Posts Tagged ‘paolo de cristofaro’

Campania Stories, i Vini Bianchi

20 ottobre 2013

Logo Campania Stories, i vini bianchi - L'Arcante

Torna Campania Stories, l’evento curato da Miriade&Partners¤ che dal 19 al 25 novembre ci racconterà lo stato dell’arte dei vini bianchi campani attraverso i loro artefici. Circa ottanta le aziende coinvolte che si sono date appuntamento dapprima in Costa d’Amalfi, tra Agerola, Furore e Praiano e poi in Irpinia a Mercogliano. Che dite, si va?

Qui¤ tutto il programma (si apre un pdf).

Taurasi Vendemmia 2009| Le mie degustazioni

13 marzo 2013

Con ogni probabilità la 2009 è di quelle vendemmie cui bisognerà attendere almeno due/tre anni ancora prima di capire a pieno quale possa essere una sua reale prospettiva nel tempo. Non mi sorprenderebbe nemmeno, alla luce degli assaggi fatti e quanto scritto poi qui¤, che sia tra quelle annate cui servirà, a torto o a ragione, metterci un bell’asterisco ‘in attesa di revisione’.

Carta geografica del Taurasi docg - foto L'ArcanteFrattanto, queste che seguono, sono le mie personali considerazioni sugli assaggi fatti là a Serino. Tutti i vini di varia provenienza¤ sono stati serviti ‘alla cieca’ – anche quando è stato necessario riassaggiarli – dai sommelier dell’Ais Avellino, cui va il mio personale ringraziamento per qualità del lavoro svolto. Così la mia valutazione:

***** Eccellente **** Ottimo  *** Buono ** Suffic. * Mediocre

Appena 16 i Taurasi 2009 in degustazione, e solo uno ‘da botte’. In entrambi i casi, se non sbaglio, credo sia il numero più basso di etichette mai presenti all’anteprima; affiancate però da un fortunato corollario di secondi vini a denominazione di ricaduta come l’Irpinia Aglianico e l’Irpinia Campi Taurasini ed arricchita da una formidabile sessione di rilettura dei 2008, 2007, 2006.

***/* Taurasi Principe Lagonessa 2009 Amarano, Montemarano – Versante Sud/Alta Valle. E’ Montemarano, con Mirabella Eclano, dati climatici e meteorologici alla mano, che scandisce l’andamento sinusoidale della vendemmia 2009. Proprio a Montemarano si è registrato tra l’altro l’indice più alto di piovosità stagionale con anche diverse problematiche prima e durante la raccolta. Da Montemarano però, strano a dirsi, forse il migliore assaggio tra quelli in batteria. Viene dai 7 ettari in Contrada Torre di Amarano, della famiglia Romano, è il Principe Lagonessa¤. Colore rubino quasi porpora, molto invitante, con un ventaglio olfattivo variegato e abbastanza verticale: frutta rossa matura ma anche segnali iodati, terragni e nuances di caffé e cioccolato. Sorso meno vigoroso del solito ma ben avviato, ha tannini di buona fittezza e notevole lunghezza. L’aspettiamo però più avanti, con un legno più digerito.

***/* Taurasi Radici 2009 Mastroberardino¤, Atripalda – Assemblaggio. Viene in parte dalle vigne storiche di proprietà in Montemarano e in parte da quelle del nuovo suggestivo insediamento a Mirabella Eclano. Colore rubino porpora di rara luminosità. Ha naso franco e dolce, assai invitante, con rimandi ciliegiosi ma anche di mora, con note balsamiche appena sussurrate. Solido il richiamo di frutto al palato, che pare aggraziato e lineare, senza spigolature. Sorso di buonissima fattura, sostenuto da tannini sottili e medio corpo. Tra i migliori assaggi di questa tornata.

***/* Taurasi Mater Domini 2009 Rocca del Principe, Lapio – Assemblaggio. L’azienda di Ercole Zarrella si fa notare negli ultimi anni anzitutto per lo splendido fiano di Avellino¤ di Lapio, ma a quanto pare le intenzioni sono tra le più serie anche con l’aglianico. Buono, nonostante un’annata non proprio sorridente questo duemilanove. Dalla cernita dei 6 ettari di vigna di proprietà per metà a Paternopoli e metà a Taurasi. Colore rubino un poco cupo, naso di pregevole fattura tutto centrato su marasca e viola passita, appena accennate le sfumature speziate. Sorso inizialmente un po’ sospeso, secco e sapido, alla lunga rivela buona fittezza e morbidezza; non graffia ma regala un sorso assai piacevole.

*** Taurasi 2009 Feudi di San Gregorio, Sorbo Serpico – Assemblaggio. Ho ancora sotto al naso e continuo a masticare il Riserva Piano di Montevergine 2008 quando mi decido a riassaggiare, ancora alla cieca, il campione n.18, il 2009 dei Feudi. Inutile stare a spiegare il divario tra i due, ma la chiave di lettura rimane univoca: c’è uno slancio notevole rispetto anche al recente passato nelle ultime uscite degli aglianico, quale che sia il suo posizionamento di mercato, dalla cantina di Sorbo Serpico. Bello il timbro cromatico violaceo, di buona vivacità; naso gioviale, invitante, ciliegioso, con accenni appena speziati. Sorso asciutto, di buona progressione, non particolarmente profondo ma chiaramente ben messo. Da bere.

*** Taurasi 2009 Villa Raiano, San Michele di Serino – Versante Sud/Alta Valle. Dalle vigne in Castelfranci una buona lettura alleggerita e di pronta beva del principe dei rossi italiani. Messa così, analisi dell’annata alla mano, va più che bene, anzi, quasi un lusso. Colore rubino con velate trasparenze, dal naso invitante, sottile, piuttosto varietale e persuasivo: sa di viola, amarena, con accenni tostati ed un timido richiamo di grafite. Sorso pacato, di buona fittezza, dal finale piacevolmente sapido. Da mettere già nei bicchieri.

*** Taurasi 2009 Urciuolo, Forino – Versante Sud/Alta Valle. Questo aglianico viene dai 6 ettari di proprietà divisi tra Contrada Terrone a Montemarano e Contrada Candriano di Castelfranci, vigne di età media tra gli 8-12 anni. Buono il colore rubino fitto ed invitante, corredo aromatico fruttato ed essenzialmente officinale, con allunghi di tabacco e cioccolato. Di buona taglia anche il sorso, polposo, ben tessuto. Ancora un tantino invadente il legno. Opportuno riassaggiarlo tra qualche mese per coglierne a pieno la buona sostanza.

*** Taurasi 2009 Poliphemo Tecce, Paternopoli – Versante Sud/Alta Valle. E’ notoria l’impronta che Tecce tenta di dare ai suoi vini, un’idea forse anche unica da queste parti di pensare l’aglianico. Rimane tuttavia l’ennesima esperienza del vino più difficile da ‘leggere’ all’anteprima tra tutti i 64 campioni in degustazione. Stranamente però, anche il più ‘facile’ da riconoscere alla cieca; non sono bastate infatti tre bottiglie per svelarne a pieno tutte le sfumature. Ossidato il primo assaggio, il secondo appena al limite ma tremendamente segnato da una volatile fuori controllo, alla terza bottiglia punto e a capo. Ce lo siamo potuto godere a pieno solo al banco d’assaggio (durante la pausa pranzo) dove la bottiglia, aperta tra l’altro à la volée ha svelato tutta la buona tessitura e il buon frutto in primo piano; ciononostante però in divenire, da aspettare.

*** Taurasi 2009 Di Prisco, Fontanarosa – Assemblaggio. Meno incisivo del solito il primo assaggio dell’anno del Taurasi che verrà di Pasqualino Di Prisco, convincente però molto più di altri in batteria. Dalle vigne in Fontanarosa e conferimenti da Castelfranci un rosso di colore rubino con buona vivacità. Naso chiaramente un po’ timido, come sovrapposto perciò inespresso ma comunque di buon auspicio: è anzitutto floreale e fruttato di susina e amarena, balsamico in divenire, chiudendo quasi iodato. Sorso di buona grana, secco e di discreta lunghezza. Sapido.

*** Taurasi Opera Mia 2009 Tenuta Cavalier Pepe, Sant’Angelo all’Esca – Valle Centrale/Riva destra del Calore. L’azienda di Milena Pepe conta 40 e più ettari di vigne di cui ben 20 piantati ad aglianico. Nonostante un’annata così così l’enologa di origini belghe ha ben saputo dove e come intervenire portando in bottiglia comunque un buon risultato. Colore rubino di buona integrità con appena accenni di maturità, sgranato sull’unghia del vino nel bicchiere. Naso però molto interessante, accattivante, sa di ciliegia, è balsamico con anche spunti empireumatici. Sorso caldo, avvolgente, di buon nerbo. Mai così ‘leggibile’ all’anteprima il vino della bravissima Milena nonostante fosse ancora una volta un campione da botte.

*** Taurasi 2009 Pietracupa, Montefredane – Quadrante Nord/Riva Sinistra del fiume calore. Conosciuta dai più per i suoi meravigliosi bianchi vibranti e fuori dal tempo Pietracupa continua con una certa buona costanza anche un discreto lavoro sull’aglianico. Da circa un ettaro a Torre Le Nocelle, Sabino Loffredo prova a venir fuori da un millesimo abbastanza controverso, con non pochi chiaroscuri. Non mancano un bel colore rubino e un naso assai mediterraneo, maturo ma elegante, dolce, a tratti quasi confettato. Al palato è pacato, forse un poco troppo ‘caldo’ nonostante si distingua soprattutto per il nerbo chiaramente minerale.

**/* Taurasi Passione 2009 Masseria Murata, Mercogliano – Versante Sud/Alta Valle. Tra le ultime nate in zona, 2005, con uve provenienti da Montemarano, propone una versione forse un po’ comune negli ultimi anni come Taurasi ma di certo non scontata. Vino che ha bisogno anzitutto di un poco di tempo per digerire un legno in questa fase un tantino invadente soprattutto in bocca. Rimane però di buona trama il colore, rubino vivace ed il naso dal timbro efficace, piuttosto invitante: floreale, fruttato, appena dolce e speziato. Manca forse di un po’ di spessore.

**/* Taurasi 2009 Bambinuto, Santa Paolina – Versante Sud/Alta Valle. Il 2009 ci ha consegnato buonissimi Greco di Tufo e da queste parti ne sanno qualcosina visto che il Picoli¤, il bianco di punta di Marilena Aufiero non è passato certamente inosservato alla critica. Così come la voglia di continuare a cimentarsi anche con l’aglianico. Proviene da conferimenti in Montemarano e Castelfranci, ha colore rubino di rara luminosità ed un naso essenzialmente varietale, centrato sul frutto, ma troppo soverchiato dal legno in questo momento. Ne risente il sorso, oggi poco leggibile. Tra qualche mese forse più godibile.

**/* Taurasi 2009 Donnachiara, Montefalcione – Quadrante Nord/Riva Sinistra del fiume calore. Da segnalare un primo passaggio nel bicchiere poco felice, con una chiara predominanza di note ‘ossidative’. Il riassaggio ha invece rimescolato le carte, convinto un po’ di più, rimettendo in primo piano polpa e discreta tessitura. Colore rubino poco trasparente, con accenni subito balsamici, poi di prugna, amarena, tabacco, terra bagnata. Conta riassaggiarlo.

** Taurasi Alta Valle 2009 Colli di Castelfranci¤, Castelfranci – Versante Sud/Alta Valle. Al solito colore piuttosto ricco e vivace, quasi imperturbabile dalle trasparenze. Naso timido, lungamente atteso, anche qui con qualche problema iniziale di volatile troppo alta e lieve predominanza di stucchevoli note di rovere. Sorso caldo, anche intransigente, di grana ruvida, dalla chiusura però un poco amara. Assolutamente da aspettare.

** Taurasi Santa Vara 2009 La Molara, Luogosano – Valle Centrale/Riva destra del Calore. Altro passaggio poco convincente, cui aggiungo una mia personale evidente sorpresa data l’ammirazione per tante passate uscite di Taurasi Santa Vara¤. Ne ho colto un naso un po’ fuori traccia, molto avanti, surmaturo quasi, timidamente terragno ma che non spiega però quali altri sensazioni inseguire. In bocca si offre sgraziato, con un ritorno anche piacevolmente tabaccoso se non fosse per il finale fin troppo amaro. Da ritornarci su al più presto.

** Taurasi Albertus 2009 Di Marzo, Tufo – Versante Ovest/Le Terre del Fiano. Da Lapio, da vigne di 25 anni, una visione abbastanza ‘leggiadra’ della tipologia. Il colore pare infatti un po’ spoglio, quasi aranciato sull’unghia del vino nel bicchiere, col naso giocato inizialmente su sentori di piccoli frutti rossi maturi e da un floreale quasi vellutato. Sorso diluito, poco incisivo, difficile coglierne l’anima in questo momento.

_________________________________

Qui Taurasi Vendemmia 2008¤.

Qui Taurasi Vendemmia 2007¤.

 Qui Anteprima Taurasi 2005¤.

Taurasi Vendemmia 2013| Una critica autorevole

12 marzo 2013

Non si dica che la manifestazione non sia guardata con sempre maggiore attenzione da parte dei giornalisti del vino di un certo spessore. Mi è parso, anzi, piuttosto ispirato il parterre di questa edizione 2013 di Taurasi Vendemmia¤, cui ho avuto ancora una volta il piacere di prendere parte. Ispirato e pure di un certo respiro ‘internazionale’ quest’anno.

Alla sempre nutrita schiera di giornalisti e blogger italiani si è unito quest’anno anche Daniele Cernilli¤, senza dubbio tra i palati più fini in circolazione. Come sempre molto appassionato invece Carlo Macchi¤, come del resto Gigi Brozzoni del Seminario Veronelli, Monica Coluccia¤ di Bibenda e tanti altri ancora particolarmente accorti nel seguire da vicino le vicende dell’aglianico, dell’Irpinia e della Campania tutta.

A guardare poi attentamente in giro, davvero suggestivi gli accrediti ai giornalisti stranieri. Mi confermano che c’erano, nell’ordine: Benjamin Weinberg¤ di In Vino Veritas – Usa, Tom Maresca¤ di Decanter – Usa, Tom Hyland¤ di The World of Fine Wine, Sommelier Journal e Decanter – Usa, Anders Levander di Livets Goda dalla Svezia, Kuba Janicki¤ dalla Polonia, Wolfgang Schedelberger di Gast.at dall’Austria e Walter Speller¤ per Jancis Robinson blog.

Embè, non so se ne abbiano contezza i produttori, e più in generale il territorio, di quanto sia una rara opportunità una così qualificata finestra sul mondo. Io però una parolina di entusiasmo per chi ci sta mettendo la faccia e tanto duro lavoro di comunicazione in tutto questo la spenderei a prescindere. Forza e complimenti ragazzi, avanti così!

Taurasi Vendemmia 2009| Impressioni a caldo

10 marzo 2013

Forse sarà ancora più chiaro dopo quest’altra bella edizione messa su da Miriade&Partners¤: dove non arrivano per manifesta incapacità le istituzioni e la politica, può riuscire – e bene – il privato, soprattutto quando motivato da grande sensibilità, professionalità e serietà, ancor più quando sostenuto con forza ed entusiasmo da tutto il sistema, dalle aziende in primis.

Taurasi Vendemmia Edizione 2013 - foto Livia Cosentino (tratta dal web)

Ma veniamo al dunque, o a quelle prime impressioni a caldo cui seguiranno poi le mie personali note di degustazione.

Taurasi, l’abbiamo detto e scritto più volte, vuol dire eterogeneità e il duemilanove sembra a grandi linee confermarlo a pieno. Come pure che il Taurasi ha ancora tanta strada da fare e che i produttori si devono mettere bene in testa, una volta per tutte, che son finiti i tempi belli di una volta dove tutto ciò che si faceva comunque si vendeva e bene. Per emergere, imporsi sul mercato, debbono decidere cosa vogliono fare da grandi.

Sì perché fare vino con l’aglianico è cosa molto seria e fare Taurasi come Dio comanda, farlo bene per davvero intendo, rimane ancora affare per pochi. Non basta affatto affidarsi all’enologo di grido, o a protocolli assoluti per mettere la testa davanti. L’autoconvincimento di saperci fare poi, le brochures patinate, i listini ‘copia incolla’ possono forse darla a bere a qualche ultimo sprovveduto ma il bicchiere, quello ahimè non mente. E da bel un pezzo.

Insomma, annata interlocutoria quindi la 2009. Con tanto caldo a maggio e poi in agosto, ma anche tanta pioggia nella seconda parte dell’anno che a fasi alterne ha creato non pochi problemi anche solo per entrare in vigna a lavorarci, soprattutto in settembre e in ottobre quando, verso metà del mese, è cominciata per molti la raccolta delle uve, protrattasi in alcuni areali, un po’ per tradizione o per necessità, con non poche difficoltà, sino a novembre inoltrato.

Problemi fito-sanitari, uve ingrossate dall’acqua, marciume addirittura in qualche caso. Si è salvato chi ha potuto giocare d’anticipo o permettersi rese bassissime o cernite maniacali. Anche per questo, tenuto conto pure di alcuni altri assaggi fatti da me fuori da questa manifestazione (Quintodecimo¤, Joaquin¤) l’impressione è che sembrano venirne fuori meglio anzitutto i cosiddetti ‘migliori’ (sparsi a macchia di leopardo qua e là in tutte e quattro le macro-aree), ma anche i vini ‘da assemblaggio’ – Rocca del Principe, Feudi di San Gregorio, Mastroberardino giusto per citarne alcuni -, così detti perché fatti con uve provenienti da diversi areali della docg e chi ha saputo leggere attentamente l’andamento climatico, facendo scelte piuttosto nette, sin dai primi interventi in vigna ma soprattutto successivamente in cantina.

Che poi, dato affatto trascurabile, non a caso in diversi hanno addirittura rinunciato a fare Taurasi 2009, favorendo secondi e terzi vini e denominazioni di ricaduta (Benito Ferrara, Il Cancelliere, Clelia Romano ad esempio) contribuendo a far registrare, per il terzo anno consecutivo, una sensibile diminuzione della produzione di Taurasi e Taurasi Riserva con 227 denunce effettive su 296 ettari iscritti alla docg*.

Naturalmente è presto per esprimersi definitivamente, molti vini saggiati infatti sono apparsi decisamente ‘in ritardo’ quando non ‘contratti’, come fossero imbrigliati; un dato poco convincente invece, che non depone sicuramente a favore di certi produttori, chiaramente un mezzo passo indietro, è la poca pulizia olfattiva e gustativa di alcuni vini in batteria. Ancora troppi infatti quei vini con sovrabbondanza di ‘legno’, o riduzioni eccessive oppure volatili insopportabilmente alte. Come se l’aglianico, ancor più l’annata, continuassero ad essere per taluni argomenti del tutto subalterni alla propria idea di vino, talvolta visionaria, talvolta solo confusa.

Per chiudere, belle conferme invece dalla ‘rilettura’ del 2006, dei 2007 (Guastaferro, ancora Mastroberardino col Radici Riserva) e 2008 (I Favati, Terredora, Lonardo, Il Cancelliere, un sontuoso Macchia dei Goti di Caggiano) presenti in degustazione, alcuni anche con versioni Riserva di pregevole spessore e finezza. Qui c’è stato veramente tanto buon lavoro da fare per scegliere i migliori assaggi, ma in generale c’è stato un gran bel bere tra tanta integrità, profondità e piacevolezza. Ne parleremo senz’altro.

* fonte Taurasi Vendemmia Ed. 2013¤.

Taurasi Vendemmia 2008| Anticipazioni…

22 gennaio 2012

Lo ammetto, sono a secco di argomenti per elogiare ancora una volta il prezioso lavoro svolto dai ragazzi di Miriade&Partners con questa ennesima interessante anteprima sul Taurasi; ma che bravi, che impegno, che dedizione. E che parterre di giornalisti, blogger, sommelier autorevoli!

Ma prima di tuffarci nel vivo delle degustazioni e delle impressioni a caldo offerte dall’interessante panel di quest’anno, è opportuno dedicare un po’ di attenzione ad alcuni nuovi spunti venuti fuori quest’oggi; un esercizio necessario per inquadrare meglio l’areale, la sua proposta sempre più articolata e le prospettive, certamente complesse ma non più di così difficile interpretazione.

Spesso ci siamo chiesti (e augurati) che si potesse guardare al vino Taurasi con gli stessi occhi con i quali un appassionato si approccia per esempio ad un Barolo, riferendosi cioè non più semplicemente al vitigno originario o alla mera definizione legislativa, ma bensì alla sua tipicità manifesta in un determinato microclima, in una particolare zona della denominazione quando non addirittura di una specifica vigna; insomma, se ai più viene naturale cogliere e raccontare dello stile, delle sfumature dei nebbiolo di Serralunga d’Alba e La Morra, perché non dovrebbe accadere lo stesso per esempio per gli aglianico di Lapìo o Mirabella Eclano o ancora quello di Montemarano?

Da dove cominciare? Bene, a guidarci per mano in questo nuovo scenario ci ha pensato Paolo De Cristofaro¤, con un lavoro certosino, millimetrico quasi, sulle macro-aree interessate alla coltivazione di aglianico e aglianico da Taurasi; un lavoro, per chi mastica vino, straordinariamente puntuale ed efficace, una guida indispensabile, per cominciare a chiarire quegli aspetti ormai ineludibili quando si racconta e si scrive di Taurasi o di aglianico di queste terre; perché, come sottolinea lo stesso autore, “come spesso accade, il disciplinare dice poco di un vino con una forte identità varietale e territoriale e che sempre più richiede di essere declinato al plurale, prendendo atto delle numerose variabili zonali, agronomiche, enologiche-stilistiche e del crescente numero di aziende produttrici, passate da meno di dieci (fine deglia nni ’80) alle 60 di oggi”.

Così con l’impegno di ritornare sull’argomento a breve, soprattutto perché questa lettura mi ha subito appassionato parecchio – ha tanto da insegnarci -, ecco come ci è stato presentato il panel d’assaggio di quest’anteprima che vi racconterò domani. I Taurasi degustati sono stati divisi in cinque gruppi territoriali:

  • Gli Assemblaggi, quei vini cioè provenienti da due o più distinte macro-aree;
  • Quadrante Nord – Riva Sinistra del fiume Calore, con le vigne in Venticano, Pietradefusi e Torre Le Nocelle;
  • Versante Ovest – Le Terre del Fiano, con vigne ubicate a Montemiletto, San Mango sul Calore, Montefalcione e Lapìo; con quest’ultimi due comuni gli unici ammessi alla produzione sia di Taurasi e che di fiano di Avellino);
  • Valle Centrale – Riva Destra del fiume Calore. Il territorio senz’altro più frammentato dell’areale con le vigne ubicate in Taurasi, Mirabella Eclano, Luogosano, Bonito, Sant’Angelo all’Esca e Fontanarosa;
  • Versante Sud – Alta Valle, dove il vigneto ad aglianico assume una quota di rilevanza notevole, talvolta esclusiva, distribuito nei comuni di Castelvetere sul Calore, Montemarano, Castelfranci e Paternopoli.

 Taurasi Vendemmia 2008, qui tutte le degustazioni all’anteprima.

Aspettando “Taurasi Vendemmia 2008”, subito una buona notizia per tutti gli appassionati…

16 gennaio 2012

Per dirla con Raffaele Del Franco, noto sbevazzatore sommelier irpino di Aiello del Sabato formatosi – dicono insistenti voci – nel chiantigiano, “il più importante, preciso e completo approfondimento sulla storia reale e i territori del Taurasi Docg lo poteva fare solo Paolo De Cristofaro”.

Così, in attesa dell’anteprima 2008 in scena questo week-end prossimo, rilancio molto volentieri, per i fedelissimi seguaci di queste pagine, nonché per i grandi appassionati di vini campani sparsi in lungo e in largo nel mondo (ouch!), questo pregevole lavoro sul Taurasi, on-line da qualche giorno qui, grazie ai ragazzi di Miriade&Partners.

Giusto per darvi un’anticipazione, le ultime quattro annate in commercio per esempio, alle quali “anteprime” ebbi il piacere di parteciparvi e di raccontarle, qui come altrove, sono così magistralmente riassunte: la vendemmia 2007, valutata 16/20, viene descritta come un’annata “equilibrata, carnosa e accessibile, con un ottimo potenziale evolutivo”. La 2006 invece (rating: 15/20) come “un’annata “calda, capricciosa, eterogenea, con i migliori potenti e nervosi, da aspettare”. La vendemmia 2005, millesimo da 17,5/20, “fresca, articolata, elegante; da lungo invecchiamento”. Mentre la 2004 – non a caso, con l’88 e il ’90, ritenuta da molti addetti ai lavori un riferimento assoluto per gli ultimi vent’anni di Taurasi -, un’ annata da 18/20, di quelle, per dirla con la maniera toscana, a cinque stelle, “con un andamento regolare, tardiva, austera, da lungo invecchiamento”.

Insomma cari amici, un lavoro del genere, così prezioso e autorevole, oltretutto con moltissimi altri riferimenti imperdibili, non può assolutamente mancare nel vostro carniere da enostrippati.

Montemiletto, ritorna Taurasi Vendemmia 2008

14 dicembre 2011

Ritorna il prossimo gennaio 2012 la rassegna “Taurasi Vendemmia 2008”, manifestazione ideata dall’agenzia di comunicazione integrata Miriade & Partners per raccogliere l’eredità di Anteprima Taurasi.

L’evento si avvale della partnership tecnica dell’Ais Campania – Delegazione di Avellino e si svolgerà da venerdì 20 a domenica 22 gennaio 2012 al Castello della Leonessa di Montemiletto (AV); avrà come tema centrale la presentazione delle nuove annate di Taurasi e Taurasi Riserva. L’edizione 2012 si focalizza in modo specifico sulla vendemmia 2008, annata che a detta di molti si preannuncia particolarmente interessante. In degustazione non mancheranno Irpinia Campi Taurasini Doc, Irpinia Aglianico Doc e Campania Aglianico Igt della vendemmia 2010. 

Taurasi Vendemmia 2008 è una rassegna a numero chiuso, riservata al pubblico di giornalisti ed operatori, e sarà possibile parteciparvi esclusivamente su invito, previa prenotazione e fino ad esaurimento posti. A differenza di precedenti iniziative, infatti, non vi saranno banchi d’assaggio aperti al pubblico e gli operatori accreditati avranno a disposizione una postazione dove assaggiare seduti e con calma i vini in degustazione, con il servizio assicurato dall’Associazione Italiana SommelierDelegazione di Avellino.

Qui una breve presentazione a cura di Paolo De Cristofaro e tutto il programma completo.

Informazioni, dettagli sul programma, accrediti:
Miriade&Partners
Diana Cataldo – tel. +39 320.4332561
Massimo Iannaccone – tel. +39 392.9866587
E-mail: ufficiostampa@miriadeweb.it
Sito Internet: http://taurasivendemmia.miriadeweb.it/ 
 

Taurasi Vendemmia 2007|Le mie degustazioni

26 gennaio 2011

E’ il fiore all’occhiello dell’enologia campana, partorito – al netto delle stupide ingerenze della natura umana – da una delle terre viticole più belle d’Italia e d’Europa: parliamo di Taurasi. L’occasione è un appuntamento di cui si sentiva sinceramente la mancanza e del quale – proprio non me ne capacito, giuro – non ci si rende conto, in sede istituzionale intendo, quanta importanza abbia ai fini della comunicazione; pertanto, in prima istanza è doveroso, necessario ringraziare chi si è tanto adoperato affinché di aglianico, e di Taurasi, se ne sia tornato a parlare con termini di paragone comuni e non più in assoluta solitudine monocratica. Quindi, un “bravo, bravissimi!” agli amici della Miriade&Partners¤ che hanno rispolverato – in piena autonomia finanziaria – il sano format di “Anteprima Taurasi”, e a chi, tra cui l’impagabile Paolo De Cristofaro, ha fatto da inarrivabile Cicerone.

Tralasciandovi dettagli su dati tecnici e/o relativi all’andamento climatico (che potete però consultare qui) mi rimane da anticiparvi solo che si è trattato, del millesimo duemilasette, di un’annata tesa ad una disarmante caratterizzazione: calda, asciutta ed anticipata, seppur con le mille sfaccettature figlie anzitutto delle difformi caratterizzazioni microclimatiche nonché delle dissimili interpretazioni stilistiche; è bene ricordare che parlare di Taurasi significa raccontare di un territorio – quello iscritto alla docg intendo – di circa 993 ettari di cui più della metà, appena 415 ettari, destinati alla produzione di Taurasi propriamente detto. In sintesi questi gli assaggi più interessanti della sessione di degustazione, avvenuta sabato 22 gennaio scorso al Castello Marchionale di Taurasi. Tutti i vini sono stati egregiamente gestiti nel servizio dalla locale delegazione Ais di Avellino e serviti in assoluta anonimia ed alla giusta temperatura.

****/* Taurasi 2007 Colle di San Domenico. In assoluto, assieme al Contrade di Taurasi di Lonardo – seppur su linee emozionali diametralmente opposte – il miglior assaggio della sessione. Dal colore ricco e concentrato, rubino netto e carico di splendore. Naso importante, possente, variopinto di sfumature di frutta in confettura – mai la visciola fu così facile e piacevole da cogliere – note iodate, speziate: un ventaglio olfattivo non particolarmente intenso ma ampio, fine ed elegante. In bocca è d’impatto, voluttuoso, entra orizzontale e si distende in maniera costante ed ampia. Un vino essenziale, tecnicamente ineccepibile, figlio di un millesimo complesso e complicato, manifesto di come in annate del genere siano le aziende senza lacci a cavarsela meglio.

****/* Taurasi Contrade di Taurasi 2007. Il Colore è cupo, quasi impenetrabile, il primo naso rivolto a note subito terziarie: cuoio, terra bagnata, sentori animali. Il frutto fa fatica a venire fuori se non dopo una lenta ed inesorabile ossigenazione. Riassaggiato dopo almeno un ora ricalca linearmente il timbro, un vino non immediato ma di gran carattere ed in bocca conferma tutta la sua austerità: secco, piuttosto caldo, propriamente risoluto, non invadente ma evidente il finale alcolico non senza una lieve nota amarognola.

**** Taurasi Vigna Andrea 2007 Colli di Lapio. Altro bell’assaggio, non da capogiro ma ricco di sfumature intriganti. Di colore rubino, mediamente concentrato tendente al granato. Primo naso intenso, verticale, costruito su note eteree, inchiostro. Lentamente sopraggiungono odori di corteccia, sintesi di spezie fini, infine liquerizia. Palato piuttosto caldo, avvolgente, dal tannino poco pronunciato.

**** Taurasi 2007 Pietracupa. L’aglianico di Sabino continua a misurarsi alla grande, il millesimo non proprio avvincente gli consegna materia prima forgiata con ottime intuizioni. Il colore è rubino carico, quasi impenetrabile, cristallino. Il primo naso è lieve, non particolarmente intenso ma giocato su ottima complessità, fine e bilanciate su piacevoli fragranze fruttate e sottili note speziate. Sapore asciutto, corposo e di buona sapidità, inesorabilmente pronto da bere.

**** Taurasi 2007 Antico Castello. La sorpresa della batteria, pari solo all’assaggio del Taurasi di Antica Hirpinia, seppure questi si dimostri appena una spanna sotto.  Un azienda da tenere d’occhio, a questo punto anche sotto il profilo aglianicista; bello il colore, rubino vivo. Naso essenziale, molto gradevole l’approccio olfattivo, frutto in primo piano, leggiadro ma fragrante, composto. Palato decisamente pronto, senza asperità alcuna, da bere e godere adesso, il finale di bocca è teso e speciale di ciliegia sottospirito.

***/* Taurasi 2007 Urciuolo. Non ho ancor ben compreso lo stile minimalista del Taurasi dei fratelli Urciuolo, ritrovo infatti nelle degustazioni alla cieca degli ultimi, buoni vini ma perennemente sospesi tra l’eccellenza e l’essenziale. Anche qui un vino dal colore rubino con sfumature lievemente aranciate, il primo naso volge immediatamente a note terziarie, caratterizzate cioè da un frutto risoluto e giocato quindi su note essenzialmente fugaci, eteree e scomposte, di terra, di sfumature speziate. In bocca è secco, abbastanza intenso seppur non propriamente persistente. Un poco amaro il finale di bocca.

***/* Taurasi 2007 Antica Hirpinia. Una piacevole notizia questo assaggio, ovvero un forte messaggio di incoraggiamento dalla storica cantina taurasina, preda degli ultimi anni dell’immancabile cerchiobottismo locale. Colore rubino appena teso al granato, comunque non particolarmente carico. Primo naso di note spiritose ma subito coperto da sensazioni più eteree; con un poco di tempo, al riassaggio, note di confettura di prugna. In bocca è piacevole, particolarmente rotondo, senza asperità; piacevole ma non entusiasmante il retrogusto tostato.

***/* Taurasi 2007 Donnachiara. Colore rubino/granato molto bello a vedersi, concentrato. Naso abbastanza complesso, frutto in primo piano affiancato da note tostate e speziate, di buona verve. Palato anch’esso di spessore, ricco, glicerico, dalle spalle larghe, forse solo una tantino monocorde. Un vino da bere, dalla prospettiva abbastanza ridotta ma del quale godere adesso. Figlio dell’annata.

***/* Taurasi Sant’Eustachio 2007 Boccella. Bello colore rubino vivace, primo naso essenzialmente gradevole e dolce. Frutti neri croccanti, polposi, incipit lievemente speziato. Al palato asciutto ed intenso, non lunghissimo ma molto piacevole. Legno ben dosato, frutto ben bilanciato, finale minerale e di discreta sapidità. Quando il manico preserva l’artigianalità.

***/* Taurasi Radici 2007 Mastroberardino. Da riassaggiare tra qualche tempo, un approccio troppo al di sotto delle aspettative, o forse una bottiglia poco fortunata. Colore rubino di buona vivacità e trasparenza, primo naso spiritoso ma chiuso e lontano dal divenire, al primo come al secondo assaggio, così da risultare non ampissimo; In bocca gode decisamente di altra personalità, pare rifuggire le complicazioni di un millesimo steso al sole e non ammicca a sentori scontati. Palato quindi gradevole, asciutto, con l’alcol ben fuso alle componenti acido-tanniche.

***/* Taurasi 2007 Feudi di San Gregorio. Colore rubino mediamente concentrato, molto vivace. Naso molto piacevole, non scontato, pur senza palpiti, a tratti idrocarburico. Poi note fruttate intense e concentrate di frutti neri in confettura, mirtillo su tutti. Palato ricco, concentrato, polposo, glicerico, materia prima piuttosto interessante seppur manchi di spunti acidi capaci di bilanciarne un equilibrio decisamente volto alla morbidezza.

***/* Taurasi 2007 Bambinuto. Bello il colore rubino tenue, cristallino. Primo naso addirittura vinoso, poi  ciliegia, comunque pronunciato sul varietale e non coperto eccessivamente dal legno o dal lungo affinamento. Palato asciutto, abbastanza intenso, di buona profondità. Da riassaggiare tra qualche tempo per ricercarne l’evidente eleganza del ventaglio olfattivo, sobrio ma palese.

*** Taurasi 2007 Terre Irpine. Colore rubino, qui concentrato, cristallino. Naso marcato da interessanti note terziarie seppur non finissime, il frutto infatti soffre decisamente una persistenza caratterizzate da note smaltate, idrocarburiche, sino a rimanerne vittima. In bocca è secco e piuttosto caldo, non credo abbia grossi margini di miglioramento.

*** Taurasi Poliphemo 2007 Luigi Tecce. Colore rubino di bella vivacità, abbastanza concentrato. Il primo naso è lieve su note di fiori secchi e frutta spiritosa, niente di più. Il palato è integro, austero ma non offre assolutamente spazio a picchi emozionali, risulta in verità un poco greve, non è eccessivo definirlo addirittura corto. In bocca offre una buona bevibilità, ruvida ma senza particolare carattere. Se si è trattato di cattiva interpretazione del millesimo o solo di un silente momento di forma, il tempo ce ne darà conto, frattanto è bene continuare a bere altro.

*** Taurasi 2007 Villa Raiano. Colore rubino con piccole sfumature rosso granato, naso tenue, senza sfoggio di particolare intensità ma elegante e lineare su note di frutta e fumature minerali. Dopo una lunga ossigenazione, al secondo riassaggio, una nota quasi sanguigna ne caratterizza l’olfatto. Palato fine, abbastanza intenso con una lieve eccedenza dell’alcol, molto ben dosato il legno.

*** Taurasi 2007 Di Prisco. Un tantino sottotono e devo aggiungere, una volta svelate le bottiglie, molto inaspettatamente; bello il colore rubino, cristallino, lo spettro olfattivo offre ben poco oltre un legno nuovo, sopra il frutto, solo aspettandolo per tempo un ne viene fuori un sottofondo di liquerizia. In bocca è secco, il tannino è evidentemente pronunciato, seppur nobile. Da aspettare e rivalutare, decisamente.

Tra gli ultimi assaggi, per la sequenza non certo per la bontà, da segnalare tra i campioni di botte, lo Spalatrone di Cantine Russo, dal naso piuttosto elegante e dal sapore ben bilanciato ed il Taurasi Nero Né de Il Cancelliere, di Romano Soccorso; azienda in grande crescita nonché sempre più identificativa dello splendido territorio di Montemarano; un vino – al netto dei pregiudizi sull’annata – finalmente non caratterizzato da quella possenza tanto voluttuosa quanto spesso troppo al di sopra della sopportabilità gastrica. Interessante anche l’assaggio di Cortecorbo seppur in evidente ritardo di equilibrio, soprattutto gustativo, rispetto agli altri competitors.

Legenda: ***** Eccellente, **** Ottimo,  *** Buono, ** Sufficiente, * Mediocre

____________________________

Così Anteprima Taurasi 2005¤.

Napoli, Città del Gusto: spunti e riflessioni a margine del Galà del vino Campano

1 novembre 2010

“Non è una fortuna da poco quella di potersi occupare professionalmente (o almeno provarci) della propria principale passione. Nel mio caso è un vero e proprio privilegio al quadrato, perchè mi viene data la possibilità di raccontare storie e bottiglie che nascono nella mia regione, quella Campania che vive nel presente un’avventura elettrizzante almeno quanto affascinanti sono le sue radici millenarie. Perchè al netto di ogni retorica e nella maniera più asciutta possibile, non c’è dubbio che la Terra Felix celebrata da Plinio e Tito Livio sia oggi uno dei laboratori a più alto indice di dinamismo e gradimento nel panorama vitienologico italiano”.

Così Paolo De Cristofaro, responsabile Campania del Gambero Rosso, ci ha presentato il Galà del vino campano andato in scena alla Città del Gusto di Napoli. Così ha introdotto la conferenza stampa, devo dire una delle poche alle quali abbia partecipato con grande piacere e con aspettative puntualmente tutte rispettate, davvero interessante e con spunti di confronto e riflessione da non perdere di vista. Tra i relatori, oltre a Luigi Salerno, direttore generale di GRH intervenuto per un saluto formale, non ha fatto mancare il suo apporto Daniele Cernilli, da sempre deus ex machina di tutto l’ambaradàn Gambero. Con loro, in rappresentanza delle varie anime consortili della regione Nicola Venditti, Michele Farro, Salvatore (Tani) Avallone nonchè Carlo Flamini direttore del Corriere Vinicolo, intervenuto anche per nome e per conto del presidente dell’Unione Italiana Vini Lucio Mastroberardino. Assenti, come quasi sempre avviene in momenti di confronto intelligente e costruttivo, pur essendo state invitate per tempo, le istituzioni, impegnate come conviene far sapere in questi casi, in impegni inderogabili.

Cernilli ci ha tenuto a sottolineare come ancora una volta il lavoro della guida del Gambero sia da prendere in seria considerazione come uno strumento di profonda analisi, in questo caso riferito specificatamente alla Campania, dei cambiamenti e della evoluzione in corso nel mondo del vino. “Qualcuno ci ha tenuto a evidenziare, non poco, come alla base di una guida ai vini rispettabile, oltre alla valutazione dei campioni, sia imprenscindibile visitare le cantine, conoscere i luoghi, le persone: bene, noi del Gambero lo facciamo da ben 24 edizioni, altri hanno appena iniziato a farlo”. Capito l’antifona? Ci consegna poi alcuni dati significativi, come già anticipato da De Cristofaro, di una Campania in gran fermento: sono circa 210 le aziende che hanno partecipato alle selezioni per la guida 2011, di cui solo 102 vi hanno avuto accesso, ben 1019 i vini degustati con 53 entrati a pieno diritto nelle finali da cui sono stati estrapolati i 19 premiati con il prezioso “tre bicchieri“.

Molto interessante, seppur a tratti poco chiaro, l’intervento di Carlo Flamini. Piuttosto lucida mi è apparsa la disamina sulla situazione critica delle istituzioni regionali, che continuano a latitare da impegni assunti nonostante l’urgenza di un intervento riorganizzativo in materia vino ormai imprenscindibile. Bene anche lo sprone indirizzato sprattutto ai consorzi di migliorare e crescere in bene visto che in altre regioni, non certo più vocate della Campania, alcune buone cose sono venute proprio dal comparto consortile (vedi Alto Adige, ndr); Meno efficace invece, secondo mio modesto parere, l’intervento in merito al confronto Campania-Veneto quale viatico di riflessione sulla qualità del brand, dove l’utile punto di vista sulla migliore capacità di concretizzare le risorse e le opportunità offerte dal mercato, certamente a vantaggio dei padani, non trova riscontro sul fatto storico e numerico, visto che da un lato c’è una regione, la nostra, che pur con tutti i limiti ha teso fortemente a specializzarsi sui vitigni autoctoni invece che dare campo libero ai vitigni internazionali, cosa questa assai in voga per le terre a nord del Po, soprattutto in quelle aree a vocazione zero, e ciò è servito non poco, a rimanere in prima linea per esempio sul mercato del vino all’estero, dove i vini veneti occupano 1/3 dell’export italiano (!). Inoltre, la stessa, ha numeri da paura in fatto di produzione, che la pongono costantemente ai primi posti in Italia per volumi, e con, tra i tanti, un vino come “il prosecco” a far da traino praticamente a tutto il comparto enoico regionale.

Molto utili alla dissertazione degli argomenti gli interventi di alcuni produttori profondamente impegnati, ognuno nella propria realtà, nella salvaguardia del buon nome della viticoltura campana. Nicola Venditti per esempio, ci ha tenuto col fiato sospeso per tutto il suo intervento, loquace ma quanto mai efficace, soprattutto nel chiarire alcuni luoghi comuni che vogliono il Sannio-Beneventano un luogo dimenticato da Dio. Produttore di larghe vedute e finissime intuizioni, Nicola era però in rappresentanza del Consorzio di Tutela Samnium, laddove si sta lavorando alacremente per ottenere l’abrogazione di ben quattro denominazioni a favore dell’istituzione di un’unica doc “Sannio” ricadente su tutto il territorio così favorendo invece la nascita di due sole docg di riferimento per  l’Aglianico del Taburno e la Falanghina del Sannio, per rendere più facile l’indentificazione territoriale da parte del consumatore e allo stesso tempo salvaguardare le peculiarità di questi due vitigni sì presenti in tutta la Campania ma qui nettamente distinguibili dalle altre espressioni regionali. La sferzata di Michele Farro, presidente del Consorzio di Tutela vini Campi Flegrei, ha in seno il sapore dolce di un’animo ancora in lotta e tutto l’amaro della constatazione, ben ha fatto a sottolinearlo, “che quando è indispensabile, come nel caso di una vetrina come questa messa a disposizione dal Gambero Rosso, che le istituzioni siano presenti per un confronto aperto e chiaro, si preferisce latitare, vanificando l’impegno di chi strenuamente cerca di trovare una via di uscita da una crisi senza fine”. A conferma che un territorio come quello flegreo, pur affermandosi sempre più da un punto di vista enologico per le grandi qualità dei suoi vini, soffre oltremodo di una insistente mancanza di istituzioni capaci di agire seriamente al fine di uno sviluppo integrato del settore agricolo in sintonia con un territorio dalle risorse archelogiche, turistiche, ambientali ineguagliabili eppure sistematicamente abbandonate a se stesse. Sulla stessa linea di principio si è mosso anche Tani Avallone, storico produttore di Falerno del Massico, che non lo manda certo a dire: “[…] e seppur in provincia di Caserta non esista crisi di mercato dell’uva, poichè chi produce è quasi sempre esso stesso vignaiolo, non ci si può esimere dal constatare l’assoluta inadeguatezza degli enti preposti, e dove  esistano progetti, come l’istituo regionale della vite e del vino, tutto viene lasciato giacere in un desolante silenzio di intenti e di vedute!” 

Ecco, mi piacerebbe che gli eventi legati al vino, di tanto in tanto, non sempre, riuscissero a mostrare del mondo del vino anche questo aspetto, di certo non secondario, in un ambiente troppo spesso raccontato e rappresentato come luogo ideale per lo struscio d’autore, la passerella edotta a cui tra l’altro molti non riescono proprio a negare la propria presenza. Bene, forse anche per questo mi è piaciuto – molto – incontrare in questa occasione tante persone non note, ma anche amici vecchi e nuovi che non vedevo, vista la mia poca frequentazione dei salotti, da molto, moltissimo tempo!

A Paolo De Cristofaro, e a tutta la sua ciurma, i miei più sentiti complimenti per un evento a dir poco centrato e non di meno, funzionale!

Napoli, il 31 ottobre va in scena il Galà del vino

19 ottobre 2010

Galà del vino campano

Seminari tematici sulle cinque province 

Grande banco di assaggio con 43 etichette e 34 produttori campani

Domenica 31 ottobre alle ore 16 incontro-presentazione dell’evento, poi l’apertura del grande banco d’assaggio con 43 etichette in degustazione per 34 aziende. Dalle ore 18.30 ogni ora un salotto tecnico con brevi seminari tematici per fare il punto sulle cinque province campane.

Un filo rosso di qualità che ha pochi eguali in altre zone d’Italia, come sottolinea Eleonora Guerini, curatrice della Guida insieme a Marco Sabellico e a Gianni Fabrizio: Per quanto sia innegabile che in tutto il sud, da diversi anni, sia in atto nel mondo del vino una vera e propria rivoluzione culturale, e di conseguenza qualitativa, è da sottolineare come la Campania svetti per la capacità di raggiungere livelli di eccellenza assoluta. Questo credo dipenda fortemente dalla presenza di terroir di valore, che solo una mentalità legata alla quantità aveva tenuto sopiti. Ora, grazie anche a produttori seri, capaci e appassionati, le potenzialità iniziano a esprimersi compiutamente e danno voce a caratteri decisi e inimitabili, forti di vitigni, che da sempre albergano in regione, unici e di grande fascino. Il Fiano diventa sempre più appuntito, il Greco ha virilità più snella, gli Aglianico non guardano più all’eccesso come a un fine da perseguire. C’è ancora molta strada da fare ma le possibilità sono evidenti, come dimostrano alcuni fari enologici, esempi perfetti cui far riferimento.

Parallelamente al banco d’assaggio verrà predisposto un salotto tecnico che ospiterà ogni ora brevi seminari tematici, con il coinvolgimento dei produttori.  Sono programmati quattro incontri, uno ogni ora dalle 18:30 alle 21:30, e in ciascun appuntamento i principali collaboratori di Gambero Rosso faranno il punto della situazione su quanto emerso, fra punti di forza e di debolezza, nelle cinque province campane. In ogni incontro, inoltre, saranno proposti in degustazione guidata tutti i due bicchieri colorati di Vini d’Italia 2011, raggruppati secondo i seguenti spunti:

Ore 18:30

  • Il punto della situazione in provincia di Caserta
  • In degustazione
  • “Gli esordienti: le etichette per la prima volta in finale Gambero Rosso”

Ore 19:30

  • Il punto della situazione in provincia di Napoli e Salerno
  • In degustazione
  • “Gli under 15: i due bicchieri colorati sotto i 15 euro in enoteca”

Ore 20:30

  • Il punto della situazione in provincia di Benevento
  • In degustazione
  • “Peccati di gioventù: i finalisti con prospettive di felice evoluzione nel tempo”

Ore 21:30

  • Il punto della situazione in provincia di Avellino
  • In degustazione
  • “I veterani, classici dell’eccellenza campana”

La partecipazione ai seminari tematici è libera  e gratuita, previa prenotazione, fino ad esaurimento posti. Per le prenotazioni rivolgersi alla Segreteria Organizzativa di Miriade & Partners (Tel. 392/9866587 – email: info@galavinocampano.it)

Ecco i 43 vini in rappresentanza di 34 aziende in degustazione presso il grande banco d’assaggio aperto al pubblico di appassionati, giornalisti ed operatori, predisposto a partire dai vini valutati con due bicchieri colorati e Tre Bicchieri sulla guida Vini d’Italia 2011 di Gambero Rosso.

Amarano di Montemarano (Avellino) con il Taurasi Principe Lagonessa ’06, Boccella di Castelfranci (Avellino) con il Taurasi Sant’Eustachio ’06, Cantina dei Monaci di Santa Paolina (Avellino) con il Greco di Tufo ’09, Cantine dell’Angelo di Tufo (Avellino) con il Greco di Tufo ’09, Colli di Lapio di Lapio (Avellino) con il Fiano di Avellino ’09, Contrade di Taurasi di Taurasi (Avellino) con il Taurasi Riserva ’05, Di Prisco di Fontanarosa (Avellino) con il Greco di Tufo ’09 e il Taurasi ’06, Ferrara Benito di Tufo (Avellino) con il Greco di Tufo ’09 e il Greco di Tufo Vigna Cicogna ’09, Feudi di San Gregorio di Sorbo Serpico (Avellino) con il Fiano di Avellino Pietracalda ’09, il Greco di Tufo Cutizzi ’09 e l’Aglianico del Vulture ’07, Galardi di Sessa Aurunca (Caserta) con il Terra di Lavoro ’08, Grotta del Sole di Quarto (Napoli) con il Campi Flegrei Piedirosso Montegauro Riserva ’07, Guastaferro di Taurasi (Avellino) con il Taurasi Primum Riserva ’06, I Favati di Cesinali (Avellino) con il Greco di Tufo Terrantica Etichetta Bianca ’09, Il Cancelliere di Montemarano (Avellino) con il Taurasi Nero Né Riserva ’05, La Rivolta di Torrecuso (Benevento) con l’Aglianico del Taburno Terra di Rivolta Riserva ’07, Marisa Cuomo di Ravello (Salerno) con il Costa d’Amalfi Ravello Bianco ’09 e il Costa d’Amalfi Furore Bianco Fiorduva ’09, Masseria Felicia di Sessa Aurunca (Caserta) con il Falerno del Massico Rosso Etichetta Bronzo ’07, Mastroberardino di Atripalda (Avellino) con il Taurasi Radici ’06 e il Taurasi Radici Riserva ’04, Molettieri Salvatore di Montemarano (Avellino) con il Taurasi Vigna Cinque Querce Riserva ’05, Montevetrano di San Cipriano Picentino (Salerno) con il Montevetrano ’08, Nanni Copè di Vitulazio (Caserta) con il Sabbie di Sopra il Bosco ’08, Perillo di Castelfranci (Avellino) con il Taurasi ’05, Picariello Ciro di Summonte (Avellino) con il Fiano di Avellino ’08, Pietracupa di Montefredane (Avellino) con il Fiano di Avellino ’09, il Greco di Tufo ’09 e il Cupo ’08, Rocca del Principe di Lapio (Avellino) con il Fiano di Avellino ’09, San Francesco di Tramonti (Salerno) con il Costa d’Amalfi Bianco Pereva ’09, Sanpaolo di Torrioni (Avellino) con il Fiano di Avellino Montefredane ’09, Terre del Principe di Castel Campagnano (Caserta) con il Casavecchia Centomoggia ’08, Urciuolo di Forino (Avellino) con il Taurasi ’06, Vadiaperti di Montefredane (Avellino) con il Fiano di Avellino Aipierti ’08 e il Greco di Tufo Tornante ’09, Villa Diamante di Montefredane (Avellino) con il Fiano di Avellino Vigna della Congregazione ’08, Villa Matilde di Cellole (Caserta) con il Falerno del Massico Bianco Caracci ’08, Villa Raiano di San Michele di Serino (Avellino) con il Fiano di Avellino Ventidue ’09 e Volpara di Sessa Aurunca (Caserta) con il Falerno del Massico Rosso Ri Sassi ’07.

Appuntamento quindi, a tutti gli amici del Diario Enogastronomico di un Sommelier, domenica 31 ottobre alla Città del gusto di Napoli, Via Coroglio 104/57. Noi ci saremo!

Maggiorni info
Ufficio Stampa: 320/4332561
stampa@galavinocampano.it
www.galavinocampano.it

 

Città del gusto Napoli
Via Coroglio 104/57 – Napoli (Zona Bagnoli)
Telefono: 081/198 08 900-902
Fax 081/ 198 08 911
Sito Internet: www.cittadelgusto.it
Email: napoli@cittadelgusto.it

Chiacchiere distintive, Ciro Potenza

11 Maggio 2010

No, non mi sono sbagliato, c’è un’altro protagonista in questa storia ed è, con il Vesuvio, il simbolo di Napoli nel mondo: la pizza, la più grande passione, assieme al vino naturalmente, di Ciro Potenza, napoletano di Salita Tarsia, classe ’83, giovane e dinamico sommelier di Palazzo Petrucci, a Napoli unico ristorante Stella Michelin. L’Arcante ci ha fatto quattro chiacchiere, distintive come sempre di bravi sommeliers che lavorano per affermare la propria passione e professionalità!

Allora Ciro, entriamo subito nel vivo della chiacchierata. Come nasce la tua passione per la sommellerie? Mia nonna è irpina, di Frigento. I miei primissimi ricordi legati al vino sono dell’infanzia, quando andavamo in campagna a trovarla, per me era bellissimo stare in mezzo al verde con i panorami irpini e le viti a fare da sfondo. Ma il vino arriverà solo più tardi, io vengo da una famiglia di pizzaioli e le prime esperienze di lavoro le ho avute in bottega con mio padre, ero fortemente affascinato dalla pizza, più che un alimento, un rito, un’arte dalla storia antica. A 16 anni incontrai Enzo Coccia (Pizzeria La Notizia, tra le migliori a Napoli) ed iniziai a collaborare con lui. Da li gli studi sulla storia, le materie prime, i primi corsi di formazione, le consulenze: alla fine mi ritrovai un vero e proprio “artigiano pizzaiolo”. Nel 2006 attratto sempre più dai giochi di abbinamento che con lo stesso Enzo provavamo a fare in pizzeria, mi iscrissi ai corsi dell’ Ais di Napoli, un ottimo viatico per la mia formazione.

Quale il momento in cui ha capito di poter avere un futuro nell’ambito della sommellerie? Ci sono stati una serie di eventi favorevoli. In primis l’aver ottenuto un ottimo risultato al corso, subito dopo l’incontro con il Gambero Rosso. Ricordo che la Città del Gusto era stata inaugurata da pochi mesi, cercavano un giovane sommelier ed io avevo da poco finito il corso, feci il colloquio e mi scelsero; Era il 2008. Poi la partecipazione al master sulle acquaviti “la ricerca dell’eccellenza” organizzato dall’AIS e dalla distilleria Bonaventura Maschio, e la borsa di studio vinta come primo classificato per il sud. Subito dopo l’esperienza al Gambero ci fu l’incontro con la proprietà del ristorante Palazzo Petrucci che era in cerca di un sommelier. Sin dal primo momento c’è stata grande intesa sia con Lino Scarallo, lo chef, che con tutto lo staff del ristorante. Quando si dice al posto giusto al momento giusto!

Chi è, se c’è, il tuo modello professionale, chi ti ha aiutato a migliorare nella tua crescita professionale? Sicuramente la mia famiglia ed i miei affetti. Ringrazio ancora Enzo Coccia per avermi sempre incoraggiato nonostante mi avviavo a fare un salto nel buio cambiando completamente lavoro, ma anche e soprattutto un amico, Paolo De Cristofaro; Al Gambero di Città della Scienza ho collaborato per un anno, e lui che è un grande comunicatore mi ha aiutato molto a crescere.

Cosa ti piace dell’ambiente in cui lavori, cosa possiede di speciale? Sono a Palazzo Petrucci da poco più di un anno, qui ho trovato un gruppo di lavoro molto affiatato ed una proprietà davvero sensibile, mi hanno aiutato molto ad entrare subito in sintonia con tutto l’ambiente. E poi ho la possibilità di lavorare a stretto contatto con Lino Scarallo, cosa per me molto esaltante,

Com’è la tua carta dei vini? Come scegli di acquistare i vini e come li proponi ai tuoi ospiti? La mia carta è in continuo movimento, cerco sempre di aggiornarla con nuove proposte. Attualmente sono circa 500 le etichette, con grande spazio alla Campania; A breve ci sarà il completamento della cantina che stiamo allestendo in un adiacente locale storico. I vini che acquisto sono soprattutto quelli che piacciono a me e che certamente posso abbinare alla nostra cucina. Al tavolo invece, cerco sempre di coinvolgere i miei ospiti proponendo nuove esperienze, magari stuzzicando la loro curiosità.

Il vino del cuore e quello che desideri di bere prima o poi? È difficile sceglierne uno, ritengo il Fiano e l’Aglianico due vitigni di grandissimo spessore. Poi mi piace tantissimo il Verdicchio, i Sauvignon della Loira e del Friuli, alcuni Champagne, blanc de blancs in particolare, i Riesling tedeschi, il Pinot Nero in Borgogna ed alcune interpretazioni dell’Alto Adige. Amo tanto anche i Super Tuscans ed i rossi delle Langhe. Al sud guardo sempre con interesse al Vulture, all’Etna ed al Carignano in Sardegna. Nutro grande passione per i vini da dessert, indistintamente! Il vino che desidero bere? Uno di quei vini che sfidano il tempo, capaci di emozionare e lasciare il segno.

Il nostro lavoro è di grande sacrificio, rimpianti o che cosa avresti voluto cambiare? Rimpianti no, ma se potessi tornare indietro frequenterei l’istituto alberghiero, sicuramente più attinente al mio percorso.

Il tuo rapporto con l’ais, c’è qualcosa che potrebbe fare di più l’associazione per te? La mia esperienza con l’AIS è stata felicissima, purtroppo non ho molto tempo da poter dedicare alla vita associativa, ma cerco di essere presente alle rassegne, a volte anche solo per mezz’ora! Per me anche la semplice chiacchierata con un collega può essere un momento di crescita .

Gli amici, la famiglia, come concili il lavoro, con tutto questo? I momenti da poter dedicare a se stessi ed ai propri affetti sono sempre di meno, ma ho la fortuna di avere una compagna fantastica, che ha capito quanto sia importante per me questo mondo, ed è sempre pronta a sostenermi. C’è poi il gruppo storico di amici, tanti studiavano a Napoli come fuori sede, cerchiamo di incastrare i giorni liberi e di vederci.

Le tue aspettative, cosa ti auguri per il futuro? Per un giovane come me la voglia di sapere è quasi ossessiva e spero di poter soddisfare la mia curiosità, mi piacerebbe conoscere il vino nell’anima così come ho fatto in passato con la pizza, ci vorrà del tempo, visto la vastità dell’argomento e la dinamicità di questo settore, ma sono paziente! Mi auguro infine di poter seguire sempre le mie passioni, e di poterle esprimere al meglio.

Bene, grazie Ciro per la bella chiacchierata, ad maiora!


%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: