Quintodecimo¤, Joaquin¤) l’impressione è che sembrano venirne fuori meglio anzitutto i cosiddetti ‘migliori’ (sparsi a macchia di leopardo qua e là in tutte e quattro le macro-aree), ma anche i vini ‘da assemblaggio’ – Rocca del Principe, Feudi di San Gregorio, Mastroberardino giusto per citarne alcuni -, così detti perché fatti con uve provenienti da diversi areali della docg e chi ha saputo leggere attentamente l’andamento climatico, facendo scelte piuttosto nette, sin dai primi interventi in vigna ma soprattutto successivamente in cantina.
Che poi, dato affatto trascurabile, non a caso in diversi hanno addirittura rinunciato a fare Taurasi 2009, favorendo secondi e terzi vini e denominazioni di ricaduta (Benito Ferrara, Il Cancelliere, Clelia Romano ad esempio) contribuendo a far registrare, per il terzo anno consecutivo, una sensibile diminuzione della produzione di Taurasi e Taurasi Riserva con 227 denunce effettive su 296 ettari iscritti alla docg*.
Naturalmente è presto per esprimersi definitivamente, molti vini saggiati infatti sono apparsi decisamente ‘in ritardo’ quando non ‘contratti’, come fossero imbrigliati; un dato poco convincente invece, che non depone sicuramente a favore di certi produttori, chiaramente un mezzo passo indietro, è la poca pulizia olfattiva e gustativa di alcuni vini in batteria. Ancora troppi infatti quei vini con sovrabbondanza di ‘legno’, o riduzioni eccessive oppure volatili insopportabilmente alte. Come se l’aglianico, ancor più l’annata, continuassero ad essere per taluni argomenti del tutto subalterni alla propria idea di vino, talvolta visionaria, talvolta solo confusa.
Per chiudere, belle conferme invece dalla ‘rilettura’ del 2006, dei 2007 (Guastaferro, ancora Mastroberardino col Radici Riserva) e 2008 (I Favati, Terredora, Lonardo, Il Cancelliere, un sontuoso Macchia dei Goti di Caggiano) presenti in degustazione, alcuni anche con versioni Riserva di pregevole spessore e finezza. Qui c’è stato veramente tanto buon lavoro da fare per scegliere i migliori assaggi, ma in generale c’è stato un gran bel bere tra tanta integrità, profondità e piacevolezza. Ne parleremo senz’altro.
* fonte Taurasi Vendemmia Ed. 2013¤.
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11 marzo 2013 alle 09:50 |
La scelta dell’enologo di grido talvolta è una necessità. Fare il vino è l’ultimo dei pensieri, prima sa come farti avere finanziamenti, dove e come comprare i macchinari, avviarti ai canali giusti della critica enologica.
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11 marzo 2013 alle 11:51 |
Aspettiamo il responso del bicchiere, anche se da quanto si può intuire con i duemila nove non ci sia stato un granché da divertirsi.
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11 marzo 2013 alle 14:27 |
Sembra proprio che la 09 non sia granche’ almeno al momento.Sono curioso di vedere se possono avere un qualche miglioramento in bottiglia,seppur difficile visto l’andamento climatico,chi non trucca …
Grazie per le notizie.
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11 marzo 2013 alle 14:46 |
Geremicca, la sua osservazione sottolinea un luogo comune ahimè frequentemente sussurrato nell’ambiente. Credo però tocchi guardare oltre altrimenti ci si invischia in ragionamenti troppo arditi che senza fare nomi, cognomi a fattispecie, viene difficile da affrontare.
Alberto, diciamo che non ci sono stati particolari sussulti. Però diamogli un anno di bottiglia ancora per delinearne un profilo più compiuto. Di certo il numero dei vini presenti del 2009, assai al di sotto delle precedenti edizioni non depone certo a favore del millesimo che, se sul greco ha regalato buonissimi vini e sul fiano qualche buona punta, sul versante rossista, salvo le eccezioni che cito, è stata un’annata alquanto difficile da leggere ed interpretare!
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12 marzo 2013 alle 14:39 |
Attendo il resto e descrizioni piu’ dettagliate per rispolverare anche le mie impressioni su alcuni vini,parlo anche delle 08 e 07 che ho assaggiato negli ultimi mesi.
Certo che in manifestazioni come questa, se vai solo per alcune ore (bombardamento gustolfattivo) diventa un po complicato esprimersi su alcuni vini meno immediati,meno pronti rispetto ad altri.
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12 marzo 2013 alle 16:54 |
Alberto, mai come quest’anno l’anteprima consegna una lettura abbastanza chiara e ‘veloce’ seppur, come detto, controversa. Solo 19 i Taurasi 2009 in degustazione, praticamente un terzo (se non mi sbaglio) rispetto al solito.
Domani on line il resoconto.
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12 marzo 2013 alle 17:46 |
[…] – diario enogastronomico di un sommelier – « Taurasi Vendemmia 2009|Impressioni a caldo […]
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13 marzo 2013 alle 10:00 |
[…] nel tempo. Non mi sorprenderebbe nemmeno, alla luce degli assaggi fatti e quanto scritto poi qui¤, che sia tra quelle annate cui servirà, a torto o a ragione, metterci un bell’asterisco ‘in […]
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13 marzo 2013 alle 14:01 |
Alla fine ci sono stato ed ho assaggiato anche i 2009.Ora sono piu’ curioso con le mie sensazioni a caldo che devo riordinare prima i confondere un vino con l’altro.
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19 marzo 2013 alle 18:00 |
[…] post il report sugli assaggi seriali di Taurasi Vendemmia 2013. Come anticipato qui¤, il ritorno sull’annata 2008 ha riservato tante piacevoli sorprese, concendendo tra […]
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