“Guardi avrei proprio voglia di lasciarmi consigliare da lei un bel vino campano, qualcosa che mi possa far cambiare idea ed opinione a riguardo: deve sapere che lì, su al nord, non è che si beva benissimo, ci sono certi soloni, tutti matti per lo sciardonnè, ma per me che amo il sud rimane comunque piuttosto difficile trovare dei vini della vostra regione che mi entusiasmino in modo particolare, ma è possibile che avete solo Cantine Sociali..?”
Carlo Bernini (nome puramente di fantasia, ndr) si è dimostrato un ospite molto gradito. Avvocato in Cassazione, spalle larghe, almeno quanto il bacino e sessant’anni nemmeno a vedergli la carta d’identità, viso tondo tendente al paffuto, dagli occhi azzurri, semi chiusi; persona però distinta, appena un po sfacciata, curiosa, insomma uno di quei clienti che pagheresti per avere alla tua tavola, e non solo per le belle bottiglie che ti lascia decidere di aprire, e nemmeno per la lauta mancia che ti offrirà alla fine per ringraziarti, stavolta con gli occhi ben aperti, azzurri, lucidi, soddisfatti per avergli riservato una piacevole serata: la tua soddisfazione, la grande soddisfazione l’avrai ottenuta invece da quelle poche parole, tra le mille venute fuori durante la cena, che ha saputo far entrare, esprienza alla mano, con le sue osservazioni, con le sue puntualizzazioni, con i suoi aneddoti, nella tua mente, prepotentemente, parole che mai dimenticherai!
L’avvocato Bernini ne ha viste tante in vita sua, e ne ha districate troppe per fidarsi ciecamente: “mi sono occupato di frodi alimentari e di vino per circa un ventennio, e credimi mio bel sommelier, la purezza delle tue parole, il tuo racconto mi affascinano, ma non mi convincono, ho bisogno di più”. Avvocato mi lasci dire, che brutta opinione che s’è fatto del vino, lasciamo stare le mie chiacchiere, facciamo che a parlare sia il bicchiere, io le faccio bere due-tre cosette, lei, alla fine, mi deciderà cosa val la pena pagare e cosa no, ci stà? “Intraprendente…”.
Così dopo una ouverture leggiadra a base di Biancatenera di Tramonti (Monte di Grazia bianco ’09) confido che sia il Cruna DeLago di Luigi e Restitua Di Meo a scalfire la mistica pervasione del vino nostrano agli occhi dei transumanti avventori dell’alta langa. “Un vino delizioso, ti dà l’impressione di volerti piacere per forza ma non è ruffiano, non ammicca in maniera insolente, dico bene?” Dice bene, essere se stesso è un suo tratto caratteriale. Il vitigno di cui è composto, la Falanghina dei Campi Flegrei ha la capacità di conquistare i palati senza sciolinare false pretese, offre vini sinceramente franchi, austeri e sottili al naso, asciutti e minerali, profondi al palato. Il vino che ne viene fuori è di solito vivo come la storia millenaria imprigionata nelle centinaia di enclavi di monumenti che ne costellano il territorio tutto, da Pozzuoli a Bacoli, ed il Cruna DeLago è una delle sue massime interpretazioni: giallo splendente, intriso di profumi di glicine e pino mediterraneo, quello delle coste di Agnano, austero proprio come l’anima dei suoi vignaioli, legati alla propria terra più che a se stessi, un nettare asciutto e minerale come le falde ardenti del vulcano Solfatara, salmastro non per evoluzione ma per finissima vocazione.
Ecco avvocato, mi sono tenuto defilato, niente nomoni, non le ho nemmeno raccontato della crescita inimmaginabile, il successo del Fiano di Avellino e del Greco di Tufo, e le ho servito il Fiorduva solo perchè così come richiesto dal dotto’ Impresacchi: ma mi dica, le sono piaciuti i vini? “Angelo, ho molto apprezzato, vorrei tanto conoscere di questo Alfonso Arpino, come si fa ad allevare vigne di cent’anni? E poi i Campi Flegrei, pensare alla Falanghina con questa profondità così mediterranea non mi era mai capitato prima, oggi ho scoperto due bei vini!
E’ solo l’inizio mio caro Avvocato, questa è la mia terra e non ha confini!
Tag: ais, angelo di costanzo, campania, campi flegrei, capri, capri palace, chef de rang, cruna delago, degustazione, falanghina, la sibilla, maitre, mestiere, olivo, pozzuoli, PROFESSION SOMMELIER, sala, sommelier, vini bianchi
13 luglio 2010 alle 09:23 |
solo cantine sociali… in effetti di luoghi comuni e approssimazioni ce ne sono sempre molti.
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13 luglio 2010 alle 15:06 |
Argomento certamente complesso e dalle mille sfaccettature, eppure mi rendo conto che nonostante il grande lavoro di comunicazione che si sta portando avanti sul web c’è sempre un alone di superficialità che accompagna una bottiglia di vino a tavola.
Forse, in qualche modo, è proprio lì che bisognerebbe intervenire drasticamente, possibile che la ristorazione italiana possa ancora digerire come normalità quotidiana certi luoghi comuni che ci appaiono pur così banali..?
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14 luglio 2010 alle 09:55 |
Caro Angelo,
con questo post hai toccato un argomento da me molto sentito, quello sulla comunicazione enogastronomica. Vedi qui al Sud, a parte poche eccezioni, siamo abituati a recensire prodotti solo per tornaconto e mi fermo qui non scendo nei dettagli. A malincuore ti dico che da solo o in compagnia ho provato ad assaggiare prodotti osannati da giornalisti o blogger e purtroppo a non riscontrare la stessa opinione.
Concludo col dire che anche confrontandomi con giornalisti blogger e consumatori al di sopra della linea gotica e’ purtroppo questa l’immagine che diamo di noi e dei nostri prodotti.
Per ovviare, cerchiamo diffondere sempre di più la cultura della realtà raccontando quello che effettivamente si riscontra nel bicchiere o nel bicchiere o nel piatto.
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14 luglio 2010 alle 10:22 |
Caro Salvatore, sino a quando si lascia campo libero a certi coglioni di sentirsi giornalisti pur facendo il rappresentante di profumi come prima attività allora sono daccordo con te. La cosa più grave è che a molti fa pure comodo…
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21 settembre 2010 alle 21:48 |
[…] Flegrei Falanghina Cruna DeLago 2008 La Sibilla, Ne ho raccontato, ampiamente, in un precedente post, continuo a pensare che negli anni l’azienda di Luigi Di Meo e Tina Somma e questo vino in […]
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10 dicembre 2010 alle 11:27 |
[…] coinvolgimento della famiglia Martusciello, del silenzioso ma efficacissimo lavoro dei Di Meo piuttosto che la maniacale ricerca di Gerardo Vernazzaro, ma anche della rincorsa dei vari Antonio […]
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29 dicembre 2010 alle 12:45 |
[…] da un paio di vendemmie, la massima espressione di questo pezzo di terra flegrea nel loro ottimo Cruna DeLago, come poche altre etichette della denominazione, vero e proprio vessillo di tipicità […]
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27 febbraio 2011 alle 08:19 |
[…] internazionale che ha trovato proprio nelle vigne flegree della famiglia Di Meo tanto materiale di studio e […]
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29 luglio 2013 alle 00:01 |
[…] DeLago 2011 La Sibilla¤. E che dire ancora di questo meraviglioso bianco, che è buono? Che da solo vale il viaggio in […]
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25 settembre 2016 alle 14:24 |
[…] In precedenza era successo solo ai Di Meo di La Sibilla¤ ma con il loro Cruna DeLago¤ Falanghina. […]
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