In un momento di mercato dove registriamo una frenesia senza eguali nel fare bollicine di facile lettura, con qualsiasi varietale spendibile, tirar fuori un metodo classico di 25 anni appare pura follia! Un asprinio d’Aversa¤ poi, ma di cosa stiamo parlando?
Già, di cosa stiamo parlando? Eppure basterebbe domandarsi cos’erano nemmeno 20/25 anni fa la Franciacorta¤, la doc Trento¤ o l’Oltrepò Pavese¤ giusto per fare qualche nome tanto in voga oggigiorno. Ecco, fermiamoci qua, e tra un rimpianto e l’altro godiamoci a piccoli sorsi queste poche bottiglie messe via per passione dalla buonanima di Gennaro Martusciello che, nell’88, già da qualche anno – Grotta del Sole¤ così com’è nemmeno esisteva – smanettava in cantina dando forma e sostanza ai suoi studi spesi lì a Conegliano Veneto con quel chiodo fisso in testa: gli autoctoni campani, quelle alberate¤, l’asprinio, il metodo champenois.
L’asprinio è un piccolo grande vitigno, misconosciuto, rude, vigoroso, dalla carica acida impressionante, perfetto per farne spumanti. Sul breve dà vini bianchi secchissimi, asprigni appunto, ma di grande bevibilita’¤. Che alla lunga però sanno regalare piacevoli sorprese¤, conservano vivida freschezza e tirano fuori, col tempo, note olfattive talvolta anche empireumatiche assai suggestive.
Così questo metodo classico gioca di fino su note ossidative, ha un bel colore dorato, un primo naso sottile, lievemente salmastro, poi idrocarburico, quasi un rimando ancestrale, speziato di ginger e via via, lentamente, più definito di camomilla e agrumi canditi. In bocca è invece immediato, asciutto, tuttora vibrante, ben dritto, senza ammiccamenti ‘drai’ o ‘estradrai’, una stilettata segnata dal tempo ma ancora pienamente efficace. Che poi si sa, in altri tempi a 25 anni anche la più capricciosa delle donne sapeva bene quel che desiderava dalla vita.
Tag: alberata aversana, asprinio d'aversa, big picture, campi fegrei, conegliano veneto, don pedro de toledo, extra brut, gennaro martusciello, grotta del sole, metodo ancestrale, metodo classico, quarto, riserva 1988 grotta del sole, vinicola flegrea
9 aprile 2013 alle 21:48 |
Nonostante aver bevuto la scorsa settimana un Crug della stessa età invidio voi fortunati che avete assaggiato questa gloria campana di cui non avevo assolutamente idea avendone sentito parlare solo in occasione della famosa cena delle donne del vino presiedute da Elena.Ci sarà un secondo tempo dove noi comuni mortali potremmo a nostra volta degustarlo?FM.
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10 aprile 2013 alle 08:33 |
L’ho bevuto un paio di settimane prima della cena di Verona, in Magnum, è l’impressione è più che buona ed assai più onorevole di tanti blasonati methodes champenois in giro.
Credo avrà una distribuzione molto limitata ma non mancherà in certi posti ‘affezionati’ all’azienda.
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15 luglio 2013 alle 12:01 |
[…] dolci, vini ‘di facile beva’. Un mare di cose interessanti¤, qualcosa di veramente sorprendente¤, altre un po’ meno centrate ma comunque funzionali all’economia aziendale. E mentre ci si […]
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29 luglio 2013 alle 00:01 |
[…] sera, esempio lampante di quanto si sia continuato a lavorare duro e bene nonostante i successi¤ e i numeri. Il duemilaundici invece è appagante e minerale, assolutamente pronto da bere e […]
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21 febbraio 2019 alle 07:01 |
[…] Leggi anche l’Extra Brut ancestrale di Grotta del Sole Qui. […]
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